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PRIMO PIANO
Venerdì 21 Ottobre 2016
Non a caso, il leader leghista si candida a futuro capo della coalizione di centro destra
Salvini vuol fare l’osso duro
Difficili le intese con chi vuol uscire da euro e Ue
DI
MARCO BERTONCINI
N
essuno sa come finirà la ricostruzione
dell’alleanza di centro-destra, dissestata
e forse un po’ rinvigorita dalla campagna per il no. Tempi,
modi, protagonisti, contenuti,
sviluppi sono da tutti ignorati. Addirittura c’è chi, forse
troppo scetticamente, dubita
della stessa possibilità che
si ricomponga l’antico fronte dei moderati, sempre che
così si vogliano o si possano
definire. Un fatto è certo: le
difficoltà saranno superiori
a quanto Silvio Berlusconi
s’immaginava. Soprattutto,
a rendere complicata l’intesa
sarà Matteo Salvini.
Lo fa prevedere il suo intervento, non a caso espresso subito dopo il vertice del
centro-destra, con l’autoproclamazione apertis verbis al
governo dell’alleanza: «la coalizione la guida la Lega», «se
si votasse domani mattina, secondo il parere degli italiani,
se sono gli unici che possono
decidere in questo momento,
il segretario della Lega sarebbe, in questo momento, il
candidato leader del centrodestra». Se fino a qualche mese
addietro Salvini era conscio
dell’oggettiva impossibilità di
reggere lui la coalizione, sia
i risultati elettorali, sia e in
particolare i sondaggi, lo confortano a mettere sul tavolo
la propria candidatura. Si
può pensare che si tratti soltanto di una manovra, volta
a chiedere preventivamente
l’impossibile per ottenere alla
fine il massimo realizzabile in
termini di posti. Il segretario
del Carroccio, insomma, metterebbe avanti una richiesta
non accoglibile fuori del recinto leghista (ma anche lì ci
sarebbe da vedere), per fingere di rinunciarvi a stento e, in
cambio della sofferta rinuncia,
portare a casa collegi sicuri,
capilista, anche future poltrone ministeriali. Del resto,
il Cav in prima persona aveva
già prematuramente annunciato, mesi addietro, perfino la
spartizione dei posti a palazzo
Chigi tra Fi, Lega, Fd’It, insistendo su quelli che un tempo
si sarebbero definiti esterni o
tecnici di area.
Sul piano programmatico, inoltre, risulta oggi
incomprensibile come raggiungere una mediazione su
temi quali l’euro e l’Europa.
Non a caso Salvini li tira fuori, rimarcando la distanza dal
popolarismo europeo incarnato da Angela Merkel. Non
hanno tutti i torti i centristi che hanno abbandonato
Berlusconi, da Cicchitto
a Verdini, quando rilevano
la difficoltà di coabitare con i
SEGUE DA PAGINA 7
D. Anche per le merci è lo stesso lei Stato che fieramente annuncia di aver
dice?
messo a lavoro cento hacker contro la
R. Certo. Qui lo straniero è la globalizzazio- Russia fa impressione...
ne, le liberalizzazioni che facilitano gli scambi,
R. Infatti. A casa mia, nel 2016, gli attacla circolazione delle persone, del lavoro, dei chi informatici sono atti di guerra. Con un
trasporti.
attacco informatico puoi
bloccare le transazioni
D. Torniamo alla vitL’altro giorno Romano Prodi,
finanziarie di un Paetoria eventuale della
in una intervista, mi diceva
se, come il suo traffico
Clinton. In Europa chi
che gli americani non sono più
se ne dispiacerà?
ferroviario, le sue infraR. Credo Francia e
strutture energetiche, le
disposti a veder rientrare i loro
Germania e non poco, persue centrali nucleari. E
figli avvolti nella bandiera
ché la Clinton ha l’idea di
si potrebbe continuare.
a
stelle
e
strisce.
Non
a
caso
rafforzare la Nato a Est,
D. Basta così la preadesso
Obama,
mentre
fa
festa
assecondare lo spirito dei
go. Lei dice di non
a
Renzi,
scarica
su
noi
italiani
provocare troppo PuPaesi baltici che vedono
la sicurezza nel Mediterraneo
tin, mi par di capire.
in Mosca un pericolo. E
R. Non è saggio. AnBerlino con la Russia ha
e dice che dobbiamo occuparche perché, mi scusi,
rapporti veri. Il punto è
ci anche della Libia
dopo Putin chi viene?
che il vecchio ordine di
D. Bella domanda.
Westfalia non esiste più
R. Che nessuno si è mai fatto per Saddam,
e, come dice Hanry Kissinger ne L’ordine del
mondo, nessun nuovo format l’ha sostituito. Gheddafi, Mubarak. Con una differenza
rispetto a Iraq, Libia, Egitto, che la Russia
Sa come dice Papa Bergoglio?
D. Quando parla della terza guerra ha tante testate nucleari. E, aggiungo, Putin
lo conosciamo: non è un campione di demomondiale a pezzi?
