DIALOGO n. 56 - ottobre 2016

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Transcript DIALOGO n. 56 - ottobre 2016

Anno XXI
OTTOBRE 2016 n. 56
“FAMIGLIA DI FAMIGLIE…”
Colle Don Bosco, domenica 18 settembre 2016
Giornata del Salesiano Cooperatore
(foto Andrea Cherchi)
SOMMARIO
LA DELEGATA
Il saluto della nostra
nuova Delegata
LA DELEGATA
La sera del 18 settembre,
tornando a casa dopo la
giornata vissuta con
quelli di voi che erano
presenti al Colle don Bosco, mi riaffiorava alla
mente e al cuore la promessa di Gesù: “non c’è
nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle… per causa mia e per
causa del Vangelo che
non riceva già ora cento volte tanto in case e fratelli e sorelle…”.
Quella giornata è stata per me una nuova conferma che Gesù mantiene le sue promesse! Sì perché è stata una bellissima occasione per sperimentare di appartenere a una bella e grande famiglia. Me l’avete fatto sentire con la vostra cordialità, di cui vi ringrazio molto. Me l’avete fatto
respirare con l’amore a don Bosco e il desiderio di
renderlo vivo oggi che ci accomunano e ci fanno
sentire “di casa” anche quando la conoscenza diretta manca e o è appena agli inizi. Me l’avete
dimostrato con la vostra presenza di famiglie aperte a formare una grande famiglia.
Il compito di delegata che mi è stato affidato lo
accolgo così, come il dono che Gesù mi fa di poter
conoscere in modo più ravvicinato tanti fratelli e
sorelle della Famiglia a cui appartengo, per condividere la missione di rendere presente l’Amore di
Dio per i giovani, nella vita di ogni giorno, come
don Bosco e Madre Mazzarello.
Il primo desiderio che mi accompagna in questo
inizio è quello di valorizzare tutte le occasioni di
conoscenza e di incontro.
Allora… arrivederci presto!
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◊ Sr Emma Bergandi
IL COORDINATORE PROVINCIALE
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◊ Giornata del Salesiano Cooperatore
FAMIGLIE A GRESSONEY
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◊ “Sui passi di don Bosco e Maria”
GIORNATA DEL COOPERATORE
◊ Attingere ai documenti della Chiesa e agire con coraggio!
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ASPIRANTE IN MISSIONE
◊ Notizie dall’Africa:
Un carcere, un Focolare,
una Comunità per crescere
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VITA DI CENTRO
◊ La Festa dei popoli:
racconto di un’esperienza
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GMG - CRACOVIA 2016
◊ GMG dei giovani,
un’esperienza unica!
LA BUONA STAMPA
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◊ Novità in libreria
IN PROGRAMMA
◊ Ottobre 2016 - Febbraio 2017
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Sr Bergandi Emma
Delegata Ispettoriale
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LA PAROLA AL COORDINATORE
“Giornata del Salesiano Cooperatore al Colle Don Bosco”
E’ stata una toccante esperienza quella di
vivere per il quarto anno la Giornata del Salesiano Cooperatore nella veste di Coordinatore Provinciale.
Il nuovo Consiglio (eletto a maggio 2016)
ha lavorato affinché l’organizzazione fosse all’altezza, ma soprattutto ha cercato di qualificare i
contenuti chiedendo l’intervento di don Andrea
Bozzolo.
Insieme abbiamo condiviso ciò che è stato
fatto nei tre anni trascorsi (soffermare l’attenzione dell’Associazione sugli aspetti legati all’IDENTITA’, al CONTAGIO, a DOVE siamo chiamati
ad operare) e ciò che faremo nei prossimi tre
(iniziare ad OPERARE nel concreto, senza perdere di vista la profondità della nostra vocazione
spirituale che ci deve accompagnare, suggerire,
indicare il nostro AGIRE).
In sintesi riassumo quello che avremmo
voluto che ognuno dei numerosissimi partecipanti (oltre 400!) si fosse portato nel proprio
Centro Locale, al suo rientro dal Colle.
L’idea di Associazione come un posto dove
si sta bene, ci si sente accolti, si fa formazione e
si cresce spiritualmente. MA deve essere anche
una Associazione DICHIARATAMENTE, ONESTAMENTE e RISPETTOSAMENTE di PARTE. Dalla
parte dei MODELLI che vengono proposti dai
documenti della Chiesa di cui facciamo parte.
Abbiamo voluto partire dal modello proposto dall’Amoris Laetitia, perché siamo solidali
con il Papa quando afferma che si sta consumando un attacco mondiale ai valori che si fon-
dano sulla FAMIGLIA.
Vorremmo lavorare con il metodo sinodale, ovvero con un percorso, un cammino che ci piacerebbe fare: a ZONE e con la Famiglia Salesiana
(da soli, abbiamo visto, si perde, non si conta
nulla). Abbiamo proposto questo percorso da
fare come gli ESPLORATORI (curiosi, inquieti,
contagiosi) che vanno alla ricerca dei ragazzi, nei
luoghi che loro frequentano, con il linguaggio
che loro utilizzano, con proposte di modelli, … e
non come le “sentinelle” (statiche e un po’ annoiate) che rimangono in attesa di un qualcuno
che non varcherà più la soglia del tradizionale e
arroccato “oratorio”.
