staffetta creativa - ISTITUTO COMPRENSIVO "GIOVANNI PASCOLI

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Transcript staffetta creativa - ISTITUTO COMPRENSIVO "GIOVANNI PASCOLI

Istituto Comprensivo "Giovanni Pascoli" - Villapiana (CS)
STAFFETTA DI SCRITTURA CREATIVA
a. s. 2015/2016
Gocciole
di cioccolato
Capitolo 1° Classe V SCUOLA PRIMARIA LIDO
“Ludovica dove sono le chiavi della macchina?
Sbrigati, siamo in ritardo”. Ogni mattina Ludovica,
ormai da 11 anni, si sente chiedere la stessa cosa.
Puntualmente le chiavi sono sempre lì: nello
svuotatasche sul mobile all’ingresso.
Lei, Ludovica, sa benissimo che quella domanda è
solo un modo nascosto di sua madre per dirle di
smettere di mangiare e
fare altro, come ad
esempio…uscire di casa e non pensare più a quel
maledetto cibo!!
Per Ludovica però, mamma non lo sa che mangiare è
una coccola , quella coccola che le consentirà di
affrontare la giornata con in mente il sapore di pane
caldo e nutella!
Di corsa via, fuori da quella casa, con ancora il dolce
gusto della cioccolata in bocca ad affrontare un’altra
giornata, un’altra difficile giornata fatta di sguardi
nascosti della gente che le passa accanto e di mezze
parole e sorrisini disgustati.
Era così ormai da 11 lunghi anni.
Ogni giorno era lo stesso giorno, ogni giorno era un
ieri, non c’era mai un oggi e neppure un domani,
non cambiava mai nulla nella sua vita.
Giorno per giorno in Ludovica cominciò a sparire la
speranza, si convinse che nella sua vita nulla
potesse cambiare e lentamente cominciò a sentirsi in
una trappola in cui non riusciva a vedere via d’uscita.
Il suo unico pensiero, l’unico che poteva darle un po’
di gioia, era un frigorifero pieno di ogni ben di Dio.
Un giorno, un giorno qualsiasi, però accadde che a
scuola la sua professoressa di italiano fece leggere
un brano sulla corretta alimentazione, sui benefici
che questa può apportare alla salute di una persona,
all’equilibrio non solo fisico ma anche psicologico che
il cibo può fare nel rendere una persona più felice e
in pace con se stessa.
Gli occhi di Ludovica, improvvisamente, si riempirono
di lacrime, le sue guance cominciarono a diventare
rosse e la sua testa cominciò a pulsare insieme al
battito del suo cuore.
La Prof si accorse del cambiamento in atto in
Ludovica e le chiese il motivo della sua tristezza..
Quella domanda fu per Ludovica come un sasso
lanciato con forza in uno stagno!
Dapprima il suo orgoglio le impedì di parlare e
abbassò istintivamente quegli occhi lucidi di pianto,
poi, mordendosi le labbra, cominciò a raccontare di
sé, delle sue delusioni, della mancanza di affetto nella
sua vita.
Ludovica raccontò, fra i singhiozzi, le sue grandi pene:
nessuno mai dei suoi compagni era andato alle sue
feste di compleanno; nessuno nella sua famiglia le
voleva bene; tutti i parenti avevano attenzioni solo
per suo fratello Michele, studente modello in
ingegneria e grande genio in matematica e per sua
sorella Martina, reginetta di tutte le feste per la sua
bellezza e soprannominata “ la principessa”.
A lei, a Ludovica, nessuno voleva bene.
Questa convinzione le sembrava un dolore troppo
grande da sopportare:nessuno sapeva di quel peso
che portava dentro di sé. Condivideva questo grande
dolore solo con il cibo!
Mangiare era l’unico modo di avere piacere e
soddisfazione. L’unica maniera di essere felice era
mandare giù di tutto e di più. Era così bello svegliarsi
di notte e andare in cucina, ingozzarsi fino a sentirsi
male e poi ritrovarsi sempre più grossa, fino ad
somigliare ad una “ bambina cannone”.
Era triste ascoltare lo sfogo di Ludovica.
La Prof. e i compagni provarono un forte disagio e
una gran pena per quella bambina così paffuta e
goffa che singhiozzava rumorosamente, sembrava
un passerotto chiuso in gabbia!
Ora che Lei aveva trovato il coraggio di aprirsi e
raccontare tutto, tutto sarebbe stato diverso….
Capitolo 2° classe III Scuola Primaria Lido
La professoressa, infatti, era rimasta veramente
colpita nel vedere il dolore di Ludovica : quella crisi di
pianto così improvvisa era una vera e propria
richiesta d’aiuto e lei non poteva tirarsi indietro.
