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Venerdì 21 Ottobre 2016
ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
Deutschand muss Deutschland bleiben, cioè la Germania deve rimanere Germania, si protesta
Che cos’è tipicamente tedesco?
Contro gli immigrati un’esigenza che non si sa definire
I
da Berlino
ROBERTO GIARDINA
tedeschi hanno paura di
perdere la loro identità
a causa dell’invasione di
profughi, in gran parte
islamici. Deutschand muss
Deutschland bleiben, la Germania deve rimanere Germania, si protesta, ma a ripeterlo
si rischia di passare per un
elettore dell’AFd, il partito definito populista che continua
a guadagnare voti mettendo
in pericolo Frau Angela. I
cristianosociali, i conservatori della Baviera, pretendono
che i nuovi venuti rispettino
la Leitkultur, la cultura guida
del paese che li ospita. Altro
termine che gode di cattiva
fama. I soliti tedeschi che si
ritengono superiori e vogliono
imporre il loro sistema di vita
al mondo intero. Come Hitler,
si aggiunge.
Il dibattito è vecchio.
Anni fa, l’allora ministro degli esteri, il verde Joschka
Fischer, commentò: «Qual è
la Leitkultur tedesca, Donald
Duck e Mickey Mouse?» Paperino e Topolino? Alla sua maniera, anche Joschka era un
populista. Perfino i Grünen, i
verdi, suoi eredi, ammettono
oggi che «qualcosa di tedesco
ci sia». Se è concesso uno stupido gioco di parole, se quando
mi metto alla guida della mia
auto non mi concentro subito
sul fatto che sono al volante a
Roma o a Berlino, rischio un
incidente.
Il problema è come definire il typisch deutsch. Già
130 anni fa, Friedrich Nietzsche rispose: è tipicamente
tedesco continuare a chiedersi
che cosa sia typisch deutsch. I
calzoncini di cuoio bavaresi o
Beethoven? Lutero o Marlene Dietrich? L’ Oktoberfest
o Albert Einstein? Berlino
è ancora orgogliosa di essere
multikulti, metropoli multiculturale. Ma il 18 settembre,
l’AfD ha conquistato il 14 per
cento, sotto casa di Frau Angela. Il 53% ritiene che l’arrivo di
altri profughi sia pericoloso per
la difesa dell’identità tedesca.
Tre tedeschi su quattro sono
che cosa appartenesse alla Germania, e che cosa fosse anche
parte della patria tedesca: per
il 97%, i mercatini di Natale,
per il 95% il calcio, per il 94%
una ricca varietà di pane e di
würstel. Ma per il 79%, anche
le pizzerie. Solo il 19% ritiene
che le moschee rientrino in uno
scenario tipicamente tedesco.
I mercatini di Natale sono considerati tipicamnte tedeschi
dunque a favore della Leitkultur. E il 76% ritiene che gli
stranieri che vogliano vivere in
Germania debbano rispettarla.
Nel Duemila, erano il 60%.
L’Istituto demoscopico
Allensbach ha condotto un
sondaggio per tentare di spiegare che cosa sia la cultura
guida. Il 57% ritiene che ci sia
un carattere nazionale, contro
il 26%, gli altri sono indecisi,
il che non è tipicamente tedesco. Anche il 46% dei Grünen,
i verdi, ritiene che ci sia il carattere tedesco. Ma in che cosa
consiste? Il 46% risponde: la
puntualità. Allora il nuovo aeroporto Willy Brandt in ritardo
di quattro anni viene costruito
dai miei siciliani. Per il 25%,
è l’amore per l’ordine, per il
24% la laboriosità, per il 19%
l’affidabilità. A una successiva
domanda, si doveva rispondere
L’invasione di profughi
degli ultimi tempi, ha cambiato l’atteggiamento dei tedeschi. Nel 1993, l’Allensbach
chiese se «un italiano che sia
nato in Germania, e vi sia
cresciuto, sia più italiano o
tedesco», il 49% rispose: «Più
tedesco», contro il 31% che lo
riteneva più italiano. Oggi,
le percentuali si sono invertite: per il 42% è rimasto più
italiano, solo per il 30% più
tedesco.
Però, con il passare degli
anni, rimane costante l’associare il typisch deutsch, a
virtù e non a difetti. Che cosa
si risponderebbe da noi alla
domanda che cosa sia typisch
italienisch?
