criteri e strumenti per la individuazione dei rischi

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criteri e strumenti per la individuazione dei rischi
Menomazione della capacità lavorativa o morte provocata
da causa violenta in occasione dei lavori
CAUSA VIOLENTA
ELEMENTO DETERMINANTE
IN OCCASIONE
DEL LAVORO
ELEMENTO CIRCOSTANZIALE
INABILITA’ O MORTE
ELEMENTO CONSEQUENZIALE
2/65
L’INFORTUNIO DERIVA SEMPRE DA
UN INCIDENTE
ANCHE SE PREVEDIBILE
3/65
LA MALATTIA PROFESSIONALE O TECNOPATIA È LA
CONSEGUENZA DI UNA SERIE DI AZIONI NOCIVE CHE
MATURANO LENTAMENTE SULL’ORGANISMO DEL LAVORATORE
PER POI TRASFORMARSI IN FORMA MORBOSA INVALIDANTE O
MORTALE
CONCENTRAZIONE AMBIENTALE
DELLA SOSTANZA PERICOLOSA
FATTORI
TEMPO DI ESPOSIZIONE
CARATTERISTICHE FISICHE DEL
LAVORATORE
4/65
CAUSA PROSSIMA DEL DANNO
Atto pericoloso di una o più persone
Condizione di pericolo esterna
Mancato rispetto delle normative di
sicurezza
Casualità
CAUSA REMOTA DEL DANNO
Mancanza di programmazione ed
organizzazione
5/65
SICUREZZA TECNOLOGICA
LA SICUREZZA TECNOLOGICA
È LA PROBABILITÀ DI NON AVERE UN GUASTO
CHE POSSA PROVOCARE UN DANNO.
LA SICUREZZA
È QUINDI COSA DIVERSA DALL’AFFIDABILITÀ
6/65
UN LIMITE ALLA SICUREZZA TECNOLOGICA
probabilità di guasto residua
limite concettuale 1
probabilità di guasto dovuto a caso fortuito o di forza
maggiore
sicurezza massima
S
raggiunta I
C
U
R
E
Z
Z
A
limite economico
variabile da 0 a 1
sicurezza naturale
dell'impianto
costo della sicurezza
rapportato al costo dell'impianto
0
spesa massima tecnologicamente sostenibile
7/65
SICUREZZA SUL LAVORO
LA SICUREZZA SUL LAVORO
È LA PROBABILITÀ
DI NON ARRECARE UN DANNO SIGNIFICATIVO
AL LAVORATORE.
8/65
Il genere
Il concetto di genere, impiegato originariamente nei
paesi anglosassoni, si riferisce non tanto al “sesso”,
quanto al maschile e femminile intesi come
risultante di un complesso di modelli culturali e
sociali che caratterizzano storicamente ciascuno
dei due sessi condizionandone il ruolo e il
comportamento. Riguarda la condizione delle donne
nel loro evolversi storico, le differenze sociali e
culturali che le donne hanno sia subito che creato,
la testimonianza della loro cultura, delle loro
aspirazioni e diritti.
9/65
Nella valutazione occorre valutare le
specificità biologiche e le caratteristiche
anatomiche e fisiologiche tra gli individui,
in particolare tra:
 uomini e donne
 adulti e minori
 persona e persona
i fattori di rischio possono provocare
conseguenze e danni diversi a seconda
dell’individuo esposto.
10/65
il percorso della prevenzione che
salvaguardi la salute della donna
deve tener conto:
 delle caratteristiche proprie del
lavoro femminile
 della specificità biologica
 del lavoro domestico
11/65
Nel 2003 è stata presentata
ufficialmente la relazione
dell’Agenzia europea per la salute
e la sicurezza sul lavoro
“Gender issues in safety and health A review”
(Problemi di genere nella sicurezza
e la salute – Resoconto)
12/65
tra gli obiettivi della “Strategia
comunitaria in materia di salute e
sicurezza sul lavoro” 2002-2006,
figura il “mainstreaming”, ovvero
l’integrazione della dimensione di
genere nelle attività di sicurezza e
salute sul lavoro.
13/65
Tra la vita lavorativa delle donne e
quella degli uomini vi sono differenze
fondamentali che influiscono sulla loro
Sicurezza e Salute sul Luogo di lavoro
(SSL).