Pensò a lungo come poter sollevare un po’ la pena
della sua alunna, ma non trovò altra soluzione che
informare la famiglia di quanto successo a scuola.
Il giorno seguente la mamma di Ludovica, puntuale,
era a colloquio con la Professoressa.
Sedute l’una di fronte all’altra le due donne si
guardarono negli occhi e incominciarono a parlare,
cercando di capire come poter aiutare Ludovica ad
uscire da quello stato di depressione e di ansia in cui
era piombata.
La mamma raccontò della sua battaglia contro la
abbuffate della figlia, delle corse in bagno dopo i
pasti, delle tante visite da dietologi , nutrizionisti e
psicologi….ma niente!
Niente e nessuno aveva mai risolto il problema della
sua Ludovica.
“ Non è vero che non è amata e voluta bene in
famiglia. Tutti le vogliamo bene e tutti cerchiamo di
aiutarla a sconfiggere quel “ mostro” che c’è dentro
di Lei, ma poi le parole volano via, i consigli non
vengono ascoltati e tutto ritorna come prima”.
La professoressa guardò quella donna sincera e
tanto triste e capì che il problema di Ludovica non
era nella sua famiglia, ma era “ dentro”quella
ragazza che non aveva mai imparato ad accettarsi
per come erae soprattutto non aveva mai imparato
ad amarsi!
Le due donne si salutarono con una stretta di mano e
con la complicità di collaborazione e di aiuto tra la
scuola e la famiglia per poter far uscire dal quel
tunnel quella ragazza così fragile e insicura.
Quel giorno, ritornata da scuola, Ludovica si sedette a
tavola e cominciò a mangiare tutto e di fretta,
ingurgitando quello che la mamma aveva preparato
per pranzo. Poi, non ancora soddisfatta, si avviò verso
il frigorifero, lo aprì e tirò fuori un casco di banane e
due tavolette di cioccolato al latte.
“Basta Ludovica, hai già mangiato abbastanza, non è
più possibile questo tuo comportamento” le urlò
Michele dirigendosi verso di lei e togliendole dalle
mani quello che aveva appena preso e chiudendo con
violenza il frigorifero.
“Ma perché fai così, perché non ti vuoi un po’ di
bene, perché non impari a regolarti?” continuò
Martina alzandosi da tavola e sbattendo la mano
sopra il tavolo.
Ludovica guardò i suoi fratelli come se li vedesse per
la prima volta e di corsa si diresse verso il bagno e si
chiuse a chiave.
Da dietro la porta si sentirono i conati del vomito e i
singhiozzi disperati.
Martina, Michele, la mamma e il papà davanti quella
porta piangevano anch’essi e si sentivano impotenti.
“No, non è più possibile andare avanti così, non
posso più fare ciò che sto facendo a me stessa e alla
mia famiglia, devo trovare la forza di cambiare. La
troverò, ne sono certa, in me stessa. Lo farò per me e
lo farò anche per la mia famiglia. Non meritano di
soffrire tutti per me.” pensò Ludovica.
Si alzò, girò la chiave, aprì la porta e disse: “ D’ora in
poi tutto sarà diverso, ve lo prometto. Se voi mi
aiuterete, io ce la farò a crescere e a dare il giusto
valore alle cose”.
Tutti si strinsero in un grande abbraccio .
Quella sera Martina e Michele andarono nella stanza
di Ludovica e incominciarono a guardarla negli occhi,
ad ascoltare le sue parole, a scherzare e parlare con
lei.
Il cammino era appena incominciato…
Capitolo 3° classe IV e V Scuola Primaria Plataci
Con attenzione e gesti, i suoi familiari le fecero capire
nei giorni avvenire che non doveva ricercare
gratificazione e coccole nel cibo, che la vita è bella ed
è degna di essere vissuta al meglio, sfruttando tutte
le opportunità che si presentano.
A tal proposito, i genitori le recitarono una famosa
poesia di Madre Teresa di Calcutta.
Nel frattempo, la prof. organizzò una serie di incontri
con uno psicoterapeuta, al fine di andare a monte del
problema.
Evidentemente, era questo uno dei motivi per cui, in
passato, non erano riusciti a risolvere la sua
situazione dolorosa, al punto di averla fatta
precipitare nel baratro più profondo, un altro motivo
si può ricercare nella non disponibilità di Ludovica al
cambiamento.
Questa volta c’erano tutte le carte in tavola per cui
l’iter potesse andare a buon fine.
Un bel giorno, la famiglia ricevette un invito da amici
che possedevano una fattoria.
