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Giovedì 13 Ottobre 2016
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Perché il deputato Pisano era nella commissione attività produttive, lui che non ne fa parte?
Un conflitto di interesse M5s
Si decideva sugli ascensori e lui è dirigente nel settore
DI
CESARE MAFFI
G
uarda guarda, i conflitti d’interesse a
volte spuntano dove
proprio non ci si attenderebbe. In casa grillina,
per esempio.
C’è un episodio minore,
minimo, se si voglia, ma
istruttivo. Nella commissione Attività produttive
della Camera si svolge una
di quelle che il linguaggio parlamentare definisce «audizioni informali».
Il presidente Guglielmo
Epifani fa parlare rappresentanti dell’Inail, dovendo
la commissione esprimersi
su uno schema di dpr che
interviene sulle norme regolanti la sicurezza degli
ascensori.
A un certo momento interviene il deputato Girolamo Pisano, del M5s, il
Girolamo Pisano
quale palesemente gradirebbe risposte, dal rappresentante dell’Inail, tali da
giustificare nuovi obblighi
per la sicurezza di ascensori da anni in funzione. È
evidente la sua intenzione
di dipingere il parco ascensoristico italiano come bisognoso di rinnovo.
Curiosamente, il parlamentare pentastellato
non fa parte della commissione Attività produttive. È
infatti membro della commissione Finanze, come testimonia la sua attività sia
negli interventi in aula o in
commissione sia nella presentazione di documenti.
Come mai un deputato si
sposta in una commissione
non sua, per di più per interloquire in un’audizione
i n f o r m a l e, n o r m a l m e n te considerata una mera
passerella per la società
civile? Quando capita un
fatto del genere, si capisce
subito che c’è un interesse.
Un interesse politico, territoriale, sociale? No: di altro
genere. Lo stesso Pisano si
presenta così: «dirigente
di una nota azienda salernitana leader nel settore
ascensori, membro Uni in
numerose commissioni tecniche del settore».
La ditta Pisano Ascenso-
ri nasce nel 1954 «per mano
del geometra Girolamo Pisano», all’evidenza antenato
del parlamentare.
Il deputato, dunque,
interviene in commissione, che gli fornisce occasione per procacciare, in
prospettiva, opere e lavoro
alla propria ditta. Basterebbe qualche modifica nel
testo del dpr per obbligare a
nuove opere e nuovi lavori,
proprio nell’impiantistica
in cui è attiva la società di
Pisano. Naturalmente l’interessato potrebbe mettere
avanti la propria competenza professionale, asserendo
che le possibili nuove norme
risponderebbero a esigenze
di sicurezza, di salute, di
tutela pubblica ecc. ecc. Resta, però, che tali esigenze
tornerebbero utili alla sua
ditta. Evidenti ragioni di
opportunità (spesso invocate dal M5s contro avversari
politici) avrebbero richiesto
di non intervenire all’audizione informale.
Una curiosità: com’è
possibile apprendere
dell’intervento del deputato cinque stelle, visto che
il resoconto dell’audizione
informale consiste in duerighe-due?
Si fa ricorso alla registra-
zione che compare nel sito
webtv.camera, per ascoltare
e vedere la breve fase della
seduta di commissione. È
un indiretto omaggio alla
trasparenza nelle istituzioni sempre invocata dal M5s.
Si può aprire la Camera
come una scatola di tonno,
per vedere un intervento
pentastellato non immune
da conflitti d’interesse.
© Riproduzione riservata
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA - PIERLUIGI MAGNASCHI
globale, soprattutto negli anni in cui
gli Usa non avevano possibili contraltari nel mondo, questo diventa un
problema drammatico che riguarda
tutti i cittadini del mondo.
I guasti provocati dal buonismo naïf,
irresponsabile e devastante di Obama nel mondo arabo (già sconvolto
dagli immotivati testa e coda dei due
Bush, padre e figlio, e di Clinton)
sono da manuale. Solo Obama (con
tutte le informazioni cui dispone)
poteva credere che la primavera araba fosse l’alba precorritrice della
democrazia e del pluralismo nei paesi arabi. L’aver sostenuto i movimenti studenteschi, come se i paesi nordafricani e mediorientali fossero
delle dependance di Oxford o del Mit,
è stato un errore al quale sarebbe
facilmente e sicuramente sfuggita persino la classica casalinga cinquantenne di Voghera. Obama infatti non ha capito che, dietro quella esplosione
di vitalità, che era la schiuma
che ribolliva in superficie,
c’erano, i ben più forti, radicati, organizzati e temibili, i
movimenti islamici fondamentalisti che, cacciati, con l’aiuto americano e degli scamiciati e patetici interventi dei vari
Bernard Henry Levi del Quartier Latin, avrebbero preso in
mano la situazione destabilizzata, non da forze vere ma solo
da auspici e speranze.
