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io
mi s sa r a
nov
in tutto
il MONDO
Pagine a cura del Centro Missionario Diocesano di Novara e del Novara Center
Nel cuore dell’Ottobre missionario la Veglia di preghiera a Ghemme con il vescovo
Nel nome della misericordia
I santi hanno “dato il cuore ai miseri”
“Miseri-cor-dare”: dare il
proprio cuore ai miseri.
E’ quello che ha fatto
Dio, guardando la miseria e
la povertà dell’uomo: si è
chinato su di lui, gli ha fasciato le ferite, lo ha risollevato dalla polvere e gli ha
ridonato valore e dignità.
E tutto questo lo ha fatto
attraverso il suo Figlio, il
cuore del Padre.
Ecco l’anno del Giubileo,
l’anno della misericordia.
Ci riconduce alla vera religione, quella del cuore,
per ricordarci che Dio, per
salvare l’uomo, ha dato il
suo cuore.
La Giornata Missionaria
Mondiale 2016, sul tema
“Chiesa missionaria, testimone di misericordia”, riporta le nostre comunità al
“cuore” di questa verità, ricordando che tanti figli di
Dio e della Chiesa oggi
continuano quell’opera di
annuncio, di testimonianza, di vita evangelica in
tante parti del mondo.
Come? Dando il loro cuore ai miseri.
Si chinano sulle povertà e
sulle fragilità di tanti fratelli e sorelle per ridare loro
coraggio, speranza e fiducia.
“La missione ad gentes
è una grande, immensa
opera di misericordia sia
spirituale che materiale”
scrive papa Francesco nel
messaggio per la Giornata
Missionaria Mondiale 2016.
E’ affascinante pensare
alla storia della Chiesa come ad un susseguirsi di
persone che hanno cercato
di incarnare quella misericordia di Dio nelle opere
materiali e spirituali.
Le figure che vorremmo
porre all’attenzione di tutti, quest’anno sono due:
Charles de Foucauld e Madre Teresa.
Era il 1° dicembre di 100
anni fa quando il fratello
universale, amico dei tua-
reg, veniva crudelmente
ucciso a Tamanrasset in
modo violento.
Fratel Carlo di Gesù,
giunto in Algeria 15 anni
prima, trascorreva una vita
conforme allo “stile di Nazaret”, basata sulla preghiera, sul silenzio, sul lavoro
manuale e l’assistenza ai
poveri.
Undici anni fa, 13 novembre 2005, papa Benedetto beatificò Charles de
Foucauld dichiarando che
“la sua vita è un invito ad
aspirare alla fraternità universale”.
Quest’anno papa Francesco ha canonizzato Madre
Teresa di Calcutta, all’interno del Giubileo del volontariato e degli operatori di
misericordia.
L’opera della suora albanese che si è chinata sulle
povertà degli ultimi continua oggi nella tenerezza di
missionari, di volontari, di
operatori della carità e di
misericordia, di testimoni
del Vangelo, di uomini e
donne che riversano quotidianamente il loro cuore
sulle miserie umane.
Charles e Teresa sono
due luci che accendono i
nostri cuori nella sera della
Veglia Missionaria a Ghemme.
Accendono il cuore del
dott. Flavio Bobbio che, dopo passate esperienze in
Tanzania in età giovanile,
riparte tra pochi giorni per
lavorare in un ospedale del
Sud Sudan con il Cuamm,
Medici con l’Africa.
Riceverà il crocifisso dalle mani del nostro Vescovo
per dire, ancora una volta,
che non è un laico, un dottore o un padre di famiglia
che parte, ma è una Chiesa
diocesana che non si stanca di “dare il proprio cuore
ai miseri”.
Nel ricordo, nel segno e
sul modello di Charles e di
Teresa.
Avvicendamento al Centro missionario diocesano
DON MARIO BANDERA
DON GIORGIO BORRONI
37 anni dopo
37 giorni dopo
La mia nomina a direttore
del Centro Missionario risale
all’ottobre del 1979, alla vigilia
dell’ordinazione sacerdotale,
su indicazione di dom Mario
Zanetta e di altri amici, per
succedere a don Gianni Quaglia.
Cominciai a raccogliere gli
indirizzi e di mettermi in contatto con tutti i missionari novaresi sparsi per il mondo.
La prima Veglia Missionaria,
avvenne nell’ottobre del 1980,
con la straordinaria presenza
di Madre Teresa di Calcutta a
Novara in duomo e al palazzetto dello sport.
Ma l’anno dopo fu la volta di
dom Helder Camara, e successivamente Adolfo Perez Esquivel, già premio Nobel per la
pace.
Cominciai a far visite periodiche ai nostri missionari, non
solo ai sacerdoti diocesani ma
anche a tutti gli altri in modo
che nessun missionario novarese sentisse la Chiesa gaudenziana che l’aveva inviato
rimanere indifferente o estranea ai loro problemi e ai loro
traguardi.
