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LE REAZIONI DELLA STAMPA
ALLA LEGGE DI BILANCIO DI
RENZI-PADOAN
19 ottobre 2016
a cura del Gruppo Parlamentare della Camera dei Deputati
Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Forza Italia
EXECUTIVE SUMMARY
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Ancora una volta il premier Renzi si è confermato quello che è:
un uomo della prima Repubblica, che ha presentato una Legge
di bilancio da prima Repubblica, fatta di mance e mancette,
priva di una strategia strutturale, in cui il deficit o cresce o
rimane costante e comunque aumenta di più di un punto
rispetto ad impegni originari con l’Unione europea.
Una Legge di bilancio che fa crescere il debito, il che comporta
bassa crescita e incoerenza dei numeri (come aveva infatti già
fatto notare l’Ufficio parlamentare di bilancio.
EXECUTIVE SUMMARY
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Nessun taglio strutturale vero, entrate tutte aleatorie legate a
condoni. Laddove le uscite sono di tipo strutturale. Di fatto una
Legge di bilancio tutta scoperta, elettoralistica, indecente,
laurina.
E alla fine del 2017 pagheremo il conto, ovviamente con
manovra correttiva.
INDICE
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L’eco della manovra sulla stampa
Corriere della Sera – Ivo Caizzi
La Repubblica – Ferdinando Giugliano
La Repubblica – D’Argenio/Petrini
Il Fatto Quotidiano – Marco Palombi
Italia Oggi – Marco Bertoncini
L’ECO DELLA MANOVRA SULLA STAMPA
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Nella giornata del 15 ottobre il Consiglio dei ministri ha
approvato la Legge di Bilancio da presentare alle Camere e
da inviare a Bruxelles.
L’ammontare complessivo della manovra è salito a 27 miliardi
di euro, che mirano a raggiungere un obiettivo di deficit fissato
al 2,3% del PIL per il 2017.
La Commissione Europea è stata molto critica sulla manovra, in
particolare sull’aumento di deficit che il Governo vorrebbe
effettuare senza prima aver avuto l’assenso di Bruxelles.
Voci sempre più insistenti affermano che Bruxelles boccerà la
manovra italiana, ritenendola non in linea con i trattati europei.
CORRIERE DELLA SERA – IVO CAIZZI
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Secondo quanto scritto da Ivo Caizzi sul Corriere della Sera
«La Commissione europea ha fatto trapelare vari dubbi sulla
compatibilità con le regole Ue della bozza del Bilancio 2017,
ricevuta lunedì scorso da Roma. Ma Bruxelles ha escluso
commenti ufficiali almeno nelle due settimane previste per un
eventuale rigetto della manovra italiana, che non avrebbe
precedenti e al momento nessuno pronostica».
CORRIERE DELLA SERA – IVO CAIZZI
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Secondo Caizzi «I conti dell’Italia vengono considerati «un caso
complicato, difficile», ma resterebbe «la volontà di mantenere il
dialogo e trovare un accordo». Così fonti della Commissione
hanno sintetizzato il dialogo «sereno e costruttivo» sulla
manovra 2017.
Caizzi ricorda che commissari Ue eseguono valutazioni e
propongono. «Le decisioni sui bilanci nazionali verranno prese a
livello politico di fatto tra il summit Ue dei capi di Stato e di
governo, che inizia domani a Bruxelles, e i prossimi Eurogruppo
Ecofin dei ministri finanziari. Il precedente dei deficit eccessivi di
Spagna e Portogallo rende improbabile una attitudine
sanzionatoria. Non sono invece da escludere richieste di
correzioni e richiami.»
CORRIERE DELLA SERA – IVO CAIZZI
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La Commissione Europea, conclude Caizzi, ha reso noto che
esistono «delle regole da rispettare e non si può dare luce verde
a qualsiasi cifra». I dubbi di Bruxelles sull’Italia riguardano il
deficit eccessivo, il mancato contenimento del debito, le previsioni
di crescita ottimistiche, l’incertezza di entrate una tantum, il
condono fiscale, le interpretazioni delle circostanze eccezionali
(migranti e terremoto) con il relativo importo della flessibilità di
spesa richiesta.»
LA REPUBBLICA – FERDINANDO GIUGLIANO
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Nell’articolo apparso su La Repubblica del 18 ottobre,
Ferdinando Giugliano ricorda che Matteo Renzi ama ripetere
che una delle principali ragioni dietro la bassa crescita
italiana è l’austerità e che su questo punto il Presidente del
Consiglio ha trovato un prezioso alleato in Barack Obama, che
in un’intervista pubblicata su Repubblica, ha criticato le
politiche di bilancio troppo restrittive dell’Unione Europea.
