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L’imprenditoria straniera in Italia e in Sicilia: andamenti e caratteristiche
settoriali
Melania Ferrara
IMMIGRAZIONE
Si presentano alcune elaborazioni sull’imprenditoria straniera in Italia e in Sicilia, mostrando il suo andamento, la
sua composizione settoriale e i livelli di specializzazione
Introduzione
Da almeno un ventennio nelle società occidentali assistiamo alla crescita costante dei flussi
migratori. Le analisi riguardanti i lavoratori stranieri hanno molto spesso messo in rilievo
l’importanza del lavoro subordinato tralasciando il versante del lavoro autonomo. Soltanto in
tempi recenti un’attenzione maggiore è stata rivolta alle caratteristiche delle imprese a conduzione
“migrante”.
Dopo lo scoppio della crisi l’economia italiana si è trovata a fronteggiare una situazione di
forte instabilità. La consistenza del tessuto imprenditoriale in Italia ci ha incoraggiati a concentrare
l’attenzione su una figura nuova o semplicemente poco conosciuta per l’economia italiana:
l’imprenditore “migrante”. Sebbene il fenomeno delle migrazioni in Italia sia ormai di antica
tradizione, la figura dell’imprenditore “straniero” è relativamente recente. L’imprenditorialità
straniera è diventata una realtà consistente soltanto dopo il 1998, con l’introduzione del decreto
legislativo n.286/19981.
1
Questo testo modificato dalla legge n.189/2002 disciplina l’ingresso e il soggiorno dei lavoratori stranieri in
Italia. Il titolo III è dedicato alle disposizioni in tema di lavoro nel quale troviamo l’art. 21 che contiene la
disciplina riguardante i flussi di ingresso e l’art.26 che si occupa del lavoro autonomo, utili ai fini della nostra
analisi. L’art. 21 determina la portata dei flussi d’ingresso per motivi di lavoro, flussi che vengono definiti
annualmente. Per il 2014 non esisteva una quota attribuita al solo lavoro autonomo disponendo di una quota fissa
di 2.000 lavoratori da ripartirsi tra lavoro autonomo e subordinato non stagionale, rispetto alle 15.000 unità
annuali previste per il lavoro stagionale. Visti gli incrementi delle cariche di impresa, l’ultimo decreto flussi del
2015 ha fatto un passo avanti in materia, prevedendo 2.400 ingressi per il solo lavoro autonomo, corrispondenti al
4% del totale e ampliando di fatto l’ingresso di imprenditori stranieri nel nostro paese che rimane comunque
limitato.
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Anno VIII - n° 3 - Ottobre 2016
Un primo obiettivo di questo lavoro è quello di descrivere e rappresentare attraverso
elaborazioni originali alcune caratteristiche dell’imprenditoria migrante in Italia (andamento,
distribuzione territoriale e settoriale etc.), dedicando una particolare attenzione alla realtà siciliana.
Cercheremo altresì di verificare come questo fenomeno si è evoluto negli ultimi anni al fine di
misurarne e rappresentarne la consistenza e l’importanza. Infatti, è importante ricordare come la
rilevanza dell’imprenditoria straniera non riguarda soltanto la sfera economica ma comporta
significativi riflessi sul piano dell’integrazione, della riduzione della marginalità sociale, della
formazione di modelli culturali e comportamentali virtuosi per i migranti e per la società nel suo
complesso.
1. Le imprese straniere in Italia2
Fra il 2011 e il 2014 gli stranieri residenti sono aumentati nel nostro paese di quasi 1
milione di unità. L’incremento del flusso migratorio ha coinciso con l’aumento della
disoccupazione come principale effetto della crisi, comportando, anche fra i migranti, un declino
del lavoro subordinato. Contemporaneamente vi è stato un incremento di 70.218 imprese a
conduzione straniera, in controtendenza rispetto alle cessazioni registrate dalle imprese italiane.
L’imprenditorialità straniera è diventata, dunque, una risorsa importante sia in termini di
occupazione prodotta, sia come sostegno al tessuto imprenditoriale del nostro territorio, che come
spinta d’uscita da una situazione di precarietà.
