Badanti, arrivano i registri

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Data: 10/10/2016
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Badanti, arrivano i registri
di Oscar Puntel
In molte regioni sono attivi i registri per le badanti. Ecco a cosa e a chi servono In
molte regioni sono attivi i registri per le badanti. Ecco a cosa e a chi servono
Nascono in ogni comune gli sportelli e i registri per badanti. Ora è la volta della Lombardia, che li sta implementando dopo l’ok arrivato dalla
giunta regionale, che ha così dato attuazione a una propria legge: «Serviranno per fornire un servizio informativo e di consulenza sia per i
cittadini che necessitano di un servizio di assistenza, sia per coloro che intendono lavorare come assistente», ha spiegato in una nota l'assessora
lombarda all'Inclusione sociale, Francesca Brianza. Per funzionare, le amministrazioni locali potranno stipulare delle convenzioni con gli enti del
terzo settore, come sindacati e patronati. Il registro sarà una sorta di ‘albo’ a livello territoriale e conterrà i dati dei lavoratori. Tra i requisiti
richiesti, alle badanti lombarde, per esempio, anche la conoscenza certificata della lingua italiana.
A chi sono utili i registri per le badanti
«Sono lo strumento grazie al quale una lavoratrice (perché sono per lo più donne) riceve una referenza autorevole dal fatto di appartenervi. Se
una è iscritta a quella lista significa che ha ricevuto una formazione minima, sa insomma come operare. In più, agevola l’incontro della domanda
e offerta di un posto, senza ricorrere al solito passa-parola o agli annunci appesi alle bacheche o ai pali della luce. Consideriamo quindi queste
iniziative positive per le famiglie che si trovano a dover ricorrere a un’assistente familiare per seguire i propri cari o hanno necessità di una baby
sitter. Il vero problema è che questi registri non sono attivi su tutto il territorio nazionale e ogni regione o comune fa per conto suo e definisce i
suoi parametri per essere iscritti» ci dice Teresa Benvenuto, segretaria nazionale Assindatcolf, l’Associazione nazionale dei datori di lavoro
domestico. E’ anche un modo per ridurre il ricorso al lavoro nero, badanti prese in carico senza un contratto, «che purtroppo è ancora molto
presente in questo settore», aggiunge la segretaria.
Oltre al registro, serve una formazione standard
«Come associazione di settore - continua Benvenuto - chiediamo per esempio la definizione di parametri di formazione nazionali. Tutte le
badanti devono ricevere la stessa formazione: negli elenchi ci devono essere persone formate sui medesimi criteri: devono potenzialmente poter
lavorare a Torino come a Roma. Quando parliamo di una formazione comune, significa che tutte devono saper come ci si comporta con un
anziano non autosufficiente o come trattare le piaghe da decubito o ancora come gestire un anziano con Alzheimer. Si tratta di dare delle
indicazioni pratiche e di base a queste figure professionali che non sono infermiere, ma hanno bisogno di sapere come agire in quel tipo di
assistenza che di solito viene trasmessa e data dalla famiglia».
Dove esistono già i registri per le badanti
Le regioni modello sono: Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia. Ora ci sta arrivando anche la Lombardia.
Sono gli enti locali dove l’istituzione di questi registri e gli sportelli comunali sono prassi consolidata. Ora, appunto, ci sta arrivando anche la
Lombardia. «Sono molto avanti le regioni che hanno nella loro giunta un assessorato alle politiche sociali. Restano indietro quelle che hanno
minori risorse e non riescono ad organizzarsi bene. Nel Lazio, a sperimentare per prima è stata la città di Roma, poi il progetto è stato allargato a
tutta la regione. Queste iniziative sono molto buone: meglio così che il nulla. Ma se ci fossero direttive univoche, comuni a tutti gli enti locali, il
servizio stesso ne beneficerebbe e avremmo standard di qualità più alti nell’assistenza familiare fornita dalle badanti», chiarisce Teresa
Benvenuto, segretario nazionale Assindatcolf, l’Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico.