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-MSGR - 05_LATINA - 40 - 13/10/16-N:
40
Latina
Giovedì 13 Ottobre 2016
www.ilmessaggero.it
(C) Il Messaggero S.p.A. | ID: 00000000 | IP: 87.13.210.47
Il giardiniere
della droga e il suo
passato pesante
Arsenico
nell’acqua
è vietato
bere
CORI
Antonio Grossi, 54 anni, resta in carcere dopo l’interrogatorio
del gip Matilde Campoli; nel 2008 fu preso con 8 quintali
FONDI
«La marijuana e l’hashish erano roba mia, ma della cocaina
non ne so nulla». Ha risposto
così Antonio Grossi, l’uomo arrestato lo scorso venerdì dalla
Guardia di Finanza di Fondi
con oltre tre chili di droga, alle
domande del gip Matilde Campoli.
Il 54enne, del resto, era conosciuto in zona per le sue incredibili abilità di coltivatore d’erba,
a tal punto da vincere – secondo
il racconto dello stesso – un contest in Olanda, ma della polvere
bianca l’uomo ha dichiarato di
non averne mai saputo niente.
I finanzieri coordinati dal maggiore Andrea Ceccobelli, tuttavia, di cocaina ne hanno trovata
in abbondanza, 110 grammi già
suddivisi in 220 dosi per l’esattezza. Grossi ha però spiegato
ERA CONSIDERATO
UNO “SPECIALISTA”
DELLE COLTIVAZIONI
NON CONVENZIONALI
L’INNESTO SU UN
ALBERO DI ARANCE
come la baracca in cui sono state trovate le bustine in questione, in effetti, non facesse parte
della sua proprietà ma di un appezzamento confinante frequentato da altre persone.
La pistola? Un vetusto lanciarazzi non funzionante per nulla
legato all’attività di coltivazione della droga. Il gip Matilde
Campoli, al termine dell’interrogatorio di garanzia, ha comunque deciso di convalidare
l’arresto. L’uomo, difeso dall’avvocato Maurizio Forte, si trova
dunque ancora ristretto nella
casa circondariale di Latina in
attesa di essere processato. Determinante per la convalida
dell’arresto, oltre al fatto che
Grossi ha ammesso di aver custodito gran parte dello stupefacente rivenuto, i precedenti specifici per i quali era già stato
condannato.
Dopo aver scontato la pena, il
54enne è però tornato a commettere lo stesso reato per cui
era stato arrestato già una volta
in circostanze rimaste nella storia. Grossi, all’epoca 46enne,
era infatti stato arrestato con otto quintali di droga. E non era
certo erba comune quella rinvenuta a casa del pusher con il pollice verde, ma una qualità speciale di piante, grazie alle quali
si era costruito una certa fama
ben oltre i confini provinciali.
Le piante, alte oltre sette metri,
una volta essiccate davano vita
a un prodotto considerato raffinato, aromatico e gradevole anche se fumato in grandi quantità. Tra i consumatori era persino nata una leggenda secondo
la quale il pusher era riuscito ad
innestare le piante di marijuana in un arancio, albero tipico
della città, così da conferire un
particolare aroma fruttato allo
stupefacente. Secondo i carabinieri, tuttavia, quella sequestrata all’epoca era marijuana tradizionale, con la differenza che le
piante erano molto più robuste
e alte del normale. Per pesarle,
infatti, i carabinieri erano stati
costretti a portare, con diversi
viaggi di camion, i vari fusti al
Mof tra lo stupore dei presenti.
Dieci anni fa come oggi, l’attenzione che Grossi dedicava a ciascuna pianta faceva pensare ad
un’attività svolta più per passione che per lavoro. Tanta la cura
che l’uomo impiegava per mantenere in salute la sua amata erba, con tanto di speciali tubi per
l’irrigazione e corde di nylon
per favorirne la crescita, che
nessuno dei vicini si era accorto
di quale specie si trattasse.
Barbara Savodini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
FONDI Il materiale sequestrato, nel riquadro il maggiore Ceccobelli
Il relitto del peschereccio e le ricerche
“Rosinella”, trovate le reti sul fondale
Recuperate ieri al largo di Baia
Domizia le reti del
motopeschereccio “Rosinella”,
affondato il 19 aprile 2016.
L’imbarcazione, di stanza al porto
di Formia, era stata oggetto del
sopralluogo della Marina Militare
durante il quale furono ritrovati
all’esterno i corpi di due tunisini
componenti l’equipaggio ma
nessuna traccia del comandante
Giulio Oliviero, 44 anni, di
Ercolano. Dopo un primo tentativo
andato a vuoto, la ditta “Orcal
commercial diving srl”, scelta dai
familiari di Giulio Oliviero, grazie
ad un finanziamento di 73.000
euro ottenuto dalla Regione
Campania, ha trovato nelle reti
solo attrezzatura da pesca. Non
sarebbero dunque rimaste
imbrigliate. Le operazioni si sono
svolte sotto il controllo della
motovedetta Cp 2112 della
capitaneria di porto di Gaeta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
“Forte Emilio”devastato:
c’era chi sognava un hotel
GAETA
È stato siglato l’altro ieri l’accordo di valorizzazione della “Gran
Guardia”, struttura neoclassica
a uso militare realizzata nel 1786
sotto il Regno di Ferdinando IV.