Il contatto con la natura e gli animali contribuì a
rendere Ludovica più serena. Iniziò a giocare con gli
animali ed infine provò ad andare a cavallo.
Nel vedere quella scena, i genitori decisero di
iscriverla ad un corso di equitazione.
Giorno per giorno, Ludovica si convinse che la sua
vita potesse prendere un’altra svolta. Il suo umore
cambiò e riuscì anche a dimagrire.
Capitolo 4° classe II e III Scuola Primaria Centro
lavoro a classi aperte
Ludovica si trovava bene in quella meravigliosa
fattoria, dove c’erano tanti animali. Lei conosceva gli
animali solo attraverso la televisione e dal suo libro di
scienze, perciò rimase stupita nel poterli osservare da
vicino.
Rimase subito affascinata da un cavallo
particolare.
in
Ludovica manifestò per la prima volta, dopo tanto
tempo il suo entusiasmo e la sua felicità verso
qualcosa. Conobbe Camilla la sua istruttrice che
subito l’accolse con affetto. Camilla le assegnò un
cavallo per fare il corso di equitazione e di cui
prendersi cura. Le mansioni erano tante e faticose.
Ludovica aveva il compito giornaliero di dare da
mangiare, strigliare e pulire il box del cavallo. Lo
chiamò Sole per via della macchia gialla sulla fronte.
Presto Sole divenne il suo amico.
Ogni volta che si sentiva triste, gli raccontava i suoi
pensieri più intimi e quando ritornava a casa si
sentiva più leggera, non solo nel suo corpo, ma anche
nell’animo.
La sua vita cambiò giorno dopo giorno: aveva un
impegno che iniziò a distrarla dal suo problema con il
cibo. Adesso quando tornava a casa il suo pensiero
non era quello di andare a rovistare nel frigorifero
per divorare tutto, non cercava più il suo barattolo
di nutella che la rendeva appagata. Non vedeva l’ora
che arrivasse la sera per raccontare alla sua mamma
e ai suoi fratelli tutto ciò che aveva fatto al maneggio
con Sole. La sua famiglia era interessata ai suoi
racconti.
Così iniziò un nuovo cammino.
Capitolo 5° classe III B Scuola Secondaria di Primo
Grado Lido
Ludovica frequentò il corso di equitazione con molto
entusiasmo ed ogni giorno che passava si sentiva
sempre più bella e più sicura di sé.
Nel pomeriggio, quando non era impegnata con la
scuola di equitazione soleva andare anche in spiaggia,
cosa che non faceva più da quando era bambina a
causa del suo aspetto fisico provato per il cattivo uso
del cibo.
Scoprì con grande meraviglia che giocare sulla sabbia,
ridere con gli amici, fare i tuffi e prendere il sole la
divertiva molto. Un pomeriggio decise di indossare
un costume rosso. Una volta arrivata in spiaggia si
tolse frettolosamente i vestiti e corse ad abbracciare
il mare. Quell’estate per Ludovica fu bella e
divertente. Si avvicinava settembre e cominciò a
pensare che da lì a poco si sarebbe riaperta la scuola.
Quel pensiero le provocava una piacevole emozione;
rincontrare i vecchi compagni e rivedere i professori.
Il tempo passò velocemente e venerdì 13 settembre
arrivò in un baleno. La riapertura della scuola per
Ludovica fu un successo, iniziò il nuovo anno
scolastico
con
entusiasmo
ed
interesse.
Contemporaneamente continuava a frequentare il
corso di equitazione e proprio durante una delle
lezioni, incrociò un altro cavallo il cui fantino era un
ragazzo all’incirca della sua stessa età. Ivan, così si
chiamava. Si fermò e accenno un timido sorriso e
Ludovica rispose con un cenno della mano, all’inizio
entrambi avvertirono un certo disagio ma poi
iniziarono a conversare. Lui, Ivan, era il nipote
dell’istruttrice. Fecero amicizia velocemente ed
iniziarono ad incontrarsi più spesso ai corsi e non
solo. Era già ottobre inoltrato quando un pomeriggio
tiepido e invitante Ivan e Ludovica decisero di
incontrarsi per fare una passeggiata al parco e
prendere un gelato. Lungo il percorso discutono
animatamente e nasce tra i due una certa fiducia
come se si conoscessero da molti anni. Avvertendo
un po’ la stanchezza, si sedettero su un muretto e ad
un certo punto Ludovica cominciò a parlare di sé.
