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Consiglio europeo
COMUNICATO STAMPA
596/16
19.10.2016
Vertice sociale trilaterale, 19 ottobre 2016
Il vertice sociale di autunno è stato l'occasione per una discussione sul tema "Affrontare le sfide comuni dell'Europa:
generare crescita, creare posti di lavoro e garantire equità". Più in particolare, i partecipanti hanno espresso le proprie
opinioni sui seguenti sottotemi:
le principali sfide da affrontare in vista dell'analisi annuale della crescita 2017
l'attuazione della nuova agenda per le competenze per l'Europa: il ruolo fondamentale delle parti sociali
l'integrazione dei rifugiati nel mercato del lavoro e nella società: esperienze acquisite finora
Nella dichiarazione d'apertura il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha sottolineato: "Il referendum sulla Brexit
presentava caratteristiche proprie alla Gran Bretagna. Sarebbe tuttavia insensato ignorare il messaggio trasmesso dalla
votazione circa l'opinione diffusa sulla globalizzazione. Si tratta di una valutazione estremamente negativa, ampiamente
condivisa in tutta Europa. Rispondere a questo sentimento è la motivazione principale alla base della dichiarazione di
Bratislava. La dichiarazione di Bratislava costituisce un cambiamento di prospettiva necessario, smettere di impartire
insegnamenti ai cittadini sui vantaggi dell'integrazione europea per prendere molto più sul serio i loro autentici timori in materia
di sicurezza. Sia nel senso concreto di garantire frontiere sicure e ordine pubblico che in quello più "dolce" di assicurare la
prosperità e il modo di vivere dei cittadini. Occorre un'Europa che protegga i suoi cittadini, un'Europa che essi possano
considerare un rifugio. Al vertice è inoltre emerso chiaramente che l'Unione europea ha una responsabilità condivisa di creare
un futuro economico promettente per tutti."
Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha dichiarato: "L'UE ha una tabella di marcia chiara e un
fermo impegno a creare occupazione, crescita ed equità sociale in Europa. Negli ultimi due anni sono state avviate molte azioni
- dal piano di investimenti per l'Europa, il consolidamento del mercato unico basato su norme chiare ed eque, la realizzazione
della Garanzia per i giovani, il lancio di una nuova agenda per le competenze, alla consultazione in corso su un pilastro europeo
dei diritti sociali. La disoccupazione è in calo ma la strada da percorrere è ancora lunga. Le parti sociali hanno un ruolo
fondamentale e il recente accordo su "un nuovo inizio per il dialogo sociale" dovrebbe preparare il terreno per ulteriori azioni a
livello dell'UE e nazionale. Attendiamo con interesse di discutere le priorità dell'UE in questo momento importante."
Per la presidenza di turno, il primo ministro della Slovacchia Robert Fico ha dichiarato: "Dobbiamo migliorare la
comunicazione reciproca - fra gli Stati membri, con le istituzioni dell'UE, ma soprattutto con i nostri cittadini. Dovremmo
infondere maggiore chiarezza alle nostre decisioni. Utilizzare un linguaggio chiaro e onesto. Concentrarci sulle aspettative dei
cittadini, mettendo in discussione con grande coraggio le soluzioni semplicistiche proposte dall'opposizione politica estremista
o populista nei nostri paesi. Il dialogo sociale può contribuire all'armonia sociale e all'attuazione degli impegni che ci siamo
prefissi al vertice di Bratislava. Nei prossimi mesi offriremo ai nostri cittadini la visione di un'UE attraente di cui possano fidarsi
e che possano sostenere. Il vertice sociale trilaterale di oggi ci consentirà di familiarizzarci con i pareri delle parti sociali su
questo importante tema. Le parti sociali, in particolare, sono in diretto contatto con i lavoratori e conoscono la situazione sia del
mercato del lavoro che dell'ambiente imprenditoriale, e possono quindi aiutare ad affrontare le sfide attuali".
Il presidente di BusinessEurope Emma Marcegaglia, in rappresentanza dei datori di lavoro, ha affermato: "L'Europa si trova
a un bivio. Abbiamo bisogno di istituzioni dell'UE forti ed efficienti che si muovano nella stessa direzione per rafforzare i tre
pilastri economici chiave dell'Unione: il mercato unico, la politica comune in materia di commercio internazionale e l'euro.
Giungere ad accordi commerciali negoziati in conformità dei mandati conferiti all'UE è essenziale per la credibilità dell'Unione e
la creazione di posti di lavoro. Gli investimenti produttivi pubblici e privati devono aumentare. Per questo sosteniamo
l'ampliamento del piano di investimenti Juncker e invitiamo l'UE e tutti i suoi Stati membri a rimuovere gli ostacoli agli
investimenti. Anche le parti sociali dell'UE hanno messo in rilievo che le imprese e i lavoratori non devono pagare il prezzo della
Brexit. Il nostro obiettivo è mantenere relazioni economiche con il Regno Unito il più strette possibile, salvaguardando al tempo
stesso l'integrità del mercato unico. Scegliere a piacimento fra libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei
capitali non è ammissibile.
Per la Confederazione europea dei sindacati (CES), il segretario generale Luca Visentini ha affermato: "I sindacati e i
datori di lavoro concordano sul fatto che sono necessarie soluzioni europee alle numerose crisi a cui è confrontata l'Europa.
Chiediamo maggiori investimenti pubblici e privati in tutta l'Europa per stimolare la crescita e un'occupazione di qualità. Tali
investimenti richiedono una "regola d'oro" che li escluda dagli obiettivi dell'UE in materia di disavanzo e di debito e invitiamo la
Commissione europea a sviluppare una politica industriale ambiziosa per l'Europa. Sosteniamo relazioni economiche il più
strette possibile fra l'UE e il Regno Unito senza compromettere il mercato unico e la libera circolazione delle persone. Vogliamo
dialogare con i negoziatori per trovare soluzioni che riducano al minimo i danni per le imprese e i lavoratori, e i diritti dei
lavoratori. L'UE deve rafforzare la protezione sociale e riconoscere all'Europa sociale la stessa importanza che attribuisce alla
governance economica dell'UE."
Le opinioni espresse in questo testo sono responsabilità dell'individuo/organizzazione in questione e non costituiscono
collettivamente il parere del Consiglio o del Consiglio europeo.
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