Visualizza in PDF

Download Report

Transcript Visualizza in PDF

16
ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
Venerdì 14 Ottobre 2016
Nel paese della Merkel tollerate le grandi ricchezze, l’importante è che non siano esibite
I ricchi tedeschi stiano coperti
Chi compra grosse auto è considerato un provocatore
da Berlino
ROBERTO GIARDINA
È
complicata la vita da
ricco in Germania. Per
i cattolici, un ricco è
sempre un ladro. Per i
luterani, se è diventato ricco
significa che Gott, Dio, lo ha
aiutato, fino a prova contraria. Ma ha il dovere, poi, di
spendere bene i suoi soldi. Se
li goda, purché in parte li investa per aiutare il prossimo.
Se si costruisce una villa, crea
lavoro. Se compra una Ferrari,
dimostra di essere un egoista
vanesio. Quando arrivai giovanissimo come corrispondente
ad Amburgo, una delle città
allora più ricche d’Europa, mi
meravigliai di vedere in giro
meno Porsche che nella mia
povera città natale, Palermo.
Gli amici tedeschi mi spiegarono che l’ostentazione era
di cattivo gusto. E chi si comprava una Mercedes chiedeva
di non esporre sul cofano la
cilindrata. L’understatement
era d’obbligo.
Abitavo in un villa a tre
piani, sopra il mio padrone di casa. Questi, che
aveva un’azienda di attrezzature navali, mi invitò un
giorno per mostrami la piscina che si era regalato.
Aveva anche l’impianto di
onde artificiali. «Ho fatto
male?» Chiese a me che potevo essere suo figlio. Non
compresi subito la domanda. Per me, la guerra era
lontanissima, per lui, poco
dopo il fatidico ‘68, era vicinissima. L’impianto per
le onde si guastò dopo una
settimana, e c’era solo un
tecnico in tutta la Germania capace di ripararlo.
La Süddeutsche Zeitung ha
intervistato il sociologo Wolfgang Lauterbach, professore all’università di Potsdam,
e specialista dei problemi
dei tedeschi abbienti. Perché
vengono spesso trattati male?
Quelli che dispongono di grandi mezzi, risponde, evitano di
ostentare. I tedeschi sono cambiati, piaccia a Lutero o no. «In
Germania» spiega il professore
«domina oggi un modello so-
Wolfgang Lauterbach
ciale impregnato di ideologia
socialista. Si accettano differenze, purché non siano molto accentuate. Se un imprenditore guadagna 50 o 170 volte
di più di un suo dipendente,
si trova a disagio, costretto
alla difensiva». I capi delle 30
aziende presenti nella listino
dell’indice Dax della borsa di
Francoforte guadagnano in
media 57 volte più di un loro
impiegato o operaio. Però,
aggiunge, i ricchi come cate-
goria non esistono. C’è
chi si dà ai bagordi sulla
Costa Smeralda, e l’imprenditore con una ditta
di famiglia con centinaia
di dipendenti, che al venerdì sera si concede un
boccale di birra all’osteria allo stesso tavolo con
gli operai.
secondo la rivista Forbes sono
appena 120». Ma in proporzione sono in maggioranza quanti
ereditano la ricchezza in confronto a quelli che l’hanno
«creata con le proprie mani»:
i ricchi grazie a padri e nonni,
tra i primi cento, sono 60, ma
ciò è dovuto all’elevato numero
di imprese familiari.
Chi può essere considerato ricco? Cominciando dall’altra parte, è
povero chi abbia introiti
inferiori al 60 per cento
della media. Ciò spiega
come mai nella benestante Germania, i poveri aumentino: perché sale il
reddito medio. Ed è ricco, ma
sarebbe meglio dire benestante, chi guadagna tra il 70 e il
200 per cento più della media.
Vi rientrano dunque bravi
professionisti, o coppie in cui
entrambi lavorino. «Per essere
definito ricco, ritiene il professore, bisognerebbe possedere
un capitale di almeno 30 milioni, ci riesce appena lo 0,1 per
cento degli 82 milioni di tedeschi. I miliardari in Germania
La sinistra alla vigilia
delle elezioni (si vota a fine
settembre del 2017) torna sempre a chiedere una supertassa
sul Reichtum, sulla ricchezza,
ma il ministro delle finanze,
il cristianodemocratico Wolfgang Schaüble, non cede. E’
riuscito a evitare con un compromesso anche la richiesta di
tassare chi eredita un’impresa
come un qualunque altro cittadino. L’equità fiscale avrebbe
messo in difficoltà le piccole
e medie imprese. A ogni passaggio generazionale, gli eredi
avrebbero dovuto rinunciare
agli investimenti per pagare
le tasse. Tassare troppo i ricchi
rischierebbe di far aumentare
i poveri.
© Riproduzione riservata
LA RETE DI PRESIDI MILITARI SVELATA DAL MINISTRO DELLA DIFESA
E TESLA RIDUCE LE SUE PROMESSE
Il piano espansionistico di Putin