Iniziativa sicuramente importante, che ha visto a Gaeta, affianco al sindaco Cosmo Mitrano, il prefetto Pierluigi Faloni e
Giampaolo D’Andrea (capo di gabinetto del ministro Franceschini), nonché Daniela Porro (segretario regionale per il Lazio del
Mibact) e Pier Giorgio Allegroni
(direttore dell’agenzia del demanio del Lazio) in veste di firmatari. Inizia un percorso nuovo per
l’uso dell’edificio che però non
può certo far dimenticare la situazione di estremo degrado in
cui versano altri importantissimi siti. Alcuni furono richiesti
dall’amministrazione Raimondi
tramite l’allora dirigente regionale Raniero De Filippis. Tra
questi la Caserma Sant’Angelo
Basso e la chiesa di San Michele
Arcangelo in Planciano, dove si
trovava il carcere militare, poi
sequestrato in gran parte dalla
Guardia di finanza. Gli unici lavori sono quelli effettuati nelle
scuderie, adibite a sede del parco
Riviera d’Ulisse, a rischio, come
già scritto, di restituzione.
Nessun progresso anche per la
“Casina” della villa reale. L’amministrazione Mitrano, attraverso l’allora assessore Cristian Leccese si era invece mobilitata per
ottenere Forte Emilio (nella foto), maestosa caserma militare
di quasi 9.000 mq situata sulla
sommità di Monte Conca su
un’area statale di 41.398 mq. Doveva nascere una struttura alberghiera, ma poi non se ne fece più
niente. All’interno i ladri hanno
rubato tutto, perfino la targa in
rame. Il 21 ottobre 2014 il fortilizio fu sottoposto a sequestro dalla sezione aeronavale della Guardia di finanza di Gaeta, per la
presenza all’interno di amianto
ed altre sostanze pericolose, sequestro confermato dal gip del
tribunale di Cassino Angelo Valerio Lanna con l’apertura di un
procedimento contro ignoti. In
una nota proprio il direttore regionale dell’agenzia del Demanio invita il Comune di Gaeta a
provvedere alla rimozione della
“discarica”. E proprio con questa
premessa il tribunale di Cassino
ha dissequestrato il bene storico,
sperando in una veloce bonifica
che in realtà, nonostante i solleciti all’ente di piazza 19 Maggio,
non c’è mai stata. In altri casi le
richieste del comune di Gaeta sono state invece completamente
eluse: le caserme Tosti e Cialdini
ed il torrione Francese sono state infatti poste in vendita dal decreto “Sblocca Italia”.
Antonello Fronzuto
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IL COMUNE SE L’ERA
FATTO ASSEGNARE
MA PER L’EX COMPLESSO
MILITARE È INIZIATO
UNO SQUALLIDO
DECLINO NELL’OBLIO
-TRX IL:12/10/16 21:20-NOTE:
Valori di arsenico “ballerini”
nelle acque. Il sindaco Tommaso Conti ha emesso un’ordinanza di non potabilità dell’acqua
proveniente dai pozzi di captazione che alimentano l’acquedotto poiché i risultati delle ultime analisi effettuate sui campioni prelevati il 4 ottobre davano
valori di arsenico pari a 23µg/l
(piazza Signina), 24µg/l (piazza
della Croce) e 30µg/l (Madonna
delle Grazie), pertanto superiori al limite di 10µg/l indicato dal
Dipartimento Istituzionale e
Territorio Direzione Regionale
Ambiente – Regione Lazio. Inoltre il primo cittadino ha minacciato di «aprire una procedura
di infrazione per violazione contrattuale nell’erogazione del servizio e per il relativo risarcimento danni dovuto al disservizio,
alla omessa informazione e comunicazione e alla carenza del
servizio sostitutivo perché il
consistente innalzamento dei
valori di arsenico non è stato comunicato in alcun modo da Acqualatina». Nel pomeriggio di ieri però la stessa Acqualatina ha
comunicato che i valori sarebbero rientrati nella norma tra il
5 e il 6. Quindi, per il momento
si sta provvedendo a fornire acqua potabile con due autobotti
posizionate a Cori valle, in piazza della Croce, e nell’area mercato di Cori monte, ma qualora
ci fosse in tempi brevi la conferma ufficiale che i valori di arsenico sono di nuovo entro i limiti
già questa mattina l’ordinanza
di non potabilità potrebbe essere revocata.
Alessandra Tabolacci
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