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Recensioni teatrali | Teatro.Persinsala.it
Marco
Zuccaccia
ottobre 14, 2016
La storia di Angela da Foligno diviene una pièce teatrale – su un testo
scritto da Michelangelo Bellan per la regia c.l.Grugher – ispirata alla
mistica francescana che sul palco è interpretata da tre attrici che
ripercorrono l’esperienza ascetica della terziaria francescana.
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Una donna e madre vissuta in periodo medievale vive un’esperienza di
vita che la colloca, per precocità dei tempi, in un intervallo temporale che
si potrebbe definire prossimo – se non futuribile – rispetto alla nostra
epoca. Probabilmente, potremmo persino credere che la donna in
questione sia una persona dei giorni nostri del tutto normale, tale è il suo
contrastare con caparbietà le avversità che la vita pone sul suo cammino,
quali, per esempio, la perdita precoce dei membri della propria famiglia, la
scoperta dell’amore e la rinuncia allo stesso (non amore).
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Al racconto della vita di Angela si sovrappone, nello spettacolo, una
percezione di modernità data da studiati e funzionali elementi scenici che
enfatizzano l’effetto di catarsi implicito nel lavoro di Bellan e Grugher. Lo
spettatore viene catapultato nella storia, ambientata nella Foligno dei
giorni nostri, dalla voce narrante di Michelangelo Bellan che è ben visibile
in prossimità del palco. Il tempo, reso tangibile dall’uso di un orologio che
scandisce con regolarità il trascorrere dei giorni come il battito del cuore di
un neonato nel grembo, gioca un ruolo fondamentale nell’intera
rappresentazione, ma, in particolar modo, sembra voler rendere alla
protagonista, e al contempo al pubblico, la possibilità di effettuare un
flashback raccontato della vicenda.
Una menzione speciale va fatta per ciò che riguarda il modo in cui il
personaggio di Angela è stato portato in scena. L’esperienza mistica che
accompagna la protagonista nel suo percorso interiore verso Dio viene
teatralizzata per mezzo di tre attrici. Emanuela Faraglia è Angela, mentre
Caroline Baglioni e Flavia Gramaccioni sono l’espressione dell’anima della
mistica che riesce a vedere e incontrare Dio nei luoghi attuali della città di
Foligno. Una vestita di bianco, l’altra in nero, le due attrici permettono al
personaggio di Angela essere contemporaneamente tre immagini diverse
della stessa figura che, tornano ad avere un senso di unicità nel momento
in cui si spogliano dei propri abiti nel cammino verso la fede.
A seguito della rappresentazione, ci si rende conto che dei personaggi
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accennati per mezzo della voce fuori campo si conosce poco, sebbene
l’intuizione di rendere Bellan chiaramente visibile dal pubblico riesca a
compensare la carenza di dettagli sulla vita delle figure minori che
probabilmente avrebbe solo appesantito le dinamiche in scena. Si passa
da una situazione in cui Angela è vestita con abiti di altra epoca a una in
cui le voci dell’anima prendono il sopravvento. Un momento di rottura che
prende forma grazie, anche, a un gioco di luci che proietta sullo sfondo
due immagini che sovrapponendosi formano una croce; momenti resi
chiari e percepibili da un’ambientazione minimale che non lascia spazio e
elementi di distrazione.
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La pièce, a causa della propria particolare natura, dispone di un antefatto
e di più piani interpretativi che non riescono a dipanarsi completamente,
probabilmente volutamente, essendo il climax finale – giocato sulla
dicotomia amore/non amore – chiamato a lasciare nello spettatore una
pulsione della presa di coscienza di sé nel contesto sociale in cui si è
chiamati a vivere, con uno scandire del tempo veloce e frenetico.
Lo spettacolo è andato in scena all’interno de Il giorno di
Santa Angela. Prospettive dall’esperienza di Angela da
Foligno
Teatro San Carlo
via A. Saffi 18, Foligno
domenica 9 ottobre 2016, ore 21.15
Io sono non amore
di Michelangelo Bellani
regia Grugher
con Caroline Baglioni, Emanuela Faraglia, Flavia Gramaccioni,
Michelangelo Bellani
luci Gianni Staropoli, suono Valerio Di Loreto
voci Valerio Amoruso, Stefano Gigli, Marianna Masciolini
realizzazione costumi Claudia Biscarini, Lorenza D’Andrea
assistente alla regia Marco Rufinelli
organizzazione Mariella Nanni
produzione La società dello spettacolo
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