AMT Catania: 64 minuti, il tempo evitabile di un

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AMT Catania: 64 minuti, il tempo insopportabile di un'attesa evitabile - 10-14-2016
di Redazione Sicilia Journal - Sicilia Journal, Giornale online di notizie - http://www.siciliajournal.it
AMT Catania: 64 minuti, il tempo insopportabile di un'attesa
evitabile
di Redazione Sicilia Journal - 14, Ott, 2016
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Vivere Catania convinti di potersi muovere con un bus AMT la realtà della cronaca
Marco Spampinato
CATANIA – Quando Elia Kazan traspose su pellicola il capolavoro di Tennessee Williams molti
compresero che quel Tram si chiamava Desiderio per la voglia della protagonista di evadere da una
realtà dura, di espiare alle proprie colpe ponendo fine alle personali e altrui sofferenze, di voltare pagina
con la residua speranza di ritrovare il sorriso anche lontano dall’ombra del ponte di Brooklyn.
A Catania non abbiamo i tram, non ci sono i filobus ma persistono, come nella maggior parte delle città
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italiane gli autobus.E non c’è speranza che si possa immaginare neppure allontanandosi abbastanza
dall’ombra del protettivo e massiccio “Liotru” che da secoli guarda la sua città dall’alto della sua
posizione di privilegio in piazza Duomo. E quello che si offre ai cittadini non è certo il servizio pubblico
che uno si può immaginare, e dovrebbe pretendere e ottenere, e neppure si può definire questa latitanza un
biglietto da visita, minimamente accettabile, per chi volesse visitare la città usufruendo dei mezzi
pubblici.
In questa città massacrata e massacrante, dove chi amministra minimizza, con sorriso, inducendo a
pensare chi legge i comunicati del Comune di Catania che «Va tutto bene» ci sono fatti, e disservizi,
ancora più gravi di quello che riportiamo. Ma questo articolo – che vuole essere l’ennesimo rimando,
richiamo, lamentela con richiesta di risposta rivolta al sindaco di Catania, Enzo Bianco, e al neo
presidente (la nomina e della scorsa fine di settembre) dell’Azienda Metropolitana Trasporti, Puccio
La Rosa – desidera porre l’accento su quanto constatato questa mattina di venerdì 14 ottobre 2016.
Quanto meno per indurre a riflessione chi di dovere.
Ore 09.32 fermata AMT posta di fronte il civico 400 di via Etnea, senso di marcia in direzione Gioeni.
Persone in attesa del mezzo pubblico due. Diverranno quattro 10 minuti dopo, si alterneranno, alcuni
andandosene via dopo mezz’ora passata invano altri arrivando dopo.
Ore 10.00, stessa fermata dell’autobus, persone in attesa otto. In 28 minuti non è passato alcun mezzo di
trasporto nonostante la segnalazione luminosa ne dava ben due, differenti, in arrivo e passaggio già tempo
prima. Una signora contenendo il suo malcontento ci informa che è lì dalle 09.14 ma di autobus, fino a
quel momento che ci vede dialogare brevemente, non ne ha visti passare neppure in direzione del Viale
Mario Rapisarda.
La via Etnea è l’arteria principale del cuore pulsante della città e da quel tratto si prevede il passaggio di
sei differenti linee dei bus dell’AMT. Niente. La giornata è uggiosa e il fresco mitiga l’attesa peraltro
snervante. C’è di meglio, rispetto a un non recente passato quanto l’AMT era Azienda Municipale
Trasporti e sapeva produrre buchi di bilancio crescenti in centinaia di milioni all’anno e, dopo, in decine
di migliaia di euro, poi milioni di euro annuali. Allora il cittadino inveiva contro il sindaco di turno, non
di rado vista la continuità in alternanza toccava sempre a Bianco e ai vari presidenti rei, secondo il volgo,
del costante, imbarazzante, disservizio.
Oggi la gente ha forse altri pensieri, mugugna piano, guarda nel vuoto, scrive un sms per scusarsi per il
saltato appuntamento. Roba da poco, quindi. Siamo cittadini più civili o, più probabilmente, abbiamo
perso sia la fiducia che la speranza. Certo si rammarica che nessuno paghi mai, di tasca e di persona, per i
buchi di bilancio, per gli stipendi a singhiozzo ai dipendenti, per la mancata programmazione, per lo
sfregio giornaliero alla città e ai suoi fruitori.