Esterna ad Ivan suo lungo e brutto periodo in cui non
faceva altro che mangiare di tutto e di più in modo
smisurato. Racconta della sua sofferenza quando i
suoi compagni la evitavano e lei si sentiva sola,
maledettamente sola. Era la prima volta che Ludovica
si sentiva a suo agio e riusciva a parlare della sua
sofferenza. Il racconto le fa rivivere i brutti momenti
e scoppia a piangere. Ivan non sapeva cosa dire,
aveva un nodo che gli stringeva la gola. L’unica cosa
da poter fare fu quella di abbracciarla e ammirare in
silenzio il panorama mozzafiato dall’alto della città.
Capitolo 6° classe II C Scuola Secondaria di Primo
Grado Lido
Ivan
e Ludovica guardando le luci lontane di quel
mondo affollato, restarono lungamente abbracciati e
in silenzio. Ad un certo punto, Ludovica riprese
silenziosamente a piangere. Ivan dolcemente le
asciugò le lacrime, le accarezzò il viso, la strinse più
forte a sé tranquillizzandola con lo sguardo e poi
iniziò a parlare.
I problemi legati ai disturbi alimentari non gli erano
estranei.
Lui aveva un fratello obeso che aveva bisogno di
aiuto professionale e di comprensione e affetto da
parte di tutta la famiglia e gli amici.
Ludovica subito si offrì di aiutarlo parlandogli della
sua esperienza, del suo percorso. Lei ce l'aveva fatta
e quindi anche suo fratello Andrea, con il giusto
aiuto, avrebbe potuto vincere la battaglia contro i
chili di troppo.
Ivan felice della disponibilità di Ludovica, le disse che
presto avrebbe fatto in modo di farli conoscere.
Quando Ludovica tornò a casa, si sentì invadere da
una grande serenità.
Sembrava che tutto si stesse volgendo al meglio. Ivan
le voleva bene, molto bene e adesso lei poteva
aiutare suo fratello.
Il giorno dopo, come al solito rivide Ivan al maneggio.
Decisero di fare insieme una tranquilla passeggiata a
cavallo. Ormai Ludovica parlava con spontaneità e
tranquillità con Ivan e anche Ivan sorrideva e parlava
con lei senza remore. Ad un certo punto, i loro
discorsi tornarono sull'argomento alimentazione e
con grande sorpresa, Ludovica sentì dire ad Ivan che
anche lui, come lei e suo fratello Andrea, in passato,
aveva avuto grandi problemi con il cibo.
Un tempo, gli disse Ivan, anche lui era grasso e per
questo motivo era stato preso in giro spesso dai
compagni di scuola.
Ma da quando aveva iniziato a frequentare il
maneggio e ad andare a cavallo era dimagrito
parecchio e ormai il suo corpo pingue era solo un
pallido ricordo e quello che era iniziato come un
modo per dimagrire, era diventata la sua passione e il
suo lavoro.
Entrambi erano felici per essere riusciti ad avere un
buon rapporto con il cibo e con il proprio corpo.
Entrambi si sentivano sicuri e non più afflitti dalla
timidezza.
Era loro esperienza comune quella di evitare gli altri
per paura di essere derisi; adesso, entrambi amavano
stare in mezzo agli altri e condividevano l'amore per i
cavalli e per l'equitazione, non più perché utile per il
loro processo di dimagrimento, ma per la gioia di
poter correre in mezzo alla natura portati dalla
potente bellezza dei loro destrieri.
Ad entrambi, scendendo da cavallo venne la stessa
idea.
Avrebbero aiutato Andrea e quando anche lui fosse
riuscito a dimagrire, avrebbero aiutato altri ragazzi e
ragazze a procedere sulla stessa strada.
Chi meglio di loro, che avevano avuto modo di vivere
sulla propria pelle i problemi della cattiva
alimentazione, poteva aiutare chi soffriva degli stessi
disturbi?
Avrebbero coinvolto subito Andrea parlandogli del
loro progetto e per Andrea sarebbe stato anche un
motivo in più per correggere il suo stile di vita.
Ebbero l'idea di stilare un decalogo che aiutasse a
raggiungere uno stile di vita sano, un decalogo rivolto
non solo ai ragazzi e ragazze (ma anche adulti) con
problemi alimentari ma anche ai loro familiari, amici,
professori, compagni di scuola, insomma a tutti,
anche perché non è detto che chi non è sovrappeso,
obeso o sottopeso sia certo che abbia uno stile
alimentare e di vita corretto.
Ragionando su quello che fosse bene inserire nel
decalogo, individuarono la necessità di far
comprendere a tutti che il cibo è cibo, solo cibo, deve
essere sano, di buona qualità, certo, ma deve essere
assunto nella consapevolezza che il cibo serve a
nutrire il corpo, solo il corpo e che non può in altro
modo "nutrire" e "saziare" sul piano affettivo, non
può consolare emotivamente e non deve essere
utilizzato come "premio".