L’invito è stato di aprirsi ai temi sociali
contemporanei al nostro agire per sviluppare
attività concrete che sono risposte alle esigenze
contemporanee. Per far ciò ispiratevi ai 5 verbi
del documento di Firenze 2015: uscire, abitare,
accogliere, educare, trasfigurare. Oltre che alla
"Proposta pastorale 2016-17: Maestro dove abiti?"
E soprattutto: collaborare con le Diocesi.
Perché don Bosco ha voluto che i “Cooperatori
Salesiani” fossero a disposizione della Chiesa e
nella Chiesa.
Questo permetterà anche ai nostri Centri
Locali di acquisire una nuova visibilità: non per
appagamento o ambizione personale, ma per far
conoscere il CARISMA del nostro fondatore.
Per la salvezza delle anime dei ragazzi.
Buon inizio di anno sociale a tutti voi.
Marco Borgione
Coordinatore Provinciale
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SETTIMANA DELLE FAMIGLIE A GRESSONEY
“Sui passi di Don Bosco e Maria”
Quando è stata diffusa la notizia che anche quest’anno in agosto si sarebbe svolto a Gressoney Woald il
campo per le famiglie dei Salesiani Cooperatori, mio
marito Gabriele ed io non abbiamo avuto dubbi: avevamo un enorme desiderio di partecipare. Non abbia-
pubblicata da Papa Francesco a sostegno della famiglia.
Le catechesi quotidiane con Don Silvio e i momenti di
condivisione tra famiglie sono stati davvero utili per
rafforzare il nostro legame di coppia, la nostra consapevolezza di genitori e di famiglia cristiana e per riflettere sui nostri progetti come futuri Salesiani Cooperatori.
Una famiglia è feconda quando si affida a Dio e cammina unita nella consapevolezza che il Matrimonio e i
figli sono un dono che Egli ci ha affidato perché ne
avessimo cura e rispetto.
Descrivere a parole la grazia e il calore familiare che
abbiamo percepito a Gressoney è limitativo: bisogna
esserci e vivere ogni momento con entusiasmo e partecipazione.
Siamo diventati una grande famiglia che ha voglia di
frequentarsi ed incontrarsi anche durante l’anno per
dare continuità alla formazione fatta insieme, dando
vita, se possibile, a qualche progetto volto a sostenere
e coinvolgere altre famiglie.
mo ancora pronunciato la “promessa” e siamo per il
momento “solo” Aspiranti Salesiani Cooperatori, ma
abbiamo tanta voglia di camminare nella fede con altre famiglie perché “da soli si va più veloce ma insieme si va più lontano” e perché Don Bosco ci ha cambiato la vita e le cose dal Suo punto di vista sono davvero più interessanti e vere!
Nonostante al campo conoscessimo solo Gabriella e
Franco, appena giunti alla casa salesiana di Gressoney,
ci siamo sentiti accolti con grande calore ed affetto:
abbracci, sorrisi, voglia di conoscersi e creare legame
d’amicizia. È stato bello incontrare tante famiglie, anche provenienti da città e realtà diverse dalla nostra,
che seguono il nostro stesso percorso e che hanno
condiviso volentieri la loro esperienza con noi.
Le giornate al campo avevano ritmi ben scanditi e non
c’era pericolo di annoiarsi: dalla preghiera alla catechesi, dalla Messa alla condivisione a gruppi, dai giochi alle chiacchiere spensierate. Abbiamo anche dedicato una giornata alla preghiera e all’Adorazione del
Santissimo, una giornata alla contemplazione delle
bellezze della natura, passeggiando per i sentieri della
zona, ed un pomeriggio in cucina coi bimbi a preparare pizza e biscotti! Una nota di riguardo merita la preghiera del Rosario fatta passeggiando tutti insieme al
tramonto. C’era spazio proprio per tutto!
Il filo conduttore della settimana è stata la ”Amoris
Laetitia”, l’ultima meravigliosa esortazione apostolica
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Abbiamo camminato insieme sui passi di Don Bosco e
di Maria che ci guardavano sorridenti dalle loro postazioni vicine alla Casa: ci siamo affidati a Loro ed in
Loro abbiamo riposto tutta la nostra speranza e gioia
di condividere un’esperienza che ci ha dato tanto a
livello umano e a livello spirituale.
Anna e Gabriele Truffelli
Aspiranti
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GIORNATA DEL COOPERATORE
Attingere ai documenti della Chiesa e agire con coraggio
Giungere a Colle Don Bosco in una fresca mattina
di settembre è come spalancare una finestra e
restare ad osservare un panorama che invade il
cuore, sentendosi colmi, prima di tutto, di un sentimento di gratitudine per quel cielo che appare
immenso e le verdi colline che raccontano storie
lontane nel tempo. Se poi al Colle ci si arriva per
partecipare ad un'intensa giornata del Cooperatore, allora si è certi che si ha molto di più di cui ringraziare. E le aspettative non sono deluse, a cominciare dal regalo di apertura: un bellissimo arcobaleno che incornicia la vallata.