Le misure attuate per la prevenzione
dei rischi devono, quindi, tenere conto
di tali differenze
14/65
L’indagine rivela che nelle realtà lavorative
europee la progettazione del lavoro, la sua
organizzazione e la sua dotazione in
attrezzature sono spesso basate sul
modello dell’uomo “medio”
Anche i rischi legati al lavoro per la
sicurezza e la salute delle donne sono stati
sottovalutati e trascurati rispetto a quelli
per gli uomini, sia nella ricerca che nella
prevenzione.
15/65
Nella presentazione della relazione,
il commissario Anna Diamantopoulou
ha affermato
“La presente relazione dimostra
quanto, nella prevenzione dei rischi,
sia importante prendere in
considerazione il genere allo scopo di
migliorare la prevenzione dei rischi
connessi al lavoro sia per gli uomini
che per le donne”
16/65
Il direttore dell'Agenzia, Hans-Horst
Konkolewsky, ha sottolineato
“Il nostro studio rivela che
l’orientamento tradizionale sulla
prevenzione può dare una
sottovalutazione dei rischi effettivi,
specialmente nei confronti della salute
delle donne……”
17/65
La disuguaglianza tra i sessi all’interno
del luogo di lavoro può influire sulla
sicurezza e salute sul lavoro delle
donne.
Le donne svolgono ancora la maggior
parte dei lavori domestici non
retribuiti e si prendono cura dei
bambini e dei parenti anche se
lavorano a tempo pieno.
18/65
PRINCIPALI CONCLUSIONI DELLA
RELAZIONE
Le differenze di genere nelle condizioni di
lavoro si ripercuotono sulle differenze di
genere nelle conseguenze per la salute
legate al lavoro.
19/65
Un approccio globale, partecipato ed
attento alle differenze alla SSL,
migliorerebbe la prevenzione dei rischi
professionali per il bene tanto delle
donne quanto degli uomini.
Le donne non formano un gruppo
omogeneo e non tutte le donne svolgono
lavori tradizionalmente “femminili”. Lo
stesso vale per gli uomini. Un approccio
globale deve tenere conto della
diversità.
20/65
Stress
elevati tassi anche per gli uomini
donne





molestie sessuali (mobbing verticale)
discriminazione
lavori poco qualificati
lavori con elevato peso emotivo
doppio peso del lavoro domestico
21/65
Legge di Murphy
«se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno
di questi modi può condurre a una catastrofe,
allora qualcuno lo farà.»
Anticipare gli errori che l'utente finale sarà
propenso a fare. Ad esempio nessun designer
competente farebbe una presa con due poli
simmetrici etichettata "Questo lato in alto"; se
ha importanza la direzione nella quale va inserita
allora il design dovrebbe essere asimmetrico in
modo che nessuno possa sbagliare (il cosiddetto
"Design a prova di cretino").
22/65
Legge di Murphy
«Edward A. Murphy Jr. era uno degli ingegneri degli esperimenti con
razzo-su-rotaia fatti dalla U.S. Air Force nel 1949 per testare la
tolleranza del corpo umano all'accelerazione (USAF project
MX981). Un esperimento prevedeva un set di 16 accelerometri
montati su diverse parti del corpo del soggetto. C'erano due
maniere in cui ciascun sensore poteva essere incollato al suo
supporto, e metodicamente qualcuno li montava tutti e 16 nella
maniera sbagliata.
Murphy pronunciò la prima versione della sua storica frase, che fu
riportata dal soggetto del test (il maggiore John Paul Stapp) a una
conferenza stampa pochi giorni più tardi.
In pochi mesi "La Legge di Murphy" si diffuse in tutti gli ambienti
dell'ingegneria aerospaziale. Furono prodotte molte varianti. La
maggior parte sono variazioni del genere "Se qualcosa può andare
storto allora lo farà"; questa è qualche volta conosciuta come legge
di Finagle o legge di Sod. Un'altra famosa applicazione è alla
probabilità domestica:
«La probabilità che una fetta di pane imburrata cada dalla parte del
burro verso il basso su un tappeto nuovo è proporzionale al valore di
quel tappeto.»