Nel nostro paese il numero di imprese nel 2014 è 6.041.187, su un totale di 60 milioni di
abitanti. Di queste circa il 9,2% sono imprese il cui titolare è uno straniero. Mentre le imprese
attive con imprenditore italiano presentano una perdita di -4,6% tra il 2011 e il 2014, le imprese
straniere presentano un trend di crescita positivo con una variazione del +13,6% (figura 2). In
termini assoluti, le imprese straniere attive sono cresciute da 419.064 nel 2011 a 476.033 nel 2014
confermando che la crisi non ha influito particolarmente né sui flussi di ingresso né tanto meno
sulle iniziative imprenditoriali che risultano ormai in costante crescita (figura 1).
2
I dati utilizzati per la seguente analisi sono di fonte Unioncamere ed ISTAT, reperibili sui rispettivi siti web.
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ImpreseStraniere
500
4900
4850
4800
4750
4700
4650
4600
4550
480
Migliaia
Migliaia
ImpreseItaliane
460
440
420
400
380
2011
2012
2013
2011
2014
2012
2013
2014
Figura 1. Confronto tra imprese italiane e imprese straniere. Nostre elaborazioni su dati
Centro Studi Unioncamere.
Tale crescita non è stata, tuttavia, sufficiente a controbilanciare la riduzione del totale delle
imprese italiane registrate, che sono scese di circa 127 mila unità, determinando una caduta del
1,13% del totale delle imprese nel triennio considerato.
ImpreseA1ve
115
110
impresea3ve
totali
105
impresea3vecon
imprenditore
straniero
100
impresea3vecon
imprenditore
italiano
95
90
2011
2012
2013
2014
Figura 2. Andamento imprese attive (numeri indici 2011=100). Arco temporale 2011-2014.
Nostre elaborazioni su dati Centro Studi Unioncamere.
Analizziamo più nel dettaglio le caratteristiche territoriali e settoriali delle imprese a
conduzione migrante. Nelle regioni del Nord-Ovest il 10,5% delle imprese totali è a conduzione
straniera con un incremento di 15.097 unità tra il 2011-2014 (+11,8%). Nel Sud e nelle Isole la
numerosità delle imprese appare inferiore con 107.499 imprese nel 2014, rappresentanti il 6,4%
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delle imprese nel territorio, che hanno, tuttavia, registrato un aumento importante, pari a 15.871
imprese rispetto al 2011 (+17,3%).
I risultati di crescita migliori sono stati registrati dal Centro che presenta nel periodo di
riferimento un incremento di 18.138 unità (+16,9%) e dove rinveniamo la quota di imprese
straniere più elevata l’11,7%. Infine a fare da fanalino di coda troviamo il Nord-Est, che presenta il
minore numero di imprese in termini assoluti e l’andamento temporale peggiore (+8,5%)
mantenendo una quota di imprese straniere pari al 9,6% delle imprese del Nord-Est.
Ad un primo esame settoriale ritroviamo il 37% del tessuto imprenditoriale straniero nel
settore commerciale, seguito dalle costruzioni, dai servizi e infine dall’agricoltura. A differenza
dalle imprese italiane che riportano andamenti negativi in tutti i settori (ad eccezione dei servizi), le
imprese straniere presentano trend positivi in tutti i comparti analizzati, mostrando però delle
differenze territoriali importanti.
Impresestraniere
SudeIsole
Centro
Nord-Est
Nord-Ovest
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
SudeIsole
Agricoltura,silvicolturae
pesca
1752
2405
3895
5893
IndustriainsensostreGo
9919
10343
14319
5859
Costruzioni
48195
34354
31226
9270
Commercio
42035
27422
42860
70284
Altriservizi
40936
25695
32954
16144
Figura 3. Composizione del tessuto imprenditoriale straniero per settori nelle diverse
macro-aree. Anno 2014. Nostre elaborazioni su dati Centro Studi Unioncamere.
