Visualizza in PDF

Download Report

Transcript Visualizza in PDF

PRIMO PIANO
Venerdì 14 Ottobre 2016
15
La campagna elettorale americana è focalizzata sul comportamento sessuale di Trump
Il ring si è ridotto a un’alcova
Tutti grandi temi del momento sono stati trascurati
DA WASHINGTON
ALBERTO PASOLINI ZANELLI
A
questo punto si potrebbe riassumere la campagna presidenziale
americana sotto il titolo di un classico della letteratura italiana: il Decamerone. Che
avrebbe concorrenza, certo, in
numerosi romanzi francesi del
Settecento, genere libertino,
escluso per ora il Marchese de
Sade. Oppure come una gara,
una maratona: ogni giorno,
ogni ora, forse ogni minuto
arrivano nuove concorrenti.
Forse al titolo quasi olimpionico della donna più insidiata
da Donald Trump oppure
semplicemente al titolo con il
nome su un giornale. Pare in
questa corsa che il candidato,
ancora teoricamente repubblicano, alla Casa Bianca non
abbia fatto altro in vita sua
che mettere le labbra su una
fresca bocca femminile o le
mani su altri settori dell’anatomia muliebre. Perché i ritorni della memoria si spingono
fino a trenta o quaranta anni
addietro, quando Donald non
pensava proprio ad occuparsi
di politica, organizzava piuttosto concorsi di bellezza e pareva incline a inaugurare i suoi
nuovi alberghi, casinò e resort
di lusso invitando e assaggian-
do giovani ospiti graziose e in perché il suo musicista preferito era Bach) aveva un’amante
qualche modo disponibili.
C’è chi conta queste ul- mentre conduceva la guerra in
time con più attenzione dei Europa per far fuori Hitler.
Trump, naturalmente,
numeri dei sondaggi per la
gara alla Casa Bianca. Sono continua a considerarsi in
i realisti che considerano la corsa per la Casa Bianca e
a cercare di
campagna eletparlare di potorale come
litica. I motivi
praticamente
non mancheconclusa e la
rebbero, ma
vittoria di Hill’attenzione
lary Clinton
del mondo
assicurata. È
politico e anvero che non si
cor peggio dei
sa mai, che in
mass media è
America esiste
per il momenun largo settoto deragliata
re di opinione
dal Pentagono
pubblica che
o dalla Siria,
si interessa
nelle alcove.
ancora di più
Il moderatore
delle promesincaricato di
se politiche
Donald
Trump
dirigere fra
dei candidati
qualche giorche non delle
ultime novità sui pettegolez- no il terzo e ultimo dibattito
zi. Che hanno già catalogato fra Donald e Hillary ha già
Donald Trump nel libretto dei preparato l’elenco delle doCasanova più o meno fortuna- mande, che in buona parte riti, in una folta compagnia che guardano temi e interrogativi
comprende Gary Hart, Bill di attualità, talvolta brucianClinton e John Kennedy te. Nelle discussioni finora si è
per limitarsi ai più famosi. Il parlato incredibilmente poco,
fenomeno è abbastanza diffuso ad esempio, dell’economia la
fra i presidenti. Perfino Eisen- cui situazione, per quanto non
hower (che però è riscattato disperata come assicurano i
nella memoria, oltre che per critici dell’amministrazione
aver vinto la guerra mondiale, Obama, è però tutt’altro che
tranquilla.
Barack è riuscito a mettere sotto controllo le conseguenze recessive del crac del
2008 immediatamente precedente la sua elezione, ma non
a invertire la rotta, soprattutto
per quanto riguarda il crescente declino economico del ceto
medio, dovuto in buona parte
alla globalizzazione ma anche
alla robotizzazione, ai trattati
di libero scambio soprattutto con la Cina, all’accelerata
divaricazione dei redditi che
vanno concentrando la ricchezza nelle mani del 10 per
cento più ricco o addirittura in
quell’1 per cento che è il bersaglio simbolico.
