Illussoinizia la rivoluzione 4.0

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Transcript Illussoinizia la rivoluzione 4.0

MF fashion il primo quotidiano della moda e del lusso
Anno XXVIII n. 205 - € 0,50
Direttore ed editore Paolo Panerai
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lusso
19.10.16
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Il
inizia
la rivoluzione 4.0
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L’edizione 2016 del Mfgs-Milano fashion
global summit ha tracciato un primo
profilo dei luxury goods del futuro, al
centro di una metamorfosi digitale che
coinvolgerà produzione, comunicazione,
distribuzione ma anche creatività e stile
C
reare valore attraverso la rivoluzione digitale. Il lusso in versione 4.0 va
oltre la digitalizzazione e guarda all’interconnessione per elevare il settore. Dai processi produttivi, a quelli distributivi e comunicativi, la nuova
frontiera è l’interattività affiancata dall’unione armonica tra fisico e digitale. Ad accendere i riflettori sul tema lusso 4.0 è l’edizione 2016 del Mfgs-Milano
fashion global summit, appuntamento annuale di Class editori, Cnmi-Camera
nazionale della moda italiana e Bank of America Merrill Lynch con il supporto
del Wall street journal e il contributo di Accenture. «Siamo arrivati alla sedicesima edizione che segna una svolta. Tutto ciò che è moda è considerato eleganza,
stile e valorizzazione della manualità. Pensarla in termini di pc e stampanti 3d
fa pensare che siamo vicini a una svolta e che le aziende coglieranno gli aspetti positivi del 4.0», ha sottolineato nei saluti iniziali l’editor in chief e ceo di Class
editori Paolo Panerai. Una sfida per il sistema moda italiano, al fianco del quale si
schiera il governo, virtualmente presente all’evento attraverso l’intervento di Ivan
Scalfarotto, sottosegretario del MiSe-Ministero dello sviluppo economico con delega alla moda: «Il governo è vicino a questo argomento. Il 4.0 è parte della nostra
strategia e prevediamo di investire 13 miliardi nel triennio 2017-2020 per innovazione e digitalizzazione. L’industria 4.0 inciderà sicuramente sull’organizzazione
interna delle aziende. Ma, in un settore come la moda, rimarrà fondamentale il
talento individuale», ha spiegato Scalfarotto, facendo leva su quel genius loci che
permea il settore creativo della moda, capace di inglobare l’innovazione in primis dal punto di vista estetico. Una capacità dimostrata da stilisti del calibro di
Karl Lagerfeld, che per l’ultimo show firmato Chanel ha portato in scena una
rappresentazione robotica. Ma anche da figure come Iris Van Herpen, pioniera della stampa tridimensionale dal risvolto couture e da precursori dell’estetica
hi-tech come Alexander McQueen e Hussein Chalayan. Oggi la rivoluzione tecnologica compie nuovi passi e diventa applicabile al fashion system nel suo insieme
e nelle sue singolarità. La stessa Cnmi guarda ora a nuovi livelli per sfruttare la
digitalizzazione, come ha spiegato il presidente Carlo Capasa: «A questo punto è
fondamentale digitalizzare i distretti, semplificando processi e comunicazioni». Ma
continua a pag. II
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Nelle immagini, i protagonisti di questa edizione del Mfgs-Milano fashion global summit: (1) Paolo Panerai, (2) Ivan Scalfarotto, (3) Carlo Capasa,
(4) Diego Selva, (5) Patrizio Bertelli, (6) Diego Della Valle, (7) Michele Norsa, (8) Brunello Cucinelli, (9) Gaetano Marzotto, (10) Claudio Marenzi,
(11) Rodrigo Cipriani Foresio, (12) Michele Raballo, (13) Giuseppe Tamola, (14) Lisa Clyde, (15) Raffaella Banchero, (16) Giulio Pastore, (17) Francesco
Morace, (18) Roberto Liscia, (19) Umberto Basso, (20) Simon Beckerman, (21) Sonia D’Arcangelo, (22) Andrea Ruzzi, (23) Olivier Rousteing e
(24) Stefano Rosso
Foto reportage dal summit a cura di Andreas Ikonomu
II
MF fashion
Milano Fashion Global Summit
segue da pag. I
non solo, perché l’innovazione delle strutture dovrà
andare di pari passo con quella della commercializzazione. «Oggi sono i consumatori a influire sulla
percezione del marchio, su come e quando vogliono
i prodotti», ha evidenziato Diego Selva, head of investment banking Italy di Bank of America Merrill
Lynch. L’industria 4.0 si pone poi come punto d’incontro tra tradizione e nuove possibilità digital, come
ha sottolineato il ceo di Prada, Patrizio Bertelli:
«Stile, processo industriale e creazione del prodotto costituiscono una triplice alleanza», aggiungendo
che: «Il sistema sta guardando al proprio interno per
affrontare in modo serio il digitale». Un’evoluzione
già in atto dove risulta cruciale mantenere l’identità delle persone e della tradizione, necessità posta
in evidenza da Diego Della Valle, numero uno di
Tod’s: «Nelle nostre aziende macchine e tecnologie sono presenti, sono strumenti che permettono il
miglioramento qualitativo, a patto che ci sia qualcuno dietro a gestirli nel modo giusto». Sulla stessa
lunghezza d’onda Brunello Cucinelli, alla guida del
marchio eponimo: «Siamo nel mondo degli artigiani
contemporanei, che da una parte hanno in mano le
forbici e dall’altra laser e iPad. Vogliamo accettare
il cambiamento imparando a governarlo e ponendoci
come umanisti del web». Un atteggiamento all’insegna dell’integrazione che si ritrova anche a livello
retail, attraverso quella che il presidente di Netcomm
Roberto Liscia definisce: «L’innovazione esperienziale», per portare le potenzialità tecnologiche nel
mondo degli store fisici e riempire il web di esperienze reali. Infinite possibilità condivise d’altronde
da un giovane designer come Olivier Rousteing,
alla guida estetica di Balmain e protagonista creativo del convegno. «Proprio attraverso il mio modo
spontaneo di comunicare in modo social la cultura pop sono riuscito a raggiungere il successo», ha
raccontato lo stilista in collegamento live da New
York, seguendo quel flusso 4.0 che sta intrinsecamente rivoluzionando il lusso. (riproduzione riservata)
Ludovica Tofanelli
mercoledì 19 ottobre 2016
Ricerche
E-commerce, l’abbigliamento
sarà in vetta agli acquisti on-line
Nel 2020 il segmento dominerà le vendite digitali con una quota pari
al 25% del totale, mentre il luxury si fermerà al 15%. A sottolinearlo è
stata Lisa Clyde di Bank of America Merrill Lynch. Francesco Colamartino
I
l lusso, come qualsiasi altra categoria di prodotto, deve migliorare la
sua padronanza del linguaggio digital, visto che per ora non è proprio tra
i primi della classe in materia. A metterlo in luce è stata Lisa Clyde, global
head of consumer & retail investment
banking e managing director di Bank
of America Merrill Lynch, durante il
Mfgs-Milano fashion global summit.
Secondo quanto riportato da Clyde, nel
2020 la penetrazione dell’e-commerce
a livello mondiale crescerà dal 12,6%
dello scorso anno al 19,8%. Più nel dettaglio, nel Regno Unito si passerà dal
17,6% al 25,4%, in Cina dal 12,8% al
19,5%, in Giappone dal 12,1% al 19%,
in Germania dal 9,1% al 14%, e negli Usa dall’8,9% al 12,9%. E saranno
soprattutto le compravendite tramite
mobile a crescere, con un tasso del 29%
nel 2017 di molto superiore alla media
dell’e-commerce. A contendersi il primo posto come mercato e-commerce
più grande di qui al 2020 ci sono Usa
e Cina. Se globalmente il valore delle
vendite online arriverà in quell’anno a
1,9 trilioni di dollari, la Cina rappresenterà una fetta di 638 miliardi e gli Usa
di 524 miliardi. Ma focalizzando la len-
te di ingrandimento sui singoli comparti, Vuitton (10%) Coach (9%) Michael
si può notare che le vendite online di qui Kors (7%) Burberry (7%) Gucci (3%)
al 2020 saranno dominate, in termini di Chanel (1%) e Dior, sempre con l’1%.
crescita, da abbigliamento e calzature Ma la vera scossa, come sempre, arrive(15%) e dal food and drink con il 17%. rà dagli Usa. Nel 2017, infatti, Amazon
sarà il più grande retaiE dal 2015 e il 2020 la
ler statunitense nel campo
penetrazione delle vendell’abbigliamento e degli
dite di abbigliamento
accessori, con una crescionline su quelle totata organica del 30% di qui
li passerà da 15% al
a due anni a 28 miliardi di
25%. Già oggi il 70%
dollari, che diventeranno
delle persone, prima
52 miliardi nel 2020. Lo
di fare un acquisto, lo
stacco con la numero due,
valuta online, considela storica Macy’s, sarà norato anche che a dettare
tevole, visto che la crescita
i ritmi del mercato delorganica di quest’ultima si
le vendite digitali sono
fermerà all’1% nel 2017 a
i millenials, meno fo25 miliardi, per arrivare solo
calizzati sul singolo
Sopra,
Lisa
Clyde
a 26 miliardi nel 2020. Vale
brand e pronti ad affila pena ripercorrere le varie
darsi ai retailer tech e
multi brand, tra cui Google, Amazon e tappe di questa vertiginosa crescita di
Apple. Il problema è che la penetrazione Amazon nel settore dell’abbigliamento.
del lusso nell’e-commerce rimane molto Nel 2002 la compagnia ha inauguraindietro rispetto a quella dell’abbiglia- to il suo primo store dedicato e, tra il
mento, con il 7% oggi e il 15% previsto 2006 e il 2015, ha acquisito Shopbop,
nel 2020. Tra i brand del lusso, la massi- Zappos, Fabric, Woot, Quidsi, Buyma penetrazione è appannaggio di Kate vip e Shoefitr. Nel 2011 ha lanciato un
Spade (20%) seguita da Tory Burch canale per acquisti rapidi, My Habit. (ri(18%) Ralph Lauren (11%) Louis produzione riservata)
Progetti
Strategie
MICHELE NORSA
SVELA I SEGRETI DEL
LUSSO ESPERIENZIALE
Le istituzioni di moda
alla prova di Internet
«Per poter affrontare bene il futuro
Se Cnmi mette l’accento sulla comunicazione, per Smi la carta
bisogna analizzare i cambiamenti
da giocare è sulla produzione 4.0, mentre per Pitti immagine il
dei consumatori e delle loro abitudini segreto è nella vetrina online di Fiera digitale. Barbara Rodeschini
di spesa», ha spiegato il top manager
igitale fa rima con istituzionale all’edizio- sione e interconnessione tra servizi fisici e digitale.
I
l lusso 4.0 protagonista al Mfgs-Milano fashion global summit non è
solo quello della moda. È anche quello del benessere che va dal cibo al
bere, dal viaggio all’hotel, e viene comunemente battezzato lusso esperienziale. A raccontarlo è stato chi, più di ogni altro, oggi può essere
considerato il vero punto di contatto di tutto quello che è alto di gamma. Perché Michele Norsa, già storico numero uno di Valentino prima e
Salvatore Ferragamo poi, oggi è membro del board di Oettinger Davidoff
e di Rocco Forte hotels. «Credo che innanzitutto sia importante guardare i
grandi trend del mercato, che sono positivi, e ai grandi cambiamenti dei consumatori e delle loro abitudini per poter affrontare il futuro». A partire dai
viaggi, che da ex-ceo, sono
sempre stati: «Un credo, nelle mie esperienze ho sempre
puntato sul travel, fino a portarlo al 10% sul fatturato», ha
spiegato Norsa sottolineando
come anche oggi: «I viaggiatori continuano a crescere del
5-6%, e quelli cinesi ancor di
più, soprattutto diretti nelle
grandi città». Aggiungendo
che: «In passato questo era un
aspetto che le aziende di moSopra, Michele Norsa
da non si aspettavano, è per
questo che si perdono un po’
di quelle persone in termini di acquisto». Non solo, perché l’intervento del
top manager, conferma come l’Italia abbia un potenziale di attrattiva culturale notevole ma fortemente inespressa a causa di un’offerta di hotel di
lusso limitata. Augurandosi poi che: «Perse Olimpiadi e Mondiali di rugby,
la Ryders cup di Roma 2022, possa attrarre quei clienti che tutti vogliono:
quelli del golf». Il tutto ricordando che: «Il processo di ringiovanimento
del prodotto nel mondo del lusso è stato il primo step, il secondo sarà di
nuovo nelle persone: il cambio generazionale, io infatti mi sono fatto da
parte». (riproduzione riservata)
Fabio Gibellino
D
ne 2016 del Mfgs-Milano fashion global Questo è molto importante per il settore del tessile/
summit. Alla presenza di Carlo Capasa, abbigliamento. Il digitale ha creato l’engagement del
presidente di Cnmi-Camera nazionale consumatore che diventa protagonista nella personadella moda italiana, Claudio Marenzi di Smi- lizzazione stessa dei propri acquisti. La produzione
Sistema moda Italia e di Gaetano Marzotto di Pitti deve avvicinarsi alla distribuzione e l’industria 4.0 ne
immagine, il forum sul lusso 4.0 è diventato l’occa- è un aspetto fondamentale. In quest’ottica, il fenomesione per guardare alla rivoluzione digitale con un no di reshoring è sostenibile, grazie al digitale, solo
occhio istituzionale attraverso visioni complementari accorciando il time to market». L’importanza di esseche hanno come obiettivo comune il potenziamento re in grado di decodificare le esigenze della clientela
della filiera del Made in Italy. « Per Cnmi, il digita- e conseguentemente la capacità di conoscere i propri
le è prioritario e rappresenta uno dei tre pilastri su interlocutori è alla base del successo dell’iniziativa
cui lavoriamo insieme a
di Pitti Immagine,
sostenibilità e sostegno
Fiera digitale, coai giovani», ha spiegame ha sottolineato
to Capasa, «abbiamo
Marzotto. «Fiera diinaugurato Snapchat e
gitale è un’iniziativa
potenziato il nostro sito
che, da un lato, ha facon ottimi risultati: solo
cilitato gli accessi che
durante la fashion week
oggi, per il 30%, sono
abbiamo registrato 42
effettuati attraverso la
milioni di interazioni.