La figura 3 mostra la composizione del tessuto imprenditoriale straniero nel dettaglio
territoriale. Ad una prima analisi notiamo che mentre le differenze tra Nord-Ovest, Nord-Est e
Centro non sono marcate, il Mezzogiorno sembra presentare una situazione a sé stante. Infatti il
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numero di imprese presente nel commercio è di gran lunga superiore rispetto agli altri territori
analizzati; mentre il settore delle costruzioni, ampiamente rappresentato al Nord, non risulta così
importante per il Sud.
Per comprendere se la maggior concentrazione delle imprese migranti in un settore
dipende, in ciascun territorio, dalla struttura produttiva di quel territorio o da caratteristiche
specifiche delle imprese migranti, abbiamo fatto ricorso alla elaborazione del cosiddetto “indice di
Balassa”, che permette di confrontare le quote delle imprese migranti e di quelle non-migranti in
un determinato settore.
Dall’analisi della specializzazione delle imprese straniere3 è emerso che gli imprenditori
stranieri, a parità di condizioni con gli autoctoni, si concentrano in misura maggiore in alcuni
settori piuttosto che in altri. Come già anticipato le imprese straniere si raggruppano maggiormente
nel commercio (37%), nelle costruzioni (27%) e nei servizi (23%). Situazione differente quella del
Sud dove le imprese straniere confluiscono nel commercio (63%) e nei servizi (15%) tralasciando il
settore edile.
Indice di
2011-2014 Italia
Straniere Totali
Balassa
Agricoltura, Silvicoltura e
Pesca
3,04%
15,22%
0,20
Industria in senso stretto
8,81%
10,42%
0,85
Costruzioni
27,43%
15,38%
1,78
Commercio
37,33%
27,22%
1,37
Servizi
23,29%
31,66%
0,74
Tabella 1. Indice di Balassa per la media nazionale. Nostre elaborazioni su dati Centro
Studi Unioncamere. Media periodo di riferimento 2011-2014.
3
A tal fine abbiamo utilizzato l’Indice di Balassa comunemente impiegato nell’analisi del commercio
internazionale per calcolare il grado di specializzazione di un paese rispetto ad un altro in base alle esportazioni di
un bene o servizio, per comprendere l’incidenza che quest’ultimo ha sulla struttura commerciale del paese.
La formula utilizzata è stata riformulata ponendo l’attenzione ai dati del caso e applicata alla media degli anni
oggetto d’analisi, in maniera tale da non risentire di improvvisi cambiamenti.
BI = (Is1/Istot) / (It1/Ittot).
Dove: BI(imprese) = [(n° imprese straniere attive in un determinato settore nel territorio di riferimento / n° totale
delle imprese straniere in tutti i settori e nel territorio di riferimento) / (n° imprese totali (ita+stra) nel settore e nel
territorio di riferimento / n° imprese totali (ita+stra) in tutti i settori nel territorio di riferimento)].
Risultati > 1 indicano una sovra rappresentazione, al contrario risultati < 1 una sotto rappresentazione.
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Valori dell’indice di Balassa attestanti una specializzazione sono stati rinvenuti nelle
costruzioni e nel commercio, mentre il valore più basso rappresentante una sotto rappresentazione
è stato riscontrato in agricoltura (tabella 1).
I settori di specializzazione delle imprese straniere possono essere utilmente confrontati
con quelli dell’occupazione straniera4. Dal confronto fra gli indici di Balassa relativi ad imprese e
occupati migranti emerge che, a parità di condizioni, gli occupati stranieri sono maggiormente
rappresentati nel settore agricolo e nelle costruzioni. La figura 4 opera un confronto tra l’indice di
Balassa imprese e l’indice di Balassa occupazione confermando come la specializzazione nel settore
edile sia relativa all’imprenditoria come all’occupazione, mentre lo stesso non può dirsi
dell’agricoltura, dove le imprese straniere sono decisamente sottorappresentate.
2
1,5
1
0,5
0
Balassa-Occupazione
Balassa-Imprese
Figura 4. Confronto indici di Balassa - Impresa e Balassa – Occupazione. Nostre
elaborazioni su dati Centro Studi Unioncamere e Istat.