23/65
Principio di precauzione
Politica di gestione del rischio
che viene applicata in
circostanze caratterizzate da
un alto grado di incertezza
scientifica
Riflette la necessità di
intervenire nei confronti di un
rischio potenzialmente grave
senza attendere i risultati della
ricerca scientifica
24/65
Prudent avoidance
Si intende una serie di provvedimenti semplici,
facilmente raggiungibili e a basso costo, anche in
assenza di rischi dimostrabili per evitare le
esposizioni
Semplice, facilmente raggiungibili e a basso costo
sono termini che non hanno un significato preciso
L’aggettivo prudente si riferisce ai costi, non
all’atteggiamento verso il rischio
25/65
ALARA
As Low As Reasonably Achievable
E’ una politica atta a minimizzare i rischi
conosciuti, mantenendo l’esposizione ai
livelli più bassi ragionevolmente possibili,
considerando costi, tecnologia, benefici per
la salute pubblica ed altri fattori sociali ed
economici
26/65
PERICOLO
È LA POTENZIALITÀ DI
CAUSARE DANNO
È UNA REALTÀ:PUÒ O ESSERE
O NON ESSERE (ON-OFF)
27/65
28/65
DOV’È LO ZOO IN
QUESTA
REGIONE?
29/65
SI !!!!!
30/65
RISCHIO = PERICOLO + ESPOSTI
31/65
32/65
33/65
34/65
35/65
36/65
37/65
CATEGORIE DI RISCHIO
RISCHI PER LA SICUREZZA
O DI NATURA
INFORTUNISTICA
RISCHI PER LA SALUTE O DI
NATURA IGIENICO
AMBIENTALE
RISCHI PER LA SICUREZZA O
LA SALUTE O DI TIPO
TRASVERSALE
ORGANIZZATIVO
POSSONO CAUSARE INFORTUNI CON
DANNI ALLE PERSONE A CAUSA DI UN
TRAUMA FISICO DI DIVERSA NATURA
(MECCANICA, ELETTRICA, FISICA
ECC.)
SONO I RISCHI CHE POSSONO
COMPROMETTERE L’EQUILIBRIO
BIOLOGICO DEI LAVORATORI PER
ESPOSIZIONE A SOSTANZE CHIMICHE,
BIOLOGICHE O A FATTORI FISICI
SONO I RISCHI CHE DERIVANO DAL
RAPPORTO TRA UOMO ED
ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO
38/65
Identificazione
delle sorgenti
pericolose
DOVE
Rischi di esposizione
per l’uso di macchine, QUALI
attrezzature, sostanze
Stima dell’entità
del rischio
COME
Strutture (ambienti)
Macchine
Impianti
Agenti chimici
Agenti fisici -biologici
Rischi di infortunio
Rischi di malattie
professionali
Stima della probabilità
Stima del danno
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Fattore di rischio o fonte di pericolo
qualsiasi materiale, attrezzatura, impianto,
struttura, agente chimico, fisico o
biologico, organizzazione, metodo, pratica o
condizione di lavoro, ossia qualsiasi oggetto
o situazione avente una caratteristica di
pericolo.
40/65
FATTORI DI RISCHIO
RISCHI PER LA SICUREZZA
RISCHI DI NATURA
INFORTUNISTICA DOVUTI A:
RISCHI PER LA SALUTE
RISCHI DI NATURA IGIENICO
AMBIENTALE DOVUTI A:
RISCHI PER LA SICUREZZA E
LA SALUTE
RISCHI DI TIPO COSIDDETTO
TRASVERSALE DOVUTI A:
•Strutture
•Macchine
•Impianti Elettrici
•Sostanze pericolose
•Sostanze combustibili
•Sostanze esplosive
•Agenti Chimici
•Agenti Fisici
•Agenti Biologici
•Organizzazione del lavoro
•Fattori psicologici
•Fattori ergonomici
•Condizioni di lav. difficili
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Concetti e strumenti di base per la
valutazione dei rischi: le statistiche
L'analisi degli infortuni in azienda ha un ruolo rilevante nell'approccio
alla valutazione dei rischi sul lavoro, ìn quanto fornisce e consente
di elaborare i "dati storici" degli eventi di danno con causa
istantanea effettivamente verificatisi: II registro infortuni
E' obbligatorio per qualsiasi azienda, registrare tutti gli infortuni che
comportino l'assenza di almeno un giorno, escluso quello in cui
l'evento si è verificato.