La vicenda siriana (che è epicentro di questa dissennatezza) è
una piaga tremenda e tutt’altro che
in via di cicatrizzazione, che sta
destabilizzando l’Europa e ha ridisegnato in modo peggiorativo gli
equilibri geopolitici del Medio Oriente. In questa vicenda, gli Stati Uniti, la Francia e la Gran Bretagna
hanno giocato a tirare giù l’intero
palazzo mediorientale. In politica
estera vale sempre il principio del
male minore. È in base a questo
principio, ad esempio, che Stati Uniti e Regno Unito si allearono, nella
seconda guerra mondiale, con l’Urss
che era un loro nemico implacabile
e programmato a distruggere
entrambi. Questa alleanza fra Usa,
Uk e Urss avvenne perché, tra due
mali estremi (l’Urss comunista di
Stalin e la Germania nazista di Hitler), gli Usa e Uk ritennero, non che
l’Urss fosse diventato un agnello,
ma solo che era una belva meno
pericolosa della Germania nazista.
In Siria c’era (e c’è) un dittatore,
Bashar al-Assad, implacabile e sanguinario contro i suoi antagonisti
politici interni ma che assicurava,
almeno, nel suo paese la pace religiosa con la coabitazione delle varie fedi
e non destabilizzava il resto del mondo. Usa e compagnia cantante (le
solite e patetiche ex potenze), non
contenti del disastro da loro provocato assassinando il dittatore libico
Gheddafi (che una funzione stabilizzante la svolgeva nel suo vasto quadrante di influenza geopolitica), hanno cominciato a destabilizzare la
Siria finanziando e sostenendo militarmente i resistenti al regime di
Assad, senza capire che dietro questi
partigiani (chiamiamoli così), ma ben
più numerosi, potenti, indottrinati e
organizzati, c’erano gli uomini
dell’Isis. Per cui, aiutare la resistenza siriana, significava, al di là delle
intenzioni, esaltare la rivoluzione
islamica, offrendole i mezzi militari
e le protezioni politiche per affermarsi.
Se non ci fosse stata la Russia di
Putin che, vedendo che i francesi
stavano facendo decollare unilateralmente i loro bombardieri per bombardare la Siria, dichiarò subito che
li avrebbe affrontati in cielo con i
suoi jet, la forza militare occidentale
si sarebbe massicciamente e dichiaratamente schierata con i terroristi
dell’Isis. Questi ultimi, al contrario
di Al Qaeda e di altri movimenti islamici, grazie al supporto occidentale,
stavano costruendo in Siria addirittura un vero e proprio Stato, il Califfato, che se si fosse realizzato (e non
si è realizzato solo grazie all’inter-
vento e alla politica di Putin) avrebbe costituito un grave problema, non
solo per il Medio Oriente, ma anche
per il resto del mondo.
Sinora infatti gli estremisti islamici usano, per forza di cose, la loro
efferatezza e la loro forza su scala
amatoriale, per iniziative terribili
ma anche spot, che, tutto sommato,
non sono geopoliticamente strategiche perché esse sono contrastabili
con armi ordinarie. Ma se i guerriglieri dell’Isis fossero riusciti a
costruire uno stato, il Califfato,
appunto, essi avrebbe potuto dotarsi
di forze armate complete, dotate
anche di aerei (dei quali oggi non
dispone) e avrebbe, nell’area del
Califfato, avuto a disposizioni
immense fonti energetiche
con le quali realizzare i loro
programmi di riarmo e di
espansione.
La dabbenaggine occidentale (leggi: Usa, Uk e Francia) ha creato sconfinati spazi per la Russia di Putin che,
non solo sta sottraendo
all’Occidente quel formidabile bastione militare Nato che
è la Turchia, ma sta anche
diventando la potenza più
influente nel Medio oriente
con i rinnovati rapporti con
l’Iran, sdoganata dagli Usa
ma subito convolata a nozze
con la Russia, in una carambola rapidissima che gli americani non hanno
nemmeno fatto in tempo a vedere.
Ebbene, nel bel mezzo di questa
evoluzione disastrosa per gli Stati Uniti (e purtroppo anche per noi,
che siamo i loro alleati e, vedi emigrazioni, anche i pagatori di ultima
istanza delle loro dissennatezze), gli
Usa di Obama hanno ancora per
obiettivo quelli di detronizzare Assad,
dando ancora una mano addirittura
all’Isis. Questa politica adesso viene
finalmente ammessa da Washington,
anche se era evidente da sempre per
chi avesse voluto vedere le cose come
stavano. E noi lo scrivemmo. Questa
scelta assurda, demente, autolesionistica e destabilizzante suscita, oltre
che vive preoccupazioni, anche pesanti interrogativi sulle reali intenzioni
della politica estera americana. Dove
vogliono andare a parare?
Pierluigi Magnaschi
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