4
Al fine di ottenere una visione più completa del fenomeno abbiamo indagato se i lavoratori e gli imprenditori
stranieri tendono a concentrarsi negli stessi settori. Abbiamo inoltre verificato se questi settori sono attrattivi
perché ad alto valore aggiunto o viceversa se essendo a basso valore aggiunto risulta più facile l’accesso.
L’indice di Balassa relativo all’occupazione è stato calcolato su dati ISTAT e può essere espresso come segue:
IBO= (Os1/Ostot) / (Ot1/Ottot)
Come per l’IBI, valori > 1 indicano una sovra rappresentazione, valori <1 indicano che il settore a parità di
condizioni il settore risulta meno accogliente.
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Occupa6perimpresa
VAperimpresa
700
12
600
10
500
8
400
6
300
4
200
2
100
R²=0,47264
0
0
0,5
1
1,5
2
2,5
R²=0,47386
0
0
0,5
1
1,5
2
2,5
Figura 5. a) Correlazione tra l’IBI e il livello di occupati per impresa. b) Correlazione tra
l’IBI e il valore aggiunto per impresa. Nostre elaborazioni su dati ISTAT e Centro Sudi
Unioncamere.
Scomponendo i 5 settori produttivi nelle quattro aree territoriali, è possibile esaminare le
caratteristiche dei settori nei quali si concentrano le imprese migranti. Da ciò emerge che un alto
indice di Balassa (asse delle ascisse nei grafici 5a e 5b) è associato ad una minore dimensione media
delle imprese sia in termini di occupati (fig. 5a) che di valore aggiunto (fig. 5b).
In questo quadro fa eccezione il commercio, il quale pur presentando un alto numero di
imprese migranti, costituisce un settore a elevato valore aggiunto per impresa (200.000 euro). Ciò
potrebbe dipendere, tuttavia, dalla presenza di grandi catene distributive, che falsa in qualche
modo la struttura dimensionale del commercio. Occorrerebbero naturalmente analisi più
dettagliate per poter comprendere le caratteristiche specifiche delle imprese migranti in termini di
valore aggiunto, occupazione e solidità finanziaria, etc.
Inoltre dalla nostra analisi è stata rintracciata una correlazione negativa tra la sovra
rappresentazione straniera e la crescita della dimensione delle imprese. Questo ci indica che più
piccole sono le imprese nel settore più facile è per gli stranieri inserirsi.
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2. Le imprese straniere nel Mezzogiorno
Nel 2014 il Sud e le Isole presentano nel complesso saldi positivi con 107.499 imprese
straniere attive, con un aumento di 15.851 unità rispetto al 2011. Nonostante l’incremento
importante del Mezzogiorno le imprese “migranti” occupano ancora una quota ridotta il 6,5%
rispetto alle imprese locali e in relazione al dato italiano dove le imprese straniere sono il 9,2%.
La figura 6 presenta un confronto più approfondito tra la Sicilia, le regioni del Sud e la
media nazionale. Notiamo che malgrado la quota di imprese al Sud sia inferiore la crescita
complessiva (+17,3%) risulta più dinamica rispetto alla media italiana (+13,6%), mentre la Sicilia
presenta un andamento in linea con il resto d’Italia. La Sicilia registra una percentuale di imprese
straniere minore di 3 punti percentuali rispetto al resto di Italia, confermando una minore iniziativa
imprenditoriale degli stranieri. Tuttavia questo si accompagna ad una concentrazione minore di
residenti nel territorio presentando valori nella media del Sud (6,5%) con un incremento dell’1%
dal 2011 al 2014.
Quotaver6cale
AndamentoImpreseStraniere
(2011=100)
10,00%
120
8,00%
115
6,00%
110
4,00%
105
2,00%
100
0,00%
2011
Sicilia
SudeIsole
2014
MediaNazionale
2011
Sicilia
2012
SudeIsole
2013
2014
MediaNazionale
Figura 6. Quota di imprese straniere attive sul totale delle imprese: confronto tra Sicilia,
Sud e Isole e Media Nazionale. Nostre elaborazioni su dati Centro Studi Unioncamere.