La normativa richiede che il registro degli infortuni sia vidimato in ogni
pagina dall'ASL competente, e riporti per ogni infortunio:
=> data di abbandono e di ripresa del lavoro
=> nome, cognome, età, reparto e qualifica professionale
dell'infortunato cause e circostanze dell'infortunio
=> natura e sede della lesione
=> conseguenze dell'infortunio (assenza per inabilità temporanea, %
inabilità permanente, morte).In azienda la verifica della
correlazione fra tali fattori e la frequenza e gravità degli infortuni
può fornire indicazioni essenziali per guidare la determinazione
delle misure, mirate di modifica delle condizioni lavorative.
42/65
Concetti e strumenti di base per la
valutazione dei rischi: le statistiche
Ai fini statistici è opportuna l'annotazione, oltre che dei dati
del registro infortuni, anche delle seguenti . informazioni
relative a ciascun infortunio, che potrebbero costituire la
fonte dati per un semplice database aziendale:
n° progressivo nel registro infortuni
mansione o gruppo operativo dell'infortunato
ora solare e ora del turno in cui è avvenuto l'infortunio
giorno della settimana mese
sesso dell'infortunato anzianità di lavoro
descrizione dettagliata dell'evento
agente materiale causa dell'infortunio (secondo la codifica
INAIL)
forma di accadimento (secondo la codifica INAIL).
43/65
Concetti e strumenti di base per la
valutazione dei rischi: gli indici
E' importante distinguere tra dati assoluti e dati pesati.
I primi derivano dalla pura registrazione degli eventi che si sono
verificati, e descrivono l'estensione del fenomeno infortunistico in
termini di cifre assolute, senza riferimento all'ampiezza del
campione statistico a cui sono riferiti: sono espressi in termini di
numero di infortuni o entità delle conseguenze. I dati pesati, anche
detti indici di infortunio, rendono invece conto dell'intensità del
fenomeno, essendo riscalati e quindi resi omogenei, tenendo conto
delle dimensioni del campione statistico: sono espressi quindi in
termini di numero di infortuni o 1 entità delle conseguenze per ora
lavorata o lavoratore.
Gli indici di infortunio hanno un particolare valore euristico in quanto
consentono raffronti fra ambiti lavorativi diversì per dimensioni,
area geografica, macro e microsettori di attività lavorativa,
tipologia di lavoratori ecc..
I dati sugli infortuni, essendo relativi a condizioni di rischio, devono
ovviamente rendere conto dei due aspetti che lo determinano: la
probabilità e il danno. Distinguiamo infatti fra dati di frequenza,
legati alla probabilità, e dati di gravità, legati all'entità dei danni
verificatisi.
44/65
INDICI DI FREQUENZA
La dimensione del rischio infortunistico si misura attraverso gli indici di
frequenza, presi in esame anche dalla norma UNI 7249, "Statistiche
degli infortuni sul lavoro".
Gli indici di frequenza previsti dalla norma UNI hanno al numeratore gli
infortuni verificatisi in un anno ed al denominatore le ore lavorate nello
stesso anno. Allo scopo di rendere più leggibile il risultato, tale
rapporto viene poi moltiplicato per 1.000.000 (un milione).
L’indice dunque fornisce il numero di infortuni avvenuti ogni milione di
ore lavorate.
IF=n° infortuni x 1.000.000
ore lavorate
In alcuni casi l’indice di frequenza è calcolato ponendo al denominatore
il numero di operai (o di addetti) anziché le ore lavorate. Questa
soluzione, benché sia più agevole, è teoricamente meno accurata,
dovendo produrre un indicatore del rischio di infortuni.
IF=n° infortuni x 1.000
n° operai anno
45/65
INDICI DI GRAVITA’
La norma UNI 7249, "Statistiche degli infortuni sul lavoro", prevede come
principali misure del danno infortunistico (cioè della serietà delle conseguenze degli
incidenti sul lavoro) gli indici di gravità. Essi vengono calcolati con una delle due
formule seguenti (in realtà la norma UNI cita solo la prima):
gT+gP+gM
IG 
1.000.000
ore lavorate
gP 
 perci
i
100
gM = 7.500M
7500
IG 
gT+gP+gM
n operai anno
(somma dei giorni convenzionali di invalidità permanente)
con perci = grado di inabilità permanente espresso in percentuale
(somma dei giorni convenzionali di invalidità dei casi mortali)
con M = n° dei casi di morte
In pratica l'indice di gravità rappresenta il numero di giornate mediamente perdute da
ogni addetto a causa degli infortuni. Per il calcolo si fanno le seguenti considerazioni sul
numero di giorni perduti:
•per un infortunio con inabilità temporanea si considera l'effettivo numero di giorni perduti
•per un infortunio con inabilità permanente si fa l'ipotesi che ogni grado di inabilità
corrisponda a 75 giorni perduti
46/65
•per un infortunio con morte si ipotizzano 7500 giorni perduti
BANCHE DATI
Nel sito ISPESL, www.ispesl.it, accedendo alla sezione "Statistiche" si
trovano le aree tematiche:
"Luoghi di lavoro": informazioni anagrafiche sulle aziende italiane, aggregate
per regione e attività economic; per regione e settore produttivo ISPESL,
nonché sulle aziende e gli esposti a rischio amianto
"Infortuni": "Banca dati interattiva degli infortuni 1994- 2002" (Dati assoluti,
fonte e codifiche INAIL ), "Atlante degli infortuni anni 1994-1997".