Il sentimento di ritrovarsi tra amici e, forse molto
di più, in famiglia, si percepisce osservando come
ogni persona al suo arrivo trovi sorrisi ed abbracci
ad accoglierla. E si sente che l'abbraccio più grande, per tutti, è il suo, quello di Don Bosco, papà e
guida di ogni salesiano cooperatore.
Gli abbracci più preziosi si donano e ricevono in
famiglia e proprio la famiglia è il tema di cui si è
discusso in questo incontro: accompagnati attraverso una serie di riflessioni sempre più interessanti, ci si addentra in quell'Amoris Laetitia spiegata con chiarezza e grande coinvolgimento da
Don Andrea Bozzolo. Le sue parole risuonano in
una sala affollata e attenta, poiché il tema è caro
a tutti: "La famiglia è il nucleo fondamentale per
la trasmissione della fede e il primo luogo dell'
esperienza di Dio". Don Andrea spiega come la
famiglia sia oggi "un'energia da attivare, non un
problema da risolvere. Una famiglia da accompagnare nelle sue sfide e difficoltà, luogo dove si
deve imparare a riconoscere la presenza di Dio
dentro l'esperienza quotidiana". E si riflette sul
fatto che in una società che sempre più spesso
cerca di scardinare "quell'incrocio architettonico
dell'umano", formato dall'asse uomo-donna e genitori-figli, la vera necessità è "una testimonianza
reale del vissuto delle famiglie", creando una comunità solida, basata su una serie di famiglie che
accompagnino altre nel cammino. Poiché chi compie la scelta di sposarsi non lo fa per se stesso, ma
per donarsi. La chiesa, insomma, oggi spesso da
molti percepita come mera "agenzia di servizi",
deve diventare una vera famiglia di famiglie, in un
ambiente di condivisione ed amicizia.
Non è difficile per noi aspiranti cooperatori sentirci già parte di una realtà accogliente e preziosa:
quando saliamo sul palco, seppur provenienti da
zone diverse, ci abbraccia tutti l'affidamento a
Maria Ausiliatrice e a Don Bosco che ci regalano
coloro che sono qualche passo più avanti, dopo la
promessa, già impegnati nel cammino sulle orme
del Santo dei giovani. Un cammino che, come ci
viene illustrato dai nuovi membri eletti nel Consiglio, dovrà condurre i salesiani cooperatori nel
passaggio dal comprendere cosa si intenda per
identità salesiana, all'azione. "Il cooperatore deve
attingere ai documenti della chiesa, leggere, discernere ed agire, essendo sempre dichiaratamente, responsabilmente e rispettosamente di
parte" e deve essere caratterizzato da un atteggiamento di " inquietudine, passione e contagio"
verso i giovani, mai rimanendo in attesa, ma facendo proprio un atteggiamento di disponibilità
ed accoglienza, ricordando sempre che "Quando
si agisce cresce il coraggio, quando si rimanda cresce la paura".
"Il vero volto di Dio", come spiegato da Don Bozzolo," si scopre attraverso i colori delle relazioni
umane" e la ricchezza di questa profondissima
affermazione colpisce ancor maggiormente durante la testimonianza di una giovane tornata di
recente da una intensa esperienza in Africa, nello
stato del Benin, dove la sola sua presenza silenziosa e sorridente, ha creato un ponte tra lei e molte
persone che di quella presenza avevano bisogno.
Ma del bene che creano rapporti sani di condivisione ed allegria sono prova anche le testimonian5
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GIORNATA DEL COOPERATORE
ASPIRANTE IN MISSIONE
Notizie dall’Africa:
un carcere, un Focolare,
una Comunità per crescere
Cara comunità, è parecchio tempo che non vi faccio
arrivare direttamente mie notizie. Effettivamente la
vita qui mi ha preso al 100%, ma ci tengo a raccontarvi qualcosa.
Il tempo è volato senza che me ne accorgessi ed ecco
qua, passati già 4 mesi. Se vi chiedete come stia, assolutamente benissimo! Ormai mi sento a casa. Infatti pensando al mio ritorno ormai non più lontano,
da una parte sono contenta, dall’altra un po’ malinconica. Ho però avuto la fortuna di fare questa bellissima esperienza quindi la tristezza non potrà mai
abitare il mio cuore, oltre al fatto che la mia Cumiana
mi manca tanto, come non pensavo potesse mancarmi.
La mia famiglia qui è composta da altri 6 volontari e
9 suore. Per gli altri volontari sono la sorella maggiore, la convivenza non è sempre facile, ma è una grandissima ricchezza, sia culturale che relazionale, ed
ognuno si prende un po’ cura dell’altro come in una
vera famiglia. Anche con le suore non è sempre facilissimo, ma ci hanno accolto fin da subito come figli
ed ognuna apporta qualcosa di diverso e importante
alle nostre esperienze. Insomma tanti fratelli e tante
mamme.