LA REPUBBLICA – FERDINANDO GIUGLIANO
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Giugliano si chiede: «Ma è davvero così? Il paradosso è che
questa ipotesi non sembra trovare riscontro nella bozza
programmatica di bilancio inviata oggi dal Ministero
dell’Economia alla Commissione Europea. Il documento sembra
fatto apposta per smentire i seguaci di John Maynard Keynes che
chiedono più spesa pubblica per uscire dalla stagnazione e dare
ragione a chi chiede più coraggio nelle riforme strutturali.»
LA REPUBBLICA – FERDINANDO GIUGLIANO
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«Sorpresi?» si chiede Giugliano. «Andiamo per ordine. Il lavoro
del MEF stima il cosiddetto output gap, una misura della capacità
inutilizzata dell’economia. Per i sostenitori delle politiche di
bilancio espansive - come, appunto, Renzi e Obama - questo
"buco" è la ragione per cui l'Italia non cresce. Per far accelerare
la ripresa bisogna abbattere il numero di disoccupati e investire
di più in capitale produttivo, misure che fanno chiudere il "gap".»
LA REPUBBLICA – FERDINANDO GIUGLIANO
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«E’ una spiegazione che ha una sua validità logica – prosegue
Giugliano - ma che non trova riscontro nel documento del MEF.
Secondo i calcoli dei tecnici del ministro Pier Carlo Padoan, tra il
2017 e il 2019, l’"output gap" si ridurrà dall'1,6% del
prodotto interno lordo a zero. La crescita reale, però, accelererà
soltanto da 1% a 1,2% - un aumento estremamente contenuto.
L’effetto spinta sarà principalmente sui prezzi: il deflatore del
PIL, un indicatore che misura l’inflazione, si porterà in due anni
dall’1% all’1,8%.»
LA REPUBBLICA – FERDINANDO GIUGLIANO
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«Come si fa allora a spingere la crescita?» - si chiede
Giugliano – «Dalle previsioni del Ministero, la variabile più in
difficoltà è la produttività e, in particolare, la "produttività totale
dei fattori". Questo è un indice che misure l'efficienza totale di
un’economia: per farla crescere non serve aumentare gli occupati
o il capitale, ma bisogna migliorare il modo in cui queste risorse
vengono distribuite e utilizzate nel sistema produttivo.»
LA REPUBBLICA – FERDINANDO GIUGLIANO
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«Questa «scatola nera» della crescita è ferma in Italia da due
decenni e, secondo gli uomini di Padoan, continuerà a restarlo
per un po’. La produttività diminuirà infatti nei prossimi due anni,
prima di risalire, ma solo a zero, nel 2019. Cosa serve per far
ripartire la produttività? Per la teoria economica, servono
soprattutto riforme strutturali come quella del mercato dei
prodotti, oltre agli investimenti che aiutano a rendere un Paese
più dinamico.»
«I numeri di Padoan smentiscono le ricette di Renzi allora? In
parte sì.»
LA REPUBBLICA – D’ARGENIO/PETRINI
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Sempre su La Repubblica D’Argenio e Petrini scrivono che da
parte della UE sarebbe pronta la lettera per richiamare
l’Italia sulla legge di Bilancio: «Il governo ha una settimana di
tempo per cambiare la manovra, altrimenti riceverà una lettera
UE preludio alla bocciatura formale: nei primi giorni della
prossima settimana una missione di Bruxelles arriverà a Roma
per passare al setaccio i nostri conti».
D’Argenio e Petrini riportano che «ieri Jean-Claude Junker,
tramite canali riservati, ha fatto sapere a Renzi che non è nelle
condizioni di far passare la legge di bilancio così come è stata
notificata alla Commissione».
LA REPUBBLICA – D’ARGENIO/PETRINI
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Secondo i due giornalisti, in vista del referendum, Juncker si è
esposto molto per aiutare Renzi, «ma il testo giunto dal Tesoro
non è ritenuto commestibile sia dal punto di vista legale (ogni
anno le Capitali devono tagliare il deficit mentre l’Italia ha già
ricevuto ampie deroghe e ora ne chiede altre) sia da quello
politico. Troppo elevato il deficit, al di là dei patti stretti tra lo
stesso Juncker e Renzi (ok ad una formulazione che si fermasse
massimo al 2,2%rispetto al target dell’1,8 mentre il governo
ora chiede il 2,3).»
