Tre papà per un bebè

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Recensioni teatrali | Teatro.Persinsala.it
Alessio Neroni
ottobre 6, 2016
Al Teatro Della Cometa fino al 16 ottobre è in scena lo spettacolo Tre
papà per un bebè.
Scritto da Antonio Grosso con la regia di Roberto D’Alessandro e prodotto
dalla Good Mood di Canonico e dalla Problem Solving di Mauro Atturo, ha
come protagonisti Mario Zamma, Nicola Canonico, Giuseppe Cantore e
Alessia Fabiani. Finale (reale) inaspettato il giorno della prima.
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Tra pappette, pannolini e qualche imprevisto la nuova stagione del Teatro
della Cometa ha avuto inizio lo scorso 28 settembre con Tre papà per un
bebè, il titolo, ma soprattutto la storia, ricorda molto, seppur con un
intento diverso, un film francese datato 1985, Tre uomini e una culla,
che a sua volta ebbe un remake hollywoodiano due anni dopo, ovvero Tre
scapoli e un bebè.
Cambiando quindi alcuni aneddoti, protagonisti sono sempre tre
scapestrati quarantenni che si ritrovano tra le braccia un neonato, piovuto
quasi dal cielo, pronto a rivoluzionare le loro vite, ora scandite da un
pianto frequente.
All’interno di un moderno appartamento, curato nei particolari da Biagio
Barbarisi e Clara Surro e condiviso dai tre protagonisti, la routine, prima
dell’arrivo del piccolo inquilino, regna sovrana e l’ordine è ciò che impone
l’eccentrico Livio (Giuseppe Cantore), con un debole per i maschi e la
Carrà, mentre Vincenzo (Nicola Canonico) è un donnaiolo impenitente e
Rocco (Mario Zamma) un ginecologo ancora vergine.
Tra gli attori si percepisce una bella sintonia sulla scena, perfetti i siparietti
e precise le battute; di Zamma si riconosce la scuola del Bagaglino e se
Canonico, che è anche il produttore dello spettacolo, fa trasparire un po’ di
più l’emozione, Cantore contribuisce in modo buffo a dare ritmo alla pièce.
La regia di Roberto D’Alessandro funziona dunque bene e la trovata della
voce narrante, che sintetizza alcune parti, catapulta lo spettatore in quella
che nell’insieme sembra una favola a lieto fine, e in fondo lo è, visto che
parlare di famiglie allargate oggigiorno provoca continue polemiche in
campo legislativo.
Forse poco educativa la ninna nanna cantata al bebè per farlo
addormentare; una serie di “vaffanculo” espliciti, infatti, accompagnano le
smorfie dei tre papà, che se letti in un contesto di spensieratezza si
confondono tra le risate suscitate. Alessia Fabiani, nel ruolo della
dirimpettaia, vuole essere l’elemento di disturbo, in senso buono, nella
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storia. Sulla scena s’impone soprattutto per la sua fisicità ma, pur non
perdendo mai il filo del discorso anche lì dove l’atmosfera è più concitata,
la recitazione appare poco naturale.
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Fresca e sempre attuale, la commedia di Antonio Grosso, alterna dunque
comicità a tenerissimi momenti, con un finale inaspettato, che il giorno
della prima è coinciso con un episodio che ha distratto il pubblico dai saluti
finali.
Lo svenimento di una signora in sala ha turbato, infatti, tutta la platea
smarrita, tra gli applausi rivolti agli attori che tentavano di ringraziare gli
addetti ai lavori e coloro presi a rianimare la malcapitata. Mentre sul palco
la sala d’aspetto di un ospedale restava illuminata dalle luci di scena, la
realtà ha assunto aspetti più teatrali soprattutto da parte di alcuni ospiti
vip.
Tre papà per un bebè resterà alla Cometa fino al 16 ottobre, il tempo di
veder crescere il piccolo Michelino, simbolo d’amor paterno.
Lo spettacolo continua:
Teatro Della Cometa
via del Teatro Marcello, 4 – Roma
fino a domenica 16 ottobre
orari: da martedì a venerdì ore 21.00, sabato ore 17.00 e 21.00,
domenica ore 17.00
durata (1 h e 45 minuti intervallo escluso)
Tre papà per un bebè
di Antonio Grosso
regia Roberto D’Alessandro
con Mario Zamma, Nicola Canonico, Giuseppe Cantore, Leonardo
Barbarisi, Alessia Fabiani
assistente regia Viviana Simone
musiche Mariano Perrella
scene Biagio Barbarisi & Surro
costumi Clara Surro
luci e fonica E.p Moretti,
grafica Cecilia Pelosi
foto di scena Raffaello Balzo
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