© Riproduzione riservata
KERSTI KALJULAID, 46 ANNI, A LUGLIO SARÀ ANCHE A CAPO DELLA UE
È UN A350 A SINGAPORE AIRLINES
Estonia, prima presidente donna
e continuerà ad abitare a casa sua
Venduto l’Airbus
numero diecimila
DI
È
MAICOL MERCURIALI
la prima presidente donna nella
storia dell’Estonia. È il più giovane
capo di Stato che la piccola repubblica baltica abbia mai avuto dalla
prima indipendenza del 1918. Ed è anche
un esempio di come la politica è
vista e vissuta su al Nord: Kersti
Kaljulaid, 46 anni, biologa ed ex
rappresentante estone alla Corte
dei conti europea, da pochi giorni
è stata eletta dai parlamentari
estoni come nuovo presidente
della repubblica.
E la Russia resta un tema all’ordine
del giorno dalle parti di Tallinn: con i
caccia di Mosca che spesso sconfinano nello
spazio aereo estone, le truppe russe vicino ai
confini e le navi militari con i missili nucleari
Iskander nella vicina Kaliningrad, i timori
nei paesi baltici non mancano.
Tra le prime decisioni ha
declinato la possibilità di trasferirsi nel palazzo presidenziale,
preferisce restare nella sua casa
alle porte di Tallinn, nel quartiere
di Nomme. E ha pure rifiutato la
possibilità che lo Stato le paghi le
bollette: «Continuerò a pensarci
da sola», ha detto mentre il marito, un ingegnere delle telecomuni- Kersti Kaljulaid percepisce la Russia come una minaccia
cazioni, lasciava il suo lavoro per
e per questo ha chiesto l’intervento della Nato
occuparsi della famiglia: quattro
figli, uno dei quali l’ha già resa nonna.
Le relazioni col Cremlino sono gelide, nei mesi scorsi l’Estonia ha detto di
Kaljulaid, che a luglio sarà il prossimo sentirsi minacciata da Vladimir Putin e
presidente di turno dell’Unione euro- ha chiesto alla Nato di intervenire. Il pripea, succede a Toomas Hendrik, che ha mo viaggio di Kaljulaid è stato nella vicina
concluso due mandati di cinque anni e per la Finlandia, dove ha ribadito la sua politica
legge estone non è più rieleggibile. La nuova estera: il comportamento imprevedibile
massima carica dello Stato, con un passato della Russia non può essere ignorato e
nel file del partito nazionalista e conserva- l’Estonia, nei confronti della Federazione,
tore Unione della Patria,
resterà perfettamente
ha aperto alla numerosa
allineata con l’Unione
Le pagine di Esteri
comunità russa residente
europea.
sono a cura di Sabina Rodi
in Estonia.
© Riproduzione riservata
L’ Airbus A350 numero 10 mila consegnato a Singapore Airlines
DI
SIMONETTA SCARANE
A
irbus ha appena festeggiato, venerdì scorso, la
consegna del suo aeromobile numero diecimila, un
A350 destinato al suo più importante cliente per
questo modello, Singapore Airlines, che ne conta già
5 sui 67 ordinati. E subito il presidente e direttore generale
di Airbus Group, Tom Enders, ha fissato una nuova sfida:
consegnare i prossimi diecimila apparecchi nel decennio a
venire. Un obiettivo che richiederà un’accelerazione produttiva non da poco da parte del costruttore francese, se si
pensa che adesso di anni ne ha impiegati 42 per arrivare a
consegnare il suo decimillesimo vettore. Il primo, un A300
ad Air France, nel 1974.
Una sfida ambiziosa e visionaria che arriva in un momento positivo per il gruppo d’Oltralpe già nel 2016 è sulla
buona strada per battere tutti i propri record di consegna
con 650 apparecchi (dei quali 50 A350). Del resto, è stato
così fin dalla fondazione di Airbus, nel 1969, quando si lanciò all’assalto di Boeing che all’epoca controllava, insieme a
McDonnell Douglas e Lockheed, l’80% del mercato mondiale
degli aeromobili. A poco a poco, a partire dal suo A300, Airbus
ha realizzato una gamma completa di aerei, dai più piccoli
(A320) ai più grandi (A380, A330 e A350) riuscendo ad imporsi con Boeing, con il quale dal 2006 ogni anno si contende
il primato mondiale.
© Riproduzione riservata