Monastero di Bose - Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli!

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Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli!
ette pulcini, lamina d’argento dorato, tra il IV e il VII secolo, Museo del Duomo di Monza.
Lc 13,31-35
In quel tempo si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole
uccidere». Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: «Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e
domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io
prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme».
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho
voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra
casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: Benedetto colui
che viene nel nome del Signore!».
Volpe e chioccia con i suoi pulcini. Tra queste due immagini - quella di un predatore astuto e selvatico da un lato e quella
di una preda mansueta e domestica dall’altro - è racchiuso il brano evangelico odierno.
Ci troviamo al centro del viaggio teologico di Gesù verso Gerusalemme.
“Esci e vattene di qui”: le parole di intimazione che Gesù ha sovente pronunciato per scacciare i demoni, vengono ora
scagliate contro di lui da alcuni farisei. “Erode ti vuole uccidere”: è controverso se questo avvertimento minaccioso fosse
realmente partito da Erode oppure rappresentasse una mossa astuta dei farisei che inventavano il pericolo per
dissuaderlo dalla sua attività. Di certo Gesù era scomodo e dava fastidio; “in quella stessa ora”, infatti, aveva messo in
guardia con forza coloro che presumevano di entrare nel Regno (semplicemente perché avevano frequentato il Signore,
avevano familiarizzato con Lui) e invece rischiavano di esserne cacciati fuori quali sconosciuti: “Non so di dove siete”.
Gesù non si lascia intimorire né dai farisei né da Erode al quale attribuisce l’epiteto di “volpe”. Gesù non desiste; egli è
deciso a continuare la sua attività - compiere guarigioni e scacciare demoni - per tutto il tempo stabilito dal Padre.
Certo, la sua partenza per Gerusalemme è prossima, la sua attività durerà ancora “oggi e domani” cioè ancora per poco
tempo ma è necessario che tutto si compia fino al giorno seguente, il “terzo giorno”, chiaro rimando all’evento pasquale
della sua morte e risurrezione. La sua morte è già stata decretata ma non da Erode: non sarà lui a strappargli la vita,
Gesù la offrirà liberamente da sé stesso.
Ed ecco il lamento profetico di Gesù su Gerusalemme: essa viene rimproverata per il suo rifiuto di profeti e inviati da Dio;
anche Gesù inviato a Gerusalemme quale profeta definitivo, sta per essere respinto e messo a morte. Attraverso
l’immagine della chioccia con la sua covata sotto le ali -immagine che si contrappone come già notato a quella della
volpe per sua natura predatrice - esprime la tenera sollecitudine di Dio per il suo popolo lungo il corso della storia della
salvezza, culminata nell’invio del proprio Figlio.
Ma se l’abbandono e la distruzione di Gerusalemme potevano essere interpretati quale castigo di Dio per il rifiuto del suo
popolo, il lamento di Gesù si conclude in realtà con una promessa di salvezza: alla fine dei tempi verrà finalmente
riconosciuto da tutti quale “Veniente nel nome del Signore”.
fratel Roberto
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