"Archivio storico infortuni e malattie e professionali" (tabelle e grafici dei
dati assoluti sugli infortuni denunciati e dell'indice di frequenza di quelli
indennizzati, per gli anni 1980-1997), "Infortuni mortali" (presentazione. e
risultati del progetto di studio sugli infortuni mortali del periodo 20022004, promosso da regioni e province autonome, INAIL e ISPESL, su dati
da fonti ASL e INAIL)
"Malattie professionali": "Secondo rapporto MALPROF" (Approfondimenti,
grafici e tabelle con dati ASL assoluti e tassi di incidenza per 100.000
abitanti, su malattie professionali segnalate alle ASL di Lombardia e
Toscana nel periodo 2001-2002, "Malattie professionali" (Dati INAIL su
malattie indennizzate, manifestatesi negli anni 1990-1999, )
47/65
BANCHE DATI INTERNAZIONALI
ILO (www.ilo.org, dati mondiali accedendo a "Social
protectiòn", quindi "The Infocus programme on
safework", e all'area tematica "Accident and desease
information")
OSHA, Agenzia europea per la sicurema e la salute sul lavoro
(http://europe.osha.eu.int, dati europei anche per paesi
membri e non membri, cliccando su "accesso diretto" e
quindi entrando nella sezione "Statistiche")
NIOSH (www.cdc.gov/niosh, dati U.S.A. nella sezione "Data
& Statistics")
OSHA (http://www.osha.gov, dati U.S.A. nella sezione
"Statistics"
48/65
L'analisi dei quasi incidenti
Gli studi condotti fin dall'inizio degli anni '40 da H.W. Heinrich
sulle statistiche degli infortuni in campo industrifile rivelarono
che il verificarsi di un evento di danno significativo è sempre
associato a quello di anomalie che producono danni solo lievi o
nulli. In particolare i riscontri statistici dimostrarono che, con
sufficiente regolarità, su 1000 eventi indesiderati, solo 3 sono
infortuni con conseguenze rilevanti, 88 hanno effetti minori, e i
restanti sono "quasi incidenti" o "near misses", ossia episodi che,
pur avendone il potenziale, non hanno prodotto danni.
I quasi incidenti sono da attribuire ad anomalie di funzionamento
senza conseguenze, carenze anche organizzative, comportamenti
non corretti ecc.. .
Se per individuare il rischio ci si deve riferire a una possibilità,
ossia anche una semplice potenzialità, i quasi incidenti, per come
sono stati definiti, sono indicatori di rischio né più né meno. degli
eventi manifestatisi con infortuni.
Ciò vale anche per gli infortuni con conseguenze lievi,
principalmente quelli che non hanno provocato assenze dal lavoro
di almeno un giorno successivo a quello in cui si sono verificati,
che non devono essere annotati nel registro degli infortuni
aziendale.
E' anzi estremamente utile adottare procedure o prassi
aziendali, previa un'adeguata informazione e formazione dei
lavoratori, per assicurare la segnalazione, e quindi la
registrazione dei quasi incidenti e degli infortuni con
conseguenze leggere.
49/65
LINEE GUIDA CEE SULLA VALUTAZIONE DEI
RISCHI SUL LAVORO
Obiettivo della valutazione dei rischi
L’obiettivo della valutazione dei rischi consiste nel consentire al
datore di lavoro di prendere i provvedimenti che sono
effettivamente necessari per salvaguardare la sicurezza e la
sanità dei lavoratori.