Con il lavoro ho fatto dei cambiamenti, non vado
solo più in carcere, ma due volte a settimana vado
anche all’OCPM che è l’ufficio centrale di protezione
minori, un servizio della polizia che collabora con le
FMA per un po’, centro che accoglie in via transitoria
minori a rischio, allontanati da famiglie, tutori, datori
di lavoro,… per i motivi più svariati: lavoro minorile,
tratta, abuso, violenza, …
Se il lavoro in carcere è tosto, qui lo è ancora di più,
anche perché sono maschi e femmine insieme e di
varia età, piccoli e più grandi; dovrebbero stare per
qualche giorno, ma qualcuno è lì da mesi. Però sono
contenta perché condivido molto con loro, dalle pulizie mattutine, ai pasti, al riposino pomeridiano, ai
vari giochi e attività. L’unica cosa negativa è che con
loro la dinamica è: li conosco, mi affezione e se ne
vanno! Alcune ragazze però le ritrovo al Foyer.
A proposito due parole anche sul Foyer, la comunità
per ragazze minori dove vivo: una sessantina tra i 10
e i 18 anni… un vero pollaio a volte… ma mamma
mia quanto amo stare con loro! Hanno un modo così
semplice e genuino di trasmettere amore.
Ogni volta che sono un po’ giù vado a fare un salto e
za delle famiglie di cooperatori che hanno trascorso
insieme un periodo di vacanza a Gressoney, tra tempo libero ed impegni quotidiani, in cui grandi e piccoli hanno provato ad essere una famiglia di famiglie.
Condivisione, affiatamento e voglia di stare insieme,
per chiacchierare e conoscersi: il momento del pranzo è diventato tutto questo, semplicemente offerto
in amicizia anche a chi, come gli aspiranti, ancora
non sono avvezzi alle tavolate lunghe e chiassose,
ma che sanno di casa e di allegria.
La preghiera del Rosario, animata dal Centro di
Alessandria, si rivela preziosa per continuare a riflettere sul cammino delle famiglie che "come
Maria sono esortate a vivere con coraggio e serenità le loro sfide tristi ed entusiasmanti e a custodire e meditare nel cuore le meraviglie di Dio",
cercando quotidianamente in chi vive accanto a
noi il volto di Gesù. La Santa Messa diventa, infine,
nelle parole dei canti del coro di Valdocco, un unico grazie. Grazie a Dio che ci ha chiamati a vivere
questa esperienza di fede e dono. Grazie a coloro
che ci accompagnano su questo cammino. Grazie
per chi, nel quotidiano, si impegna a testimoniare,
coinvolgere, far riflettere, tendere una mano a chi
ne ha più bisogno, diventando "Chiesa in uscita",
come ci esorta Papa Francesco.
E dall'alto dell'imponente scalinata la statua di
Don Bosco sorride, rimanendo lassù ad osservare
le sue ricche, verdissime colline silenziose, che
hanno plasmato il cuore di un bimbo dal cuore
grande. Che hanno udito la voce di Mamma Margherita, facendo da cornice all'inizio di una storia
di santità che ha varcato quei confini di campagna
per abbracciare il mondo intero. Ed ognuno di noi.
Emanuela Logrand
Aspirante
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ASPIRANTE IN MISSIONE
Notizie dall’Africa: un carcere, un Focolare, una Comunità per crescere
mi passa, perché sono contente, mi vengono incontro, mi abbracciano, mi chiedono aiuto per i compiti,
mi offrono sempre qualcosa da mangiare, a volte
una caramella che si tolgono dalla bocca; e se non mi
vedono anche solo per qualche giorno, si preoccupano e vengono a cercarmi. Qualche volta dormo anche con loro se manca un’educatrice ed è bello condividere la loro quotidianità. Se non badi a quello che
hanno vissuto possono sembrarti le persone più felici
del mondo, perché ridono, ridono sempre. Con loro
adoro pregare il Rosario la sera davanti alla statua di
Maria, è sempre una grande emozione.
Il lavoro principale comunque rimane quello in carcere che è quello che mi prende anima e cuore davvero.
Inizialmente andavo in due carceri, ora solo più in
uno. Le attività che faccio con loro sono varie, a volte
resto con loro durante le attività gestite dagli operatori, come musica (quanto adoro la musica tradizionale), teatro o football e a volte animo dei giochi,
infatti ho dovuto tirare fuori un bagaglio smarrito
dell’oratorio! Stiamo anche facendo delle attività che
trattano tematiche importanti come il cambiamento,
le relazioni, il futuro, ecc... in queste circostanze sono emerse osservazioni propositive, tipo “voglio approfittare di questo tempo in carcere per conoscermi
meglio e capire chi sono”, “ voglio imparare a essere
un uomo di cui mia madre può andare fiero”, “voglio
cambiare per essere un esempio per i miei fratelli più
piccoli”, “voglio essere educatore per aiutare le persone, come hanno aiutato me”. A volte piangerei.
