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Libro, battaglia dei Saloni per vuoto di potere | 1 giovedì 06 ottobre 2016, 17:58

Editoria

Libro, battaglia dei Saloni per vuoto di potere

Intervista a Riccardo Fedriga sui nuovi saloni del Libro di Maria Chiara Strappaveccia

La 'rottura' fra l'AIE (Associazione italiana editori) e i soci per la Fondazione per il Libro che organizza di norma il Salone del Libro di Torino ha portato, come sappiamo, alla creazione di una nuova manifestazione fieristica a Milano, ad opera dell'Associazione Editori guidata da Federico Motta e della nuova società Fabbrica del Libro Spa e a nulla sono valsi i tentativi per evitare questa duplicazione, nonostante l'intervento del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini e quello dell'Istruzione Stefania Giannini, unito a quello della sindaca di Torino, Chiara Appendino, e del Presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino. Tre erano i punti fondamentali di un possibile accordo: un Salone unico nelle due città con date uguali e unica governance. E questo per salvare la dignità e la storia di un salone trentennale ben conosciuto anche all'estero e per dare spazio tuttavia anche alle esigenze di editori meno 'forti' e più legati a motivazioni economico-commerciali, alla necessità per loro di una visibilità maggiore e di potenziare la componente fieristica, senza costi elevati per il noleggio degli stand come quelli che si praticavano finora al Lingotto. Anche Massimo Bray, Presidente appena eletto della Fondazione per il Libro, ente che organizza la manifestazione di Torino tutti gli anni, ha detto: “L'Italia perde una grande occasione se si presenta con due Saloni che si faranno una concorrenza

sfrenata”, e lo stesso Dario Franceschini ha ammesso che la situazione era molto critica, definendo il tutto “un pessimo risultato per il Paese e per il mondo dell'editoria”, nonostante il tentativo compiuto per “rilanciare una grande occasione culturale nazionale”, come ricordava il ministro Giannini al termine del fallimentare vertice presso il MiBACT. La collocazione

degli editori costituisce il punto di vista più importante. La soluzione ora sarà di allestire due Saloni che apriranno i battenti uno a Torino dal 18 al 22 maggio, con Presidente Massimo Bray, e l'altro a Milano fra il 19 e il 23 aprile condotto verosimilmente da Andrea Kerbaker, che ha scritto e prodotto molti libri in varie lingue. Sono poi insorti i cosiddetti 'editori ribelli' sostenuti dall'AIE, che si affida al lavoro di squadra per la manifestazione, e vogliono distanziarla dalla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna (prevista per gli inizi di aprile) e dal Bookpride di Milano. Franceschini ha definito una manifestazione ad 'alto livello culturale' quella intrapresa da anni al Lingotto, proteggendola in un certo senso rispetto alla nuova iniziativa; l'AIE si è presa la sua rivincita cercando degli scenari più produttivi altrove, creando la Fabbrica della Cultura Spa, che ravvivasse gli scontri (anche politici sul tema) per una 'vitalità autonoma' che voleva esprimersi liberamente, ma anche per strizzare l'occhio agli interessi di mercato, assai forti. Chiara Valerio, dell'Associazione AIE, appoggia il digitale e la manifestazione a favore di Bookcity e sarà la responsabile di tale iniziativa. Abbiamo intervistato sulla questione Riccardo Fedriga, docente di marketing legato all'editoria nell'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Professor Fedriga, intanto, come vede il futuro del libro e dell’editoria in Italia in rapporto al Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/limportante-ci-sia-cultura-nei-saloni-del-libro/ L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.

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Libro, battaglia dei Saloni per vuoto di potere | 2 sistema fieristico? Fiere serventi il libro o il libro servente le fiere? Direi né l'uno né l'altro. Da un punto di vista di strategia della comunicazione non è una buona cosa che, in un mercato già così difficile, insieme concentratissimo e frazionatissimo, si frazionino anche le fiere del libro: il lettore si disorienta. E i lettori sono abitudinari. È vero che Milano è la capitale dell'editoria, ma è anche vero che la fiera è sempre stata a Torino. Questa divisione rischia di creare disorientamento in un momento di grande confusione, sotto il cielo dell'editoria. Da una parte è più omogenea al sistema una manifestazione a Milano; dall'altra, ormai Torino è una istituzione. Creare due entità sul modello del Mi-To di musica potrebbe essere una idea, ma una fiera del libro non è una festival, e gli stand costano. Si rischia che i ricchissimi vadano a tutt'e due, mentre gli altri, la maggior parte, si dividono chi da una parte chi dall'altra; e chi ci perde sono i lettori. Ci può

