LA RIFORMA IN COSTITUZIONALE

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LA RIFORMA IN COSTITUZIONALE
È proprio in questo modo che la si dovrebbe chiamare: la riforma incostituzionale, in quanto i suoi
contenuti e l’iter amministrativo che hanno caratterizzato il conseguimento dell’ultima fase
costitutiva, sugella la neutralizzazione di qualsiasi forma di opposizione con concreti rischi di far
calare sul Paese pesanti ombre sul nostro futuro.
Per avallare una prospettiva così opaca, è necessaria una lunga e dura requisitoria, per i contenuti
tecnici, tanto per i principi democratici, ma ci limitiamo solamente nel dire che le costituzioni non
si scrivono con l’imposizione, le riforme costituzionali si fanno per unire e non per dividere un
Paese, altrimenti sono per l’appunto imposizioni e chi vince le elezioni ha l’onere di trovare le
convergenze più ampie. Ma c’era proprio bisogno di creare un clima di tensione così forte per fare
chiarezza sugli equilibri dei poteri tra Stato e Regioni? Far sparire dai tavoli di discussione tutti i
temi di preminente attesa? Le leggi costituzionali sono costitutive quando si basano sulla reciproca
fiducia, non quando viene imposta da una parte sull’altra per gravare sui deboli i problemi dei più
forti, che è l’esatto contrario su cui si fonda un clima costituente.
Per la Nostra Regione e per il futuro di Lignano dovremmo preoccuparci se passerà la riforma
Costituzionale promossa dall’Esecutivo e non dal Parlamento? Direi proprio di sì. La modifica
del Titolo V della Nostra Carta Costituzionale sarà determinante per il futuro dei rapporti tra Stato,
Regioni ed Enti Locali, perché con essa si sottraggono alle regioni le competenze su venti materie
per trasferirle allo Stato, incluso il settore turistico. Sissignori, lo stato avocherà a se un settore
così preminente per l’economia della Nostra Regione e soprattutto per la Nostra località. L’iter
dei finanziamenti saranno nelle mani delle burocrazie ministeriali, soggette alla mercè di tutte le
interferenze all’interno del bilancio statale con l’aggravante di essere anche meno rappresentati
visto che se non mutasse la legge elettorale: l’italicum, il FVG perderebbe 6 seggi. Inoltre
potremmo subire l’imposizione di infrastrutture che in base all’art 117 comma 3, lo Stato potrà
intervenire su potestà di stretta competenza regionale per la tutela dell’interesse nazionale, la così
detta clausola di supremazia. Basterebbe pensare cosa rimarrebbe delle attività commerciali
lignanesi se spuntasse un centro commerciale alle porte di Lignano o si promovessero
infrastrutture che sfigurano il nostro meraviglioso paesaggio lagunare, oppure supponiamo che si
decidesse di realizzare una mega discarica regionale in FVG per gli stessi motivi di interesse
nazionale. La nostra difesa sarebbe trasferita ad un Parlamento che sarà costituito da
rappresentanti dei 21 consigli regionali e provinciali non eletti i quali dubito che difenderanno le
attribuzioni del Friuli V. G. anzi si coalizzeranno per non averla a sua volta nella propria regione.
Ed ecco sfatato il fatto che le due camere non fanno affatto la stessa cosa, ma l’una controlla e
migliora l’operato dell’altra. Risparmiamo pure sulla democrazia ma l’altra camera nella quale il
numero di deputati rimarrà tale e quale, non ci risparmierà alcun atto che costi un euro in più per
svilire le istanze del nuovo Senato perché tutto sarà superato con l’intervento della clausola di
supremazia. Bella democrazia! I costi della politica sono da ricercare altrove! A onor del vero, il
Trentino Alto Adige godrà di un trattamento di favore perché si considerano le due province
autonome di Trento e Bolzano che avranno 4 rappresentanti in palese violazione del principio
dell’uguaglianza. Questa clausola spiana le competenze regionali e locali e assume i contorni di
una clausola punitiva per chi non si adegua con effetti profondamente negativi sul futuro
dell’autonomia. Viene meno l’elemento di contrattazione. La vera democrazia è discutere fino
allo sfinimento piuttosto che fare delle imposizioni. Aforisma costituzionale: «Non sono
d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire» inoltre si prevede la chiusura
del Ministero del Turismo, come se l’Arabia Saudita chiudesse il ministero del petrolio.
