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PRIMO PIANO
Venerdì 21 Ottobre 2016
Lui si difende ma i 5stelle preparano una lista per le elezioni del prossimo anno
Pizzarotti di nuovo inquisito
Il sindaco indagato per la vendita di una partecipata
DI
CARLO VALENTINI
A
volte la politica è davvero strana. Il sindaco
di Parma, Federico
Pizzarotti, è stato di
fatto radiato da Beppe Grillo
perché aveva tenuto segreto un
avviso di garanzia per un’indagine a seguito dell’esposto di un
consigliere Pd sulla nomina del
direttore del teatro Regio. Nonostante il proscioglimento egli
è rimasto confinato tra i reprobi
e così alla fine ha scelto di andarsene, una decisione che ha
scioccato tanti dei militanti del
movimento. Lo conferma la senatrice emiliana M5s, Michela
Montevecchi: «Rischiamo un
effetto domino, altri abbandoni,
soprattutto in Emilia-Romagna
che è una regione complicata
per il movimento. Federico è un
punto di riferimento per molti
nostri attivisti».
Pizzarotti adesso che
non è più del M5s si affretta
invece a scrivere su Facebook
di essere sottoposto a un’altra
indagine, si tratta della vendita di una partecipata. Una
decisione che venne presa dal
commissario prefettizio che lo
ha preceduto (il consiglio comunale venne sciolto perché
la giunta di centrodestra fu
sopraffatta dagli scandali) e
che lui ha poi avallato.
Se avesse utilizzato Facebook anche nella precedente
occasione sarebbe ancora l’enfant terrible dei grillini. Invece
ora è fuori e sta lavorando alla
lista civica con cui si presenterà alle elezioni che a Parma si
terranno il prossimo anno. Si
preannuncia una guerra fratricida poiché il primo sindaco pentastellato d’Italia avrà
contro anche una lista ufficiale
5stelle. Grillo non perdona e sta
lavorando alla costituzione di
un gruppo di fedelissimi nella
città emiliana da contrapporre
agli indocili pizzarottiani. In
nuce il gruppo è già sul web e si
chiama Amici di Beppe Grillo,
raccoglie chi in questi anni ha
avuto da ridire con Pizzarotti.
Così si presentano in rete, con
la benedizione di Grillo e la speranza di riuscire a raccogliere
le firme per presentare una
lista: «Nel 2012 eravamo noi
per primi a chiedere ad amici e
parenti di votare quello che si è
rivelato poi un traditore, e cioè
Pizzarotti, un infame traditore,
niente di meno. Traditore delle
promesse elettorali, mai mantenute, giustificandosi col mantra
«un conto è stare all’opposizione, un conto è governare», tipico
alibi dei vecchi politicanti della
casta. Traditore dello spirito di
cambiamento che tutta la città
invocava nel 2012, traditore dei
cittadini a cui ha promesso di
discutere le proposte emerse
nella giornata della democrazia, poi affossata, traditore del
referendum quorum zero, inserito nello statuto ma vanificato con il vile insabbiamento
di 5.000 firme di cittadini per
otto mesi, traditore degli amici,
messi alla porta….».
Lo scontro tra Hillary
Clinton e Trump sembra
niente in confronto a quello
che avverrà il prossimo anno
a Parma. Continuano i duri-epuri di Grillo: «Pizzarotti si è
messo a dire che «per governare bisogna sporcarsi le mani».
No caro mio, non è così. Le nostre mani sono e rimarranno
pulite. Per questo annunciamo
che ci presenteremo alle prossime elezioni amministrative,
a tenere alta con orgoglio e con
onore la bandiera del m5s, e
chiediamo a tutti coloro che
hanno voglia di metterci la
faccia di contattarci».
In attesa che le due liste
siano pronte e che la campagna elettorale abbia inizio,
Pizzarotti dovrà comunque
presentarsi dinanzi ai giudici.
L’inchiesta riguarda la società
partecipata Stu Pasubio, costituita dalla vecchia giunta
per riqualificare l’area circostante la stazione ferroviaria.