Nei momenti liberi chiacchieriamo, ci tengono ad
insegnarmi il fon, la loro lingua madre, anche se sono
una pessima allieva. Quello che mi fa capire che la
mia presenza è apprezzata è che ogni volta mi chiedono quando ritornerò, oppure quando dicono che
non vogliono che torni in Italia. Capisco don Bosco
quando dice: siete tutti ladri ragazzi miei, non ho più
il mio cuore, ce lo avete voi…
La cultura africana… Caspita! Avevo incominciato a
capire alcune cose nel viaggio precedente, e ora le
sto approfondendo, altre sono vere scoperte.
L’essere comunità, per esempio. Per comunità non
intendo solo dei volontari e suore.
A qualche metro c’è il Foyer. Ma non solo, ci sono
900 studenti che vengono tutti i giorni, un nido per
bimbi, l’ufficio centrale,…. Insomma almeno mille
persone al giorno possono incontrarsi, ed è bello
perché chiunque si incontra si saluta, si chiede come
sta, la mattina se si abbia dormito bene e la sera come sia andata la giornata.
Mille sorrisi. E’ bello, non è faticoso come mi sembrava all’inizio, ma anzi, qualunque sia la giornata da
affrontare sai che non sei sola. E penso sia un aspetto che doni loro forza: una donna di un quartiere
poverissimo me lo ha anche detto “non ho problemi
perché se mi manca qualcosa la posso chiedere alla
famiglia vicina”.
Essere famiglia, essere comunità, sostenersi a vicenda sono ingredienti che caratterizzano la loro vita e
penso sia uno dei principali motivi per cui, per quanto la situazione sia terribile, loro non si scoraggiano,
non si perdono d’animo, ma vanno avanti, sempre
pronti a donare e donarsi. Per non parlare dell’attitudine alla vita… se succede qualche imprevisto: calma,
attesa e risposta. Niente panico. Ho un po’ faticato a
capire proprio quell’attesa perenne, perché per la
mia mentalità occidentale era una perdita di tempo,
invece no!!! E’ un’attesa che parla, che ascolta e che
rispetta la propria umanità. Una volta ho chiesto ad
una suora cosa pensasse dell’Africa e lei mi ha risposto: ti insegna ad essere umano! E mi insegna anche
tanto ad essere donna… dal grande rispetto per il
corpo, all’esaltazione della maternità alla grande forza che dimostrano già nel portare tutti quei kg sopra
la testa. E poi non si spaventano, perché credono…
mamma se credono! E sanno che tanto ci pensa Lui,
e accettare il loro limite li rende umili e forti.
Certo sono a contatto con casi terribili, ci sono ancora tante cose che non capisco, non è tutto ‘rose e
fiori’, ma i fiori che ho trovato li custodisco con cura
e amore.
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ASPIRANTE IN MISSIONE
VITA DI CENTRO
Notizie dall’Africa:
un carcere, un Focolare,
una Comunità per crescere
La festa dei popoli:
racconto di un’esperienza
Le difficoltà ci sono, dal caldo terribile e le zanzare, al
fatto di vivere in una cultura che non capisco sempre
al 100%, ma i fiori che custodisco mi permettono di
fare un’esperienza importante. Un’esperienza di Dio.
Ecco l’argomento più importante, la FEDE! Infatti il
primo posto in cui mi sono sentita a casa è proprio la
cappella della comunità, è stata la coperta che mi ha
tenuta al sicuro, le fondamenta su cui ho costruito la
mia esperienza! Qui credere è facile e bello, puoi
avere conversazioni spirituali anche con chi vende il
pane e questo è un aspetto che mi piace tanto e che
spero di non perdere al ritorno.
Non so bene ancora quale sarà la mia missione, perché non voglio che sia completamente mia, ma so
che tutto quello che vivo qua posso portarlo come
dono a casa, seminarlo e vederlo fiorire. Una frase
che mi accompagna in questo viaggio l’ho sentita in
un film sulla vita si Santa Rita da Cascia proprio qui
con le volontarie: “per quanto ne doniamo, saremo
sempre in debito di amore”. E questo debito ora e
sempre, qui e a casa lo voglio pagare donandomi.
So che non sarà facile, che troverò delle difficoltà, so
che al ritorno dovrò mettere il doppio della forza e
della preghiera per mantenere tutto questo, ma per
ora non mi importa perché in me ci sono solo: GIOIA,
SPERANZA e AMORE. Ed è con questo spirito che
voglio continuare la mia esperienza che si avvicina
sempre più veloce al termine, ma soprattutto è lo
spirito con cui voglio tornare. Tornare a casa, dalla
mia famiglia e dalla mia comunità che come mi ha
accompagnato col cuore verso la partenza, sono sicura mi ha accompagnata in questa esperienza. Non
vi ho raccontato queste cose solo per farvi avere notizie di me, ma perché, attraverso le mie parole, possiate conoscere anche voi un po’ questa terra e soprattutto accoglierla con tanto amore, che è la sola
casa importante.
Vi ricordo con tanto affetto e preghiera.
“La tavola per me è stata sempre, e lo è tuttora, il luogo
privilegiato per imparare, per ascoltare, per umanizzarmi. Non è stato così fin dall’inizio della vicenda umana?
