Visualizza in PDF

Download Report

Transcript Visualizza in PDF

18
ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
Venerdì 14 Ottobre 2016
In Francia sanzioni fino a 375 mila € e dopo 13 giorni vengono pubblicati i nomi
Multe a chi paga tardi le fatture
Nel mirino i grandi gruppi del franchising e della moda
P
frode. Con tutte le conseguenze del caso in termini di buona reputazione,
relazione con i clienti e
con le banche creditrici.
Insomma, rischiate una
sanzione ancora più grave e definitiva: quella del
mercato.
Se, invece, il ritardo supera i 13 giorni, che è la
media nazionale, rispetto ai
60 fissati dalla legge (e dalle
norme europee), e soprattutto,
se siete dei recidivi, dei cattivi pagatori, mauvais payeurs,
come si dice qui, allora alla
multa dovrete aggiungere la
pubblicazione sul bollettino e
sul sito della Direzione anti-
Ne sa qualcosa, per
dire, il calzaturificio
San Marina, che fa parte
di una holding commerciale specializzata nel
franchising dell’abbigliamento, il gruppo Vivarte,
le géant de la mode à petit
prix, 2,4 miliardi di fatturato,
14 marchi (tra cui il più noto
Kookai) ma una situazione debitoria al limite della bancarotta, condannata a pagare una
multa di 332 mila euro e a finire sul bollettino dell’Antifrode
nella lista dei cattivi con gran
disdoro per il nuovo amministratore delegato, Stephane
Maquaire, che sta tentando in
tutti i modi di salvare Vivarte
e le sue controllate.
Ne sa qualcosa anche Bernard Arnault, il re della
moda e del lusso, che ha appena concordato una multa di
400 milioni di euro con il fisco
per la fallita scalata al grup-
da Parigi
GIUSEPPE CORSENTINO
rovate a pagare in ritardo una fattura qui
in Francia e vedrete
che cosa vi succede. Se
vi va bene, se cioè la direttrice
della Dgccrf, Direction générale
de la concourrence, de la consommation et de la repression
de fraude, la severissima madame Nathalie Homobono,
una delle poche donne alla
guida di una direzione generale del ministero dell’economia, è convinta che si tratta di
una difficoltà momentanea di
pagamento e se vi precipitate
a onorare i vostri debiti, allora potrete cavarvela con una
multa che può arrivare, per
legge, fino a 375 mila euro a
seconda dell’ammontare della
fattura.
no dell’Antifrode
e quindi sui giornali.
po Hermès (si veda ItaliaOggi
del 13 ottobre) e che si è visto
recapitare dalla Direzione antifrode un’altra ammenda di
100 mila euro per certe fatture della sua casa vinicola Moët
Chandon Hennessy pagate in
ritardo.
L’elenco è lungo visto che solo
il 38,7% dei creditori paga puntuale stando alle
rilevazioni del
Cabinet Altares di
Nanterre, periferia di Parigi, che
elabora statistiche
più che attendibili
(anche il ministero
ne tiene conto) sul
fenomeno dei ritardati pagamenti. In Germania
la proporzione s’inverte: il 71%
paga entro i 60 giorni data fattura e solo il 29% non rispetta
i termini. Facile immaginare
dove si collochi l’Italia in questo rating dei buoni e cattivi
pagatori.
E lo stesso è accaduto al
gruppo Etam, una catena
di negozi di abbigliamento in
franchising, una specie di Benetton francese, controllata
dalla famiglia Milchior, che
ha appena festeggiato i 100
anni e che certamente non ha
gradito essere indicata come
cattivo pagatore sul bolletti-
In Francia, fino all’anno
scorso il ritardo medio era
di 13,6 giorni; nei primi sei
mesi di quest’anno è sceso a
12,2. Merito, dicono a Bercy,
sede del ministero dell’economia, proprio del meccanismo
previsto da una legge del 2015
voluta dall’ex ministro Emmanuel Macron, più che inten-
Nathalie Homobono
zionato a ridurre al minimo il
fenomeno dei ritardati pagamenti che sono, dice ancora il
Cabinet Altares, alla base del
25% almeno dei fallimenti delle piccole e medie imprese.
L’intuizione di Macron,
basata sul principio name
and sham, che si può tradurre
in un svergogniamoli (alla faccia della privacy che, invece, in
Italia bloccherebbe tutto), s’è
rivelata giusta: non solo i ritardi si sono ridotti, ma anche
l’ammontare complessivo delle
ammende è quasi raddoppiato
in un solo anno: da 1,4 milioni
di euro nel 2015 ai 2,6 milioni
nel primo semestre del 2016.
E l’anno prossimo saranno ancora di più se passa,
nella prossima legge di Bilancio, la proposta del ministro
Michel Sapin di alzare il tetto
della multa dai 375 mila euro di
oggi a 2 milioni di euro. Allora sì
che i cattivi pagatori dovranno
cominciare a preoccuparsi. Non
solo i privati ma anche grandi
aziende pubbliche come Sncf,
le ferrovie, Air France, Alstom,
che pagano sempre con due
settimane di ritardo. In Italia
