ACHILLE MARAZZA

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ACHILLE MARAZZA
E ’ deceduto la mattina dell’8 febbraio, in una clinica sul lago Maggiare nella quale era da tempo ricoverato, il vice-presidente del nostro
Istituto on. Achille Marazza. Uomo della Resistenza, Achille Marazza
proveniva dalle file del Partito popolare italiano nel quale aveva com­
piuto il suo apprendistato antifascista, un’esperienza che segnò profon­
damente tutta la sua esistenza di cittadino e di uomo politico.
Nato a Borgomanero in provincia di Novara il 26 luglio 1894, Achille
Marazza dopo avere conseguito la laurea in giurisprudenza iniziò l’atti­
vità forense a Milano. Partecipò come volontario alla prima guerra mon­
diale, al termine della quale entrò a militare nell’Azione cattolica e nel
partito popolare, segnalandosi tra gli oppositori della nascente dittatura
fascista. Il consolidamento del regime fascista e la conseguente messa al
bando dei partiti politici costrinse il Marazza a ritirarsi dall’attività pub­
blica; durante il ventennio fascista egli dedicò la sua attività al lavoro
forense e professionale fin qmndo, allo scoppio della guerra, nel 1940,
fu richiamato alle armi e inviato anche nei territori occupati della Jugoslavia.
Ma nel frattempo, il Marazza aveva ripreso i contatti con il movi­
mento antifascista clandestino che nella congiuntura bellica andava rior­
ganizzando le proprie file; fu così che nel 1941 partecipò alla rina­
scita del partito cattolico, promuovendo con Stefano Jacini, Galileo Vercesi, Edoardo Clerici, Augusto De Gasperi, Giovanni Gronchi e Achille
Grandi la costituzione della Democrazia Cristiana a Milano. Da que­
sto momento data il suo impegno diretto di militante dell’antifascismo
e della Resistenza. Rientrato definitivamente in Italia, dopo l’8 settem­
bre 1943 si rifugiò temporaneamente nell’Ossola, ma già all’inizio del
1 944 fece ritorno a Milano per lavorare nell’organizzazione clandestina
della DC. Nella Resistenza ricoprì incarichi di alta responsabilità e fu
soprattutto, a partire dall’ottobre del 1944, rappresentante della DC nel
CLN A I, nella sua qualità di segretario del suo partito per l’Italia occu­
pata. Alla fine di aprile del 1945 svolse una parte di primo piano nella
fase ultima dell’insurrezione partecipando per conto del C LN A I alle trat­
tative per la resa di Mussolini delle quali si era fatto tramite il cardi­
nale Schuster, arcivescovo di Milano. E fu anche per merito di Marazza,
il quale ha reso la testimonianza di quelle trattative in un non lontano
ciclo di lezioni e testimonianze organizzato dall’amministrazione comu­
nale di Milano (cfr. nel volume La Resistenza in Lombardia, pp. 245-256),
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Achille MarazZa
se le trattative si orientarono verso l’unica conclusione che il C LN A I
poteva accettare: la resa incondizionata del dittatore fascista.
Dopo la liberazione, Achille MarazZa rappresentò la Democrazia Crû
stiana nella Consulta Nazionale e nell’Assemblea Costituente; dal 1948 al
1958 fu membro della Camera dei deputati per la circoscrizione MilanoPavia. Tra le numerose cariche pubbliche da lui ricoperte si ricordano
principalmente gli incarichi governativi : più volte sottosegretario alla
Pubblica istruzione (nel governo Pani e nel primo ministero De Gasperi),
alla giustizia (nel secondo ministero De Gasperi) e agli interni (nel quarto
e quinto ministero De Gasperi), fu ministro del Lavoro nel sesto mini'
stero De Gasperi (dal gennaio del 1950 al luglio del 1951).
Ma in questa sede vogliamo ricordare soprattutto l’uomo della Resi'
stenza, il politico che seppe assicurare l’adesione del suo partito alla piat'
taforma unitaria del C LN e che a quella formula di collaborazione seppe
mantenersi fedele con equilibrio e con passione contro ogni pressione cen'
trifuga anche negli organismi di difesa dei valori della Resistenza. E
vogliamo sottolineare appunto la passione con la quale egli, cattolico,
rivendicava alla sua parte politica la legittimità della partecipazione alla
Resistenza, senza tentennamenti nè resipiscenze, richiamando le parole
che egli stesso ebbe a consegnare alla nostra rassegna:
a La Resistenza per noi non fu soltanto, come in altri più fortunati
paesi d’Europa, resistenza contro un esercito invasore, volontà di salva'
guardare oltre la sconfitta la propria casa e la propria terra, per riprendere
subito dopo la liberazione il filo interrotto della propria vita quotidiana,
al riparo di nuove leggi e di liberi ordinamenti. Da noi per una triste
complessità di motivi, la Resistenza fu da un lato amore chiuso e geloso
e quasi schivo per la patria umiliata, dolorosa dedizione, disperato orgo'
glio in una così disperata sconfitta; ma dall’altro lato fu ansia morale di
ricostruire la patria, volontà di dare vita ad una società politica libera
ed ordinata, fondata sul rispetto della persona umana e nella legge di
Cristo » (« Il Movimento di Liberazione in Italia », luglio 1956, n. 43).