illustrare meglio qual è, in sostanza, il tema del contendere al riguardo? E perché è in apparenza ‘scoppiato’

proprio adesso? Il tema del contendere è quello che sappiamo: Milano ritiene che, essendo la capitale dell'editoria, debba detenere il monopolio della promozione della lettura - tenga conto che il Salone non è una fiera come quella di Londra o Bologna, per addetti ai lavori, ma è un vero salone popolare che coinvolge tutti gli editori e i lettori - Torino rivendica la paternità e la storicità dell'iniziativa. È scoppiato adesso perché qualcuno si è infilato nel vuoto di potere creatosi dopo le ripetute crisi ai vertici della manifestazione torinese. A suo parere chi se ne avvantaggerà di più? E sulla pelle di chi si sta invece speculando? Non ci sono speculazioni. Solo questioni di prezzo di stand. So chi potrebbe perderci da un progetto che non sia in sinergia ma in competizione: i lettori. Che differenze ci sono tra i due eventi e, se ce ne sono, quali i punti di contatto? Quello di Torino è il solito che funziona da anni; confesso che quello milanese, non mi è molto chiaro, ma si cercherà di farlo sul modello del Salone del Mobile, con la fiera e i fuori salone (ma i fuori salone diffusi sono già quelli di BookCity: vedo molta confusione). Non crede che tutta la vicenda, così come si sta avviando a

conclusione, con due eventi simili e non lontani sia nel tempo che nello spazio geografico, servirà più a creare

confusione che a far progredire il consumo culturale in Italia? Se non coordinata molto, molto bene, sì. Il pubblico dei lettori è, a suo parere, rimasto sconcertato da questa storia e l'ha capita fino in fondo? E cosa può fare? Il pubblico dei lettori non è un partito: può solo disertare le manifestazioni perché troppo il rumore di fondo (troppe iniziative, tra saloni, fiere e festival vari per pochi lettori). Pensa che le istituzioni (come ad esempio il Ministero dei Beni e

delle Attività Culturali, o quello dell'Istruzione) avrebbero dovuto fare di più per cercare di trovare una

soluzione migliore e condivisa tra le parti? Penso che stiano facendo il loro dovere, d'intesa con le amministrazioni locali. Come vede a lungo termine l’evolversi di questa storia per la cultura e per l’editoria italiana, già fragile e in difficoltà negli ultimi tempi? Francamente non saprei rispondere: vedo per il momento un rumore comunicativo sul libro che mi ricorda quello di una volta sui premi: non c'era un paese sopra i 700 abitanti che non avesse il suo premio letterario. Sono iniziative estemporanee che non aiutano la promozione della lettura, che è invece un lavoro che va fatto a partire dalle scuole, con campagne serie, dando al Centro per il libro e la lettura la possibilità di agire in concreto, operando d'intesa tra editori, biblioteche (sconti sui libri ad esempio), circuito dei festival, fiere e istituzioni. Invitare 5 premi Nobel in 3 giorni a discutere di cose molto esoteriche può essere di giovamento solo se dietro c'è una politica del genere; altrimenti sono solo rondini strumentali che non fanno primavera. È stata una battaglia tra Enti fieristici sulla pelle del libro? Non saprei: a buon senso mi viene da dire che le fiere esistono per appaltare stand. Quindi non vorrei si confondesse l'effetto con la causa. Spero che il buon senso che molti editori hanno, e hanno già manifestato, aiuterà a ridimensionare la cosa. Certo, non credo che in questo caso valga quella legge della comunicazione per cui è bene che si parli di alcuna cosa, anche male, purché se ne parli. C'è stato molto rumore, ripeto. Forse se non per nulla per poco - o per pochi - nella convinzione che gli altri, i lettori, seguiranno. Temo che se non si faranno le cose bene, cosa che spero e credo perché non sono tra quelli che provano piacere nelle sventure - e perdere lettori è una sventura -, molti, dicevo, saranno un po' disorientati. Per il mondo della lettura è bello leggere in ordine sparso, ma non procedere in ordine sparso.

di Maria Chiara Strappaveccia

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