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3. Andamento settoriale e specializzazione delle imprese straniere in Sicilia
Nel 2014 le imprese straniere attive in Sicilia sono 23.886 con una crescita di 2.964 unità
rispetto al 2011. Di queste il numero più consistente di imprese straniere lo troviamo nel
commercio 16.363 e nei servizi 3.437 (figura 7).
Andamentoimpresestraniere
Impresestranierea1veSicilia
120
2011
2014
16363
115
13823
110
105
100
1857 1850
2925
877 857
3437
1382 1363
Agricoltura Industria Costruzioni Commercio
95
2011
Servizi
2012
Agricoltura
Industria
Commercio
Servizi
2013
2014
Costruzioni
Figura 7. Imprese straniere attive in Sicilia per settori. Andamento settoriale Sicilia (anno
base=2011). Arco temporale 2011-2014. Nostre elaborazioni su dati Centro Studi
Unioncamere.
Inoltre come evidenziato dalla figura 7 gli andamenti più dinamici nel quadriennio
analizzato riguardano proprio i settori nei quali si concentrano il maggior numero di imprese
+18,4% nel commercio e +17,5% nei servizi. Mentre l’industria, le costruzioni e l’agricoltura
presentano dinamiche stagnanti o negative.
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16,00%
14,00%
12,00%
10,00%
8,00%
Sicilia
6,00%
SudeIsole
4,00%
MediaNazionale
2,00%
0,00%
Figura 8. Quota verticale di imprese straniere attive nei diversi settori economici.
Confronto tra Sicilia, Sud e Isole e Media Nazionale. Anno 2014. Nostre elaborazioni su
dati Centro Studi Unioncamere.
La figura 8 mostra il peso dell’imprenditoria migrante nei vari settori ponendo un
confronto articolato tra le diverse aree territoriali. Il settore agricolo presenta in termini percentuali
valori superiori alla media nazionale, ma la presenza di imprese straniere rimane alquanto limitata.
Il settore industriale presenta in Sicilia percentuali esigue il 2,8% delle imprese nel settore,
sia in relazione alla media nazionale 7,6% sia rispetto alle altre regioni del Sud 4,6% attestando una
percentuale nettamente inferiore.
Anche l’edilizia mostra un quadro divergente. La Sicilia, in linea con il Sud, dispone di un
numero di imprese straniere nel settore delle costruzioni piuttosto basso. Mentre a livello nazionale
la quota di imprese straniere è particolarmente elevata, toccando quasi il 16%, in Sicilia solo il 3,1%
dell’intero settore è gestito da stranieri, percentuale ancora più bassa del Mezzogiorno dove le
straniere sono il 4,9% sul totale delle imprese.
A fare la differenza in Sicilia è il commercio dove le imprese straniere sembrano aver
trovato più spazio. Il 13,5% delle imprese siciliane nel settore è a conduzione “immigrata”,
percentuale più elevata sia rispetto al resto d’Italia che tra le regioni del Sud.
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Consideriamo adesso i valori dell’Indice di Balassa riguardanti la regione Sicilia presentati
nella tabella 2.
Indice di
2011-2014 Sicilia
Straniere Totali
Balassa
Agricoltura, Silvicoltura e
Pesca
8,24%
22,71%
0,36
Industria in senso stretto
3,90%
8,22%
0,47
Costruzioni
6,18%
12,08%
0,51
Commercio
67,46%
32,77%
2,06
Servizi
14,07%
24,05%
0,58
Tabella 2. Indice di Balassa nei diversi settori economici in Sicilia. Media periodo di
riferimento (2011-2014). Nostre elaborazioni su dati Centro Studio Unioncamere.
Nel settore agricoltura, silvicoltura e pesca non si evidenziano episodi di specializzazione
straniera, anche se il valore risulta relativamente più elevato rispetto alla media nazionale (tabella 1)
ma sempre indicando una sotto rappresentazione migrante. A parità di condizioni, in Sicilia, risulta
difficile per i migranti avviare un’attività imprenditoriale nel settore agricolo e risulta ancora più
complicato a livello nazionale.