Un altro tema è meno
antico e forse meno profondo ma rischia di diventare
di bruciante attualità. È la
estensione e degenerazione dei
conflitti in Medio Oriente, in
particolare in Siria, che stanno producendo una tensione
fra Stati Uniti e Russia quale
non si era vista da già prima
della fine della Guerra Fredda.
Washington e Mosca si scambiano proteste, avvertimenti
che hanno a volte il suono e
il sapore di un ultimatum. La
battaglia attorno alla «sacca»
di Aleppo provoca non solo il
prolungamento delle sanzioni economiche e commerciali
dell’Occidente alla Russia, ma
inquietanti scambi di manovre
militari in zone del globo ben
lontane dalla Siria, per esempio nei Paesi Baltici e nel mare
del Nord in genere.
I pericoli sono riconosciuti e denunciati da varie
fonti e aumentati dalle previsioni diffuse secondo cui una
ormai inevitabile presidenza
di Hillary Clinton produrrebbe
un ulteriore accrescimento delle tensioni con Mosca. Uno degli allarmati è il premier israeliano Benjamin Netanyahu.
Ma anche il vecchio Mikhail
Gorbaciov, uscito per l’occasione da un lungo silenzio: «Il
mondo è giunto a un punto pericoloso. È necessario fermarsi
e riprendere il dialogo, la cui
interruzione è stata un grande errore». Qualcuno lo aveva
previsto, anche se solo in un
verso di una canzone: «Fuori
c’è una battaglia ed è arrabbiata». L’autore, Bob Dylan, è
stato appena insignito di un
premio Nobel. Preoccupazioni
e critiche non possono non riguardare anche Obama, che è
ancora presidente. E che pare
rifugiarsi in un futuro meno
immediato e più glorioso. Ha
appena annunciato che entro
il 2030 un uomo camminerà
sul suolo di Marte.
[email protected]
FILO DI NOTA
Piero Chiara da giovane si manteneva giocando a biliardo
DI
MAURO DELLA PORTA RAFFO
C
ome molti sanno, Piero
Chiara ha più volte narrato dei suoi anni giovanili
e della sua passione per il
gioco del biliardo e per le carte che
gli permisero, per un lungo periodo,
di mantenersi agiatamente e che,
più tardi, quando «era nella Giustizia» (come diceva parlando dei suoi
trascorsi quale aiuto-cancelliere),
gli consentirono di incrementare
notevolmente le sue disponibilità
economiche, a scapito, peraltro, della capacità lavorativa, visto che i
giochi lo assorbivano di sovente per
tutta la notte. Il biliardo, con tutti i
suoi trucchi (se così si può dire) gli
era stato insegnato da un anziano,
famoso giocatore milanese che, ormai
sul viale del tramonto e ben fornito
di quattrini vinti in carriera, si era
rifugiato a Luino per passare beatamente una onorata vecchiaia. Questi
doveva essere decisamente un campione se, come narra Chiara in un
suo celebre racconto, appena arrivato
egli a Milano, venne accusato da un
altro giocatore da lui sconfitto, di non
avergli detto, prima di giocare, chi
fosse stato il suo maestro, sapendo
la qual cosa, diceva il perdente assai
adirato, egli si sarebbe ben guardato
dal giocare.
Piero, comunque, nei primi
anni della nostra frequentazione,
cercò di trasmettermi almeno i ru-
dimenti del biliardo mentre, come mi
diceva spesso, aveva subito rinunciato, vedendomi giocare al bar Centrale, a fare di me un asso della stecca.
Non ne avevo la stoffa e, per quanta
volontà ed applicazione potessi metterci, non ce l’avrei mai fatta. Della
verità di queste sue affermazioni ero
pienamente cosciente perchè, come
ho già avuto modo di dire in altre
occasioni, per me il biliardo è sempre stato soltanto uno svago e, assai
spesso, mi è piaciuto giocarlo di forza
e poco curandomi delle conseguenze; insomma, non è che mi sia mai
importato molto vincere, mi bastava
giocare e divertirmi, cosa rovinosa
per un aspirante campione.