sembra un sogno.
@pippocorsentino
INAUGURATO IL PRIMO RESORT DI LUSSO A SANYA, LA SAINT TROPEZ LOCALE NELL’ISOLA DI HAINAN
Un italiano guida l’espansione dei villaggi Club Med in Cina
oggi diventata il suo secondo mercato, dopo la Francia
DI
CAMILLO ADINOLFI
D
iciamolo pure, ci voleva un
italiano per far scoprire il
Club Med ai cinesi. Gino
Andreetta, che fino all’anno scorso guidava il Club Med Italia
e che è stato l’artefice del successo di
tanti villaggi turistici, da San Sicario
sulle Alpi piemontesi a Cefalù, in Sicilia, dove si sta lavorando al resort a
cinque tridenti, il massimo dello chic e
del lusso balneare, parla ai giornalisti
francesi convocati a Sanya, la Saint
Tropez cinese nell’isola di Hainan, per
l’inaugurazione del nuovissimo Club
Med che prende il posto di un resort
avviato dal gruppo Kempiski, con lo
stesso entusiasmo con cui, ai tempi,
inaugurava i villaggi in Italia e dava
il benvenuto agli ospiti italiani.
«Mi sembra di essere tornato
agli anni d’oro del Club», confessa
Andreetta agli inviati dei giornali francesi fatti arrivare a Sanya per fargli
vedere di che cosa può essere capace
questa vecchia icona del turismo francese, ora che ha i quattrini del colosso
immobiliar-finanziario Fosum, quello
che oltre al Club, gravato da 44 milioni
di euro di perdite, ha anche rilevato
il tour operator inglese Thomas Cook,
il gruppo artistico canadese Le Cirque du Soleil (perché non c’è turismo
senza intrattenimento, si capisce), il
sito di viaggi indiano MakeMyTrip
e che, ora, si prepara a entrare in
quell’altra icona dell’industria turistica francese che è la Compagnie
des Alpes, controllata dalla Cassa
depositi e prestiti, gestore di tutte
le stazioni sciistiche e di tutti gli
impianti di risalita.
«I cinesi», spiega Andreetta,
appena nominato direttore generale di Club Med Grande China che risponde direttamente al
vicepresidente e direttore del polo
turistico del gruppo Fosum, Jiannong Qian, «sono come gli italiani
degli anni 70: scoprono il lusso e
il piacere delle vacanze nei resort
di qualità, serviti e riveriti, dove si
può fare sport, degustare piatti prelibati, divertirsi».
Le statistiche danno ragione ad
Andreetta e al suo patron francese,
quell’Henri Giscard d’Estaing che
il nuovo padrone cinese ha lasciato
alla guida del Club perché solo lui ne
conosce la storia, i punti forti, il modello organizzativo: i cinesi in grado di
pagarsi una settimana in un Club Med
ed avere la sensazione di vivere una
vacanza in perfetto stile douce France sono ormai il 6% della popolazione,
almeno 80 milioni, un mercato praticamente infinito. E i cinesi amano sia
il mare, da qui la riapertura del resort
Gino Andreetta (a destra)
con Henri Giscard d’Estaing
ex Kempiski di Sanya rimesso a posto
e adeguato agli standard del Club, sia
la montagna, lo sci e gli sport invernali
(e da qui il progetto di aprire almeno
altri cinque resort in altrettante stazioni sciistiche del paese).
L’obiettivo, già quasi raggiunto
alla fine di questo mese (l’esercizio
finanziario del Club chiude il 31 ottobre prossimo), è di 200 mila gm, gentils membres, come vengono definiti i
clienti nel linguaggio accattivante del
Club, su un totale di 1,2 milioni in tutti
i resort del gruppo: il che fa della Cina
il secondo mercato dopo la Francia e,
particolare non da poco, con una potenzialità di crescita del 20%.
«Qui riceviamo una richiesta
d’intervento al giorno», spiega Giscard d’Estaing riferendosi
alle centinaia di alberghi cinesi
che vorrebbero finire in qualche
modo dentro il circuito del Club.
«Ovviamente non possiamo accontentare tutti anche perché tra poco
avremo un problema di go», dice il
patron francese. Poi alla platea dei
giornalisti non francesi Giscard
d’Estaing spiega che i go sono i
gentils organisateurs, il personale
del Club, dal barista al bagnino
al maestri di sci al direttore del
ristorante, che non è così facile
reperire sul mercato locale. Per
questo il Club ha appena segnato
un agreement con l’università di
Shanghai per cofinanziare un corso di
management turistico.
«Il mercato sta letteralmente
esplodendo e non possiamo permetterci di non avere le risorse che
servono», conclude Giscard d’Estaing.
Fa riferimento alle risorse professionali, al savoir-faire per dirla alla francese,
al capitale umano. Perché il capitale
finanziario (dell’azionista Fosum) non
manca anche se, nel dettaglio, si sa abbastanza poco e Giscard d’Estaing dice
ancora meno. «Dal 2015 il Club Med
non è più quotato alla borsa di Parigi».
E con questo il discorso è chiuso.
© Riproduzione riservata