include basi russe dal Vietnam a Cuba
Germania sconfessa
il pilota automatico
DI
MAICOL MERCURIALI
L’
attivismo internazionale della
Russia di Vladimir Putin non
è certo disinteressato. Lo zar ha
teso la mano a Raul Castro, promettendo investimenti, petrolio e tecnologie
(come ha raccontato ItaliaOggi il 28 settembre scorso), e ora passa all’incasso: Cuba,
infatti, è tra i paesi esteri in cui Mosca vorrebbe tornare ad avere una propria base
militare. Proprio come
ai tempi dell’Unione Sovietica.
Espansionismo? Facendosi forte dell’intervento armato in Siria, in
difesa di Bashar-Al-Assad, Putin vuole creare
una sfera d’influenza che
valichi i confini eurasiatici e si sviluppi anche
negli altri continenti.
attive anche nello spionaggio, per dar corda
a un progetto più ampio.
Lo sviluppo delle basi militari all’estero, infatti, è un tema all’ordine del giorno
dell’agenda politica russa. Il ministro della
difesa Sergei Shoigu aveva svelato i piani
per aprire presidi militari russi in Kirghizistan, Tagikistan e Armenia, ma fin qui
restiamo all’interno di paesi ex sovietici,
mentre due anni fa lo stesso Putin aveva
rilanciato l’idea di ripristinare la base di Lourdes, a Cuba, dopo che
le relazioni con gli Stati
Uniti si erano fatte nuovamente tese sulla scia
della questione ucraina.
Un’ipotesi, questa, che
nella scorsa primavera
era stata caldeggiata anche dai membri del Partito comunista russo.
Nei giorni scorsi il
Vladimir Putin
vice presidente della
Il piano è stato svecommissione affari
lato durante un’audizione alla Duma del viceministro della esteri della Duma, Aleksey Chepa (Rusdifesa, Nikolai Pankov. I parlamentari sia Giusta), aveva ufficialmente chiesto il
hanno sollecitato il rappresentante del ripristino delle basi militari russe in America
governo sulla possibilità, per la Russia, di Latina, nel Sud-Est Asiatico e in Asia. Una
tornare ad avere una propria rete di basi richiesta emersa durante una sessione parlamilitari all’estero, per esempio a Cuba e in mentare dedicata alla ratifica degli accordi di
Vietnam. «Ci stiamo lavorando», ha rispo- cooperazione militare tra Russia e Siria. «E’
sto Pankov, «abbiamo ben presente questo necessario considerare la nostra presenza in
problema». Ulteriori dettagli, come riporta altre regioni del mondo, queste le parole del
la Tass, non sono stati forniti ma il vicemini- parlamentare, credo che soddisferebbe gli intestro ha fatto capire che si partirà proprio da ressi nazionali della Russia». Resta da vedere
questi due paesi, dove la Russia è stata ope- cosa ne pensano gli altri paesi e cosa la Russia
rativa fino al 2002 e dove ai tempi dell’Urss di oggi ha da dar loro in cambio.
c’erano le basi più importanti e strategiche,
© Riproduzione riservata
DI
ANGELICA RATTI
P
otrebbe essere un duro colpo per l’auto a guida autonoma in Germania. Un rapporto interno del ministero tedesco dei trasporti, e ripreso dal settimanale
Der Spiegel, mette in dubbio la sicurezza del pilota
automatico della auto Tesla, modello S, responsabile della
morte di un guidatore negli Usa, avvenuta nel maggio scorso.
Secondo il documento del ministero deve considerarsi «un
pericolo considerevole» per la circolazione. E questo perché
presenta numerosi imperfezioni
e errori. Il principale, a detta dei
tecnici tedeschi, è
la mancanza di un
sistema di allarme
che avvisi il conducente quando
il veicolo si viene
a trovarsi in una
situazione che il
pilota automatico
non riesce a geLa guida autonoma è sotto accusa
stire. Il governo
tedesco ha precisato al riguardo che vengono eseguiti test
in continuazione e per questo, al momento, non è il caso di
tirare conclusioni definitive al riguardo.
In Germania, l’utilizzazione del pilota automatico alla guida
di un’auto è autorizzato soltanto a condizione che il guidatore controlli continuamente la propria vettura. Il pilota automatico del modello S di Tesla è stato messo in discussione
dopo la morte di un guidatore americano il 7 maggio scorso
nello scontro con un camion che il software non aveva individuato. È stato proprio in seguito all’incidente il marchio di
lusso Tesla ha annunciato una modifica del proprio sistema
che ora si basa più sul radar. Tesla si difende ricordando di
essere sempre stata chiara con i propri clienti sul fatto che
l’Autopilot è un sistema di assistenza alla guida ed esige da
parte del conducente attenzione in ogni istante».
© Riproduzione riservata