L’umanizzazione è passata principalmente attraverso la
tavola, dalla nutrizione alla gastronomia, dalla scoperta
della coltivazione all’adozione del piatto, all’uso della
tavola come luogo di incontro e di festa … pochi ci pensano ma il cibo, come il linguaggio parlato, serve a comunicare, a conoscere e a scambiare le identità perché
esprime sì l’identità di una terra e della sua cultura, ma
sa assumere anche prodotti che vengono da altri lidi e
altre culture” (da Il pane di ieri di Enzo Bianchi, priore
di Bose) valore della tavola e della condivisione del cibo, come strumento per conoscere e arricchirsi reciprocamente, è la perfetta introduzione ad un'avventura
cominciata per caso, poi felicemente esplosa negli anni,
come opportunità di avvicinare realtà e culture diverse dalla nostra.
Nella nostra città, come ovunque nel nostro paese,
cambiano la gente e la fisionomia dei quartieri, che si
arricchiscono di numerose presenze di immigrati stranieri.
Al momento della programmazione della Festa Patronale della parrocchia della Moretta io, appassionata da
anni di cucina di ogni dove e di relazioni interculturali,
lancio un po’ timidamente la proposta di una serata
“dei popoli”, in cui le realtà di immigrati presenti sul
territorio possano partecipare e far conoscere le loro
specialità culinarie tradizionali, che data la
mia esperienza di “viaggiatrice nel mondo dei sapori”,
so per certo riservano piacevoli sorprese.
Serena Cristiano
Aspirante
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VITA DI CENTRO
La festa dei popoli: racconto di un’esperienza
Mi rendo conto che potrebbe essere una serata a rischio, non tanto per i giovani già avvezzi ai kebab e a
molto altro, ma piuttosto per la compagine adulta e autoctona della parrocchia, legata storicamente ad una
cucina tradizionale composta da irrinunciabili “vitello
tonnato”, “bagnetto verde” e “ravioli al plin” , e diffidente verso sapori diversi e sconosciuti.
Corriamo il rischio.
Il progetto si rivela ambizioso, ma appassionante sin
dall’inizio, come fare innanzitutto a contattare e chiedere a qualcuno, che conosci un poco, ma con cui non hai
troppa confidenza, di lanciarsi a cucinare fuori dall’ambito familiare?
Inizia la ricerca: chiedo a mamme dei compagni dei figli davanti all’uscita della scuola, a colleghi sul luogo di
lavoro, vicini di casa di amici e conoscenti, prendo contatti con badanti di anziani parenti e amici di amici…
insomma la voce gira e inizio a raccogliere nomi di persone disponibili e di pietanze. La proposta che faccio è
di preparare un piatto tradizionale del loro paese a scelta dolce o salato, possibilmente semplice da servire,
così nel corso della serata la gente potrà avere a disposizione più assaggi di diversi paesi.
Mi accorgo che la proposta da parte degli stranieri è
accolta con entusiasmo, emerge in tutti l’orgoglio e il
desiderio di far conoscere qualcosa di buono del proprio
paese d’origine.
Una volta definito il piatto che verrà cucinato, chiedo la
lista degli ingredienti e propongo di fare loro la spesa,
non dovranno mettere a disposizione che passione e un
po’ del loro tempo.
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L’appuntamento sarà il giorno della festa nel pomeriggio con tutti gli ingredienti pronti nella cucina allestita per l’occasione. Con le badanti rumene ho un
accordo particolare, porterò loro la spesa a casa e lì
cucineranno i piatti, poiché non possono lasciare il
lavoro e i loro anziani, ma le sento felicissime di ritrovare un ruolo e non essere definite esclusivamente per il loro servizio retribuito.
Ogni anno (questo era l'ottava edizione) la cucina
dell’oratorio diventa un’officina multietnica e multicolore dove si amalgamano magicamente farine, carni, cereali, verdure, con gli aromi, le spezie, il fuoco,
lievito all’opera, tra le mani delle cuoche dilettanti
provenienti da: Senegal, Santo Domingo, Brasile, India, Romania, Polonia, Perù, Colombia, Marocco,
Cina, Macedonia, Grecia, Messico, Capo Verde, Ucraina, Filippine.
In cucina nulla rimane uguale a se stesso, è il luogo
della trasformazione, i prodotti arrivano come li offre la natura e ne escono diversi, una nuova creatura. Come un’alchimia la cucina riunisce ciò che in
natura è separato, a volte nato e cresciuto in un paese lontano, combinandosi tra loro gli ingredienti
rendono reale una cosa che era solo un sogno, una
ricetta, un pensiero, e ciò che è buono da mangiare,
sarà anche bello da vedere.
