Porto Marghera, restaurata la chiesetta: «Sia luogo

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GENTE VENETA | Primo Piano
Martedi, 18 Ottobre 2016
Porto Marghera, restaurata la chiesetta: «Sia luogo
di spiritualità e di fermento culturale»
Giovedì 13 ottobre la Madonnina del Rosario torna a casa dopo 67 anni. La statua di gesso,
nata nel 1950 assieme alla piccola chiesa omonima di via Pacinotti, è stata rimessa a nuovo. A
riportarla nel cuore dell'area industriale di Marghera, ai margini del nuovo padiglione di Expo
Venice e di fronte al viale Primo ramo del Vega, sono stati i francescani di via Aleardi. Sono loro
ad averla custodita per decenni nella chiesa mestrina del Sacro Cuore, proprio dopo la chiusura
di questa "cappella delle fabbriche" di Porto Marghera, dovuta al progressivo abbandono dei
suoi abitanti e al proliferare degli edifici industriali.
«Dopo il restauro della chiesetta abbiamo deciso di portarci una statua della Vergine che
avevamo al Sacro Cuore, ma non sapevamo ancora fosse quella che stava qui
originariamente!» racconta padre Sergio Zanchin, al termine della messa celebrata nel piccolo
santuario la mattina di venerdì 7 ottobre, in occasione della festa della Madonna del Rosario
che le ha dato il nome. «Con il fatto che noi padri conventuali dopo pochi anni di permanenza ci
spostiamo da una parrocchia all'altra, dell'origine della statua avevamo perso la memoria. Poi i
vecchi parrocchiani ci hanno confermato fosse quella che stava già qui. Essendo di gesso non
ha grosso valore economico, è invece grande quello affettivo. Prima era vecchia e screpolata,
con un dito rotto. Inizialmente abbiamo provato a lavarla ma rischiavamo di rovinarla; allora
sono subentrati dei professionisti».
Dopo l'arrivo nei giorni scorsi della sede, delle panche, del crocifisso di San Damiano d'Assisi, e
del bassorilievo in legno della Sacra Famiglia, l'arrivo della Madonna del Rosario conclude,
grazie ai fondi del Comune, il restauro degli arredi interni, in pieno stile francescano. Il luogo di
culto è ora gestito dalla comunità del Sacro Cuore, che ne garantisce almeno una celebrazione
al mese dopo la sua riapertura nella primavera 2015.
La riqualificazione ha messo a nuovo un pezzo di storia di Porto Marghera, nato nel 1950 per
volontà del primo presidente Eni Enrico Mattei, in ricordo dei 197 operai di quegli anni caduti in
guerra e sul lavoro. I loro nomi sono ora impressi nei due pannelli piastrellati che rivestono la
bussola in fondo alla chiesa, grazie all'idea di Michele De Lucchi, l'architetto di fama
internazionale che ne ha firmato il restauro. «Nei primi anni i frati di Marghera venivano a
celebrare ed era molto frequentata - ricorda padre Zanchin -, le persone anziane ancora se lo
ricordano. Ora che è riaperta, alla messa viene chi lavora qui e alcuni nostalgici».
La rinascita della struttura è stata interamente sponsorizzata da una cordata di aziende che ha
investito 100mila euro per la causa: «Il legno e i rivestimenti esterni sono stati interamente
regalati dalle aziende» spiega Gabriella Chiellino, presidente del gruppo eAmbiente che ha
promosso l'accordo e ora lancia l'idea del comitato di manutenzione e promozione della
chiesetta. «L'obiettivo è quello di renderla nuovamente punto di riferimento religioso di Porto
Marghera, come lo fu ai tempi d'oro. Ora si riempie solo nelle celebrazioni di Natale e Pasqua;
bisogna invece promuoverla ai lavoratori di Marghera, anche con l'aiuto dei sindacati, perché
non sia utilizzata solo per la messa, ma venga intesa come centro di fermento culturale. Al
comitato ha già aderito l'Ucid (Unione cristiana imprenditori dirigenti), il Vega e aziende come
Edil legno, Condotte e lo studio di avvocati Mda. Anche Confindustria ci darà supporto
economico e organizzativo».
Per rendere autonoma la struttura mancano all'appello luce e riscaldamento. «Contiamo di
predisporre un impianto fotovoltaico entro la fine del 2016» precisa la Chinellato. «La corrente
prodotta dalle cellule fotovoltaiche - aggiunge il frate - permetterà di abbassare i costi dei
consumi elettrici. Il prossimo passo sarà la dotazione di una stufa a pellet».
Giulia Busetto
Tratto da GENTE VENETA, n.39/2016
Articolo pubblicato su Gente Veneta
http://www.genteveneta.it/public/articolo.php?id=8856
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