Anche l’industria presenta un quadro divergente, mentre in Italia questo settore viene
scelto dall’8,8% degli stranieri (Tabella 1); in Sicilia solo il 3,9% degli stranieri opta per l’industria,
concentrandosi come risultato dall’indice di Balassa in altri settori.
Malgrado il settore delle costruzioni a livello nazionale sia intensamente popolato da
imprese straniere, in Sicilia si riscontra una presenza alquanto limitata. L’indice di Balassa è
relativamente basso rispetto alla media nazionale confermando che in Sicilia per un cittadino
straniero è meno facile diventare imprenditore edile rispetto a quanto accade nel resto d’Italia
(tabella 1 e 2).
Passiamo all’analisi del Commercio. Abbiamo constatato che il commercio risulta uno dei
settori più ospitali per le imprese straniere. Questo è particolarmente vero in Sicilia, dove il valore
dell’indice di Balassa è relativamente più alto rispetto alle altre regioni. Infatti il 67% delle imprese
straniere siciliane si stanzia nel commercio, una percentuale quasi doppia rispetto al resto d’Italia
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(37%). Questo significa che in Sicilia, a parità di condizioni d’accesso, 3 imprenditori su 5 avviano
la loro attività nel settore commerciale (tabella 2).
Anche il settore dei servizi conta in Sicilia una presenza consistente di imprese straniere ma
sempre minore in termini percentuali rispetto al resto d’Italia. Solo il 14% degli imprenditori
stranieri si inserisce nei servizi, con un indice di Balassa leggermente più basso (IBI=0,58) rispetto
alla media nazionale (IBI=0,74), rimanendo però il secondo settore per presenza di stranieri dopo
il commercio.
4. Un approfondimento sull’attività manifatturiera
Passiamo adesso ad un’analisi più dettagliata del settore industriale approfondendo le
attività manifatturiere e rintracciando casi di specializzazione straniera qualora presenti. La tabella 3
pone una sintesi dei risultati dell’indice di Balassa nel settore manifatturiero. Si evince una
maggiore concentrazione straniera in alcuni comparti con diversi episodi di sovra rappresentazione
di imprese a conduzione straniera.
Il 21,1% delle imprese straniere siciliane nel settore del manifatturiero si trova nelle
industrie alimentari, seguito dal settore metallurgico e della fabbricazione di prodotti di metallo
(18,1%) e dall’industria del legno e fabbricazione di mobili (13,1%), rispetto al dato italiano e
quello relativo al Sud che vede una presenza maggiore nella confezione di articoli di abbigliamento
rispettivamente 33,5% e 24,7%.
Una prima osservazione può essere fatta relativamente alle industrie alimentari. Malgrado
non si attesti una specializzazione il valore dell’indice di Balassa è relativamente più alto in Sicilia
rispetto alla media del Sud e a quella italiana, riportando inoltre una presenza maggiore sia di
imprese italiane che straniere.
Episodi di specializzazione straniera sono rintracciabili nell’industria tessile, nella
confezione di articoli di abbigliamento e nella fabbricazione di articoli in pelle, per la Sicilia l’indice
di Balassa risulta più basso in termini relativi rispetto al resto del Sud ma soprattutto in relazione al
dato nazionale.
Inoltre le imprese straniere in Sicilia risultano sovra rappresentate nell’industria del legno,
nel comparto metallurgico e nelle altre industrie manifatturiere (come la produzione di articoli di
bigiotteria) dove l’indice di Balassa riporta i valori più alti in termini assoluti.