piattaforma; dall’altro
Rispetto alle altre capi- Sopra, da sinistra, Gaetano Marzotto, Claudio abbiamo fatto in modo
di portare l’esperienza
tali dello stile e alle loro Marenzi e Carlo Capasa ieri al Mfgs 2016
fieristica direttamente
fashion week, Milano è
avanti nonostante gli americani facciano più numeri ai buyer che normalmente si fermano solo un paio di
sull’onda della massiccia presenza di celebrities. Non giorni e che grazie a questo sistema possono vivere la
solo, Cnmi potenzia i giovani e l’artigianalità di ulti- fiera, conoscere gli espositori, vedere le collezioni e
ma generazione anche con il supporto digitale e multi fare anche gli ordini per un intero mese a partire dal
mediale come in occasione della mostra «Crafting primo accesso. Il digitale», ha concluso Marzotto, «è
the future» inaugurata durante l’ultima edizione di attore chiave della rivoluzione in atto e le fiere avranMilano moda donna». Ed è proprio l’eccellenza no il ruolo di evidenziare creatività e qualità delle
manifatturiera ad essere al centro della rivoluzione pmi che non hanno monomarca diretti. Il multimardigitale come ha spiegato Marenzi, svelando che: ca, anche web, è la nuova frontiera distributiva su cui
«Industria 4.0 non vuol dire digitale ma connes- scommettere». (riproduzione riservata)
mercoledì 19 ottobre 2016
MF fashion
Milano Fashion Global Summit
III
Analisi 01
Overview
Bertelli invoca un’alleanza
tra stile, industria e digital
Brunello Cucinelli:
«Bisogna accettare i
cambiamenti cercando
però di governarli»
Il numero uno di Prada ha sottolineato l’esigenza di agire in maniera
tale che la rivoluzione 4.0 non pesi sul conto economico. Chiara Bottoni
S
tile, processo industriale e
comunicazione sono tre elementi che vanno di pari passo
nell’epoca del 4.0. A sottolinearlo è stato Patrizio Bertelli, numero
uno del gruppo Prada, in occasione del
Mfgs-Milano fashion global summit.
L’imprenditore, chiamato a discutere
dell’opportunità e dei rischi dell’evoluzione verso nuovi modelli industriali
e di business, ha infatti parlato di una:
«Triplice alleanza», necessaria a far
fronte alla rivoluzione in atto nel mondo del lusso senza lasciarsi travolgere da
facili entusiasmi. «Il digitale oggi è fondamentale, è una dimensione dalla quale
non possiamo prescindere. Basti pensare ai grandissimi cambiamenti apportati
dalla nascita di strumenti come l’iPhone
o l’iPad che hanno reso la rete facilmente
accessibile a tutti in qualsiasi momento
della giornata», ha sottolineato Bertelli.
«Allo stesso tempo, però, è necessario
agire in maniera tale che questo non incida sul conto economico dell’azienda. Per
come sono strutturate le imprese del made in Italy, infatti, sono necessari i tempi
giusti d’azione. Negli anni 80, il timing
delle sfilate e della produzione era perfetto. Oggi, invece, i costi della donna,
so coscienza del valore
della moda. Se la politica avesse però affrontato
il problema della filiera
già in passato, probabilmente qualche impresa
avrebbe affrontato lo
sviluppo in modo più
sereno». In merito, infine, alla situazione
congiunturale, Bertelli
ha aggiunto che: «Il mercato oggi è difficile per
tutti perché siamo arrivati a volumi tali che serve
una stabilizzazione. Non
vedo il sistema in crisi di
Nella foto qui sopra, Patrizio Bertelli
per sé ma è vero che si
sta lavorando per creare
ad esempio, sono cresciuti in maniera condizioni nuove», ha concluso. «Il peesponenziale per l’assenza di una piani- riodo è critico a livello geopolitico. Dopo
ficazione corretta. Non bisogna, quindi, gli attentati di Parigi e Nizza non è stato
farsi prendere dalla foga di fare le cose, un anno facile far venire turisti in Europa
trascinati da una sorta di corsa al West». e le elezioni americane stanno creando
Il riferimento è al see now-buy now, si- un clima di instabilità. Sono però concuramente più affine a certi marchi che vinto che il 2017 sarà anno migliore,
ai veri protagonisti del lusso. Bertelli si anche per il semplice fatto che, dopo un
è poi concentrato sul tema degli aiuti del lungo periodo di crisi, è fisiologico che
governo. «Il premier Matteo Renzi e il la gente cerchi di trovare una via d’uscigoverno hanno manifestato di aver pre- ta». (riproduzione riservata)
Le sfide della rivoluzione digitale sono
l’occasione per riflettere sull’importanza dei valori etico-culturale di un Paese.
È questa, in estrema sintesi, l’analisi di
Brunello Cucinelli (nella foto), chairman e
ceo dell’omonima realtà da 414 milioni di
euro di fatturato nel 2015. L’imprenditore
umanista è intervenuto ieri in occasione dell’edizione 2016 del Mfgs-Milano
fashion global summit con uno speech che
prende ispirazione dall’arte dei codici antichi e va a ricollegarsi con la velocità e con
l’immediatezza che un mondo globalizzato
e digitalizzato comporta. A fare da spunto
visivo per la riflessione è la nuova campagna pubblicitaria del marchio di Solomeo
(Perugia) per l’autunno-inverno 2016/17
con la riproduzione di un’antica miniatura
Analisi 02
Per Della Valle la soluzione sarà
mediare tra il vecchio e il nuovo
È questa la strategia dell’imprenditore, a capo di Tod’s group,
per affrontare i cambiamenti nell’epoca del see now-buy now. A cui
restano preferibili dinamiche più attente alla produzione. Chiara Bottoni
D
igitale sì ma con accortezza. rischi ma è vero anche che un prodotto
Diego Della Valle, inter- visto per cinque mesi sul web prima di
venuto ieri in occasione del arrivare in negozio risulta per forza di
Mfgs-Milano fashion global cose inflazionato. Il giusto, per aziende
summit, è stato estremamente chiaro in strutturate come le nostre, sta nel mezmerito al nuovo che avanza. «Il consi- zo. Stiamo perciò lavorando per cercare
glio che mi sento di dare ai grandi gruppi di trasformare le tempistiche, con prodel lusso è quello di non concentrar- dotti nuovi in negozio ogni due mesi e
si solo sulle novità ma di mediare tra il una comunicazione tarata ad hoc». In
passato e il futuro», ha detto l’imprendi- merito ai piani di distribuzione futuri,
tore. «In sei mesi, infatti,
è possibile rovesciare
l’immagine di un brand
soltanto se alle spalle c’è
una sostanza». Come
avvenuto nel caso del
gruppo Tod’s, oggetto di
un complesso piano di riorganizzazione. «Siamo
a buon punto di questo
piano», ha detto Della
Valle. «Forse abbiamo
perso il primo treno ma
stiamo recuperando velocemente terreno nel
mondo delle nuove tecnologie, dopo aver fatto
un lavoro da giganti».
Nessuna apertura, invece, in merito al see
now-buy now. «A volte, dovremmo parlare
di see now-buy never»,
ha detto l’imprenditore.
«Per noi si tratta di un siIn alto, Diego Della Valle ieri sul palco del Mfgs
stema che comporta tanti
Della Valle ha sottolineato la necessità
di forzare le vendite like for like in questo delicato contesto economico, senza
eccedere nelle nuove aperture, aggiungendo che: «l’e-commerce è per noi
come una region e, passando il punto di
pareggio, diventa per forza di cose molto interessante. Al momento, abbiamo
un canale di proprietà e rapporti di collaborazione molto buoni con 4-5 partner».
Commentando la recente visita del premier
Matteo Renzi all’azienda (vedere MFF del 12
ottobre), l’imprenditore ha poi aggiunto:
«L’impressione è che
il governo si stia dando davvero da fare. In
questo senso, mi sento davvero ottimista.
Siamo, infatti, stati abituati a essere soli
da tempo. Se verremo
spinti un po’ la cosa non
guasterà». Interrogato
sull’andamento del
terzo trimestre, i cui
dati saranno diffusi lunedì prossimo, Della
Valle non si è potuto invece sbilanciare
preannunciando però
di aspettarsi un 2017
migliore del 2016. (riproduzione riservata)
e dal claim Amiamo i codici,
codici messaggeri antichi di arte e di cultura. «L’arte è
nutrimento per la civiltà, utilizzare un’immagine antica, che sintetizza arte, cultura
e spiritualità, è veicolo moderno in un momento dove la tecnologia sembra essere
più che invasiva», ha detto l’imprenditore umbro (nella foto sopra durante il suo
intervento). «Bisogna accettare i cambiamenti cercando di governarli perché non
creino malessere. In azienda abbiamo deciso di limitare l’uso delle e-mail a favore
del telefono e della produttività. Siamo
in un nuovo mondo che riscopre i valori e che vede il declino del consumismo, in
cui il ritorno alle origini è necessario per
uno stile più garbato e attento». E in questo contesto che ruolo ha digitale? «È da
governare perché la creatività non venga corrotta», ha risposto Cucinelli. E
l’e-commerce? «È un canale da decifrare rimanendo artigiani del web. Abbiamo
due siti, il primo più istituzionale attraverso cui vogliamo raccontarci nella nostra
autenticità; l’altro dedicato all’e-commerce, la cui gestione sarà portata in house da
gennaio. Si tratta di uno spazio virtuale
pensato per rispecchiare la nostra visione
artigianale anche nella vendita». (riproduBarbara Rodeschini
zione riservata)
IV
Milano Fashion Global Summit
MF fashion
mercoledì 19 ottobre 2016
Protagonisti
Rousteing, sui social svelo
l’e-pop couture di Balmain
«Lusso per me è la capacità di comunicare a tutti. Che era un po’ lo spirito che guidava
Yves Saint Laurent o Gianni Versace... Parlavano a un pubblico popolare, allora era
la nascita del prêt-à-porter o il fenomeno delle top-model, oggi sono i social media»,
ha detto il creativo 30enne, che vanta 4 milioni di follower su Instagram. Angelo Ruggeri
«L
a moda corre grazie ai social ho raccontato di un mondo reale, onesto, non
network. Che sono diventati fon- controllato». Unendo sapientemente l’allure
damentali per trasmettere i valori della maison francese nata negli anni 40 con
di una maison... Per raccontare la cultura della sua generazione, mixando couquella che è un’idea di e-pop couture». Lo ha ture e lusso con i valori della realtà pop. «Ho
trasmesso il conspiegato il 30enne Olivier
cetto di lusso che
Rousteing, direttore creatiper me rapprevo di Balmain che con più
senta la capacità
di 4 milioni di follower su
di comunicare a
Instagram, è, in assoluto,
tutti. Che era un
il designer più seguito sui
po’ lo spirito che
social network al mondo.
guidava Yves
«Ho aperto il mio profilo
Saint Laurent
non per strategia, ma perché
o
Gianni
volevo comunicare a tutti il
Versace...