Un modo per fare gravare solo
indirettamente gli oneri sul
bilancio comunale anche se
poi alla fine a pagare è sempre
Pantalone. Il commissario (Mario Ciclosi) incominciò a mettere ordine nella situazione finanziaria e tra i provvedimenti
prese quello di alienare questa
partecipata, uno dei tanti buchi
neri del bilancio. Secondo l’accusa egli si sarebbe accordato
(affinché non rinunciasse) con
l’unico partecipante al bando, te passivo. Chi l’ha comprata
la Remilia, società di Reggio era l’unico soggetto che aveva
Emilia, che alla fine (intan- interesse per completare l’opeto era subentrato Pizzarotti) razione immobiliare. Quello che
avrebbe firmato l’acquisto ma abbiamo fatto noi, continuando
con alcune deroghe rispetto al l’operazione del commissario, è
bando. Non vi è alcuna ipotesi stato liberare i parmigiani da
di interesse personale, sotto la un debito lasciato in eredità.
lente della Gdf a cui sono state Sono tranquillo, sono sereno,
affidate le indagini vi è la rego- soprattutto perché non mi occularità meno del bando e dell’ag- po dei bandi di gara che escono,
ci sono i tecnici per questo. So
giudicazione.
che anche questa
Il sindaco scrivolta il risultato è
ve su Facebook:
stato salvaguar«Abbiamo liberadare gli interessi
to Parma da 40
dei parmigiani.
mln di debiti, ma
Mi sorprende che
risulto indagato.
ancora una volta
Devo comunicarvi
la notizia esca
che sono venuto a
dalla procura
conoscenza di una
senza che un avnuova indagine
viso di garanzia
nei miei confroncon dettagli utili
ti, relativa a una
e dati essenziali
questione di oltre
Federico
Pizzarotti
arrivi al diretquattro anni fa,
to interessato».
quando diventato
sindaco da pochissime setti- Il reato ipotizzato è turbativa
mane ho dovuto affrontare il della libertà di scelta del condifficile e grave problema del traente, articolo 353 bis del
debito di Parma, che sappiamo codice penale. Nessuno ha pretutti ha rischiato di manda- sentato esposti o ricorsi contro
re la città in default. Pur non il vincitore. La procura ha agito
conoscendo per nulla i dettagli autonomamente, in seguito alle
dell’indagine, che non mi sono polemiche a suo tempo scoppiastati comunicati in modo uffi- te in consiglio comunale. Il faciale ma che ho appreso dalla scicolo è stato aperto nel 2012
stampa, so che si tratta della ed è ancora lì, fluttuante.
Intanto Pizzarotti sta
vendita di Stu Pasubio. Sinceramente mi sorprendo dell’in- costruendo un asse col sindagine, visto che la vendita daco pd di Bologna, Virginio
era una procedura già in atto Merola. Nei giorni scorsi i due
e che la società in questione hanno visitato Fico, la Disneyera una partecipata in così for- land del cibo che sorgerà alle
porte di Bologna e a cui è interessata anche Parma, dove
si svolge la rassegna fieristica
Cibus. Un avvicinamento solo
istituzionale o anche politico? Pizzarotti bypassa e dice:
«Credo che sia venuto il tempo
per lavorare insieme, Bologna
e Parma, per metterci in relazione. E con il sindaco Merola
lavoreremo anche su questa
opportunità di Fico».
Grillo e il movimento
sono sempre più lontani.
Pizzarotti è ora impegnato a
proporsi come buon amministratore, meglio di Chiara
Appendino e di Virginia
Raggi, a corto finora di risultati. Sarebbe davvero grossa, per
Grillo, ritrovarsi ad avere cacciato il suo sindaco più bravo.
E lui non glielo manda a dire:
«Grillo si è adeguato ai partiti
personali come lo sono tutti gli
altri che si fondano sulla figura
di un leader autorevole o autoritario.Doveva essere il partito
dell’uno vale uno, ma alla fine
tutto ruota attorno a una figura cardine come avviene per la
Lega di Salvini, per Forza Italia di Silvio Berlusconi o per
il Pd di Matteo Renzi. Le differenze sono minime. Nel mio
caso, per esempio, se Luigi Di
Maio fosse stato responsabile
avrebbe parlato, ma non lo ha
fatto. Evidentemente da quelle
parti si è capito che è possibile
costruirsi carriere politiche solo
se si segue pedissequamente la
linea del capo».