Questi provvedimenti comprendono:
• prevenzione dei rischi professionali
• informazione dei lavoratori
• formazione professionale degli stessi
• organizzazione e mezzi destinati a porre in atto i
provvedimenti necessari.
50/65
È essenziale che i rischi non siano semplicemente "spostati",
cioè che la soluzione di un problema non ne crei un altro di
nuovo.
Ad esempio, sarebbe di dubbio vantaggio montare doppi vetri
sulle finestre di un ufficio per ridurre il rumore proveniente
dall’esterno, se ciò non è accompagnato dalla messa in opera
di un sistema adeguato di ventilazione.
Un altro aspetto di pari importanza è che il rischio non deve
essere trasferito in un altro settore.
Ad esempio, si deve evitare che lo scarico di un impianto di
ventilazione di sostanze tossiche sia montato in modo tale
che la sua uscita comporti rischi per un’altra zona di lavoro o
per il pubblico. Si e visto infatti che in un ospedale l’uscita
del sistema di ventilazione di un obitorio si trovava
direttamente al di sotto delle finestre di un reparto
pediatrico.
51/65
La valutazione dei rischi è articolata come segue:
o
identificazione dei pericoli;
o
identificazione dei lavoratori (o di terzi) esposti a rischi
potenziali;
o
valutazione dei rischi, dal punto di vista qualitativo o
quantitativo;
o
studio sulla possibilità di eliminare i rischi e, in caso
contrario,
o
decisione sulla necessità di introdurre ulteriori
provvedimenti per eliminare o limitare i rischi.
La valutazione deve riguardare i rischi derivanti dall’attività
lavorativa e che risultano ragionevolmente prevedibili.
Quelli derivanti invece dalla vita di tutti i giorni, in
generale, e che non fanno oggetto di particolari
preoccupazioni (p.es. il fatto che un impiegato d’ufficio si
ferisca mentre taglia un pezzo di carta) non richiederanno
di norma un’attenzione così minuziosa, a meno che l’attività
o l’organizzazione del lavoro aggravi questi rischi.
52/65
Gli orientamenti relativi alla valutazione dei rischi sul lavoro, di cui ci si
serve di norma, si basano sugli aspetti seguenti:
osservazione dell’ambiente di lavoro (p. es. vie di accesso, condizioni dei
pavimenti, sicurezza dei macchinari, fumi e polveri, temperatura,
illuminazione, rumore ecc.);
identificazione dei compiti eseguiti sul posto di lavoro (per definire
tutti i compiti, in modo da inserirli nella valutazione dei rischi);
esame dei compiti eseguiti sul posto di lavoro (valutazione dei rischi
derivanti dalle singole mansioni);
osservazione del lavoro in corso di esecuzione (le procedure sono
rispettate, oppure comportano altri rischi);
esame dei modelli di lavoro (per valutare l’esposizione ai rischi);
esame dei fattori esterni che possono avere effetti sul posto di lavoro
(p. es. aspetti climatici per i lavoratori all’esterno);
rassegna dei fattori psicologici, sociali e fisici che possono contribuire
a creare stress sul lavoro e studio del modo in cui essi interagiscono
fra di loro e con altri fattori nell’ organizzazione e nell’ambiente di
lavoro;
esame dell’organizzazione destinata a mantenere condizioni
soddisfacenti di lavoro, tra cui le misure di salvaguardia (p.es.
assicurarsi che siano in atto i sistemi opportuni di valutazione dei
rischi derivanti dall’impiego di un nuovo impianto, di nuovi materiali
ecc., in modo da aggiornare le informazioni sui rischi).
53/65
LINEE GUIDA CEE per effettuare la valutazione dei rischi. DG
V CEE. III SEZIONE
Orientamenti CEE riguardo alla valutazione dei rischi sul lavoro
Lavoratori che possono risultare esposti a rischi maggiori:
- lavoratori portatori di handicap
- lavoratori molto giovani ed anziani
- donne incinte e madri che allattano
- personale non convenientemente formato o inesperto (es. :
nuovi assunti, lavoratori stagionali o temporanei)
- persone che lavorano in spazi confinati o scarsamente ventilati
- addetti alla manutenzione
- dipendenti che evidenziano malattie del sistema immunitario
- dipendenti con malattie croniche antecedenti, per es.
bronchite
- dipendenti che sono sottoposti a trattamento farmacologico
tale da aumentarne la vulnerabilità.