LA REPUBBLICA – D’ARGENIO/PETRINI
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Oltretutto, sostengono D’Argenio e Petrini è la stessa
composizione della manovra a non permette di giustificare i
numeri: «troppe una tantum e poi una stima sui costi che l’Italia
sosterrà sui migranti esageratamente superiore a quella che si
ottiene applicando i criteri europei. Criteri che Roma ha deciso di
ignorare chiedendo un bonus per tutti i costi legati ai profughi
previsti per il 2017 anziché per il solo incremento delle spese
rispetto al 2016.»
LA REPUBBLICA – D’ARGENIO/PETRINI
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«Già giustificare il 2,2%- spiegano da Bruxelles - è
tecnicamente difficilissimo considerando la composizione del
testo – concludono i giornalisti di Repubblica - comunque non ci
sarebbe la sicurezza che passi al vaglio dell’Eurogruppo – il
tavolo dei ministri finanziari - anche se Juncker sembra disposto
a correre il rischio ma solo a patto che Roma segua le
indicazioni di Bruxelles nella riscrittura del testo.»
«Del resto – è la chiosa finale - si sostiene che il 2,3% non
passerà mai, e dunque la Commissione non può inviare
all’Eurogruppo una decisione che verrebbe ribaltata con l’Italia
che finirebbe ugualmente nel mirino e Juncker e Moscovici che ne
uscirebbero politicamente a pezzi.»
IL FATTO QUOTIDIANO – MARCO PALOMBI
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Secondo Marco Palombi del Fatto Quotidiano la manovra
«niente testo e tanti buchi» è recessiva.
Il primo problema della manovra, secondo Palombi è
semplicemente che questa «non esiste, la stanno scrivendo tra
mille difficoltà al Tesoro».
Palombi si chiede «come faccia una manovra che restringe il
bilancio dello Stato ad avere un impatto positivo sul Pil dello
0,4% (più ricchezza per quasi 7 miliardi)». E’ un vero e proprio
mistero economico.
 «se si tiene conto, poi, che Renzi promette austerità per quasi
35 miliardi nei due anni successivi è difficile immaginare una
crescita dell’1,2% tanto nel 2018 che nel 2019».
IL FATTO QUOTIDIANO – MARCO PALOMBI
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Secondo Palombi, Renzi e Padoan, pur di farsi autorizzare
qualche decimale in più dalla Commissione Europea «hanno
messo assieme un accrocchio da televenditori, proprio quella
finanza creativa che l’opinione pubblica cosiddetta democratica
rimproverava a Tremonti e Berlusconi. Un paio di condoni –
anche se insistono a chiamarli in diversi modi – che dovrebbero
portare entrate una tantum non si capisce se per 4 o 6 miliardi».
Palombi accusa il premier, il quale «pur di raccattare soldi
l’anno prossimo si potrà ripulire dietro modesto obolo (30 –
35%) persino le somme detenute illegalmente in contanti».
IL FATTO QUOTIDIANO – MARCO PALOMBI
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Palombi sostiene che questo modo di procedere «non è
dignitoso: se il governo italiano ritiene di dover aumentare il
deficit e non rispettare il Patto di Stabilità europeo dovrebbe
dirlo chiaramente, non elemosinare qualche sconticino sulle spese
per migranti o terremotati».
Palombi ritiene il metodo di programmazione del ministro
dell’economia Pier Carlo Padoan «insultante», poiché è basato
sul metodo dei bonus: «quello ai pensionati (la 14ma), quello
per l’asilo o ai figli o alle forze dell’ordine e persino il voucher
per le baby sitter. Interventi scoordinati che si sovrappongono ad
altri strumenti di sostegno al reddito».
IL FATTO QUOTIDIANO – MARCO PALOMBI
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Palombi conclude che il modello di Bilancio scelto da Renzi e
Padoan «non funziona: tenta di curare dal lato dell’offerta una
crisi di domanda in un momento in cui viene meno anche quella
estera. Il super ammortamento, per dire, c’era già quest’anno e
gli investimenti sono rimasti fermi. Brutta notizia: dal 2017, se si
sfora, i conti vanno corretti di corsa».
ITALIA OGGI – MARCO BERTONCINI
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Secondo Marco Bertoncini di Italia Oggi, la manovra aumenta
il debito: «scrivi flessibilità, invochi flessibilità, meni vanto della
flessibilità, esalti la flessibilità, speri nella flessibilità. Hai voglia:
comunque la rigiri significa una sola cosa. Vuol dire debito:
precisamente maggior debito, da aggiungersi al macigno
cumulato.»