R. Esatto. Non so se sarà a pezzi, sicura- crazia, ma sappiamo chi è. E sappiamo che
mente ci sono conflitti regionali importanti. governa un Paese nelle cui aree asiatiche non
E, chissà, potrebbe esserci anche il terzo mancano i terroristi. E la Cina è là, alle porte.
Non uno scherzetto.
conflitto.
D. Certo, sentire il Dipartimento di
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leghisti e con la destra. Però
il discorso, arduo da mediare
nel caso di un listone, sarebbe diverso con i partiti che
conservassero ciascuno la
propria individualità e si federassero.
In fondo basterebbe ricordare quel che fu per decenni la Dc: un gigantesco con-
tenitore di lontani e distanti,
perfino di opposti, tanto nella
classe dirigente quanto e ancor più fra gli elettori.
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RENZI LO ELOGIA: CRESCE L’IPOTESI DI UN’ALLEANZA COL PD PER LE ELEZIONI DI VERONA DEL 2017
Il centrosinistra chiama Flavio Tosi
Tra i democratici, però, c’ è anche chi non ne vuole proprio sentir parlare
DI
L’
GAETANO COSTA
come Tosi, sindaco, impegnato anche
contro il suo partito, non ne può più
di una Lega che fa grandi discorsi,
che contestava le stesse cose che contestiamo noi oggi, che criticava Roma
ladrona ma che poi, a Roma, non ha
cambiato nulla», ha aggiunto il presidente del Consiglio in tv.
Tosi è un importante alleato di
Renzi sul voto del 4 dicembre. Anche
a Verona, i comitati a favore del sì si
elogio è arrivato davanti
alle telecamere. «È capace,
competente, e vota sì per
eliminare la doppia Camera
e cambiare la burocrazia». La scorsa
settimana, a Politics, su Rai Tre, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi,
ha avuto parole di stima nei confronti
del sindaco di Verona e leader di Fare!,
Flavio Tosi. Le parole di
Renzi hanno suscitato
SCOVATI
clamore. Soprattutto a
sinistra. Dopo l’endorsement del capo del governo, a Verona s’è rafforzata l’ipotesi, già ventilata,
di un’alleanza tra il Pd e
Tosi per le amministrative
del 2017. Il centrosinistra,
però, è diviso tra possibilisti e contrari.
Secondo alcune indiscrezioni, Tosi, arrivato alla fine del secondo
mandato, avrebbe provato
a persuadere Renzi a dargli la possibilità di correre eccezionalmente per la
terza volta. In alternativa,
potrebbe puntare a un posto a Roma alle prossime
politiche. «Chiaro che uno
NELLA RETE
contrappongono a quelli del no. In particolare, la presa di posizione del capogruppo dei dem in Consiglio comunale,
Michele Bertucco, che ha annunciato il suo voto contrario con Renzi presente in città, ha sollevato polemiche
interne. Oltre al ddl Boschi, i partiti
sono concentrati sulle elezioni del
prossimo anno. La possibilità che Tosi
corra per il terzo mandato è piuttosto
remota. Il consenso del sindaco, però,
potrebbe essere decisivo
qualora centrosinistra o
centrodestra decidessero
di aprire alla sua lista.
Una prospettiva che
piace all’ex consigliere di Pci e Ds, Nadir
Welponer, un politico
che ha parecchia influenza sul Pd nonostante
non ne abbia mai fatto
parte. «Uno spiraglio c’è,
ma un eventuale accordo
dev’essere fatto alla luce
del sole», ha spiegato
Welponer al Corriere di
Verona in riferimento
alla possibile alleanza
tra Tosi e i dem. «Il Pd
dovrebbe cercare un
accordo programmatico con Tosi. Su questa
base si possono creare
gli spazi, che restano molto stretti, di
un’alleanza».
Per l’ex esponente del Pci, il
Pd, a Verona, non ha scelta. «Qual
è l’alternativa? Se ognuno va per conto suo, la sconfitta è assicurata. Anzi,
la prospettiva è che il Pd non vada
nemmeno al ballottaggio e che i suoi
elettori siano poi costretti a scegliere,
magari, tra un leghista e un tosiano. A
quel punto, qualcuno dovrà rispondere
politicamente di quel disastro».
A sinistra, però, c’è chi rifiuta
l’idea di un apparentamento tra
Fare! e il Pd. «Dopo dieci anni disastrosi dal punto di vista politico
e amministrativo, con una Verona
inquinata, cementificata e umiliata,
che non ne può più di questo sindaco,
ecco che arriva il sostegno di Renzi a
pochi mesi dal voto per il Comune», ha
attaccato l’ambientalista Giuseppe
Campagnari.
«Il Pd, se non sbaglio, dovrebbe
essere all’opposizione, e Tosi, fino a
prova contraria, è un avversario politico. Che cos’è cambiato? Ora il Pd
è in maggioranza o nella posizione
dell’appoggio esterno? Intende presentarsi alle elezioni alleato con Tosi?». È
questa la domanda che, dopo gli elogi
di Renzi, scuote il centrosinistra veronese.
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