54/65
Orientamenti CEE riguardo alla valutazione dei rischi sul
lavoro. Esempi di situazioni e di attività lavorative che
richiedono una valutazione dei rischi.
1. IMPIEGO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO
a) Elementi in movimento rotatorio o traslatorio non sufficientemente protetti, che possono
causare
schiacciamenti, tagli, perforazioni, urti, agganciamenti o trazioni.
b) Elementi o materiali in movimento libero (caduta, rotolamento, scivolamento,
ribaltamento,
dispersione nell'aria, oscillazioni, crolli) cui possono conseguire danni alle persone.
c) Movimenti di macchinari e di veicoli.
d) Pericolo di incendio e di esplosione (per es: per attrito; serbatoi in pressione)
e) Intrappolamento.
2. METODI DI LAVORO E DISPOSIZIONE DEGLI IMPIANTI.
a) Superfici pericolose (bordi acuminati, spigoli, punte, superfici abrasive, parti
protundenti).
b) Attività in altezza.
c) Compiti che comportano movimenti/posizioni innaturali.
d) Spazi limitati (per es: necessita' di lavorare tra parti fisse).
e) Inciampare e scivolare (superfici bagnate o comunque scivolose, ecc.).
f) Stabilita' del posto di lavoro.
g) Conseguenze derivanti dalla necessita' di indossare attrezzature di protezione personale
su altri
aspetti del lavoro.
h) Tecniche nei metodi di lavoro.
55/65
i) Ingresso e lavoro in spazi confinati.
Orientamenti CEE riguardo alla valutazione dei rischi sul
lavoro. Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono
una valutazione dei rischi.
3. IMPIEGO DELL'ELETTRICITA'
a) Pannelli di comandi elettrici.
b) Impianti elettrici, per es: rete principale di adduzione, circuiti di illuminazione.
c) Attrezzature, sistemi di controllo e di isolamento a comando elettrico.
d) Impiego di attrezzi elettrici portatili.
e) Incendi o esplosioni causati dall'energia elettrica.
f) Cavi elettrici sospesi.
4. ESPOSIZIONE A SOSTANZE O PREPARATI PERICOLOSI PER LA SICUREZZA E LA SALUTE
a) Inalazioni, ingestione e assorbimento cutaneo di materiale pericoloso per la salute (compresi
aerosol e polveri).
b) Impiego di materiali infiammabili e esplosivi.
c) Mancanza di ossigeno.
d) Presenza di sostanze corrosive.
e) Sostanze reattive instabili.
f) Presenza di sensibilizzanti.
5. ESPOSIZIONE AD AGENTI FISICI.
a) Esposizione a radiazioni elettromagnetiche (calore, luce, raggi X, radiazioni ionizzanti).
b) Esposizione a laser.
c) Esposizione al rumore od a ultrasuoni.
d) Esposizione a vibrazioni meccanica.
e) Esposizione a sostanze/mezzi ad alta temperatura.
f) Esposizione a sostanze/mezzi a temperatura molto bassa.
g) Presenza di fluidi sotto pressione (aria, vapore, liquidi compressi).
56/65
Orientamenti CEE riguardo alla valutazione dei rischi sul
lavoro. Esempi di situazioni e di attività lavorative che
richiedono una valutazione dei rischi.
6. ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI.
a) Rischio di infezioni derivanti dalla manipolazione e dall'esposizione non intenzionale a
microorganismi, esotossine ed endotossine.
b) Rischio di infezioni dovute all'esposizione non intenzionale a microorganismi (per es: legionella,
liberata dai sistemi radianti di raffreddamento).
c) Presenza di allergeni.
7. FATTORI AMBIENTALI E AMBIENTE DI LAVORO.
a) Illuminazione non adeguata o tecnicamente errata.
b) Controllo indeguato di temperatura, umidità, ventilazione.
c) Presenza di agenti inquinanti.
8. INTERAZIONE DEL POSTO DI LAVORO E DEI FATTORI UMANI.
a) Dipendenza del sistema di sicurezza dalla necessita' di ricevere ed elaborare con cura le
informazioni.
b) Dipendenza dalle conoscenze e dalle capacita' del personale.
c) Dipendenza dalle norme di comportamento.
d) Dipendenza da una soddisfacente comunicazione e da istruzioni corrette per far fronte a
condizioni mutevoli.
e) Conseguenze di deviazioni ragionevolmente prevedibili dalle procedure di lavoro in condizioni di
sicurezza.
f) Adeguatezza delle attrezzature di protezione professionale.
g) Scarsa motivazione alla sicurezza.
h) Fattori ergonomici, quali la progettazione del posto di lavoro per venire incontro alle esigenze
del dipendente.