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Il gentile, ma beffardo, messaggio luminoso che va in loop sotto gli avvisi di arrivi prossimi di autobus,
che non si intravedono neppure guardando lontano e malgrado l’orologio segni già le 10.10, avvisa gli
utenti che, a ben donde, definiamo potenziali e, anche, casuali: “Siamo spiacenti per il disagio causato
dalla momentanea mancanza di autovetture”. Anche questo è un segno, in miglioria, dei tempi che
passano anche se avrebbe un suo residuo senso se almeno una segnalazione di mezzo pubblico in
avvicinamento fosse veritiera.
Niente. Minchiate. Si va a braccio. Pure invenzioni condite da numeri di corse fantasma.
Nulla. E sono le 10.15.
Tra indefessi e nuovi arrivi si è radunata la piccola folla di 16 persone. Tra questi c’è chi dovrebbe essere
in clinica, chi al Policlinico dell’Università. Allora chi può permetterselo chiama una società di taxi
riconosciuta, poi una seconda, per scoprire che non c’è niente da fare, non ci sono vetture disponibili.
Riprova daccapo dopo 4 minuti prima a una compagnia e, dopo alla successiva, nulla tutti i taxi sono
impegnati. E si può anche immaginare il perché.
10.18 c’è un autobus AMT all’orizzonte anzi, questo, superato l’incrocio con viale XX Settembre sale
proprio percorrendo la via Etnea dove il piccolo nugolo di gente pare rianimarsi. È il numero 448 e poco
importa che la segnalazione luminosa alla fermata ci aveva preannunciato l’arrivo in serie del 536 e del
556, che diamine, a qualcuno andrà bene ugualmente anche questo 448. Ovvio, poi, che ad attendere, a
perdere il proprio tempo che diviene inutile e infruttuoso, si sta tutti in piedi e che non esista pensilina per
ripararsi da sole o acqua.
All’arrivo del mezzo, e una volta aperte le portiere, siamo testimoni della pratica barbara e inaccettabile
che viene richiamata da un anziano signore che sentenzia «Nun c’è cchi ffari, chistu è chinu come
n’ovu». E, in effetti, la popolazione all’interno del mezzo è stipata fino all’inverosimile, come non si
dovrebbe, né potrebbe marciare. Ma questo non basta a scoraggiare 6 utenti che provano a salire. Tre ce la
fanno, per altri tre meno aitanti o discretamente ben messi la missione risulterà impossibile. Scene già
descritte nei libri e nei film che hanno come protagonista il regionier Ugo Fantozzi interpretato da Paolo
Villaggio.
Ma questa è cronaca e, volutamente, non aggiungiamo ironia o sarcasmo.
Alle 10.22 e alle 10.26 arriveranno, finalmente, altri due bus AMT fortunatamente non stracolmi. Noi
saliamo sul secondo che ci porterà a un chilometro circa dalla destinazione prescelta (del mezzo che ci
avrebbe portato a due passi dal nostro appuntamento non si ha notizia e allora preferiamo recuperare un
passaggio da quello che ci porterà meno distante possibile) e ci affidiamo a un aiuto dal Cielo per evitare
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che quei bus così sudici, impresentabili e obsoleti non si fermino, per giunta, a metà corsa.
Tra una fermata e la successiva piccole folle in attesa del mezzo di trasporto pubblico. Superiamo piazza
Borgo e registriamo anche la consueta assurdità delle varie fermate poste a meno di cento metri l’una
dall’altra; cosa, almeno questa, alla quale si potrebbe ovviare. Poi riflettiamo che potrebbe trattarsi
dell’utile espediente per dividere la massa nella speranza di lasciare a terra, e a piedi, meno gente
possibile e anche di dividere il malcontento.
Dividi et impera.
Dovrebbero riflettere, sindaco Bianco e presidente La Rosa, anche l’assessore ai trasporti dovrebbe farlo.
Qui più che BRT l’acronimo, e rimando fumettistico, sarebbe BRR dai brividi di freddo che dovrebbero
cogliere chi ancora definisce questo come “servizio”.
Diffondi la notizia!
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