mio mondo», ha raccontato
Parlavano a un
il creativo francese duranpubblico popote il Mfgs-Milano fashion
Sopra,
Olivier
Rousteing
lare, allora era la
global summit in colleganascita del prêtmento live da Wall Street,
dove ieri sera è intervenuto in un talk speciale à-porter o il fenomeno delle top-model, oggi
al Met-Metropolitan museum of art di New sono i social media. In cui cerco di tratteggiare
York. «Ero molto giovane e volevo mostrare quella che è l’e-pop couture di Balmain». Come
a tutti le mie capacità. Fin da subito ho ap- sempre, esporsi al giudizio porta a confrontarsi
prezzato il mondo social e ho iniziato a mixare con diversi pareri e opinioni: «Sui social netfoto della mia vita privata a quella lavorativa. work, c’è gente che ti ama e che ti odia. Sono
E post dopo post, tutti realizzati con sincerità, sensibile ai loro pareri. A volte ci rimango ma-
le, ma tutto questo è molto costruttivo». Grazie
al potere conquistato nell’universo digitale ha
anche potuto concretizzare uno dei suoi più
grandi sogni: realizzare, lo scorso anno, una
capsule collection con H&M. «È stata l’esperienza più bella di tutta la mia carriera, con la
quale ho capito come, per i giovani, Balmain
fosse più di un marchio, bensì un vero e proprio mondo». Per Rousteing, i social network
sono anche una grande fonte di ispirazione per
creare: «Come se fossi in libreria, guardo su
Instagram i servizi fotografici nuovi o vintage,
le tendenze del momento e cerco di capire i gusti dei giovani». A cinque anni dal suo arrivo
nell’ufficio stile di Balmain, il designer è oggi
pronto a raggiungere nuovi obiettivi: «Ho fatto
un percorso incredibile nel quale ho costruito
un’identità chiara per il marchio. Ora è giunto il
momento di mostrarla a tutto il mondo. Ancor
più di come è conosciuta oggi. Perché Balmain
si chiama Balmain Paris, e voglio che questo
valore diventi globale e internazionale. Grazie
anche a nuovi opening di boutique e, perché
no, all’apertura verso nuove culture», ha concluso Rousteing, «in modo che la maison che
guido rimanga nella mente delle persone. Per
sempre». (riproduzione riservata)
Case history
HARD LUXURY, IL DIGITALE
DEVE ESSERE D’ECCELLENZA
I gioielli di Tiffany e le auto di Maserati sperimentano
approcci differenti verso il consumatore. Lontani
dal puro acquisto e più vicini a un’idea di esperienza
C
ross canalità anche per l’hard luxury 4.0. giunto una bandierina e-tail in Spagna. Per la prima
Offerta da piattaforme eccellenti e prodotti volta abbiamo sviluppato una selezione di pezzi ad
d’eccellenza, da scegliere online e ritirare hoc per la vendita su Net-a-Porter per rimanere top of
in store. Automotive e gioielli, dall’alto del mind e permettere al consumatore di ispirarsi, grazie
loro appartenere al segmento dei beni di lusso dure- alle scelte della piattaforma, e vedere una selezione
voli, spingono verso la fertilizzazione del mercato fatta con garbo. Abbiamo fatto poi una campagna
digitale, che assume un ruolo imprescindibile. Se ne solo digitale, #lovenotlike, quest’estate e lanciaè discusso ieri all’edizione 2016 del Mfgs-Milano to un filtro per Snapchat che ha avuto un enorme
fashion global summit. Per farlo Tiffany si è af- successo». Digitale votato all’eccellenza anche per
fidato alle vetrine multi-experience di un colosso Maserati, come ha spiegato Giulio Pastore, general
manager Europe di Maserati:
come Net-a-Porter, mentre
«La capacità di adattamento
Maserati ha scelto di rilanai profili del consumatore è
ciare il suo car configurator,
la chiave dello sviluppo di
piattaforma dove confluisce
oggi e del futuro. Maserati è
il 70% dei consumatori pripresente in 60 Paesi al monma dell’acquisto finale in
do, con la Cina dal prossimo
negozio. Anche lo shopping
anno probabilmente in testa
4.0 dell’hard luxury è quindi
alle vendite». L’importanza
guidato dalle immagini, ma
per i brand è quindi di diffela relazione umana one-torenziare l’engagement game.
one in store rimane focale.
«L’obiettivo era un ringiova«Da una ricerca sul segmento
Raffaella
Banchero
di
Tiffany
nimento del brand e grazie a
della gioielleria condotta da
e Giulio Pastore di Maserati
queste operazioni siamo riuRbc capital market, Tiffany
sciti a farlo anche in Europa.
è in testa alle preferenze dei
consumatori, con un 49% riscontrato sul campio- Possiamo comunicare sui social network 24 ore al
ne di millennial statunitensi», ha spiegato Raffaella giorno 7 giorni su 7, essere sempre nei pensieri dei
Banchero, managing director Italy and Spain di nostri potenziali consumatori e grazie al digitale siaTiffany & Co., che L2 digital ha stabilito essere un mo passati da un’età media di un acquirente nel 2006
digital genius. Ottimo elemento, considerando il mo- di 60 anni ai 45 di oggi. Il picco arriva poi in Cina,
mento difficile che la gioielleria e gli orologi stanno con i clienti millennials di Maserati di un’età media
vivendo rispetto agli ultimi cinque anni. «Siamo un di trent’anni». La tecnologia rimane alla base del racbrand che polarizza la clientela e la aiuta a celebrare conto del brand che produce 15mila vetture all’anno
delle occasioni memorabili. Nello specifico nell’ul- dall’elevatissimo livello di personalizzazione, grazie
timo periodo, ci siamo focalizzati su quattro azioni all’impiego di robot di ultima generazione associato
di sviluppo digitale. Il sito web, lanciato negli Usa alla lavorazione artigianale. (riproduzione riservata)
Francesca Manuzzi
una decina di anni fa e in Europa nel 2010, ha ag-
C
omunicazione e marketing digitale in costante
mutamento tracciano il
percorso di crescita del
lusso nel segno dell’innovazione globale. Sul tema si è espresso
Roberto Liscia, presidente del
consorzio Netcomm e fondatore dell’associazione europea
E-Commerce Europe, che conta 18 Paesi, il quale ha spiegato in
particolare il ruolo del digitale nel
fashion: «Nel mondo oggi ci sono
un miliardo e mezzo di persone che
comprano online e 2,5 miliardi di
persone che cercano informazioni
sul web, quindi il mondo è digitale».
L’interrogativo chiave è, dunque,
come coniugare il nuovo modello
razionale con i nuovi canali digitali, che non vuol dire semplicemente
vendere online ma modificare le forme di comunicazione e di relazione.
«Mentre il pil planetario cresce del
3%, l’e-commerce cresce del 17%,
con Asia e Pacifico che rappresentano mille miliardi di euro di fatturato
con un incremento del 28%. Una
situazione che definirei esplosiva»,
ha proseguito Liscia. «Questo canale è il vero motore dell’economia
del mondo, con la Cina come primo
mercato e-commerce, che occupa
il 33% del valore totale; gli Stati
Uniti con il 26%, il Giappone con
il 7%, il 5% l’Inghilterra e il 3,2%
la Francia». Cinque paesi che si
spartiscono la torta digitale. Se
guardiamo all’Europa: «Il fatturato
dell’e-commerce è di 500 milioni
di euro con 300 milioni di persone
che comprano online e mezzo mi-
Interviste
Otb, via alla digital acceleration
Digital acceleration e un’azienda 4.0. È il mix perfetto di
una holding come Otb-Only the brave di Renzo Rosso, che
non si ferma a pensare al singolo, ma offre una piattaforma cocoon per i suoi brand, tra cui Diesel, Maison Margiela,
Viktor & Rolf o Marni, come ha raccontato Stefano Rosso,
ceo di Otb durante il Mfgs-Milano fashion global summit.
«Sono tanti anni che investiamo in tecnologia, ma non ci
siamo mai trovati di fronte a un cambiamento così veloce come quello a cui abbiamo assistito negli ultimi cinque anni.
Quest’anno abbiamo creato una funzione digital centralizzata di gruppo che spazia dalle nuove sfide dell’innovazione
tecnologica, alla revisione e ottimizzazione di tutte le aree
che fino ad oggi le diverse aziende del gruppo avevano sviluppato autonomamente, senza sfruttare possibilità di best
practise e key learning, sharing, economie di scala, sinergie o
ancora una strategia di gruppo coerente e consistente per gli
e-commerce, oltre a un’infrastruttura condivisa di customer
relationship management». La sfida tecnologica e digitale rappresenta la nuova frontiera attuale. E Otb la inserisce
tra le top priorities strutturando un cambiamento trasversale, ma che al tempo stesso rispetti l’unicità dei diversi brand.
«La ricchezza del nostro gruppo sta proprio nella varietà dei
marchi che ne fanno parte», ha proseguito Rosso. «Segmenti
di mercato e consumatori diversi, identità e un approccio comunicativo distinti uno dall’altro, che rappresentano
un’enorme opportunità sia dal punto di vista della sperimentazione in cui alcuni brand possono essere i pionieri, ma
anche una grande responsabilità per il gruppo che deve creare le premesse e le condizioni tecnico-strutturali perché ogni
marchio possa dare il suo meglio in creazione di contenuti e
brand experience». Ma l’accelerazione digitale di Otb non
si ferma al gruppo, che con l’acquisizione di partecipazioni
di minoranza tramite la società di investimenti Red circle investments può garantirsi una presenza e una visibilità su cosa
sta accadendo nel mondo. «Abbiamo creduto e siamo entrati in Yoox in tempi non sospetti. Con H-Farm e l’idea di
creare una sorta di campus per la sperimentazione digitale
in Italia è stato amore a prima vista. E grazie a loro abbiamo
conosciuto start-up in cui noi stessi abbiamo poi investito,
come Depop, che con la vendita peer-to-peer su una piattaforma social, può insegnarci molto sui processi di acquisto
Francesca Manuzzi
futuri». (riproduzione riservata)
19.10.16
LOOK SPRING-SUMMER 2017 DI BALDININI
MF fashion il primo quotidiano della moda e del lusso
SPECIAL
EDITION
with
ENGLISH
VERSION
IL MADE IN ITALY DI
MODA
ALLA CONQUISTA DI DUBAI
Gli Emirati Arabi Uniti si preparano a diventare un
Paese brulicante di fashion, italiano e internazionale,
con la città alla guida della crescita del mercato
del lusso del Golfo, pronto a raggiungere un turnover
di 484 milioni di dollari entro il 2019. Grazie a
fashion week e manifestazioni come Italian LifeStyle
in Dubai, sotto i riflettori dal prossimo 26 ottobre
S A RTO R I A
F R A N C O P U P PATO
San Marco - Calle dei Fabbri 4723
30124 VENEZIA - ITALY
tel / fax 041 5221814
www.francopuppato.it
[email protected]
MF fashion
mercoledì 19 ottobre 2016
Dossier Lusso a Dubai
3
Qui sopra, una veduta della città di Dubai
Overview
Dubai veste il made in Italy
Il Golfo è sempre più di moda. E la città vedette degli Emirati Arabi Uniti si candida a
diventare una delle nuove capitali del fashion con importazioni dall’Italia che hanno
raggiunto i 452 milioni di euro nel corso del 2015. Tra le novità l’apertura del mercato alle
Pmi e ai marchi di fascia media grazie a una serie di progetti ad hoc. Barbara Rodeschini
N
on si ferma la progressione degli
Eau-Emirati Arabi Uniti. La federazione del Golfo, che può contare,
da un lato, sulle riserve petrolifere
che ne hanno segnato la crescita negli anni
passati e, dall’altro, su un’organizzazione
diversificata tra industria manifatturiera,
commercio e servizi, si conferma centro
nevralgico per gli investimenti internazionali in un’ottica di sviluppo. E nonostante
un lieve rallentamento nel 2015, le prospettive di crescita sono positive grazie a piani
di sviluppo, favoriti anche dal costo contenuto di manodopera ed energia nonché
da condizioni fiscali vantaggiose, che caratterizzeranno nei prossimi anni il settore
delle infrastrutture, quello delle costruzioni e del turismo. Nati dalla confederazione
di sette emirati (Abu Dhabi, Ajman, Dubai,
Fujaira, Ras al-Khaima, Sharja e Umm alQaywayn), gli Eau, secondo l’analisi 2016
di Global finance magazine, sono il settimo
paese più ricco al mondo con 67.201 dollari di potere d’acquisto pro capite. Non solo
grazie a una posizione geografica privilegiata, il Paese, che confina con Oman e Arabia
Saudita mentre sbocca sul Golfo Persico, è
il naturale crocevia privilegiato tra Medio
oriente, East e Africa. Un caratteristica questa che, supportata anche dalla presenza di
infrastrutture come il Dubai International
airport che con 145 compagnie e 260 destinazioni in sei continenti è lo scalo aereo
più trafficato al mondo, nel 2015 ha accolto
oltre 78 milioni di passeggeri, segnando un
incremento del 10,7% rispetto all’anno precedente, non è sfuggita al mondo del lusso
e del lifestyle italiano. Che hanno saputo rispondere in modo efficace e gratificante alle
esigenze di stile di una popolazione che oggi
raggiunge circa 9,5 milioni di abitanti di cui
2,5 milioni solo nell’area di Dubai. Del resto
l’export italiano di abbigliamento e accessori nell’area, senza considerare i preziosi
che contano circa un miliardo di euro, nel
2015 è stato di circa 452 milioni di euro, in
progressione del 2% rispetto al 2014, cifra
che è confermata anche dai dati relativi al
primo semestre 2016. E c’è da scommettere che in futuro questi dati siano destinati
ad aumentare grazie a una serie di iniziative di promozione del paese tra cui Expo
2020Dubai Connecting minds, Creating
the Future per cui sono previsti 25 milioni di visitatori. E se fino a qualche stagione
fa le opportunità del mercato erano riservate soprattutto alle grandi griffe e alle maison
internazionali, oggi il Paese sta scoprendo i
marchi del made in Italy anche di fascia più
