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Quando raggiunse il corridoio dell’ultimo piano, Sal si guardò intorno. L’ufficio di Buster
era oltre l’ultima porta, mentre Jane aveva una stanza tutta per sé a fianco del sindaco. Le altre
porte lungo il corridoio nascondevano stanze vuote. Il piano più alto del palazzo era tutto per il
sindaco e per la sua segretaria. Il lato esterno del corridoio era formato per intero da
un’imponente vetrata alla base della quale vi era un sottile tubo al neon che proiettava immagini
sul vetro. Tutti i piani amministrativi (gli ultimi cinque piani del palazzo) erano stati predisposti
in maniera che le vetrate avessero tubi olografici che correvano lungo la base, così che il
panorama esterno fosse nascosto dalle immagini proiettate. La vetrata del corridoio che portava
all’ufficio di Buster mostrava un cielo terso di fine estate, di un azzurro splendente. Una serie
di grattacieli di vetro, dalle forme più svariate, sfioravano il cielo con le loro punte splendenti.
Quei riflessi erano così intensi da costringere Sal a coprirsi gli occhi con il dorso della mano.
Le immagini venivano proiettate costantemente, giorno e notte, utilizzando un meccanismo di
luce e buio capace di simulare accuratamente alba e tramonto.
E la maggior parte delle persone non ha mai visto quel cielo, pensò con tristezza Sal.
Anche i piani inferiori avevano la stessa proiezione su tutte le vetrate del perimetro esterno.
Gli uffici erano però disposti al centro del piano e quindi non era necessario percorrere i corridoi
esterni per raggiungerli. Il percorso per raggiungere l’ufficio di Buster sembrava invece
ostentare quelle proiezioni e Sal ne era infastidito, non tanto per quello che nascondevano,
quanto per il modo in cui lo facevano, mettendo in mostra qualcosa che ormai apparteneva al
passato. Eppure Buster sosteneva che servissero a sollevare il morale, per rendere tutti i
lavoratori e i cittadini meno cupi. Teorie che secondo Sal appartenevano al passato, quando
ancora ci poteva essere un vero motivo per cercare di sollevare il morale e per essere meno
cupi. In risposta al filo pessimista dei suoi pensieri, il tubo al neon che correva a terra emise
uno strano ronzio e la sua luce si affievolì. Il pavimento e le pareti vibrarono, il vetro del
corridoio scricchiolò e le luci calarono d’intensità. Ai piani inferiori alcuni lavoratori si alzarono
in piedi e si guardarono con fare interrogativo, un calo di energia disse qualcuno, un
malfunzionamento temporaneo. Sal si fermò a metà del corridoio osservando la vetrata, le
immagini che vi erano proiettate tremolarono per qualche istante per poi sparire del tutto. I vetri
mostravano ora il vero panorama che fino a poco fa tenevano nascosto. Un’immensa distesa di
rovine grigie e immobili correva fino all’orizzonte, palazzi ripiegati su sé stessi avvolti tra le
macerie, carcasse di vecchie automobili abbandonate sulle strade e ovunque una densa,
polverosa nebbia che ricopriva ogni cosa. Alcuni deboli raggi del sole filtravano tramite la
spessa coltre di nuvole, colorando il tutto con tinte grigio e arancioni. Era questo il vero
panorama che il nuovo mondo riservava loro.