Militello fra storia, barocco e fichidindia

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Transcript Militello fra storia, barocco e fichidindia

Militello fra storia, barocco
e fichidindia
In giro per un centro che dal 2002 è stato inserito nella
lista dei siti dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’umanità
per il suo patrimonio monumentale.
Militello in Val di Catania non è solo un comune adagiato
sulle prime propaggini dei monti Iblei e che si specchia con
l’Etna, ma è una città straordinariamente ricca di chiese,
musei, monasteri, palazzi e fontane. Per il grande valore del
suo patrimonio monumentale, nel 2002, è stata inserita,
insieme ad altre sette città tardo barocche del Val di Noto,
nella lista dei siti dichiarati dall’Unesco Patrimonio
dell’umanità. Un riconoscimento prestigioso dal quale sperare
un rilancio della cittadina, soprattutto sotto il profilo
turistico, economico e culturale.
Militello, tra l’altro è da sempre riconosciuto tra i comuni
siciliani a vocazione agricola, in particolare per
coltivazione del ficodindia. Il territorio di Militello è
stato abitato sin dall’antichità. Le aree archeologiche
presenti in prossimità del centro abitato testimoniano la
frequentazione del territorio lungo un arco cronologico che va
dall’età del rame e del bronzo all’età del ferro, dal periodo
classico ed ellenistico a quello bizantino e arabo. La
fondazione di Militello risalirebbe al tempo dei Romani;
infatti le truppe del console Marco Claudio Marcello, durante
l’assedio di Siracusa del 212 a.C., nel tentativo di scampare
ad un’epidemia di malaria cercarono un luogo più sicuro dove
accamparsi, trovando a circa trenta miglia dalla costa un
altopiano caratterizzato da aria salubre e acque limpide.
Fu così che sarebbe stata fondata la colonia di “Militum
Tellus” (terra di soldati) che diede il nome all’abitato.
Importanti testimonianze monumentali e diplomatiche dell’anno
1115, la rinascita urbanistica si deve ai Normanni, come la
chiesa di Santa Maria (poi divenuta Santa Maria della Stella).
Militello, distrutta dal terribile terremoto del 11 gennaio
1693, ma la ricostruzione del secolo successivo, porterà alla
realizzazione di gioielli di grande pregio architettonico,
come le tante nuove chiese tra cui quelle dichiarate
patrimonio mondiale di San Nicolò-SS Salvatore (1721) e Santa
Maria della Stella (1722) nonché nuovi palazzi nobiliari. Con
l’abolizione del feudalesimo (1812), a Militello si affacciò
una nuova classe dirigente, composta da nobili, clero e ricchi
proprietari terrieri, rappresentata dalle famiglie Majorana,
Baldanza, Reforgiato, Reina e altre.
I Majorana, in particolare, divennero protagonisti assoluti
della vicenda politica di Militello lungo tutto l’Ottocento e
i primi del Novecento. Un nuovo avvio di crescita demografica
e di ripresa dell’edilizia pubblica si avrà soltanto dai primi
decenni del XX secolo. Militello, ha un’economia basata
essenzialmente sull’agricoltura e su una modesta attività
artigianale. La Sagra della Mostarda e del Ficodindia negli
anni giunta alla XXVI edizione ha assunto un’identità
crescendo sino a diventare l’’appuntamento fisso per migliaia
di turisti in questo mese di ottobre. Nel centro storico,
vengono installati gli stand dei produttori di fichi d’India,
dove è possibile gustare le cassatelline, i ‘nfasciatiddi e i
mastrazzola, e la mostarda.
Le varietà maggiormente diffuse sono la “moscateddo” di color
arancione, la “sanguigna” di color rosso, la “sulfarina”
gialla e la “muscarella” bianca. Il fico d’india è originario
dell’altopiano del Messico. Sembra che il nome fico d’india
sia nato grazie a Cristoforo Colombo che credeva di aver
gettato le ancore nelle Indie. Coltivato per lo più nelle miti
regioni mediterranee, il fico d’india trovò condizioni
ambientali ottimali, tanto da divenire uno degli elementi
coreografici del paesaggio. La filiera produttiva del
ficodindia è, a livello europeo, esclusiva della Sicilia che
detiene il monopolio del mercato italiano e oltre il 90 per
cento del mercato comunitario.
La
superficie
complessiva
interessata
alla
coltivazione
specializzata del ficodindia in Sicilia, è di circa 4 mila
ettari. La zona più importante per superficie è l’areale di
San Cono (Ct) che copre vasta area caratterizzata dalla “Dop
Ficodindia dell’Etna” che comprende numerosi comuni alle
pendici del vulcano e Militello Val di Catania; dall’areale di
Santa Margherita Belice (Ag) e da una piccola area in forte
espansione nel territorio di Roccapalumba (Pa). La sua
caratteristica peculiare è il “cladodio”, cioè la pala, che in
realtà è un otre che assolve la funzione d’immagazzinamento
dell’acqua e che determina l’adattabilità del fico d’india a
condizioni di estrema siccità.
Di grande interesse il buon contenuto di fibre, ai fichi
d’india sono riconosciute proprietà dimagranti e depurative
dell’organismo e sono utili nella prevenzione delle
emorroidi.
I fichi d’india hanno anche proprietà dissetanti
e un buon potere energetico, e nella prevenzione
dell’osteoporosi. Gli antiossidanti dei fichi d’india,
proteggono il fegato, mentre la sua mucillagine protegge la
mucosa gastrica. La presenza dei flavonoidi li rende adatti
contro la tosse. I fiori, hanno proprietà antispasmodiche e
possono essere utilizzati per la preparazione di tisane, per
lenire i crampi addominali, oltre prevenire il morbo di
Alzheimer.
Oltre la Storia, le artistiche architetture, le opere d’arte,
i musei e le chiese, questi alcuni dei motivi per trascorrere
un weekend a Militello Val di Catania, a voler tacere dei
suggestivi panorami e dei corsi d’acqua che ancora formano
piccole cascate e laghetti naturali.
Giacomo Alberto Manzo