accessibile come dimostra l’organizzazione
da parte della Camera di commercio italiana
negli Eau di Italian LifeStyle in Dubai, il
primo salone dedicato a moda, accessori e
cosmetica per le Pmi, piccole e medie imprese nostrane. L’iniziativa, in calendario
dal 26 al 28 ottobre prossimo, riunirà 120
continua a pag. 04
EUA - PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI
2011
2012
2013
2014
2015
stime
348,5
383,7
402,3
401,6
413,6
+4,9%
+7,2%
+4,3%
+4,6%
+3%
+0,9%
+0,7%
+1,1%
+2,3%
+3,7%
◆
Pil
◆
Crescita reale del pil
◆
Inflazione
◆
Volume esportazioni
beni e servizi in %
+19%
+10%
+5,7%
+9,97%
+3,4%
◆
Volume importazioni
beni e servizi in %
+18,1%
+16%
+10,8%
+28,3%
+23,8%
prezzi correnti miliardi dollari
in %
% prezzi al consumo
Fonte: International Monetary Fund (IMF), World Economic Outlook, October 2015;
World Trade Organization (WTO), latest data, September 2015; World Bank (WB) latest data, December 2015
GRAFICA MF-MILANO FINANZA
4
Dossier Lusso a Dubai
MF fashion
mercoledì 19 ottobre 2016
segue da pag. 3
aziende all’interno del Dubai World TradeCenter e punta ad attirare
l’attenzione di buyer e distributori provenienti dal Paese ma anche da
Arabia Saudita, Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Singapore, Corea del
Sud, Iran e India (vedere altro articolo a pagina 04). «L’area del Golfo
tradizionalmente ama il made in Italy e le sue eccellenze come la moda
e il design», ha spiegato a MFF Giovanni Bozzetti, fondatore e presidente della società di consulenza Efg consulting, «e se fino a poco
tempo fa l’attenzione della clientela era solo ed esclusivamente per i
marchi di fascia alta, ora si registra l’attenzione per i marchi più accessibili che però garantiscono la qualità e lo stile italiano. Questa tendenza
apre nuovi scenari per le nostre aziende, anche per quelle meno strutturate che oggi possono avere l’opportunità di presentarsi su un mercato
di primo piano. L’attenzione nei confronti di una clientela chiamiamola di fascia media si riflette anche nell’ospitalità che vede, per la prima
volta, la costruzione di hotel 3 e 4 stelle pensati per un turismo più trasversale in vista di Expo 2020. Concentrandosi sul segmento moda,
stiamo lavorando su diverse iniziative che spaziano dalla presentazione
di progetti sartoriali, come quello di Lidia Cardinale, alla creazione di
insegne che ospitino marchi emergenti: a dicembre in tandem con Sari
spazio di Giulio di Sabato, inaugureremo all’interno del nuovissimo
Mall Park center un negozio pensato per dare visibilità alla nuova generazione dello stile italiano con una selezione di giovani talenti come
Ultrachic, Chicca Lualdi e Jamais Sans Toi». Cauto nei confronti di
un mercato ad alte potenzialità è invece Gianfranco Di Natale, direttore generale di Smi-Sistema moda Italia: «Gli Emirati Arabi presentano
uno scenario di mercato atipico, infatti subiscono più di altri le oscillazioni legate al turismo. Possiamo segnalare una fase di consolidamento
e di limitata crescita a causa del calo del turismo russo negli ultimi due
anni. L’acquisto moda è legato principalmente ai brand internazionali più conosciuti e meno ai marchi delle Pmi, il sellout è estremamente
sensibile al flusso del turismo nei territori», ha concluso. «Smi non ritiene di considerarli Paesi primari per le Pmi del tessile & abbigliamento
italiane, in considerazione anche delle stringenti norme relative all’export. Alemo per il momento». Ma l’innovazione, unita alla qualità e al
servizio delle aziende italiane, potrebbe essere la leva per conquistare
il pubblico medio orientale come ha spiegato Silvio Cattaneo, presidente di Cna Federmoda Torino. «In questo mercato così competitivo
bisogna essere capaci di offrire un prodotto nuovo che rispecchi l’eccellenza della produzione italiana pur avendo costi contenuti. Non solo,
le aziende che vogliono ottenere buoni risultati devo essere affidabili e
flessibili nella produzione non sottovalutando le opportunità legate alle
personalizzazioni». (riproduzione riservata)
Full translation at page 09
Qui sopra, il finale della sfilata Genny per la primavera-estate 2017 in scena a Milano
Happening
Italian LifeStyle
porta la moda nel
cuore degli Emirati
Saranno 120 le aziende che parteciperanno alla prima
edizione del salone di Dubai dedicato a moda e accessori
organizzato da Camera di commercio italiana negli Emirati
Arabi Uniti e in agenda dal 26 al 28 ottobre nella cornice
del Dubai World TradeCenter. Per quest’edizione il ruolo
di special guest è stato affidato a Swinger International, il
gruppo veronese da 70 milioni di euro di fatturato 2015 cui
fanno capo i marchi Genny e Byblos. Dal 2017 l’iniziativa
sarà organizzata in concomitanza con gli eventi studiati
dalla piattaforma Fashion forward Dubai. Barbara Rodeschini
F
Una veduta del Mall of Emirates; in alto, da sinistra, un
look Chicca Lualdi e un momento di shopping a Dubai
ervono i preparativi in vista della prima
edizione di Italian LifeStyle in Dubai.
Il nuovo format espositivo, organizzato da Camera di commercio italiana negli
Emirati Arabi Uniti, vede la partecipazione di 120
aziende del made in Italy che, dal 26 al 28 ottobre
all’interno del Dubai World Trade Center, potranno raccontarsi a oltre 60 distributori dell’area
nonché a una selezione di buyer tra i quali nomi del calibro di Chalhoub Group e Harvey
Nichols o Bloomingdale’s Dubai. «Oggi l’export
di moda e accessori negli Emirati Arabi Uniti vale
452 milioni di euro», ha spiegato a MFF Mauro
Marzocchi, segretario generale della Camera di
commercio italiana negli Eau, «e se per le aziende
di grandi dimensioni e per le maison è più facile
entrare su questo mercato, non è così per le Pmi.
Camera di commercio ha deciso di impegnarsi in
maniera concreta per dare la possibilità anche alle
realtà più contenute della moda italiana di affacciarsi nell’area del Golfo. Da questo presupposto è
nato il nuovo salone Italian LifeStyle in Dubai che
segue un’organizzazione precisa. Secondo un modello che potremmo chiamare di BtoB al rovescio,
la mattina le aziende potranno avere contatti diretti
con i distributori, nel pomeriggio la fiera sarà aperta
ai buyer ma anche al pubblico che potrà acquistare direttamente da quegli espositori, circa il 30%,
che sono già in condizioni di vendere secondo le
logiche del see now-buy now». E se per quest’edizione il ruolo di special guest è stato affidato a
Swinger International, il gruppo veronese da 70
milioni di euro di fatturato 2015 cui fanno capo i
marchi Genny e Byblos nonché le licenze Versace
Jeans e Cavalli Class, l’iniziativa di Camera di
commercio punta a dare una visione completa del
saper vivere all’italiana grazie a un’offerta trasversale, che spazia dall’abbigliamento agli accessori e
alla cosmetica, con la partecipazione di marchi come Aldo Bruè, Cashmereville, Berna, Max Fort,
Atelier Franco Puppato Venezia o EnricoGi fragrance. «Il nostro obiettivo consiste nel diventare
un punto di riferimento per le aziende italiane che
vogliono rivolgersi al mercato dell’area Gcc», ha
concluso Marzocchi, «e per farlo stiamo dialogando anche con le istituzioni locali per spostare la
data del salone in concomitanza con gli eventi di
Fashion Forward Dubai, la principale piattaforma
fashion del Medio Oriente. E puntiamo a rendere
possibile questo già dall’edizione del 2017». (riproduzione riservata)
Full translation at page 09
6
Dossier Lusso a Dubai
MF fashion
mercoledì 19 ottobre 2016
Da sinistra, un look Rad Hourani, una proposta floreal di Giada Curti, due creazioni di Inge Paris, un abito di Laquan Smith e un outfit Baldinini
Manifestazioni
Dubai, la moda sfila in passerella
Gli Emirati Arabi Uniti si preparano a diventare un Paese brulicante di moda made in Italy e internazionale,
con la città alla guida della crescita del mercato del lusso del Golfo, pronto a raggiungere un turnover
di 484 milioni di dollari entro il 2019. Complice anche l’ultima edizione della Arab fashion week, kermesse
di sfilate e happening che ha animato le sale del Meydan hotel. E che ha tracciato le linee guida del progetto
dell’Afc-Arab fashion council per creare una settimana dedicata al ready couture. Francesca Manuzzi (Dubai)
N
el 2030, la popolazione degli
Emirati raggiungerà i 10,5 milioni. Un incremento del 21,9%
rispetto al 2015 secondo l’Euromonitor. Sempre secondo la società di
ricerca il Paese oggi sta vivendo un nuovo fenomeno, che vede i consumatori di
fascia medio-alta compresi tra i 20 e i 40
anni, expat e non, arrivati a privilegiare la ricerca della qualità, soppiantando
la propensione esclusiva per la marca.
Fenomeno che dona al made in Italy un
nuovo spunto per poter mettere radici sempre più solide nel Golfo. Come raccontato
a MFF da Mario Boselli, presidente onorario di Cnmi-Camera nazionale della
moda italiana e soprattutto alla guida
dell’Afc-Arab fashion council, l’organizzazione non profit che rappresenta 22
Paesi arabi e fondatrice dell’Arab fashion
week. «In un mondo caratterizzato da
una competizione tra macro sistemi, con
Nafta, Mercosur e Asia in testa, la chance
che l’Europa possiede è quella di creare
una zona paneuromediterranea integrata,
consolidando la pipeline con i 22 Paesi che
l’Arab fashion council istituzionalmente
raggruppa», ha spiegato a MFF Boselli.
«Le importanti relazioni già esistente tra
l’Europa e Paesi del Nord Africa, storicamente subfornitori di italiani e francesi,
devono diventare sempre più concatenate, soprattutto alla luce degli aumenti dei
costi di produzione asiatici, che rendono queste zone sempre più competitive, e
per motivi socio-economici, donando un
upgrade delle condizioni economiche locali». In quest’ottica, lo spazio per i piccoli
brand e produttori che ancora non sono
penetrati sul mercato si allarga, così come l’opportunità di opere come l’Arab
fashion week per l’appunto, andata in scena dal 6 al 10 ottobre scorsi al Meydan
hotel di Dubai. Oltre alle sfilate canoniche, da quest’edizione all’interno della
kermesse ha preso vita un’area espositiva,
che ha dato l’opportunità a brand italiani
di vendere anche direttamente al pubblico. In questo contesto si innesta il lavoro
di Bgi-Business growth international,
azienda di internazionalizzazione che
offre supporto e una finestra per il knowhow italiano sul mercato degli Emirati
Arabi Uniti, oltre a un’area per presentare i propri prodotti nell’ambito della
fiera. «Offriamo un servizio tailor made
con costi ridotti per facilitare l’ingresso sul
mercato degli Emirati alle aziende italiane
di fashion, food e beauty», hanno spiegato
Vincenzo De Rosa e Roberto Marsico,
rispettivamente general manager e partner. «Partiamo dalla consulenza fiscale,
fino a diventarne i distributori, ospitandoli in uno showroom di oltre mille metri
quadrati durante l’anno e in occasione
dell’Arab fashion week con corner dedicati». E l’obiettivo per le stagioni future
pare sia di mettere in piedi un trunk show
importante, fino a 50 espositori, trasformando la settimana della moda di Dubai
in un punto di riferimento per il bacino
paneuromediterraneo e internazionale.
Una grande occasione per l’Arab fashion
week, patrocinata in primis dal colosso cinese Huawei, che ha portato in pedana
le collezioni primavera-estate 2017 di oltre 20 marchi di ready-couture provenienti
da dieci mercati del mondo, tra cui Usa,
Canada, Francia, Italia e Svezia. Infatti,
se la moda occidentale cambia in favore
di una nuova velocità con il ready-to-buy,
il mondo arabo è invece attento all’unicità delle proposte, scelta quindi calzante
quella di eleggere la settimana della moda di Dubai come unica al mondo dedicata
alla ready couture, che come spiegato da
Jacob Abrian, ceo dell’Afc: «Permette
la vendita in negozio di capi prêt-à-porter
o da red carpet, con la possibilità di personalizzarli. Questa per noi è una grande
opportunità di aprirci al fashion nel mondo
e unire differenti culture». Culture diverse che hanno spinto l’Arab fashion week
ad aprirsi per la prima volta al genderless, oltre a una serie di sfilate dedicate
esclusivamente al menswear, con l’intento appunto di riaffermare l’impegno nella
cultura di pace in nome della creatività e
del sostegno allo sviluppo dell’imprenditoria e dell’industria. Con il bespoke del
belga Stijn Helsen, negli anni messo al
servizio del cinema, con la realizzazione di costumi per film come Pirati dei
Caraibi e Spiderman. Piuttosto che i completi sartoriali da capitano di yatch pensati
da Bottega Dalmut e la spiritualità italiana di Sartorial monk, firmata da Sabato
Russo, che cesella completi con giacche
dalla mano raw e pantaloni multipence,
che coniano una crasi di made in Italy
e ascetismo dal Sol Levante. O l’ideale
di unisex voluto dal designer e fotografo
giordano-canadese Rad Hourani, con uno
streetwear mitologico che fa muovere nella penombra figure allungate, imbrigliate
in capospalla e abiti imponenti, strizzati
in vita da maxi fusciacche. «Un evento
che vuole essere anche un simbolo di pace
in nome della creatività internazionale. I
Paesi potranno in questo modo sviluppare
una filiera migliore per presentarsi al mercato», ha poi proseguito Mario Boselli.