Twitter: @cavalent
ON THE ROAD, NOTE DI VIAGGIO FRA I MEDIA DI MARIO SECHI
In Puglia un batterio trasformato in battello
DI
MARIO SECHI
Titoli. Che fine farà il quantitative
easing? Il programma d’acquisto di titoli
di stato da parte della Bce scade a marzo
2017, ci sono state nei giorni scorsi voci
robuste su un rallentamento del piano,
poi smentite, ma è un fatto che i tedeschi non lo amano e l’avvicinarsi della
scadenza elettorale per Berlino significa
anche dare un colpetto a Draghi, da destra e da sinistra. Insomma, il taglio ci
sarà o no? L’economia europea dice che
non è tempo di tapering, ma la politica
ha un’altra agenda e la storia spesso non
coincide con i numeri.
È uno scenario che interessa l’Italia? In piena battaglia referendaria sembra di no, ma in realtà si tratta della bombola d’ossigeno alla quale siamo attaccati
da parecchio tempo: nelle casse della Bce
ci sono 164 miliardi di euro di titoli di stato italiani. Oggi i tassi restano fermi, ma
ogni sospiro, battito di ciglia, frase spezzata o lanciata da Mario Draghi sarà un
segnale per il futuro.
Sui giornali restano spezzoni di
presente, a dire il vero c’è una patina
spessa di passato, la sensazione di aver
letto le notizie di ieri, più di qualcosa
che non torna. Il primo caffè e il Corriere della Sera parlano di Libia: «Patto con
Tripoli, gli aiuti italiani». Ok, c’è tanta
buona volontà, ma chi comanda nel paese
che fu di Gheddafi? A questa semplice
domanda non c’è una risposta. Serraj
controlla si e no il quartiere governativo
a Tripoli. Il resto del paese è nelle mani
delle tribù. Chi comanda? Bisogna citofonare i francesi a Bengasi, campanello
del generale Haftar.
Altro? Su Repubblica c’è il titolo
più interessante del giorno: «Il Paese
rimasto senza bambini. In sei mesi crollo
record di nascite». Eccola, la realtà, inesorabile, puntuale, onesta. È quella di un
paese che ha un terribile problema demografico che si sposa indissolubilmente
alla crescita economica, è un problema che
ha un nome, Italia, e un cognome, futuro.
Quello del nostro paese sarà costruito da
nuovi italiani che non hanno una storia
familiare nata in Italia. È la storia che
mostra il suo volto di domani, solo che noi
non vogliamo riconoscerlo.
E poi cos’altro c’è in pagina? La
guerricciola tra Unione europea e governo italiano sulla legge di Bilancio. Sì, fila
alle edicole. Due titoli, uno di Repubblica («Braccio di ferro tra Ue e Italia sulla
manovra») e uno della Stampa («Renzi
rilancia la sfida all’Europa»), non fanno
sparire il già visto, sentito, tritato. E poi
che volete che faccia la Commissione? Siamo al «che fai, mi cacci?» applicata alla
contabilità europea. Non ci sarà un vero
scontro perché nessuno può permetterselo: il presidente della commissione Ue,
Jean-Claude Juncker è preoccupatissimo per la tenuta stessa dell’Unione, alla
Grecia sono state abbuonate riforme non
fatte e per Atene si è allargato ancora il
cordone della borsa, il Portogallo ha problemi serissimi con il rating dei suoi titoli
di Stato, la Francia è nei guai, ma cosa
volete che accada? Niente, finché Parigi
e Berlino non risolvono i loro problemi
elettorali. Ecco perché Renzi ha spazio
per fare la sua giostra.
Cose singolari, originali, de popolo,
de core, de bottega e de panza? Caffè ar
vetro e Il Messaggero, cronaca di Roma,
pagina 39: «Raggi, nuova grana sul capo
di gabinetto». No, dai, ancora? Sì, ecco il
doppio sommario: «Per il ruolo della Raineri il sindaco punta su Luca Uguccioni: a Bologna finì nella bufera come l’uomo
dalla poltrona d’oro. Travolto dalle polemiche per l’acquisto con i soldi del Comune
di una sedia da 1.500 euro per l’ufficio, fu
costretto alla retromarcia». È ufficiale, le
selezioni dei dirigenti grillini avvengono
attraverso l’iscrizione a un albo speciale
che contiene storie di uomini straordinari
incorporati alla poltrona che in men che
non si dica si trasforma in catapulta online. C’è un gran finale? Ma certo, un titolone sulla Gazzetta del Mezzogiorno, vera
leccornia per i lettori: «La Xylella sbarca
a Ostuni». La Xylella. Sbarca. Un batterio
trasformato in battello. Buona giornata.
Il Foglio.it. List