editoriale di apertura

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Transcript editoriale di apertura

Cooperativa Editoriale Etica
Anno 16 numero 143 novembre 2016
€ 4,00
Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità
© CHRISTIAN ÅSLUND / GREENPEACE
CARO ALTROCONSUMO
LA FINANZA ETICA
ESISTE ECCOME
finanza etica
CARCERE PRIVATO:
UN MODELLO PERDENTE
PAROLA DI OBAMA
economia solidale
LA FINANZA CINESE
ALLE PRESE CON
L’ESAME DI MATURITÀ
Con l’acqua
alla gola
9 788899 095277
ISBN 978-88-99095-27-7
Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, NE/VR.
internazionale
Alla vigilia di una nuova
conferenza sul clima Cop22
a Marrakesh, l’allarme
riscaldamento globale è
sempre più alto. Per i Paesi
è il momento di mantenere
le promesse fatte
editoriale
AL PIANETA
NON BASTA
UN’ASPIRINA
di Luca Mercalli*
L’AUTORE
LUCA MERCALLI
Presiede la Società
Meteorologica Italiana, dirige
la rivista Nimbus e si occupa
di ricerca sulla storia del
clima e dei ghiacciai delle
Alpi. Svolge intensa attività
didattica per scuole e
università e di informazione
come editorialista per
La Stampa, dopo vent’anni
a La Repubblica; scrive anche
su Donna Moderna e
Gardenia. Ha condotto più
di 1.600 conferenze
e in televisione ha fatto parte
dello staff di RAI3 “Che
tempo che fa” e RAI2 TGR
“Montagne” e ha diretto due
edizioni di "ScalaMercalli".
Attualmente collabora con
RaiNews24. Pratica ciò che
predica, vive in una casa nelle
Alpi piemontesi alimentata da
energia solare e si muove
prevalentemente in auto
elettrica e treno.
FOTO: COMMONS.WIKIMEDIA.ORG
/ CIRONE-MUSI
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valori / ANNO 16 N. 143 / NOVEMBRE 2016
valori / ANNO 16 N. 143 / NOVEMBRE 2016
A
bbiamo accumulato un ritardo enorme.
Per salvare il Pianeta servirebbe un intervento shock. L’accordo raggiunto a Cop21,
l’anno scorso a Parigi, è stato un successo (anche se
mancano molte adesioni): i Paesi hanno finalmente detto che si deve fare qualcosa in tempi brevi. Ma
è solo un pezzo di carta. Bisogna trasformare gli intenti in quella che io chiamo la logica del kilowattora. Tutto deve tradursi in quantità fisiche misurabili: pannelli solari, auto elettriche, ciclo dei rifiuti,
devono entrare nella vita delle persone.
Ma il fattore chiave è il tempo: le grandi transizioni energetiche hanno bisogno di decenni. E noi
abbiamo già perso oltre 20 anni. La Convenzione
quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che ha portato alle successive conferenze internazionali è del 1992. Abbiamo bisogno di altri 20/30
anni per una transizione energetica, non di emergenza. Io invece sono per gli interventi di emergenza. La malattia (del Pianeta) è così avanzata che
avrebbe bisogno di una rianimazione. Invece lo
stiamo curando con un’aspirina. Non c’è tempo di
aspettare che faccia effetto. L’accordo di Parigi, per
quanto un successo, è aspirina per un malato morente. E il mondo morirà. Tutto il mondo. Nel referendum del 25 settembre la Svizzera ha rifiutato una legislazione più cogente sulle emissioni
inquinanti. Hanno detto: «I problemi ambientali
devono essere affrontati, ma diamo tempo all’economia di adattarsi senza scossoni». Questo è
lo sbaglio: pensare di avere tempo. Non è così.
L’economia la fanno gli uomini. A spingere verso un cambiamento del paradigma economico
deve pensarci la politica. Basterebbe, per esempio,
che nel prezzo dei combustibili fossili fosse inserita una tassa sull’anidride carbonica emessa e immediatamente il solare diventerebbe convenien-
tissimo. Lo stesso si potrebbe fare su tutti i prodotti che causano danni all’ambiente. Prendiamo
la plastica, oggi i nostri mari ne sono invasi, con
danni incommensurabili (vedi ARTICOLO pag. 34). Se
il suo prezzo contenesse i costi per smaltirla e
quelli per ripulire il mare, schizzerebbe alle stelle
e produrla non sarebbe conveniente.
C’è troppa paura che la transizione a un’economia sostenibile comporti solo costi. In realtà
molte simulazioni mostrano che ci sono anche
numerosi vantaggi. In un recente studio la Banca
mondiale ha stimato che l’inquinamento dell’aria
costa 5mila miliardi all’anno per morti premature
(Rapporto The Cost of Air Pollution: Strengthening
the economic case for action della Banca mondiale
e dell’Institute for health metrics and evaluation,
ndr). Una transizione energetica ed economica
permetterebbe di ridurre questi costi.
Ma ancora troppi remano contro: chi ha rendite di posizione, che da centinaia di anni trae profitti dal mantenimento di uno status quo, in particolare nel settore dei combustibili fossili. Nessuno
pretende di smettere di usare il petrolio in una notte. Come già detto le transizioni energetiche richiedono decenni. Con i “signori del fossile” si potrebbe tranquillamente fare un pezzo di strada insieme,
accompagnarli verso una trasformazione produttiva che alla lunga avvantaggerebbe anche loro.
E non dobbiamo dimenticare che quando diciamo di voler salvare il Pianeta, in realtà è l’Umanità in
gioco. Dobbiamo salvare l’ambiente per l’Uomo e il
suo accettabile benessere. Il Pianeta al contrario,
anche se più caldo e più sporco, andrà avanti ancora per 5 miliardi di anni anche senza di noi. ✱
* testo di Luca Mercalli (che ringraziamo) raccolto da
Elisabetta Tramonto
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