Creando quindi una sacca di benessere e
interscambio, in cui il Golfo diventa area
chiave e l’Arab fashion week momento
clou della filiera, che può finalmente rappresentarsi. E nel firmamento del futuro
womenswear targato Dubai si vanno a inserire la dinastia principesca di Aouadi
Paris, con i suoi leggeri abiti fino ai piedi,
brillanti di iperdecori sussurrati, piuttosto
che il sogno couture di Aiisha Ramadan,
stilista-star libanese, che mostra il Dna e le
capacità di un creativo del Golfo o l’anima hip hop di Laquan Smith, il designer
newyorkese celebre per i suoi abiti indossati da Kim Kardashian, Kendall Jenner
e Beyoncé. «Si sta lavorando per aiutare
gli stilisti locali a ideare un prodotto che
funzioni sul territorio e appetibile a livello
internazionale. I marchi esteri, oltre a ricoprire un ruolo educational, accendono un
occhio di bue per richiamare stampa e buyer worldwide», ha proseguito poi Boselli.
Sulle passerelle locali sono arrivate anche
alcune star del made in Italy. Come Giada
Curti e la sua moda in fiore, Baldinini
che porta per la prima volta in pedana il
suo total look tra activewear e ispirazioni botaniche. O ancora Ultràchic di Viola
Baragiola e Diego Dossola, che forgiano
una sinfonia di imprimé e iperdecorativismo strutturato. Piuttosto che Alberto
Zambelli, con la sua decostruzione araldica, che urla il fascino italiano della materia
con giacche dal decoro dichiarato Pura
lana vergine e Cristiano Burani, in un
arcobaleno di materiali leggeri, fenicotteri
di paillettes che animano dolcevita portati
con pantaloni over 70s. «Nonostante siamo in una fase ancora embrionale», ha poi
concluso Antonio Rubel, cfo dell’Arab
fashion council, «stiamo crescendo, migliorando il format ogni anno di più».
Format poliedrico in evoluzione quindi,
volto a spingere il business arabo rivolto al lusso che, in attesa di World Expo
2020, si prepara a raggiungere un turnover
di 484 milioni di dollari (circa 439 milioni di euro al cambio di ieri) entro il 2019.
(riproduzione riservata)
Full translation at page 09
CASHMERE & FRIENDS
Cashmere, seta e la rarissima vicuña sapientemente lavorati. Il piacere di indossare il massimo del lusso e dell’eleganza con un comfort insuperabile.
L
a collezione HLC è nata da anni di esperienza nell’ambito della maglieria artigianale con l’intenzione di soddisfare i clienti più esigenti in termini di qualità e stile.
L’idea è di effettuare una selezione delle materie prime più pregiate per produrre
capi dalle linee semplici ma eleganti, comodi da indossare.
I filati scelti sono composti dalle fibre più nobili a nostra disposizione, dalla lana
merinos, al cashmere, alla seta, fino alla vicuña la più
rara e fine al mondo che raggiunge una leggerezza e
morbidezza esclusive.
Molti dei nostri capi vengono poi ulteriormente arricchiti
con applicazioni di pellami pregiati, pelliccia o cristalli di Swarovski in modo da renderli ancor più unici e
preziosi.
Ogni fase della lavorazione del capo viene eseguita completamente in Italia.
The HLC collection was born from years of experience in knitwear manufacturing with the intention of satisfy the most demanding of customers in terms
of quality and design
Our focus is to provide a selection of high quality yarns, from merinos wool, to
cashmere, to silk, until the vicuña, wich is the world’s
rarest and most precious textile fibre, for the production
of clothes with a simple design, but comfortable and
enjoyable to wear
Many of the clothes are the enriched with leather details,
fur, embroidery and Swarovsky crystals to made products
even more unique and precious
All our clothes are Made in Italy
www.hlc-fashion.it
I dati e le informazioni sono fornite dalla società, che ne garantisce la veridicità
mercoledì 19 ottobre 2016
MF fashion
Dossier Lusso a Dubai
9
L’esotismo couture
English version
di
conquista gli Emirati
Page 01_In cover
Italian fashion conquers Dubai
Aouadi
Il marchio fondato da Yacine Aouadi, star dell’alta
moda di Parigi da tre stagioni, approda all’Arab
fashion week di Dubai, con una collezione
handmade dai tocchi oriental. Silvia Manzoni (Parigi)
H
a già presentato le sue
collezioni tre volte a
Parigi, nel calendario
molto selettivo della couture e da novembre 2015 è stato
eletto membro invitato. E nelle
scorse settimane Yacine Aouadi è
stato applaudito all’Arab fashion
week di Dubai. Il giovane stilista,
che prima di lanciare la propria
maison ha lavorato da Balmain,
a fianco di Christophe Decarnin
e Olivier Rousteing, è riuscito a
imporsi grazie a una creatività
eclettica e a un gusto per l’artigianato, che mette in luce tecniche
antiche e lavorazioni realizzate a mano che richiedono ore e
ore di mani esperte. Per un lusso
che non conta il tempo. È proprio
in quest’oscillazione tra modernità e tradizione che il creatore
di origine algerina cresciuto a
Marsiglia afferma di trovare la
propria vena creativa. «Per me
la couture è qualcosa di moderno, con la sua ancestralità, ma è
l’attitudine che conta». La consacrazione del red carpet è venuta
l’anno scorso proprio da un’attrice che incarna l’eleganza in
perfetta sintonia col suo tempo,
come Cate Blanchett, che ha scelto un abito di Aouadi Paris per la
prima di Carol al New York film
festival. La terza collezione, presentata in luglio a Paris, al Grand
Palais, e in chiusura della kermesse di Dubai, è dedicata alla città
di Cordoba, alla sua moschea e
alla sua pacifica multiculturalità. Sulle rive del Guadalquivir,
Aouadi è andato a ispirarsi per
i suoi tredici (numero totemico
per lo stilista) modelli che portano anche, indirettamente, un
messaggio di tolleranza e di armonia. Così l’abito rosso e nero
da torera trova posto accanto a
un vestito corto verde smeraldo,
dal corpetto ricamato di perle,
che riprende gli arabeschi di un
moucharabieh arabo. E poi l’abito con mantellina cardinalizia
cucita sulle spalle. I tessuti sono
lavorati con broderies e intarsi
naturalistici. Soluzioni tecniche
innovanti, come le paillettes che
sottoposte a un trattamento ad alta temperatura si accartocciano e
danno una curiosa impressione
3D al tailleur, proiettano questo
ensemble in una sfera più contemporanea e tecnologica che
convive con lo spirito più naïf,
quasi infantile, di altri abiti solcati da tagli e con corpetti e maniche
separabili. Sotto i riflettori anche la prima collaborazione, con
Francesco Russo, per creare dei
sandali con una zeppa di nappa
di agnello bianco e perle di vetro.
(riproduzione riservata)
The United Arab Emirates are set to become a prime destination
for Italian and international fashion. Dubai is propelling the growth
in the luxury market in the Gulf nations, with the turnover expected to reach $484 mn by 2019 thanks to fashion weeks, events and
happenings as Italian LifeStyle in Dubai, in the spotlight as next
October 26
Page 03_Overview
Dubai wears Made in Italy
The Gulf is getting more and more fashionable. And Dubai is in the
running to become one of the new fashion capitals, with Italian-made
imports reaching € 452 million in 2015. Changes are afoot as the market opens up to SMEs and mid-range brands. Barbara Rodeschini
The United Arab Emirates (UAE) is making unstoppable progress. With oil reserves
that have contributed to its growth over the years, as well as a diversified arrangement of manufacturing, trade, and services, the Gulf federation is a major destination
for international investments looking to develop. Despite a slight downturn in 2015,
its prospects for growth are positive thanks to development plans, which, having also been aided by low labour and energy costs and favourable tax conditions, will
play an important role within the infrastructure, construction, and tourism industries
over the coming years. According to a 2016 analysis carried out by Global Finance
Magazine, the UAE, forged out of a confederation of the seven emirates of Abu Dhabi,
Ajman, Dubai, Fujairah, Ras al-Khaimah, Sharjah, and Umm al-Quwain, is the seventh
richest country in the world with a per-capita purchasing power of $ 67,201. As well
as its geographically privileged location, this is also owed to the fact that this country,
which shares a border with Oman and Saudi Arabia and opens out onto the Persian
Gulf, is a natural and preferential meeting point between the Middle East, the East,
and Africa. This is further supported by the presence of infrastructure such as Dubai
International Airport, whose 145 airlines and 260 destinations across 6 continents
make it the busiest airport in the world. In 2015, it served 78,014,838 passengers,
which was a 10.7% increase on the year before. This has not gone unnoticed by
the world of luxury and Italian lifestyle products, which has been able to effectively
and gratifyingly respond to the style needs of its current population of approximately
9.5 million inhabitants, of which 2.5 million live in Dubai alone. What is more, without
even taking luxury brands into account, which were worth about € 1 billion, Italian exports of clothes and accessories to the region in 2015 amounted to approximately
€ 452 million, up by 2% compared with 2014, an increase that can also be confirmed for the first half of 2016. And we can bet that in the future these figures will keep
going up, thanks to a series of promotional initiatives for the country, such as the
Expo 2020 Dubai Connecting Minds, Creating the Future, which is expecting 25 million visitors. Although it was only a few seasons ago that market opportunities were
dominated by major designer labels and fashion houses, these days the country is
discovering a more affordable range of Made in Italy brands. This can be seen from
the Italian Lifestyle event in Dubai, organised by the Italian Chamber of Commerce
in the UAE. It is the first exhibition dedicated to fashion, accessories, and cosmetics produced by Italy’s small and medium-sized enterprises (SMEs). The initiative, set
to take place between 26 and 28 October, will bring together 120 companies within the Dubai World Trade Centre, with the aim of attracting buyers and distributors
from across the country, as well as those from Saudi Arabia, Bahrain, Kuwait, Oman,
Qatar, Singapore, South Korea, Iran, and India. “The Gulf region has always loved
Italian-made products, such as its first-class fashion and design”, explains Giovanni
Bozzetti to MFF, founder and president of consultancy firm EFG Consulting. “Even
though it wasn’t that long ago that customers were focusing exclusively on high-end
brands, now, people are taking an interest in more affordable ones, which, however,
are still able to guarantee quality and Italian style. This trend provides new opportunities for our businesses, even for less-developed ones, which nowadays have the
possibility to emerge onto a leading market. Also focusing on this mid-range clientele is the hospitality industry, which for the first time has developed 3- and 4-star
hotels, designed for a more across-the-board type of tourism, ready for Expo 2020.
Keeping our focus on fashion, we are working on various initiatives, ranging from the
presentation of sartorial projects, such as Lidia Cardinale’s, to the creation of displays
promoting up-and-coming labels: in December, in tandem with Giulio di Sabato’s Sari
Spazio fashion showroom, we will be opening a shop inside the brand new Mall Park
Center, which has been designed to give visibility to the new generation of Italian style,
showcasing a selection of young talent such as Ultrachic, Chicca Lualdi and Jamais
Sans Toi”. Combined with the quality and service provided by Italian businesses, innovation seems to be the key to winning over the Middle Eastern public, according
to Silvio Cattaneo, president of CNA Federmoda Torino. “In such a competitive market, you have to be able to offer a new product that mirrors the excellence of Italian
manufacture, whilst keeping costs down. And that’s not all; businesses that want to
achieve good results must be trustworthy and flexible with what they produce, without underestimating the opportunities that arise from customisation”.
X
Dossier Lusso a Dubai
MF fashion
mercoledì 19 ottobre 2016
English version
Page 04_Happening
Italian LifeStyle brings fashion
to the heart of Dubai
120 companies will participate in the inaugural edition of the exhibition dedicated to fashion and accessories, which is organised by the
Italian Chamber of Commerce in the United Arab Emirates and will
be held from 26 to 28 October at the Dubai World Trade Centre. The
special guest of this year’s edition is Swinger International, a Veronabased group which generated turnover of €70 million in 2015 and owns
the Genny and Byblos brands. From 2017 the initiative will be organised in conjunction with events held by the Fashion Forward Dubai
platform. Barbara Rodeschini
Preparations are in full swing for the inaugural edition of Italian LifeStyle in
Dubai. Participating in this new exhibition, organised by the Italian Chamber
of Commerce in the United Arab Emirates, are 120 companies championing
Italian production, which will have the opportunity to showcase themselves
to over 60 local distributors and a selection of buyers, including the likes of
the Chalhoub Group, Harvey Nichols and Bloomingdale’s Dubai from 26 to
28 October at the Dubai World Trade Centre. “Today, fashion and accessories exports to the United Arab Emirates are worth €452 million”, Mauro
Marzocchi, the secretary general of the Italian Chamber of Commerce in the
Page 06_Events
Dubai: fashion hits
the catwalk
The United Arab Emirates are set to become
a prime destination for Italian and international fashion. Dubai is propelling the growth in
the luxury market in the Gulf nations, with the
turnover expected to reach $484 mn by 2019.
This is thanks in part to the vibrant fashion
shows and happenings that took place in the
Meydan Hotel during the latest Arab Fashion
Week, which has brought to fruition the plans
of the Arab Fashion Council (AFC) to organize an initiative dedicated to ready couture.