Certo il cibo è anche un piacere ma come tale non
deve essere portato alla dimensione dell'eccesso.
Alzarsi da tavola troppo sazi non è salutare e
imparare a scoprire le giuste quantità per nutrirsi e
per godere senza danni della buona tavola è lavoro
che va fatto in famiglia.
Ivan si ricordò le parole di suo nonno. Parole che
furono fulcro per il suo cambiamento. Si ricordò
quando il nonno, un giorno, durante una cena in
famiglia, disse no alla proposta di un bis. Allora un
parente disse: "Mangia, a tavola non si invecchia!" E
lui rispose: "Certo! Hai ragione, perché si muore
prima."
Ivan aveva raccontato a Ludovica di suo nonno, del
suo equilibrio con il cibo e non solo.
Avrebbero coinvolto anche lui nel loro progetto, per
la sua saggezza, per la sua esperienza di vita
all'insegna dell'equilibrio alimentare, l'amore e
l'impegno per la pratica sportiva non agonistica.
La loro riflessione continuò e decisero che sarebbe
stato utile inserire nel decalogo dei consigli per i
genitori prima ancora che per i bambini e ragazzi,
anzi, forse meglio ancora stilare due decaloghi, uno
per le persone, sia adulti, ragazzi, bambini
(cambiando solo l'aspetto grafico per rendere tale
decalogo più accattivante per la fascia d'età
d'appartenenza), con problemi alimentari e un altro
decalogo per tutti coloro che "credono" di essere
"normali" perché il loro aspetto e il numero sulla
bilancia, quando si pesano, non detta un numero
allarmante né in eccesso, né in difetto.
Una voce del decalogo doveva essere dedicata
all'importanza di unire ad una alimentazione
equilibrata l'attività fisica quotidiana; l'eliminazione
assoluta delle bevande zuccherate, stupide calorie
vuote, vuote perché non danno nessun apporto
nutritivo.
Le idee si affollavano e venivano poste in appunti in
modo disordinato in un flusso di entusiastica voglia di
appuntare consigli utili.
In un secondo momento avrebbero pensato ad
ordinare il tutto, decidendo poi in quale decalogo
fosse meglio inserire il consiglio nato dalle loro
esperienze e riflessioni.
Capitolo 7° Classe V Scuola Primaria Centro
Ivan dopo un po’ di giorni chiese al fratello di fare
una passeggiata al parco, ma, Andrea sdraiato sul
divano guardando la televisione e mangiando
patatine, rispose di non avere alcuna voglia di uscire
e vedere altri ragazzi.
Ivan non si arrese e chiese aiuto al nonno che
propose ad Andrea di uscire con lui, non più molto
autonomo nei movimenti. Andrea anche se di
malavoglia accetta.
Camminando il nonno racconta di quando lui era
piccolo e non c’era niente da mangiare, si lavorava
nei campi e si raccoglieva la frutta per saziarsi.
L’unico vero pasto era la sera quando stanchi per il
lavoro del giorno consumavano le minestre di legumi
ed erbette raccolte nei campi.
Quei momenti erano indimenticabili.
Tutta la famiglia si riuniva intorno alla misera cena,
ma, tutti erano soddisfatti perché anche
nell’essenziale c’era la felicità, mentre oggi si spreca
cibo e denaro senza pensare al benessere personale.
Andrea, attento al racconto del nonno, non si rese
conto di essere già arrivati al parco.
Trovò il fratello che in compagnia di una bella ragazza
sorridendo gli andava incontro.
Ivan gli propose una caccia al tesoro, per cercare nei
cespugli un’oggetto.
Nascosto tra le foglie di un aiuola c’era un pacco.
Curioso lo aprì, trovò una tela, una pennello e dei
colori.
Il suo sogno segreto era diventare un pittore e
dipingere soprattutto l’ovale del viso dei ragazzi
diversi da lui.
Si guardò intorno e vide seduta su una panchina una
ragazza dal viso scarno, troppo scarno in cui
brillavano due splendidi occhi azzurri.
Senza riflettere le andò vicino e le chiese il permesso
per poterla ritrarre. Passarono delle ore e Andrea
nemmeno per un attimo pensò di ingozzarsi di cibo.
Disegnare lo aveva estraniato da tutto quello lo
circondava.
Seguire i propri sogni, interessi, fare attività sportiva,
impegnarsi in ciò che piace, non isolarsi mai è l’unico
modo per ritrovare l’equilibrio e l’armonia, fare della
vita il proprio capolavoro.