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L iana M il l u , Il fumo di Birkenau, Ed.
Mondadori, Milano, 1957, pp. 179 '
L . 800.
Il fumo di Birkenau, l’ acre fumo che si
levava periodicamente dai forni cremato
ri del campo di eliminazione di AuschwitzBirkenau, stagnava a lungo sul campo, a
ricordare, se ve ne fosse stato bisogno,
ai deportati, in gran parte ebrei, che lì,
in fumo erano finiti i loro cari, i loro
amici e compatrioti, e che lì si sarebbe
ro presto dissolti anch’essi: il fumo di
Birkenau è, se non il protagonista, il co
stante sfondo ossessivo di questa rassegna
di ricordi in forma di racconti un po’
romanzati, ma vivi e spontanei, che la
Millu, che di quel campo sopportò a lun
go le pene e le miserie, ha raccolto in
volume.
Sono sei racconti, intrecciati intorno
alle vicende ed alle figure di sei donne
ebree, che con la varietà dei loro atteg
giamenti e delle loro reazioni di fronte
alla bestiale e degradante vita del campo,
forniscono altrettanti campioni di umani
tà sofferente: da colei che scende al com
promesso per sopravvivere, a colei che
dà la vita pur di essere madre, o che si
sacrifica per salvare l’uomo che ama.
Il libro ingenera nel lettore, se è pos
sibile, nuovo orrore per i metodi schia
vistici ed inumani con cui un popolo
tentò di eliminare altri popoli: dal punto
di vista documentario e strettamente sto
riografico appare invece meno importan
te, dato il suo carattere letterario.
(A. P.)
L uciano B ergonzini, Quelli che non si
arresero, Editori Riuniti, Roma, 1957,
pp. 3 15 , L . 600.
M arcella e N azario G alassi , Resistenza
e 36“ Garibaldi, Editori Riuniti, Roma,
1957, pp. 525, L. 1000.
La collana dedicata dagli Editori Riu
niti alla storia della Resistenza, che con
ta già al suo attivo ben 1 1 volumi, sem
bra orientare i propri interessi sulla lotta
partigiana svoltasi in Emilia e Romagna,
ad opera di alcune fra le più agguerrite
formazioni garibaldine. Così era stato per
(( Quelli di Bulow », cioè per i partigiani
operanti nel Ravennate che facevano ca
po ad Arrigo Boldrini. Così è ora per la
3Óa Brigata Garibaldi, operante nell’ Imolese e nel Faentino, cui sono state dedi
cate, a distanza di pochi mesi, ben due
pubblicazioni, centrate ambedue sul me
desimo argomento, ed impegnate nella
descrizione dei medesimi episodi da un
punto di vista pressoché identico. Sareb
be forse il caso di chiederci a questo
punto se uno dei due libri non sia di
troppo, o almeno se le energie dei validi
cronisti (che più che di storia, di cronaca,
vissuta o documentata su testimonianze
dirette, e perciò più preziosa agli effetti
di uno studio futuro più approfondito, si
deve parlare) non avrebbero potuto più
produttivamente essere utilizzate nello
studio dell’attività di altre formazioni, in
altri luoghi, o almeno di aspetti differenti
dell’azione partigiana in quella zona. V e
ro è che il libro dei Galassi, più esteso di
quello del Bergonzini, dedica tutta la sua
prima parte alla situazione dell’ Imolese
immediatamente prima e durante il ven
tennio fascista, ed una specie di appendi
ce all’attività cittadina ed aziendale delle
S .A .P .: ma il nucleo centrale dell’opera
è pur sempre la storia della 36% dalla
sua fondazione alla sua entrata nelle for
mazioni regolari della divisione « Cremo
na », quasi al termine del conflitto. In
essa hanno così pieno rilievo, come nel
libro del Bergonzini, le figure dei coman
danti : di « Lorenzini », sacrificatosi vo
lontariamente per salvare la sua forma
zione, di « Bob », che gli successe, e di
mostrò efficaci qualità di comandante mi
litare. Comuni ai due libri sono pure le
descrizioni di alcuni tra i più drammatici
episodi della guerra partigiana di quella
zona, come il famoso assedio (cui seguì
la strage) di « Ca’ di Guzzo », la batta
glia di Castagno, la repubblica di Tossignano, ecc. Non è nascosta dal Bergon
zini, ma trova più esplicita voce nel Ga
lassi, l ’impressione di disagio causata dal
comportamento diffidente degli Alleati nei
confronti di una unità combattente che
per tanti mesi aveva lottato a ridosso
delle linee tedesche per favorire la loro
avanzata.
(A. P.)