La task force si mette all’opera con pentole e padelle
di ogni forma e dimensione, couscussiere, tajine,
wok, friggitrice e per tutto il pomeriggio affetta,
spreme, impasta, cuoce, inforna, tra un goccetto di
sangria, per vedere se va bene, e un caffè …
A scaldare l’ambiente non solo il fuoco dei fornelli,
ma un’allegria contagiosa, dove tocchiamo con mano
quanto sia prezioso lo scambio, non solamente di
ricette e sapori ma di saperi antichi e di un sentire
comune sulla vita e i suoi temi, a riprova che le donne di ogni latitudine non sono mai a corto di argomenti quando si ritrovano, e ciò che le accomuna è
sempre più di quello che si pensa. Quando tutto è
pronto allestiamo i tavoli e con sorpresa scopro che
alcune signore si sono portate pure i costumi tradizionali, bandiere, ciotole , teiere per il servizio.
Il cibo è la vita per l’uomo e un piatto cucinato è la
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VITA DI CENTRO
GMG a Cracovia 2016
La festa dei popoli:
racconto di un’esperienza
GMG dei Giovani, un’esperienza unica!
somma di molti atti d’amore da parte di chi lo ha preparato e offerto ad un altro essere umano…
Comincia ad arrivare gente… ed è divertente vederla
avvicinarsi, esplorare tutte le portate, chiedere cos’è,
prendere piccole porzioni e poi tornare a fare il bis.
Tiriamo un sospiro di sollievo.
E’ l’inizio della festa, festa per gli occhi, per il palato,
per il cuore un vero momento di comunione. Chi ha
collaborato e anche coloro, per fortuna numerosi,
che poi sono intervenuti ad assaggiare hanno avuto
la sensazione di condividere, le mie amiche colombiane direbbero “compartir”, cose belle e buone e non
solo per il palato.
Se si vuole procedere sul cammino dell’integrazione è
necessario iniziare a considerare le persone con un’identità precisa, un volto, un nome, una risorsa e non
più ragionare in termini di categorie (i rumeni, i cinesi,
i marocchini, i rifugiati...).
La strada è aperta, si va avanti, ognuno può fare la sua
parte e guardare l'altro con occhi diversi è già un bel
passo.
Il grazie va a tutti quelli che in qualche modo hanno
collaborato all'iniziativa, dai più giovani impegnati nel
servizio, agli adulti Salesiani Cooperatori ed Exallieve
disponibili, che in svariate forme hanno sostenuto il
progetto… alla prossima!
Il 29 luglio 2016, alla mattina presto, sono partito
insieme a Silvia per la Giornata mondiale della gioventù a Cracovia.
Non avevo mai visitato la Polonia, ma ero carico di
speranze, che non sono state poi tradite.
Nel centro città, in ogni vicolo, strada o piazza si
respirava un'incantevole aria di festa, tanto da
farmi venire voglia di correre e saltare come se
fossi ritornato bambino.
Nel pomeriggio mi sono soffermato davanti a una
piccola chiesetta dove un gruppo di ragazzi stava
danzando e festeggiando. Stava piovendo, ma loro
non si davano per vinti e continuavano a ballare
gioiosamente tanto da contagiarmi e invogliarmi a
partecipare.
Alla sera ho raggiunto Szarow, un piccolo paesino
a trenta chilometri da Cracovia, dove la coordinatrice ci ha presentato alla famiglia che ha ospitato
me e Silvia quel giorno.
La famiglia è stata molto accogliente e ha cercato
sin da subito di farci sentire a nostro agio, anche
se non conoscevano l'italiano, per cui abbiamo
dovuto giostrarci con un po' di inglese maccheronico e di gesti.
Sono stati gentilissimi e ospitali, tanto che quando
è stato il momento di lasciarli, il giorno dopo, mi è
dispiaciuto molto, perché sebbene tanto distanti
per lingua e cultura, mi sentivo a casa.
Con Silvia ci siamo poi recati davanti alla parrocchia di Szarow, dove, con altri gruppi di ragazzi
provenienti da tutta Italia, abbiamo partecipato
alla Santa Messa.
Essere lì con tanti giovani provenienti da tanti posti diversi è stato molto emozionante, quasi incre-
Marilisa Giordano
Centro Locale di Alba
Dialogo
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Ottobre 2016
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GMG a Cracovia 2016
LA BUONA STAMPA
a cura di Claudio Russo
GMG dei Giovani, un’esperienza unica!
NOVITA’ IN LIBRERIA
dibile, ma ancora di più lo è stato arrivando al campus
misericordiae, dove erano raccolti tanti ragazzi di diverse nazionalità, tutti riuniti per festeggiare insieme
un'unica fede. Vedere tutti riuniti è stata una grandissima emozione, perché mi sono sentito improvvisamente parte di un qualcosa molto più grande.
Nel tardo pomeriggio il Papa ha poi fatto il suo ingresso sul palco tra folle di giovani euforici e dopo un breve saluto ci ha lasciato a un bellissimo musical sulla
vita di suor Faustina e di Giovanni Paolo II inscenato
per l'occasione. Lo spettacolo mi è piaciuto molto, era
molto curato, ma soprattutto raccontava le storie di
due personaggi a me molto cari.
Finito lo spettacolo, dopo un breve e intenso momento di adorazione, il Papa ha tenuto un discorso accorato sulla situazione dei giovani. Mi riconoscevo molto
nelle sue parole, come se mi stesse parlando direttamente. Il concerto che ha seguito il discorso è stato
coinvolgente, anche se era difficile seguire le canzoni
per via della lingua.
