Dal Vangelo secondo Luca 18,1-8

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Transcript Dal Vangelo secondo Luca 18,1-8

XXIX DOMENICA
DEL
TEMPO ORDINARIO
Esodo 17,8-13a
2 Timoteo 3, 14-4,2
Dal Vangelo secondo Luca 18,1-8
Le parabole dell’amministratore disonesto, lodato per la sua scaltrezza, e il
giudice ingiusto e impavido che esaudisce la vedova per non averla più tra i
piedi, sono due situazioni estreme che ci colpiscono nella mente e nel cuore.
Gesù, che esempi ci fai? Dobbiamo imparare dai disonesti? Sì: scaltri per dare
visibilità al regno dei cieli che è già in mezzo a noi e certi dell’esaudimento di
Dio alle nostre richieste, Per entrambi gli atteggiamenti ci vuole proprio tanta
fede. Soprattutto nella preghiera.
Preghiamo, preghiamo, chiediamo, chiediamo, ma poi .. non si vede nulla.
Tuttavia, continuare a chiedere ed essere “delusi” dalle non risposte del
Signore, è un’esperienza “necessarissima” per purificare il nostro cuore e
renderlo capace di vedere quello che Dio ci vuole dare. Quando si prega per la
guarigione di qualcuno e invece viene la morte, ci si arrabbia con Dio, ma
capita di scoprire che il vero dono è stata la forza di portare il dolore. Davanti
ad una disgrazia che lascia menomati, ad un dissesto economico, ad una
separazione, al dolore inflitto chiediamo perché?, perché?, ma con il tempo, a
volte, constatiamo quanto questi eventi hanno invece aiutato la vita a
dispiegarsi e noi a maturare. La preghiera insistente “serve” a vedere con gli
occhi di Dio. Noi, non possiamo comprendere in tutto il Suo operato, i suoi
disegni perciò le domande, i dubbi, il non-senso ci accompagneranno sempre,
controbilanciati da una fede che sa che la croce è realtà di ogni vita, che il male
fa male, ma che tutto è dentro un disegno di Provvidenza.
Vorrei condividere le sottolineature fatte dal gesuita Silvano Fausti alla prima
frase del vangelo:”bisogna pregare sempre senza scoraggiarsi”.
bisogna: questo verbo è usato sempre in rapporto alla morte e risurrezione di
Gesù. Qui è usato anche per la preghiera, perché opera la morte dell’io per
lasciar posto a Dio: produce silenzio della creatura e lo vivifica della parola del
creatore.
pregare sempre: si deve pregare sempre, perché ogni momento è quello
della sua venuta. La salvezza avviene in questo nostro tempo profano, in cui si
mangia, si beve, ci si sposa …. Per questo Paolo dice “sia che mangiate, sia
che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio”
(1Cor 10,31). (…) La preghiera è importante perché è desiderio di Dio. E il
desiderio di lui è il più grande dono che ci sia stato fatto. Nessuna azione può
produrre o raggiungere colui che invece non può sottrarsi al desiderio. Dio,
essendo amore, altro non desidera che essere desiderato.
senza scoraggiarsi: (…) la preghiera è il luogo del tedio e dello scoramento.
Sembra tempo perso! E’ puro desiderio, povero e in grado di fare nulla. Proprio
questa nullità raggiunge il suo fine: attendere il tutto. Ma il vuoto si riempie
subito dei fantasmi e delle paure del cuore, che fanno spesso muro tra noi e
Dio. Il nostro peccato, assenza e lontananza da lui, si evidenzia nella preghiera
più che altrove. Mentre normalmente si lotta con mosche e zanzare, quando si
prega si lotta con leoni e draghi; anzi con Dio stesso (Rm 15,30; Col 4,12; Es
17,8ss; Gn 32,23ss). Essa tiene viva nella notte l’attesa della luce: è il desiderio
del ritorno del Signore, necessario al credente come l’acqua per il pesce.”1
1 S. FAUSTI, Una comunità legge il Vangelo di Luca, EDB, 2001, pp. 595-96