In quei primi anni venni nominato anche responsabile del
Centro di Pastorale Giovanile e
Coordinatore regionale dei
Centri Missionari.
Intensa fu anche la mia permanenza nel Consigli Nazionale con esperienze molto significative e toccanti, come la
visita alla Chiesa d’Algeria, dopo l’eccidio dei monaci trappisti di Thiberine e i viaggi in Georgia e in Mongolia con la delegazione ufficiale per vedere
se c’erano le condizioni per riprendere l’invio di missionari
cattolici in quei paesi dopo la
lunga stagione comunista.
E poi le visite ai nostri “fidei
donum”, alle suore e ai laici
con mons. Del Monte e mons.
Corti; con loro si accrebbero i
viaggi missionari dando così
inizio ad una bellissima tradizione: dall’Africa all’America
Latina fino al Giappone, quando mons. Corti fu invitato a
predicare gli esercizi spirituali
ai missionari saveriani.
Tanti i momenti belli che
vorrei ricordare: le ordinazioni episcopali di dom Mario Zanetta, di dom Adriano Ciocca
Vasino e di dom Guerrino Brusati, tutti consacrati vescovi in
terra brasiliana.
Ma non sono mancati i momenti tristi: l’attentato a don
Carlo Masseroni e la morte di
dom Mario Zanetta, di don Lorenzo Tori, di don Gianni Sacco e di tanti amici.
I ricordi dei viaggi, di tante
opere realizzate e di tanti incontri sono davvero innumerevoli: dopo 37 anni dico grazie alla mia famiglia che mi ha
accompagnato in questa esperienza (della loro presenza rimangono segni tangibili anche in terra di missione!) e ai
tanti amici con cui ho condiviso gioie e dolori, fatiche e speranze.
E dico grazie al Signore per il
mio servizio missionario che,
pur svolgendosi nelle “retrovie”
della Missione, ha significativamente arricchito la mia vita di
uomo, di cristiano e di prete.
don mario bandera
Sfido chiunque ad affermare che succedere a don Mario
dopo 37 anni di conduzione di
questo Centro Missionario sia
una cosa semplice.
Quando Novara accolse, agli
inizi degli anni ’80, Madre Teresa di Calcutta ed Helder Camara, il sottoscritto era solo un
giovane seminarista affascinato da questi “eroi” della fede e
della carità verso i poveri.
E se la nostra Chiesa Diocesana, fin da quegli anni ad oggi, ha avuto pagine significative di apertura alla mondialità
e alla cattolicità lo deve soprattutto a don Mario.
Don Giorgio e don Mario
Quindi entro in punta di
piedi, prendendo un testimone pesante ma carico di storia
e di speranza.
In punta di piedi siamo tutti chiamati a portare avanti valori, storie e testimonianze ricche di Vangelo, che i nostri “fidei donum” ci raccontano
quando ritornano nella nostra
diocesi.
Sono anche le storie di religiose, religiosi, laici che da qui
sono partiti per vivere il loro
cristianesimo nelle terre lontane, portando un pezzo della
nostra diocesi negli altri continenti e riportandoci le storie
di misericordia che arrivano
da oltre oceano.
Penso che il Centro Missionario debba fare questo: raccontare la speranza, aprire gli
orizzonti, educarci alla mondialità, costruire dei ponti, dare vita a dei progetti.
Grazie don Mario per il tuo
amore contagioso per la missione!
Il viaggio verso le periferie
non va interrotto, anzi papa
Francesco ci invita continuamente ad andare oltre per un
cammino di inclusione dove i
poveri non sono l’oggetto della pastorale della Chiesa, ma il
soggetto da cui ripartire perché loro sono il cuore della no-
stra azione missionaria.
Il sinodo ha istituito le “Unità Pastorali Missionarie”; sicuramente i nostri missionari
che da anni o per anni hanno
lavorato in queste chiese giovani possono darci stimoli ed
indicazioni nuove per “prenderci sempre più cura” delle
fragilità che vanno accolte,
ascoltate, fasciate, guarite e
messe al centro della vita delle nostre comunità.
Faremo tutto questo in punta di piedi, nella consapevolezza che, come dice il famoso
aforisma, “fa più rumore un albero che cade che una foresta
che cresce”.
Purtroppo gli alberi della
violenza, della forza, dell’arroganza e della prepotenza continueranno a cadere e a far rumore.
Noi, come Centro Missionario, cercheremo di seminare
quei germi di speranza nella
nostra diocesi novarese e oltre
per far crescere la foresta dell’amore, della solidarietà e della pace… senza far rumore, in
punta di piedi!
E dopo poco più di 37 giorni
al Centro Missionario mi accorgo che, con quei piedi, di
passi occorre farne ancora
molti.
don giorgio borroni