Tenendo conto dei rischi di natura alluvionale e sismico del FVG, con la riforma del Titolo V, il
presidente della Regione non potrà decretare lo stato di emergenza e quindi di predisporre delle
azioni tempestive di intervento. Il segnale di via deve arrivare da Roma. Molte altre competenze
strategiche perderemmo: processi e piattaforme informatiche, infrastrutture energetiche, e che ne
sarà di tutti i centri di ricerca e innovazione, punti di forza per il rilancio dell’economia? Guarda
caso le riforme attuate sono in perfetta sintonia con le indicazioni dei colossi finanziari che
evidenziano nella debolezza dei Governi rispetto ai Parlamenti e stati centrali deboli rispetto alle
regioni, la crisi che stiamo attraversando. La causa non sta nella velocità legislativa ma nei rosicati
investimenti pubblici e privati. Nel merito non posso d’esimermi ad elencare una serie di leggi
lampo approvate dal Palamento: legge Fornero 20 giorni, finanziamento ai partiti 12 giorni,
l’immunità parlamentare con la fiducia e mettiamoci pure che in una domenica sera hanno salvato
le banche. Per fugare ogni ombre di dubbio questa legislatura ha sfornato la media di 5 leggi al
giorno scaturite da maggioranze variabile. Era urgente quindi adeguare la costituzione italiana alle
nuove regole dei mercati finanziari globali esautorando i poteri degli enti locali. Questa riforma
porta con se lo sfregio di essere il frutto di un parlamento eletto con una legge elettorale sentenziata
di incostituzionalità, solo in questa legislatura 224 parlamentari hanno cambiato partito, un iter
costituzionale disturbato da ingerenze straniere mai smentite dall’Esecutivo, ricatti e ultimatum
colpi di fiducia all’ordine del giorno e rimozioni di membri in commissione affari istituzionali rei
di non conformarsi all’indirizzo del partito. Questa riforma non ha la legittimazione morale
necessaria per cambiare profondamente la Carta Costituzionale. Quanto al nuovo senato, si
chiamerà a raccolta una volta al mese e il mandato di senatore coinciderà con il mandato delle
istituzioni territoriali. L’ampio spazio temporale tra una seduta e l’altra e il repentino rinnovo della
composizione dell’assemblea, renderà difficile portare a termine qualsiasi cammino legislativo.
Soprattutto quando l’art 70 che racchiudeva 9 parole e cioè: “la funzione legislativa è esercitata
collettivamente dalle due camere” passa a 439 per adempiere allo stesso scopo. E poi, come
giudicare il fatto che l’ultima passaggio per eleggere il Presidente della Repubblica, che sono quelle
decisive si annoveri che dal 7° scrutinio sarà sufficiente la presenza di 5 deputati.
A mio avviso le risposte ai nostri problemi stanno nella costituzione vigente, che ha fatto dell’Italia
pur priva di risorse energetiche ma ricca di patrimonio culturale, con la sua creatività e
l’innovazione, la 7a potenza economica mondiale. La vera riforma è attuarla anziché violarla
tutti i giorni e per attuarla ci vuole un categorico NO. Il ddl costituzionale modifica 47 articoli in
una sola consultazione. Ma veramente siete sicuri di investire i prossimi 20 o 30 anni su delle leggi
che non contemplano antagonisti, che si riduce tutto quanto a una maggioranza di voti e una
minoranza di seggi a pratiche di governo che calpestano le autonomie in obbedienza dei mercati?
Rischiamo di essere liberi solo il giorno in cui saremmo chiamati a mettere la scheda nell’urna,
tutti gli altri giorni saremmo schiavi di chi ci governa.
Mauro Andrea