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Salute ed economia
– di Silvia Sperandio
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Un milione di italiani resta “orfano”
dopo aver lasciato l’ospedale
17 ottobre 2016
Silvia Sperandio
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17 ottobre 2016
Un milione di italiani resta "orfano" dopo aver
lasciato l'ospedale
Il problema è scottante, tanto più in una società sempre più vecchia,
nella quale le patologie croniche sono in aumento. Un milione di
italiani resta “orfano” dopo aver lasciato l’ospedale: una volta dimessi,
non trovano un ambulatorio per visite internistiche in cui proseguire
il percorso assistenziale iniziato con il ricovero nei reparti di Medicina
15 ottobre 2016
Malattie reumatiche, importante è diagnosi
precoce: domenica esami gratis a Roma
4 ottobre 2016
Artrite reumatoide: scoperta "chiave di volta"
che fa scattare la malattia
interna. Lo denunciano gli esperti della Società italiana di medicina
interna. Dei 6,4 milioni ricoverati ogni anno nel nostro Paese, il 16% si
trova in questo reparto anche perché spesso soffre di due o più
patologie da prendere in carico complessivamente. Una volta a casa,
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però, torna a essere un malato “a pezzi”, che deve fare controlli dal
cardiologo, dal diabetologo, dallo pneumologo senza essere visto da
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uno specialista che sappia mantenere una maggior visione d’insieme.
gentile signora, la ringrazio per questa sua
richiesta. purtroppo la notizia che...
Il mancato inserimento di visite ambulatoriali specialistiche in
Salve sono Manuela ho bambina di 8 anni con
artrite reumatoide infantile ho lett...
milioni di italiani che soffrono di due o più malattie croniche,
Gentile lettore, la notizia che ho pubblicato
riguarda una scoperta di laborator...
avvertono gli specialisti, che chiedono la loro reintroduzione ai fini
dell’attuazione del Piano nazionale della cronicità e della sua stessa
sostenibilità.
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slow news
- di Ugo Tramballi
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medicina interna può minare la salute di questi pazienti e dei 12
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“Le malattie croniche non trasmissibili sono la nuova emergenza
grand tour
sanitaria – afferma Francesco Perticone, presidente Simi – in Italia
- di Vincenzo Chierchia
sono responsabili del 92% dei decessi e riguardano un numero
east side stories
sempre più ampio di persone, anche giovani visto che ben 1,5 milioni
- di Cristina Battocletti
di 45-55enni deve già convivere con più patologie. Tutto ciò è
determinato dall’aumento dell’età media e soprattutto da una
prevenzione insufficiente”.
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I pazienti ricoverati nei reparti di medicina interna “sono in continuo
aumento – prosegue Perticone – l’assenza delle visite specialistiche in
medicina interna nel nuovo nomenclatore per l’assistenza
ambulatoriale è perciò incomprensibile oltre che pericolosa, perché
lascia senza specialista di riferimento una grossa quota di pazienti
prevalentemente anziani, spesso fragili, in cui la gestione va oltre la
valutazione della singola patologia d’organo”.
Per l’esperto, “anche la rivalutazione post-dimissione, a breve e
28 minuti fa
Germania, due esplosioni in fabbriche chimiche
Basf. Feriti e dispersi https://t.co/UHqIYyVhNR
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28 minuti fa
Povertà, al Sud più italiani che stranieri nei centri
Caritas. Sempre più giovani indigenti
https://t.co/wBTeqYb3Yb
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circa 1 ora fa
BTp Italia, opzione da cassettisti contro l’inflazione
https://t.co/yBwblhjyjf https://t.co/vyT8xcSa6m
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medio termine, non può perciò prescindere da una visione generale.
Senza contare la riduzione dei costi e dei disagi per i pazienti, che
grazie alla visita dell’internista non sono costretti a peregrinare da
uno specialista all’altro. Già oggi le visite specialistiche in medicina
interna sono solo 3,2 milioni a fronte di una necessità minima stimata
in 6 mln: rendiamo conto del 5% appena di tutti i controlli specialistici
che assieme portano a una spesa di oltre un miliardo di euro, cifre che
potrebbero ridursi con il coinvolgimento adeguato degli internisti”.
Non solo. “Spesso lo specialista d’organo prescrive i farmaci di propria
competenza senza preoccuparsi di quelli che il paziente sta già
assumendo. Applicando alla lettera le linee guida per ogni singolo
paziente con 5 malattie bisognerebbe prescrivere 19 dosi di 12 farmaci
diversi. L’armonizzazione della terapia è un’ulteriore e innegabile
competenza dell’internista che, molto spesso, deve togliere o ridurre
farmaci piuttosto che aggiungerne di nuovi”, conclude Perticone.
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