La domenica mattina sono state proiettate delle immagini commoventi del Papa che incontrava i bisognosi alla Caritas dando ulteriore dimostrazione dell'attenzione che riserva ai poveri.
TERESIO BOSCO
Madre Teresa
La carezza di Dio
«In un’epoca di dilagante
egoismo, Madre Teresa è
stata un’instancabile contestatrice dell’egoismo e
ha contestato con l’esempio della vita, che è ben
più difficile del contestare con le parole.
Madre Teresa ha avuto il
coraggio di difendere la
famiglia e ha gridato senza paura che ogni aggressione alla famiglia è un’aggressione alla pace nel mondo, perché la pace del mondo si costruisce nelle famiglie.
Madre Teresa ha difeso la vita umana dal concepimento fino all’ultimo respiro del moribondo…» (dalla Prefazione del cardinal Angelo Comastri).
Questa nuova edizione della biografi a di Madre Teresa
si distingue per la semplicità e l’immediatezza del linguaggio.
Un primo approccio essenziale alla vita e all’opera di
una “matita nelle mani di Dio”, come Madre Teresa si
definiva.
Destinatari: tutti.
Pagine: 80
A metà mattina il Papa ha raggiunto finalmente il
campus dove ha celebrato la Santa Messa.
Vederlo arrivare è stato emozionante, mi sono sentito
avvolto da un calore umano che è difficile da descrivere, ma che mi ha preso come una fiamma ardente.
Questa è stata una delle esperienze più belle che io
abbia mai vissuto, e quando è stato il momento di tornare a casa mi è dispiaciuto che una cosa così grande
e bella si fosse già volatilizzata, ma nel mio cuore non
c'era spazio per la tristezza perché sapevo che sebbene fosse finito tutto, questa esperienza mi ha arricchito moltissimo spiritualmente e la porterò per sempre
nei miei ricordi più cari.
Fabio Villani
Centro Locale di Novara
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Dialogo
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Ottobre 2016
LA BUONA STAMPA
a cura di Claudio Russo
NOVITA’ IN LIBRERIA
LUIGI GUGLIELMONI – FAUSTO NEGRI
Catechista, di che albero sei? Le qualità per diventare buoni educatori alla fede.
Il titolo del libro stimola il
catechista a essere un organismo vivente e fecondo
come l’albero, imparando da
Cristo. Abete, quercia, salice, mandorlo, noce, olivo,
acero, vite: le caratteristiche
di ognuno di questi alberi
vengono applicate alla missione del catechista attraverso meditazioni, citazioni,
preghiere e stimoli per la verifica personale e di gruppo. Favorire la crescita di un bravo catechista è come
piantare un albero, cioè favorire il futuro.
Destinatari: catechisti, sacerdoti e diaconi, genitori.
Pagine: 80
VALTER ROSSI - MARCO PAPPALARDO
Un cuore verde per il mondo
L'enciclica “Laudato si’” a misura di ragazzi
Da uno strano mondo marziano, molto più evoluto e
rispettoso del nostro, arrivano a visitarci dei misteriosi amici. Quali saranno
i loro piani?... Una storia
originale a fumetti in nove
puntate, ricca di colpi di
scena che, accanto a preziosi suggerimenti e percorsi di riflessione aiuta ad
approfondire e a mettere in pratica la bellissima
enciclica Laudato si’ di papa Francesco.
L’itinerario utilizza il collaudato schema del
Dialogo
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“Vedere - Giudicare - Agire” ed è ricco di materiale e collegamenti alla vita concreta dei ragazzi.
E se da qualche marziano molto “green” ci arriverà
un aiuto, starà poi a noi trasformare i semi di speranza in frutti concreti di pace, rispetto e amore.
Destinatari: Principalmente i ragazzi (10-15 anni)
e i loro educatori e animatori.
Pagine: 48
FRANCA FELIZIANI KANNHEISER
Perché Gesù non si è sposato?
Le domande curiose dei bambini
Le domande dei bambini
non risparmiano niente e
nessuno; non ci sono tabù
né argomenti proibiti. La
prima cosa che l’adulto
deve comprendere è che
esse nascono dallo stupore: è questo il prerequisito
indispensabile per iniziare
un cammino insieme.
Questo libro raccoglie
oltre 40 domande che i bambini pongono negli incontri di catechismo. Sono domande di argomento
religioso che riflettono e ricalcano le loro esperienze di vita quotidiana: Chi fa i giorni e quando saranno finiti? Qual è il mestiere di Dio? Perché Gesù si è fatto uccidere? Perché la nonna non è più
con noi? Al nonno in cielo ricresceranno i capelli?
Gesù andava al McDonald? Perché mamma e papà
mi mandano alla messa, ma non vengono mai con
me?... Per ogni domanda, l’autrice offre suggerimenti su come affrontare l’argomento con i bambini, per poter rispondere in maniera educativamente
efficace.
Destinatari: i catechisti e gli educatori
Pagine: 64
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