D’altra parte, se proprio avessi dovuto giocare per denaro, avrei
preferito decisamente (come in effetti
feci per molti anni) il gioco delle carte
e, in particolare, la scopa d’assi a due,
testa a testa, nella quale mi ritenevo
imbattibile, e la pinella, una specie
di scala quaranta più complicata, per
molto tempo in voga in molti caffè
di Varese. Comunque sia, Chiara,
durante quelle nostre partite che
gli provocavano solo arrabbiature,
ebbe occasione di intrattenermi con
la narrazione di alcuni suoi grandi
incontri, di vere e proprie maratone
che aveva sostenuto, anche per ventiquattro ore consecutive, specie nel
Friuli dove si era trovato a vivere,
per qualche anno, dopo la sua assunzione «nella Giustizia».
Il biliardo, per chi non lo sap-
pia, è gioco di grande applicazione
e di rigore geometrico; di precisione
e, soprattutto, per quanto possa apparire strano, di grandissima fatica
fisica. Il vero giocatore, quindi, deve
essere in forma, non deve bere, deve
fumare assai moderatamente e non
deve avere preoccupazioni di ordine
familiare nè, tantomeno, economico;
insomma, la dedizione deve essere
assoluta come si conviene nei confronti delle vere passioni. Proprio
nel Friuli, il giovane Chiara, ormai
conosciuto per la sua bravura al tavolo verde con i birilli, venne invitato ad una serata tra amici in un
locale della periferia del paese dove
risiedeva.
Dopo la prime partite all’italiana giocate a coppie e qualcuna a
goriziana, disputata singolarmente,
gli fu proposto, dal proprietario del
locale che era fra i contendenti, un
gioco diverso, che, a quel che mi disse, consisteva in una variante della
cosiddetta partita all’americana (per
intenderci, quella che abbiamo più
volte visto nei films di Hollywood ed,
in particolare, ne «Lo spaccone» ed
«Il colore dei soldi» con Paul Newman). Si era ai primi anni Trenta e,
in Italia, non si conosceva quel tipo
di biliardo. Fatto sta, comunque, che
Chiara si lasciò coinvolgere e, in
qualche ora, si trovò completamente
spogliato delle sue precedenti vincite e del suo stipendio. Quel diavolo
del suo avversario tirava sempre le
buche in mezzo e le palle, non si sa
come, vi si infilavano come calamitate. Piero, invece, quando finalmente
toccava a lui per un errore dell’altro,
seguendo le regole, cercava di indovinare le buche d’angolo con risultati
decisamente mediocri.
Perso che ebbe tutto, pagò il
dovuto, salutò e se ne andò, cercando di non pensare a come avrebbe
potuto sopravvivere per tutto il resto
del mese. Qualche giorno dopo, mentre scroccava un cappuccino con brioche ad un amico avvocato, gli capitò
di raccontare quanto gli era accaduto
e così venne a sapere che, in paese,
molti avevano fatto la sua stessa
fine. Si decise ad indagare e, preso
da parte uno degli altri compagni di
quella infelice serata, scoprì, dopo
qualche insistenza, l’arcano.
Quel biliardo veniva regolarmente
martellato ogni giorno dal proprietario proprio nei contorni delle buche
poste sulle fiancate in modo da ridurre la capacità di respinta che normalmente le sponde hanno, mentre i
contorni delle buche d’angolo erano
costantemente rinforzati con non so
più quale sostanza. «Beh! – gli dissi a
questo punto della sua narrazione –
sarai tornato là per riavere indietro
i tuoi soldi».
«Macchè – mi rispose Chiara–
quel che è dato è dato e quel che
è perso è perso, però, ricordati la
morale che ho tratto da tutto questo
e che vale sempre, a meno di simili
trucchi: mai tirar la buca in mezzo,
mai giocar col biscazziere!».