Francesca Manuzzi (Dubai)
In 2030, Euromonitor expects the population of
the United Arab Emirates to reach 10.5 mn, marking an increase of 21.9% on 2015. The research
firm also claims that the country is experiencing
a new phenomenon: medium to high-end consumers aged between 20 and 40 – both locals
and expats – are beginning to show a preference
for genuine quality rather than focusing exclusively on brand names. This development provides
Italian labels with a fresh opportunity to establish increasingly solid roots in the Gulf area. MFF
was told all about it by Mario Boselli, the honorary president of the National Chamber for Italian
Fashion (CNMI) and most importantly the man at
the helm of the Arab Fashion Council (AFC), the
non-profit organization that represents 22 Arab
countries and founded the Arab Fashion Week.
“NAFTA, Mercosur and Asia are leading the way
in the competition between macro-systems in the
world today. Europe has the opportunity to create
an integrated pan-Euro-Mediterranean zone and
consolidate the pipeline with the 22 countries that
are institutionally represented by the Arab Fashion
Council,” Boselli explained to MFF. “The important
existing ties between Europe and North African
countries – where Italy and France have traditionally looked for subcontractors – need to be made
increasingly substantial. This becomes particularly
evident when one bears in mind the growing production costs in Asia, which are making the areas
in question more and more competitive and – for
socio-economic reasons – helping to improve local
economic conditions.” There are more opportunities not only for small brands and producers that
have yet to penetrate the market but also for ini-
UAE, explained to MFF, “and whilst it is relatively easy for large companies
and fashion houses to break into this market, this is not the case for SMEs.
The Chamber of Commerce has decided to take a hands-on approach to
helping even the smallest of Italian fashion companies to make themselves
known in the Gulf region. This is how the new Italian LifeStyle exhibition in
Dubai, a meticulously organised event, came about. In line with a model that
we could call reverse B2B, in the morning companies will be able to speak
directly to distributors, and in the afternoon the exhibition will be opened up
to buyers as well as the public, who will be able to purchase items directly
from exhibitors. Approximately 30% of our exhibitors are already able to sell
their wares according to the see now-buy now format”. And although the
special guest of this year’s edition is Swinger International, a Verona-based
group which generated turnover of €70 million in 2015 and owns the Genny
and Byblos brands as well as the licences to Versace Jeans and Cavalli
Class, the Chamber of Commerce’s initiative aims to give a well-rounded
overview of Italian style with a cross-cutting offer covering everything from
clothing to accessories and cosmetics, with the participation of brands like
Aldo Bruè, Cashmereville, Berna, Max Fort, Atelier Franco Puppato Venezia,
and EnricoGi fragrance. “Our aim is to become a point of reference for Italian
companies that want to gain access to the GCC area”, concluded Marzocchi,
“and to do this we are also in talks with local institutions to move the date
of the exhibition to coincide with events run by Fashion Forward Dubai, the
main fashion platform of the Middle-East. We’re counting on doing this starting from the 2017 edition”.
tiatives like Arab Fashion Week, which was held at
the Meydan Hotel in Dubai from 6 to 10 October. In
addition to the traditional fashion shows, the latest
edition saw the introduction of an exhibition area
where Italian labels could sell both to the trade and
directly to the public. Business Growth International
(BGI) is an international expansion company that
provides Italian players with support and a window on the UAE market, as well as an area where
they can present their products at the exhibition.
“We offer a tailored service with low costs to help
Italian fashion, food and beauty companies to enter
the market in the United Arab Emirates,” explained
Vincenzo De Rosa (general manager) and Roberto
Marsico (partner). “We cover everything from tax
advice to distribution: we have a showroom spanning more than 1,000 m² where we can provide
companies with spots during Arab Fashion Week
and throughout the rest of the year.” It seems that
the goal for future seasons is to organize a significant trunk show with up to 50 exhibitors that
would make the fashion week in Dubai a key panEuro-Mediterranean and international event. It is
a great opportunity for Arab Fashion Week, whose main sponsor is the Chinese giant Huawei. At
the latest event, the catwalks played host to the
Spring/Summer 2017 collections of more than 20
ready-couture brands from 10 markets worldwide, including the USA, Canada, France, Italy and
Sweden. While ready-to-buy is making things move faster in Western fashion, people in the Arab
world are looking for unique products. Therefore,
it seems perfectly fitting for the initiative in Dubai to
be the only fashion week in the world dedicated to
ready couture. As Jacob Abrian, the CEO of the
AFC, explained: “It means that prêt-à-porter or red
carpet garments can be sold in shops and customized. It is a great opportunity for us to open up to
global fashion and bring together different cultures.”
These different cultures encouraged Arab Fashion
Week to embrace genderless designs for the first
time and to put on a number of menswear-only
fashion shows. The goal was to underline its commitment to peaceful culture, in the form of creativity
and support for industrial and business development. Among the items on display were bespoke
garments by Belgium’s Stijn Helsen, who has worked in the past as a costume designer on films
such as Pirates of the Caribbean and Spiderman.
Meanwhile, Bottega Dalmut presented tailored suits with a yacht captain vibe and the Sartorial Monk
creations by Sabato Russo were steeped in Italian
spirituality: the meticulously shaped suits featured
jackets with a raw feel and trousers with several
darts, in a combination of quintessential Italian flair
and Japanese rigour. The Jordanian-Canadian designer and photographer Rad Hourani showcased
mythological streetwear that encapsulated his unisex ideal. Elongated figures moved in the shadows
donning monumental outerwear and outfits that
were cinched at the waist by huge sashes. “The
event aims to serve as a symbol of peace and international creativity, allowing countries to develop
a better supply chain to take them to the market,”
continued Mario Boselli. The idea is to carve out
a pocket of wellbeing and trade, with the Gulf becoming a crucial area and the Arab Fashion Week
a key event for the industry, which will finally be
represented. Places in Dubai’s future womenswear scene will be claimed by the princely dynasty
of Ouadi Paris, with light, dazzlingly yet delicately decorated dresses that reach down to the feet,
the dreamlike couture of the star Lebanese designer Aiisha Ramadan, who boasts the DNA and
skills of a creative talent from the Gulf, and the
hip hop stylings of LaQuan Smith, the designer
from New York whose dresses have famously been worn by Kim Kardashian, Kendall Jenner and
Beyoncé. “We are striving to help local designers
to come up with products that work in the local
area and also hold international appeal. In addition
to playing an educational role, the foreign brands
attract press and buyers from across the globe,”
stated Boselli. Some star Italian names have appeared on the catwalks in Dubai, such as Giada Curti
with her floral fashion and Baldinini, whose total looks based on activewear and botanic influences
appeared on the catwalk for the first time. Viola
Baragiola and Diego Dossola of Ultràchic proffered
a fusion of prints and structured, elaborate decoration. Alberto Zambelli’s deconstructed heraldry
proudly espoused the Italian appeal of materials
by presenting jackets with decorative features labelled Pure Virgin Wool. Cristiano Burani’s rainbow
of light materials saw sequined flamingos strutting
on polo necks that were paired with senior-chic
trousers. “Although we are still in the very early stages, we are growing and making the format better
and better every year,” concluded Antonio Rubel,
the CFO of the Arab Fashion Council. The manysided, evolving event is aiming to drum up more
and more business in the Arab luxury scene. With
World Expo 2020 drawing nearer, the turnover in
the field is expected to reach $484 mn (approximately €439 mn at yesterday’s exchange rates)
by 2019.
mercoledì 19 ottobre 2016
MF fashion
Milano Fashion Global Summit
Analisi
Il marketing sarà 4.0
La corsa digitale dovrà essere supportata anche da una serie di strategie
di comunicazione ad hoc per il web. Perché se online sono 1,5 miliardi i
compratori, 2,5 miliardi sono gli utenti in cerca di info. Maria Elena Capitanio
liardo di persone che cercano informazioni gere i contenuti che si riescono a produrre, re». Alla sua testimonianza si è aggiunto
sul web». Gli spender sono ormai digitali manifestando la propria unicità e ciò che l’intervento di Sonia D’Arcangelo, inoppure il futuro sarà fatto anche di negozi distingue dagli altri concorrenti». L’analisi novation researcher di Intesa Sanpaolo,
classici? «Il digitale diventerà una compo- ha portato a constatare che: «Il consumo che ha illustrato i trend mondiali del settonente di vendita anche nel punto vendita sta diventando un consumo video, con una re moda: dalla sostenibilità alle strategie di
fisico». Per quanto riguarda i settori coin- previsione per il 2021 del 70% del traffi- «vendi e compra subito», con un focus sulvolti nelle vendite online, il primo risulta co in rete consumato tramite video». Tra la fine dell’era degli stilisti, sul marketing
essere quello dell’abbigliamento e dei pro- gli altri temi toccati da Basso, la consta- omnicanale e sulle tecnologie di wearadotti per la persona che equivalgono al 30% tazione che i dati sul consumatore siano ble. A concludere il momento, Andrea
Ruzzi, managing director,
in Europa. Il fashion ha attirato inveeuropean fashion luxury lestimenti nel 2015 per 440 milioni di
ad di Accenture. «Lavorare
euro: «Un’attrazione formidabile
con le start up significa avere
di capitali di rischio e di capitali fila possibilità di sperimentananziari». Sempre secondo Liscia:
re l’innovazione in maniera
«Il lusso avanza di più nell’online
più veloce, Accenture lo sa
che nell’offline e rappresenta il 6%
e per questo sostiene alcudel mercato totale». Quanto al tipo
Qui
sopra,
da
sinistra,
Roberto
Liscia,
Simon
ne iniziative concrete volte
di piattaforma: «I principali retaiBeckerman, Sonia D’Arcangelo, Umberto
a promuovere l’open innoler europei credono che il 40% dei
Basso e Andrea Ruzzi ieri durante il Mfgs 2016
vation nel fashion: tra queste
prodotti intermediari online è trattarientra la collaborazione con
to dai marketplace come ad esempio
Amazon». Il futuro, dunque, sembra quel- sempre più una vera e propria merce di la Fondazione H&M che dal 2015 ha
lo di vendere a consumatori che avranno scambio e che tra 5-7 anni ci rivedremo a indetto il premio Global change award.
sempre più un comportamento digitale in fare i conti con la realtà virtuale che oggi è Sono state cinque le start-up premiate a
una costante fertilizzazione della cross- ancora troppo costosa. Terzo interlocutore febbraio 2015 nella prima edizione del
canalità. Al dibattito ha partecipato anche della tavola rotonda, Simon Beckerman, premio, a fronte di 2700 candidature proUmberto Basso, vicepresidente e head of fondatore di Depop, l’app usata dai gio- venienti da 112 Paesi, tra queste l’italiana
innovation di H-art, una delle società di vani che amano la moda e che oggi conta Orange Fiber. I progetti vincitori si sono
marketing più quotate del mondo, che ha ben 5 milioni di utenti: «Siamo un mar- aggiudicati un premio complessivo di un
illustrato i dieci punti per traghettare le re- ketplace basato intorno all’idea di mettere milione di euro e un programma annuale
altà di oggi verso il digitale, partendo dal insieme le persone che comprano e ven- di accelerazione realizzato da Accenture e
concetto di artigianalità: «Il concetto di dono facendo amicizia tra loro. Una sorta KTH-Royal Institute of Technology di
vero è fondamentale, infatti devono emer- di social network per compare e vende- Stoccolma». (riproduzione riservata)
Indagine
Il web guiderà la rivoluzione
worldwide dello shopping
I big player del settore, da Alibaba group a Zalando, concordano
sullo strapotere del mobile e sull’evoluzione del consumatore. Che
vuole anche nell’online: «Una shop emotional experience sempre più
necessaria», ha detto Raballo di Accenture Interactive. Angelo Ruggeri
O
ggi il web è diventato uno dei canali fondamenta- gonista degli acquisti online fashion è Zalando, che ha chiuso
li di vendita. Che sta rivoluzionando il concetto di il 2015 con un fatturato di 2,95 miliardi di euro, in crescita del
shopping in tutto il mondo, da Occidente a Oriente. 33,6%, con oltre 20 milioni di clienti attivi che acquistano 150
Se ne è discusso ieri all’edizione 2016 del Mfgs- milioni di prodotti l’anno. «Oggi, il metodo di acquisto online
Milano fashion global summit. Evidenziando come in Cina, è cambiato rispetto a qualche anno fa», ha spiegato Giuseppe
per esempio, sono 668 milioni gli utenti web e nel 2020 le ven- Tamola, country manager Italy, Spain and Poland di Zalando.
dite tramite e-commerce raggiungeranno il 40% del risultato «Se all’inizio il consumatore acquistava tramite computer,
oggi sceglie i prodotti tramite
mondiale (con 2 milioni di user).