57/65
Orientamenti CEE riguardo alla valutazione dei rischi sul
lavoro. Esempi di situazioni e di attività lavorative che
richiedono una valutazione dei rischi.
9. FATTORI PSICOLOGICI.
a) Difficoltà di lavoro (intensità, monotonia).
b) Dimensioni dell'ambiente di lavoro, per es. claustrofobia, solitudine.
c) Ambiguità del ruolo e/o situazione conflittuale.
d) Contributo al processo decisionale con conseguenze sul lavoro e sulle mansioni.
e) Lavoro molto esigente a scarso controllo.
f) Reazioni in caso di emergenza.
10. ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO.
a) Fattori condizionati dai processi di lavoro (per es: lavoro in continuo, sistemi di turni, lavoro
notturno).
b) Sistemi efficaci di gestione e accordi per l'organizzazione, la pianificazione, il monitoraggio e il
controllo degli aspetti attinenti alla sicurezza e alla sanità.
c) Manutenzione degli impianti, comprese le attrezzature di sicurezza.
d) Accordi adeguati per far fronte agli incidenti e a situazioni d’emergenza.
11. FATTORI VARI.
a) Pericoli causati da terzi, per es: violenza a colleghi, personale di sorveglianza, polizia, attività
sportive.
b) Lavoro con animali.
c)Lavoro in atmosfere a pressione superiore o inferiore al normale.
d) Condizioni climatiche difficili.
e) Integrità dei software.
f) Lavorare in prossimità di specchi d'acqua o sott'acqua.
g) Posti di lavoro variabili.
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Criteri da applicare alla valutazione dei rischi
Norme legali
Norme e orientamenti pubblicati, p. es. norme tecniche nazionali, codici
di buona pratica, livelli di esposizione professionale, norme delle
associazioni professionali, orientamenti dei fabbricanti ecc.
Princìpi gerarchici della prevenzione dei rischi:
o evitare i rischi sostituire ciò che è pericoloso con ciò che non è
pericoloso o lo è meno
o combattere i rischi alla fonte
o applicare provvedimenti collettivi di protezione piuttosto che
individuali (p. es. controllare l’esposizione ai fumi mediante un
impianto di ventilazione dei locali, piuttosto che attraverso l’impiego
di respiratori personali)
o adeguarsi al progresso tecnico e ai cambiamenti nel campo
dell’informazione
o cercare di garantire un miglioramento del livello di protezione
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ANALISI DEL RISCHIO
IDENTIFICAZIONE
DEL RISCHIO
STIMA
DEL RISCHIO
(quantificazione)
CONTROLLO
DEL RISCHIO
(riduzione)
Identificazione, definizione,
descrizione
BANCHE
DATI
Valutazione della frequenza
(o probabilità) di accadimento
dell’evento e valutazione
delle conseguenze
Confronto con obiettivi di sicurezza
per stabilirne l’accettabilità e
azioni per ridurre i rischi e
mitigare gli effetti degli eventi
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ANALISI O VALUTAZIONE ?
Va sottolineata la distinzione tra
"risk assessment“
(valutazione dei rischi - attività cognitiva, di
conoscenza della situazione) e
"risk management“
(gestione del rischio - processo decisionale).
La demarcazione tra i due momenti non è
sempre netta.
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RELAZIONI TRA LE FASI
DEL PROCESSO DI STIMA, DI VALUTAZIONE
E DI CONTROLLO DEL RISCHIO
analisi storica
degli incidenti
stima delle
probabilità
di accadimento
obiettivi di
sicurezza
descrizione dell’impianto
o del sistema
identificazione
dei rischi
stima dei rischi
valutazione e confronto
con gli obiettivi assunti
analisi di tipo
quali-quantitativo
stima delle
conseguenze
criteri di
confronto
definizione di interventi
correttivi: eventuali modifiche
per eliminare o ridurre i rischi
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controllo dei rischi
La norma EN 1050:1998: Sicurezza del macchinario - Principi
per la valutazione del rischio, impone ai costruttori di eseguire
l'analisi del rischio
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