Parola di vita - Ottobre 2016

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Transcript Parola di vita - Ottobre 2016

spiritualità
PAROLA DI VITA
di FABIO CIARDI
«Perdona l’offesa al tuo prossimo
e allora per la tua preghiera ti
saranno rimessi i peccati» (Sir 28, 2)
Ottobre
In una società violenta come quella nella
quale viviamo, il perdono è un argomento
difficile da affrontare. Come si può
perdonare chi ha distrutto una famiglia,
chi ha commesso crimini inenarrabili o chi,
più semplicemente, ci ha toccato sul vivo
in questioni personali, rovinando la nostra
carriera, tradendo la nostra fiducia?
Il primo moto istintivo è la vendetta, rendere
male per male, scatenando una spirale
di odio e aggressività che imbarbarisce
la società. Oppure interrompere ogni
relazione, serbare rancore e astio, in un
atteggiamento che amareggia la vita e
avvelena i rapporti.
La Parola di Dio irrompe con forza nelle più
varie situazioni di conflitto e propone, senza
mezzi termini, la soluzione più difficile e
coraggiosa: perdonare.
L’invito, questa volta, ci giunge da un saggio
dell’antico popolo di Israele, Ben Sira, che
mostra l’assurdità della domanda di perdono
rivolta a Dio da una persona che a sua volta
non sa perdonare. «A chi [Dio] perdona i
peccati? – leggiamo in un antico testo della
tradizione ebraica – A chi sa perdonare
a sua volta»1. È quanto Gesù stesso ci ha
insegnato nella preghiera che rivolgiamo al
Padre: «Padre… rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori»2.
Anche noi sbagliamo, e ogni volta
vorremmo essere perdonati! Supplichiamo
e speriamo che ci sia data nuovamente
la possibilità di ricominciare, che si abbia
ancora fiducia nei nostri confronti. Se è
così per noi, non lo sarà anche per gli altri?
Non dobbiamo amare il prossimo come noi
stessi?
Chiara Lubich, che continua a ispirare la
nostra comprensione della Parola, così
commenta l’invito al perdono: esso «non
è dimenticanza che spesso significa non
voler guardare in faccia la realtà. Il perdono
non è debolezza, e cioè non tener conto
di un torto per paura del più forte che
l’ha commesso. Il perdono non consiste
nell’affermare senza importanza ciò che
è grave, o bene ciò che è male. Il perdono
non è indifferenza. Il perdono è un atto di
volontà e di lucidità, quindi di libertà, che
consiste nell’accogliere il fratello così com’è,
nonostante il male che ci ha fatto, come
Dio accoglie noi peccatori, nonostante i
nostri difetti. Il perdono consiste nel non
rispondere all’offesa con l’offesa, ma nel fare
quanto Paolo dice: “Non lasciarti vincere dal
male, ma vinci con il bene il male”3.
Il perdono consiste nell’aprire a chi ti fa del
torto la possibilità d’un nuovo rapporto con
te, la possibilità quindi per lui e per te di
ricominciare la vita, d’aver un avvenire in cui
il male non abbia l’ultima parola».
La Parola di vita ci aiuterà a resistere
alla tentazione di rispondere a tono, di
ricambiare il male subìto. Ci aiuterà a
vedere chi ci è “nemico” con occhi nuovi,
riconoscendo in lui un fratello, anche se
cattivo, che ha bisogno di qualcuno che
lo ami e lo aiuti a cambiare. Sarà la nostra
“vendetta d’amore”.
«Dirai: “Ma ciò è difficile” – continua Chiara
nel suo commento –. Si capisce. Ma qui è il
bello del cristianesimo. Non per nulla sei alla
sequela di un Dio che, spegnendosi in croce,
ha chiesto il perdono a suo Padre per chi gli
aveva dato la morte. Coraggio. Inizia una
vita così. Ti assicuro una pace mai provata e
tanta gioia sconosciuta»4.
1 Cf. Talmud babilonese, Megillah 28a.2.
2 Mt 6, 12.
3 Rom 12, 21.
4 Costruire sulla roccia, Città Nuova, Roma 1983,
p. 46-58.
testimoni
del Vangelo
Jozsef Mindszenty patì in
Ungheria i totalitarismi del XX
secolo. Fu arrestato nel 1919
sotto la Repubblica sovietica
ungherese. Venne eletto vescovo
nel 1944 e incarcerato di nuovo
dai nazisti per un anno. Divenne
primate d’Ungheria e poi
cardinale. Arrestato per la terza
volta nel 1948 venne liberato
durante la rivolta di Budapest del
1956. Il suo discorso sulla libertà
in Parlamento fu trasmesso in
tutto il Paese. Ma la sera stessa
dovette rifugiarsi nell’ambasciata
americana di Budapest. Morì
a Vienna nel 1975. È in corso la
causa di beatificazione.
cittànuova n.9 | Settembre 2016
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