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QUOTA
MANIFATTURIERO
INIDICE DI
STRANIERE
QUOTA ITALIANE
BALASSA
Itali
Sicilia
21,10
industrie alimentari
industrie tessili
%
1,75%
confezione di articoli di
abbigliamento
Sud
Italia
12,47
industria del legno e
Italia
Sicilia Sud a
21,26
11,82
%
%
%
0,80 0,59 0,54
3,49% 4,03% 1,44%
2,20%
3,33%
1,22 1,58 1,21
8,68%
9,55%
1,74 2,85 3,51
1,07 1,86 2,15
% 6,44%
%
fabbricazione di articoli
in pelle e simili
Sud
26,22
24,70
6,74%
Sicilia
33,46
% 3,88%
10,00
0,75%
5,94%
% 0,70%
3,19%
4,65%
13,11
10,79
11,70
11,86
11,87
%
%
%
1,12 0,91 0,56
%
7,60%
5,06%
0,95 0,70 0,56
fabbricazione di mobili
%
% 6,64%
fabbricazione di altri
prodotti della lavorazione
dei minerali non
metalliferi
10,21
9,74%
5,33% 2,84%
metallurgia e
fabbricazione di prodotti
18,10
15,32
16,72
18,15
17,63
19,95
%
%
%
%
%
%
1,00 0,87 0,84
2,62%
2,24% 2,00% 2,86%
3,09%
4,53%
0,92 0,73 0,44
4,24%
2,89% 3,33% 5,11%
4,79%
7,50%
0,83 0,60 0,44
di metallo
fabbricazione di
computer e prodotti di
elettronica
apparecchiature elettriche
fabbricazione di
macchinari e mezzi di
trasporto
altre industrie
21,85
16,82
14,55
19,74
19,72
21,74
manifatturiere
%
%
%
%
%
%
1,11 0,85 0,67
Tabella 3. Indice di Balassa e composizione del tessuto imprenditoriale straniero e italiano nel settore
manifatturiero. Confronto tra Sicilia, Sud e media nazionale. Anno 2014. Nostre elaborazioni su dati Centro
Studi Unioncamere.
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Conclusioni
Questo articolo ha cercato di analizzare alcune caratteristiche delle imprese straniere in
Italia e in Sicilia. Dall’analisi del tessuto imprenditoriale straniero da noi condotta emerge che tra i
settori economici analizzati nel periodo 2011-2014 quello che conta il maggior numero di imprese
è il commercio che corrisponde al 37% dell’intero tessuto imprenditoriale straniero (il 67% in
Sicilia).
Malgrado il commercio presenti il maggior numero di imprese straniere, il settore dove la
componente straniera incide di più è l’edilizia dove il 15,9% delle imprese totali nel settore è a
conduzione straniera. Anche se il quadro differisce sostanzialmente in relazione alla Sicilia e al
Mezzogiorno dove la quota verticale di imprese straniere nel settore è sensibilmente più moderata
(rispettivamente 3,1% e 4,9%).
Dall’analisi della specializzazione delle imprese straniere valori IBI>1 si registrano nelle
costruzioni IBIItalia=1,8 e nel commercio IBIItalia=1,4. In Sicilia valori maggiori di 1 si registrano
solo nel commercio IBISicilia=2,1. Mentre dall’analisi dell’occupazione emerge che i settori più
rappresentati sono l’agricoltura e le costruzioni. Sono questi i settori nei quali le imprese e gli
occupati stranieri tendono a concentrarsi maggiormente.
Inoltre dalla scomposizione dei settori produttivi (agricoltura, costruzioni, commercio,
industria e servizi) nelle aree territoriali (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro e Sud ed Isole) emerge che
un alto indice di Balassa è associato ad una minore dimensione d’impresa sia in termini di occupati
che di produzione di valore aggiunto. L’unica eccezione è rappresentata dal commercio, uno dei
settori a più alto valore aggiunto, anche se occorrerebbe approfondire ulteriormente le
caratteristiche delle imprese migranti (valore aggiunto, occupazione, propensione all’export,
solidità finanziaria, etc) per avere una visione più completa.
Anche il settore manifatturiero presenta dei risultati interessanti. In Sicilia sono emersi
diversi casi di specializzazione anche se ancora il peso delle imprese straniere è più basso rispetto al
resto d’Italia.
StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES
Anno VIII - n° 3 - Ottobre 2016