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taz&bao
Non solo no
La riforma sottoposta a referendum è un pasticcio politico, giuridico e
sociale. Limita fortemente le autonomie locali. Crea un Senato basato
sulle Regioni che oggi, tranne poche meritorie eccezioni, sono il punto
più inefficiente dell’assetto istituzionale italiano. Complica i processi
legislativi facendo credere di semplificarli. Appesantisce le procedure
parlamentari sostituendo al bicameralismo paritario un bicameralismo
confusionario. Crea le premesse per nuovi conflitti davanti alla Corte
Costituzionale in quanto non definisce in modo univoco il discrimine
fra materie di competenza statale e materie di competenza regionale.
Introduce la cosiddetta “clausola di supremazia” che consegna
l’interesse nazionale, che vorrebbe tutelare, alle burocrazie stataliste,
centraliste e oligarchiche in apparenza romane, in realtà di Bruxelles.
Come hanno dimostrato le modifiche costituzionali approvate a partire
dal 2001, cambiare la Costituzione con il consenso di una sola parte
produce gravi danni politici e istituzionali.
Per rendere la Costituzione finalmente adeguata all’Italia del
terzo millennio, occorre tornare al metodo adottato dai padri
della Repubblica. Come accadde nel biennio 1947-1948, quando la
Costituzione italiana fu scritta nella cornice di un ricco dibattito
parlamentare e di uno straordinario confronto tra diverse culture
politiche, anche oggi occorre procedere all’elezione di un’Assemblea
Costituente, che dal popolo riceva autorità e legittimità per riformare la
Carta fondamentale dello Stato in un tempo prestabilito.
La via per aprire questo costruttivo processo di riforma dello Stato è
naturalmente votare “no” al referendum del 4 dicembre.
Primi firmatari: Stefano Parisi, Luigi Amicone, Lodovico Festa, Giancarlo Cesana,
Antonio Pilati, Raffaella Della Bianca, Egisto Mercati, Emanuele Boffi
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| 19 ottobre 2016 |
| Foto: Ansa