mobile. Questo comporterà, nel
Ed è proprio in questa nazione che
futuro, un importante processo di
Alibaba, il market place più granconcentrazione di informazioni e
de del mondo, nato 16 anni fa da
un alto livello di personalizzazioun’idea di Jack Ma, oggi registra
ne per il cliente finale. Non solo:
un fatturato pari a 485 miliardi di
grazie all’integrated e-commerdollari, offrendo ai suoi 434 milioce, il consumatore potrà ottenere
ni di clienti online (427 milioni di
il prodotto scelto da warehouquesti, acquirenti tramite mobile)
se o ritirarlo direttamente presso
una selezione di circa un miliardo
Da sinistra, Rodrigo Cipriani Foresio,
uno store offline. Grazie a quedi prodotti, spediti con 42 milioni
Michele Raballo e Giuseppe Tamola
sto, prevediamo di soddisfare,
di pacchi ogni giorno. «La nostra
nei prossimi anni, il 5% delle ripiattaforma è un vero e proprio
ecosistema», ha spiegato Rodrigo Cipriani Foresio, count- chieste di acquisto fashion di tutta Europa». In questo modo
ry manager Italy, Spain and Greece di Alibaba group, «che il consumatore finale potrà vivere, a 360 gradi: «Una shop
mette in contatto compratori e venditori, dando a quest’ultimi emotional experience, anche online, che è sempre più necesla tecnologia e i dati per lanciare online la propria azienda in saria», ha commentato Michele Raballo, managing director
diverse tipologie di transazioni commerciali, come b2b e b2c. di Accenture Interactive and e-commerce Lead of Milan
Sia per aziende cinesi con legal identity e magazzino in Cina CoE, «e deve essere chiara, ben definita e gestita secondo
(Tmall), sia per le aziende estere (Tmall global). Con l’obiet- un’attenta strategia, in maniera armonica». Senza dimentitivo di raggiungere il consumatore cinese di oggi, che è sempre carsi che la digitalizzazione non è solo per le pagine web e
più sofisticato (il 25% della popolazione, infatti, possiede una le app: «L’innovazione deve partire dal prodotto e successilaurea), conosce il marchio grazie a internet e ai social network, vamente raggiungere le piattaforme di shopping. Solo così, il
e vuole prodotti deluxe originali, per di più occidentali. Oltre a consumatore potrà ricevere sempre più informazioni significafare molte domande riguardo gli acquisti e ha esigere risposte tive riguardo gli acquisti», ha concluso Raballo. (riproduzione
sempre più veloci». In Europa, invece, uno dei player prota- riservata)
V
Overview
Francesco Morace:
«Vi spiego chi sono
i nuovi consum-autori,
protagonisti degli
acquisti contemporanei»
«La vera domanda è non quanto sarà im
importante il digitale, ma ci sarai o non ci
sarai? Noi dobbiamo esserci». Con queste
parole Francesco Morace, presidente di
Future concept lab, istituto di ricerca, consulenza strategica e previsione di tendenze
di consumo con sede a Milano, ha acceso
l’attenzione della platea del Mfgs-Milano
fashion global summit, tracciando il profilo dei nuovi «consum-autori». In altre
parole gli attori di oggi e quelli futuri non
sono e non saranno più così facilmente
categorizzabili, per questo sarà necessario reinventare se stessi e costruire una
riconoscibilità a 360 gradi. Questo in sintesi è ciò che è emerso dall’incontro, che
ha portato in primo piano il confronto generazionale e i ruoli di cinque categorie
principali di acquirenti che oggi calcano le
scene: i bambini e la loro capacità di decidere e agire istintivamente, gli adolescenti
che vogliono esporsi, si esibiscono e si raccontato per essere accettati dalla società,
fino ai creattivi, ovvero quei giovani adulti
costretti a inventarsi il proprio lavoro per
stare al passo con la vecchia generazione.
Infine i de gustibus focalizzati sull’estetica e gli edonisti maturi, longevi pronti
a rifarsi una seconda vita. «Il rapporto
tra generazioni diverse in Italia è ancora molto forte. E la chiave di lettura per
il futuro è rimanere i protagonisti, essere
riconosciuti in una certa attività», ha sottolineato Morace. «Tutti questi elementi
che arrivano da diverse classi generazionali fanno capire che da un lato il classico
posizionamento di mercato oggi è meno
significativo e rilevante. I nuovi paradigmi per i prossimi 20-30 anni vedranno un
lusso 4.0 incentrato su vita vera, passioni
inaspettate, gusti personali ma anche sulla tempestività e qualità dei servizi e sulla
sostenibilità e trasparenza dei processi».
La sfida futura per i player sarà quindi
mantenere un lusso vero e un’autenticità seguendo con tempestività la velocità
del mercato. «Una capacità non ancora sviluppata da tutte le aziende italiane.
Ciò che sarà davvero importante è riuscire a essere diversi. La manualità insieme
al grande lusso che si incrocia all’artigianato artistico è un elemento di grande unicità
che può diventare universale. È necessario
reinventarsi. Non basta l’estetica, bisogna
inserire valori etici per essere riconoscibili», continua il manager. «Eccellenza,
emozione, esperienza. Dobbiamo dimostrare di essere più bravi degli altri.
Raccontarci meglio per dare spazio al nostro talento. Questo è il mondo nuovo
dei consumi. La logica del lusso deve essere compenetrata dalle nuove logiche
dell’esperienza», ha concluso Morace. (riAlice Merli
produzione riservata)
VII
MF fashion
mercoledì 19 ottobre 2016
Strategie
Produzione
Pucci lascia Firenze
e trasloca a Milano
BENETTON INIZIA
LA RIVOLUZIONE
4.0 CON TV31100
Il brand di Lvmh chiuderà lo storico palazzo per concentrare l’attività
tra il capoluogo lombardo, dove avrà sede lo stile, e Bologna, cuore
produttivo. Nessun licenziamento previsto. Matteo Minà (Firenze)
Dopo un test il progetto del gruppo,
frutto del reshoring, approderà
in tutti gli store del marchio veneto
C
D
olpo di scena in casa
Emilio Pucci: il brand
lascia la sede di Firenze
per Milano. Dopo alcune indiscrezioni, ieri in serata
la maison che fa capo al gruppo
Lvmh ha diramato una nota nella
quale conferma il trasferimento della sede del marchio dallo
storico palazzo di via de’ Pucci
alla città meneghina. «La decisione di Emilio Pucci di trasferire
i dipendenti della sede fiorentina negli uffici di Milano è stata
presa per riunire tutte le funzioni
non produttive in un’unica sede.
L’obiettivo è creare una maggiore
efficienza e una migliore sinergia
operativa». Alla base della decisione dei vertici del marchio,
oggi guidato a livello creativo da
Massimo Giorgetti, ci sarebbe la
constatazione della centralità del
capoluogo lombardo, strategico
per il mercato del lusso e per il
futuro della label. Da inizio 2017,
data in cui dovrebbe essere concluso il trasferimento: «L’attività
di Emilio Pucci si concentrerà
dunque su due poli: uno produttivo, a Bologna, e uno creativo e
commerciale, a Milano. Emilio
Pucci», si legge ancora nella no-
Due look Pucci scattati
a Palazzo Pucci a Firenze
ta, «ha proposto il trasferimento
presso la sede milanese dei dipendenti che lavorano oggi presso la
sede di Firenze (circa 45, ndr) per
continuare a investire sul talento
di tutte le sue risorse, che costituiscono il capitale aziendale più
importante». Al momento non
sarebbero previsti licenziamenti. Si chiude così definitivamente
un lungo capitolo di storia tra il
brand fondato nel 1947 dal marchese Emilio Pucci di Barsento e
Firenze, visto che con il passaggio
a Milano dovrebbe essere trasferita
anche la sede legale, una decisione
che sarà confermata nei prossimi
giorni. E proprio in ottica di centralità di Milano, oggi il marchio
presenterà in città un progetto di
partnership in collaborazione con
Illy caffè, con alcune tazzine della
serie Art collection vestite con le
iconiche fantasie della casa di moda. Secondo quanto risulta a MFF
Laudomia Pucci, figlia del fondatore e attualmente image director e
membro del board resterà titolare
del palazzo fiorentino dove iniziò
l’avventura del marchio nel 1947.
Building che potrebbe diventare
un vero e proprio museo dedicato alla storia della maison che ha
legato a doppio filo la sua storia a
quella della città di Firenze. (riproduzione riservata)
Bilanci
a metà novembre in tutti i negozi Benetton saranno in vendita i nuovi capi di maglieria realizzati senza cuciture e al
momento presenti soltanto in sei negozi per testare le valutazioni del consumatore: tre sono in Italia e tre all’estero. Lo ha
detto l’ingegner Marco Airoldi, ad e direttore generale del gruppo di
Ponzano veneto (Treviso), alla presentazione del Progetto reshoring,
ossia il ritorno alle origini con la produzione nello storico stabilimento di Castrette di Villorba. Come anticipato da MFF (vedere il numero
dell’11 ottobre) in uno spazio di 1.500 metri quadrati sono state collocate
36 macchine della giapponese Shima con tecnologia all’avanguardia per lavorazioni di capi completi
senza operazioni di cucitura. Sono i nuovi telai, entrati in produzione da fine agosto, capaci di produrre
un capo all’ora e lavorano a quattro turni sulle 24 ore
per 6 giorni alla settimana. La nuova linea avrà come capostipite il maglione TV31100 e si svilupperà
su una tiratura di 200 mila capi all’anno. «Il progetto
prevede la creazione di un centro di eccellenza della maglieria, con prodotto al 100% Made in Italy»,
ha poi detto Francesco Gori presidente di Benetton
group, «e capace di rigenerare con la fabbrica 4.0 la
straordinaria tradizione della manifatturiera italiana».
Il TV31100
Sono così recuperate competenze presenti nel territorio, la produzione ritorna vicina al cuore stilistico
dell’azienda e al mercato, riducendo i tempi di risposta alle variazioni ambientali e di gusto. «Si tratta», ha poi concluso Airoldi, «di un
primo passo, perché altri prodotti possono essere realizzati con questi
macchinari in un reparto eventualmente potenziato». (riproduzione riserGuido Lorenzon (Ponzano Veneto)
vata)
Progetti
Imperial a 207 milioni Trussardi, il nuovo
marcia verso un +5% corso parte con Lovy
La realtà fast fashion continua la corsa e sigla un
patto con Creative lab per robotizzare la produzione
progettando lo sbarco in Iran. Andrea Guolo (Bologna)
La it-bag, presentata dal marchio da 150 milioni
di ricavi, è il primo lancio da quando Tomaso e Gaia
hanno preso le redini dell’azienda. Barbara Rodeschini
I
S
mperial mette il turbo sul fast fashion e zione seriale di abbigliamento e ad allargare
dopo aver superato la soglia dei 200 mi- il raggio di azione, con nuove collaboraziolioni di ricavi nel 2015, esercizio chiuso ni in ambito scientifico e universitario». In
a 207 milioni di euro con il 18,5% di termini commerciali, i mercati esteri di rifeebitda su fatturato, punta a ottenere un ul- rimento di Imperial sono Germania, Russia
teriore +5% a fine anno, forte di una quota e Francia, quest’ultima in forte espansione,
export di oltre il 50%. «La crescita previ- mentre si punta entro un anno all’ingresso
sta è volutamente contenuta», ha spiegato in Iran, direttamente o tramite partner locaa MFF Adriano Aere, presidente del- li. La società sta inoltre investendo in risorse
la società con sede
umane tramite l’inal Centergross,
serimento di figure
hub del pronto
professionali legate
moda alle porte di
all’ambito commerBologna, «dopo ancialeeall’information
ni di accelerazioni a
tecnology. Il grupdoppia cifra, perché
po Imperial, oltre
ci stiamo preparanall’etichetta fashion,
comprende l’attivido per fare un salto
tà di hotellerie e
di qualità che in
ristorazione tramite
Italia non si è mai
I Portici, hotel a 4
visto. Dobbiamo
stelle superior con
aumentare in terannesso ristorante
mini di efficienza
Sopra, una campagna Imperial
stellato nel centro
e organizzazione
di Bologna, che ha
per sostenere un sistema produttivo velocissimo, che assicura recentemente concluso l’acquisizione da
ufficialmente consegne in due-tre settima- Carisbo del gruppo Intesa San Paolo,
ne ma in realtà siamo sugli otto-dieci giorni di Palazzo Melchiorre Bega, location sidall’ordine. Per questa ragione abbiamo cre- tuata sotto le Due Torri, con l’obiettivo di
duto nel progetto Creative lab realizzato con aprire il secondo store del format di strel’Università di Bologna a favore dei giovani et food Bottega portici. «Vogliamo, tra le
ricercatori, aprendo anche un’area dedicata altre cose, istituire una scuola di sfogline
qui al Centergross dove fosse possibile por- per mantenere viva la tradizione della patare avanti i progetti di ricerca. Vorremmo sta all’uovo bolognese», ha concluso Aere.
arrivare a inserire la robotica nella produ- (riproduzione riservata)
i chiama Lovy ed è la nuova donna dedicata alle collezioni primaverait-bag firmata Trussardi. Frutto estate 2017. La sua caratteristica peculiare è
della collaborazione tra Michelle quella di essere stata pensata per rispondere
Hunziker, Gaia e Tomaso a diverse esigenze. Da un lato, c’è l’ExcluTrussardi, il nuovo accessorio icona del- sive runaway edition sviluppata secondo
la maison da circa 150
le logiche del
milioni di euro di ricasee now-buy
vi, rappresenta il primo
now e dispoprogetto firmato dai
nibile presso
fratelli Trussardi dopo
il flagship stoche la sorella Beatrice
re di Milano;
ha deciso di dedicarsi
dall’altro una
allo sviluppo del setserie di motore immobiliare e alla
delli destinati
Fondazione Nicola
alla distribuTrussardi. «Possiamo
zione selettiva
dire che il progetto
con cui ragLovy sia il primo capigiungere Italia,
tolo di una nuova storia
Russia,Spagna,
per Trussardi cioè da
Polonia,
quando Gaia ed io abPortogallo e
biamo preso in mano
Cina attraverle redini dell’azienda»,
so una serie di
ha spiegato a MFF
punti vendiTomaso Trussardi,
ta tra boutique
che oggi ricopre la camonomarca
Qui
sopra,
Michelle
Hunziker
ritratta
rica di amministratore
e wholesale
con
la
nuova
borsa
Lovy
di
Trussardi
delegato della maison
nonché l’edel levriero. «Il nostro
commerce del
obiettivo è traghettare la realtà Trussardi nel marchio. «La borsa Lovy è in vendita da
ventunesimo secolo in maniera vincente». circa quattro settimane e sta ottenendo buoPresentata in anteprima a giugno a Firenze, ni riscontri anche online. Un canale che ci
in occasione dell’edizione di Firenze4Ever, permette di raggiungere quei mercati dove
Lovy è salita anche in passerella, in occa- non siamo presenti con retail o wholesale»,
sione della fashion week di Milano moda ha concluso. (riproduzione riservata)
VIII
MF fashion
mercoledì 19 ottobre 2016
COSÌ I LUXURY STOCKS NELLE PIAZZE MONDIALI
Dati in dollari
STATI UNITI
Prezzo ieri
Abercrombie & Fitch 15,44
Avon Products
6,59
Coach
35,21
Coty
23,34
Estee Lauder
87,96
Fossil
28,08
Gap Inc
25,87
Guess
13,77
Iconix Brand Grp
7,97
Kate Spade & Co.
17,59
L Brands
72,65
Lululemon Athletica
56,41
Men`s Wearhouse
15,75
Michael Kors
47,38
Nike Inc
51,34
Phillips-Van Heusen 110,45
Polo Ralph Lauren
97,85
Quiksilver
0,46
Var.% % 12m
-1,0
6,5
0,9
-0,2
0,5
1,2
-1,1
-0,7
1,5
2,1
0,6
2,8
-1,1
1,8
0,6
0,0
0,7
-
-26,3
74,3
16,7
-18,1
5,0
-48,9
-3,9
-38,6
-51,0
-14,7
-25,2
5,9
-62,4
19,1
-22,9
10,3
-16,5
-
35,10
71,95
26,74
38,27
54,65
5,50
Revlon Inc
Tiffany & Co
Tumi Holdings
Under Armour
V.F. Corp
Vince Hldg
-0,3
0,1
1,7
0,9
1,9
13,7
-10,1
56,5
-27,6
-24,7
29,1
Dati in euro
ITALIA
Prezzo ieri
Aeffe
Basicnet
Brunello Cucinelli
Caleffi
Cover 50
Csp Int. Ind. Calze
Damiani
Geox
Giorgio Fedon
Italia Independent
Luxottica
Moncler
1,03
3,33
17,86
1,24
9,10
1,05
0,95
2,02
12,85
3,92
42,55
15,70
Var.% % 12m
1,2
-0,6
0,3
0,4
1,3
-1,7
-7,2
2,3
1,7
-31,7
-13,0
9,2
27,0
-41,2
-7,4
-27,3
-49,4
-34,6
-86,6
-33,4
11,4
Ovs
Piquadro
Safilo Group
Salvatore Ferragamo
Stefanel
Tod’s
Ynap
Zucchi
5,00
1,08
9,78
22,10
0,16
50,25
27,75
0,02
-1,0
0,6
-2,0
-0,7
-0,7
0,0
-1,5
-18,7
-28,1
-13,8
-7,1
-40,6
-35,8
-3,5
-57,9
Dati in euro
GERMANIA
Prezzo ieri
Adidas-Salomon
Hugo Boss
Puma
Wolford
Zalando
157,80
53,24
245,85
22,68
37,30
Var.% % 12m
1,2
0,8
1,4
0,2
105,6
-39,7
28,2
4,2
26,3
Dati in euro
SPAGNA
Inditex
Dati in euro
FRANCIA
32,22
Var.% % 12m
0,6
2,7
171,90
370,85
190,20
166,30
168,50
Var.% % 12m
0,9 1,1
0,3 10,9
0,1 26,1
0,5 4,7
1,3 0,1
Dati in pence
REGNO UNITO Prezzo ieri
Asos
Burberry Grp
Jimmy Choo
Mulberry
Next Plc
4.932,55
1.403,00
135,70
1.099,00
4.718,27
Var.% % 12m
-7,5
-7,2
-0,0
0,8
4,8
68,5
11,1
0,4
23,5
-38,5
SVEZIA
Prezzo ieri
256,60
Var.% % 12m
1,3 -19,1
SVIZZERA
HONG KONG
Prezzo ieri
Var.% % 12m
2,0 -19,4
0,1 -19,8
Prezzo ieri
Var.% % 12m
Prezzo ieri
Var.% % 12m
Prezzo ieri
Var.% % 12m
Prezzo ieri
Var.% % 12m
Chow Tai Fook Jewellery 5,48
Esprit Holdings
6,48
Global Brands
0,90
L’Occitane
16,82
Prada
26,55
Samsonite
25,00
0,6 -12,8
-1,2 -0,3
1,1 -44,4
2,1 -6,0
2,9 -11,6
0,8 -4,0
Dati in corone danesi
DANIMARCA
881,50
Pandora
7,3 16,1
Dati in yen giapponesi
Shiseido
2.654,50
2,5
-7,1
Dati in real brasiliani
BRASILE
Dati in franchi svizzeri
65,20
301,10
Richemont
Swatch I
Dati in dollari Hong Kong
GIAPPONE
Dati in corone svedesi
Hennes & Mauritz
Prezzo ieri
Prezzo ieri
Christian Dior
Hermes Intl
Kering
Lvmh
Oreal
Alpargatas
10,42
0,6 30,3
Borsa
Espansione
Burberry frena (-4%) ma
beneficia dell’effetto Brexit
Nike si rilancia
in Russia e
apre a Mosca
un mega store
Il gruppo brit archivia i sei mesi a 1,15 miliardi di sterline mentre le vendite retail crescono
del 2% grazie all’indebolimento della sterlina e superando le attese degli analisti. «Il nostro
obiettivo sarà ridurre i costi di almeno 20 milioni», ha detto il cfo Fairweather. Alice Merli
B
urberry group rallenta nel primo semestre dell’esercizio fiscale 2016/17
beneficiando però degli effetti della
Brexit nelle vendite retail. La società britannica ha infatti archiviato il periodo al
30 settembre totalizzando ricavi per 1,15 miliardi di sterline (circa 1,2 miliardi di euro al
cambio di ieri) in crescita del 5% a cambi costanti ma in calo del 4% se si calcolano i tassi
di cambio. Se il canale wholesale ha accusato
un calo del 6% trainato al ribasso in primis dagli Stati Uniti (-25%), le vendite retail hanno
messo a segno un incremento del 2% a cambi
comparabili per 859 milioni di sterline (pari a
circa 954,6 milioni di euro) contro l’1% atteso
dagli analisti: la performance positiva è infatti
stata guidata dall’indebolimento della sterlina
che ha spinto i turisti a spendere di più nello
shopping a Londra. Secondo il report la regione Emeia ha registrato vendite positive, +10%
su base corrente per 456 milioni di sterline
(circa 506,5 milioni di euro) con una «sovraperformance nel Regno Unito soprattutto nel
secondo quarter grazie a vendite comparabili
fino oltre il 30%». Nonostante ciò, i principali
mercati nell’Europa continentale sono rimasti
deboli; in seconda posizione troviamo l’Asia
Pacific che rimane in corsa del 9% escludendo Hong Kong e Macau con un business di
410 milioni di sterline (455,4 milioni di euro)
ma cala dell’1% su base costante, seguita dalle
Americhe (-2%). Dal punto di vista del prodotto la categoria accessori rimane in testa con un
+8%, seguiti da womenswear (+3%) e menswear (+9%). Il licensing precipita del 51%,
un andamento determinato principalmente
dalla scadenza delle licenze Burberry giapponesi. In risposta al rallentamento dell’Asia
e ai risultati negativi del wholesale, il titolo
della società è precipitato in Borsa ieri mattina chiudendo a -7,2%. Tra le previsioni per
l’anno fiscale 2017, il retail crescerà a una cifra mentre il wholesale seguirà lo stesso trend
negativo del semestre. «Il nostro obiettivo sarà
ridurre i costi di almeno 20 milioni di sterline
circa (22,2 milioni di euro) cercando di evitare la chiusura di negozi ad Hong Kong», ha
commentato il cfo Carol Fairweather. (riproduzione riservata)
STARBUCKS E UNIQLO
IN CORDUSIO A MILANO
News
Miroglio, nuovo
sito in Marocco
Miroglio espande la sua rete produttiva in Marocco con l’inaugurazione
della nuova sede di Miroglio Maroc
a Casablanca. Lo stabilimento sarà destinato alla produzione di capi
d’abbigliamento femminile e si affiancherà a quello realizzato nel 1994.
Nello spazio saranno impiegati circa
70 addetti. «La nostra azienda si è
sempre connotata per la forte vocazione manifatturiera, che l’ha portata
ad aprire stabilimenti di produzione in
tutto il bacino del Mediterraneo», ha
detto presidente Giuseppe Miroglio.
A pagina 9 di MF
a cura di Elisa Marenzi
Donatella Versace si svela in un libro
Il titolo è semplice ed eloquente: Versace. È così che è stato battezzato il volume, scritto da Donatella Versace con Maria Luisa Frisa e Stefano Tonchi,
dedicato al racconto dell’interpretazione che la stilista ha dato dell’iconico
marchio italiano, dopo la scomparsa del fratello
Gianni. Un testo (nella foto la copertina) pensato per ripercorre lo straordinario lavoro di cura
e definizione dell’identità della maison attraverso il ventunesimo secolo. Il libro-album, edito
da Rizzoli e disponibile dal prossimo mese di
novembre, è accompagnato dagli scatti di fotografi iconici come Richard Avedon, Steven
Meisel e Mario Testino, che hanno immortalato
la storia della maison attraverso supermodelle come Christy Turlington, Naomi Campbell e
Linda Evangelista.
Caso Cavalli,
sit-in a Milano
Le rappresentanze sindacali di Cavalli
tornano a far sentire la loro voce. A
seguito della comunicazione di voler smantellare la sede milanese della
casa di moda (vedere MFF del 13 ottobre), questa mattina, dalle ore 10
alle ore 11, sarà realizzata un’installazione in corso Vittorio Emanuele, nel
centro della città lombarda e a pochi
passi dagli uffici del marchio in piazza San Babila. Il 27 ottobre è atteso
un incontro in Confindustria per un
confronto tra le rappresentanze sindacali e l’azienda.
Pinarello non si
NeroGiardini
sbilancia su Lvmh lascia theMicam
Net-a-porter,
patto con Attico
Bruzziches
conquista l’India
In merito alle indiscrezioni circolate
sulla stampa (vedere MFF di ieri) e
relative a un interessamento da parte
di Lvmh, Pinarello ha rilasciato un comunicato ufficiale, nel quale si legge:
«La famiglia Pinarello conferma che
sta valutando, già da qualche anno,
opzioni di rafforzamento di capitale
che abbiano una componente industriale forte e in grado di aiutare il
brand nel mondo». Smentita, inoltre,
ogni ipotesi di uscita dal business da
parte della famiglia.
A novembre,
Net-a-porter
lancerà una
collezione
esclusiva, dedicata alle
feste, in collaborazione con
il brand italiano
Attico, disegnato da Gilda Ambrosio e Giorgia
Tordini (nella foto). In totale i pezzi in
vendita saranno sei.
Benedetta Bruzziches ha presentato a Nuova Delhi, in occasione della
Amazon India fashion week, la sua
collezione primavera-estate 2017
(nella foto un modello). Diverse accessori creati dalla designer vengono
prodotte proprio nel paese, grazie a
un progetto
di collaborazione con
artigiani locali.
(riproduzione
riservata)
NeroGiardini dice addio a theMicam.
Dal 2017, il brand marchigiano di
calzature non sarà più presente nei
padiglioni del salone internazionale che si svolge nel polo fieristico di
Rho. «Per il momento», si legge in
una nota, «theMicam non è ritenuta
una fiera strategica per l’ azienda
(nella foto una
scarpa) ai fini
dell’internazionalizzazione».
Nike cresce nella distridistri
buzione in Russia. Il
colosso sportivo made in
Usa da 32,4 miliardi di
dollari di ricavi (circa 29,4
miliardi di euro a cambio di ieri) aprirà infatti
un flagship store di 3 mila
metri quadrati a Mosca,
insieme al suo partner locale A3 Retail group. Il
mega spazio sarà attivo nel 2017 al civico 14
Kuznetsky most, quartiere della moda moscovita
e sarà il più grande negozio di Nike in Russia e in
Europa orientale, comparabile con il Nike store
Les Halles di Parigi (nella foto) e il Nike Soho
a New York. Secondo
gli operatori del settore
immobiliare locale, l’accordo raggiunto è uno dei
più importanti per il centro dei Mosca negli ultimi
anni. Tra gli ultimi opening del gruppo, figura il
NikeLab ST18 di Milano
(vedere MFF dell’8 settembre), uno spazio 350
metri quadrati collocato
in via Statuto 18 nel cuore di Brera. Distribuito
su due piani, lo store è
dedicato alla vendita e
a presentazioni speciali di prodotto e andrà ad
unirsi agli altri NikeLab
presenti nel mondo a
New York, Londra,
Parigi, Shanghai e Hong
Kong. (riproduzione riAlice Merli
servata)