Il trovatore ottobre 2016 - Benvenuti sul sito ufficiale del CSL Ogliastra

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do del lavoro
Mensile di informazione sul mon
a cura del CSL Ogliastra
Addio al 75% delle professioni.
Mentre in Francia diventa un diritto la facoltà dei dipendenti di "staccare" la spina, ovvero non
rispondere a telefonate e mail di lavoro fuori dall'ufficio, gli esperti ci dicono che il lavoro del futuro sarà esattamente il contrario: non avrà limiti di spazio e di tempo. I prossimi lavoratori, che
saranno i Millennials di oggi e le generazioni più giovani, porteranno la loro cultura in ambito
professionale e diranno addio alle progressioni di carriera lineari, che impegnano i dipendenti per
decenni e di fatto limitano la loro vita lavorativa a un paio di aziende. Secondo quanto emerso al
Global Leadership Summit, una buona fetta dei capi azienda ritiene che già nel 2020 i tre quarti
delle forze lavoro non avranno più sede in un "ufficio tradizionale". Gli esperti di Ubs, in un articolato report dedicato al "lavoro del futuro", parlano di "Bricolage Living". Si tratta della capacità
di costruire una vita "modulare", nella quale questi astronauti del cosmo lavorativo dovranno saper saltare in differenti luoghi, senza orari canonici. La tecnologia avrà senza dubbio un ruolo da
pivot di questo processo evolutivo del lavoro: "Quasi la metà (47%, ndr) delle professioni attuali
nelle economie avanzate sono ad alto rischio di esser sostituite dall'automazione, nei prossimi vent'anni", pronostica Mark Haefele, il capo degli investimenti di Ubs Wealth Management. Ancor
più prosaicamente StJohn Deakins di CitizenMe sottolinea che un "manager di medio livello" si
accorgerà che il suo lavoro può esser fatto da un sistema di intelligenza artificiale: in dieci anni gli
impieghi da 35mila euro all'anno rischiano di "svanire". Di nuovo secondo Haefele, i Millennials
saranno la gran parte della forza lavoro del prossimo futuro: circa i tre quarti (72% per la precisione) entro il 2025. Ma molti dei loro manager saranno ancora i figli della Generazione X, cioè persone nate tra gli anni Sessanta e Settanta, con il loro carico di individualismo da self-made. Non a
caso, il rischio di un conflitto generazionale nelle fila delle proprie dipendenze è profondamente
avvertito da tre quarti dei manager contattati per la ricerca. Ecco perché il report si concentra sulle
caratteristiche dei nuovi professionisti in arrivo, a cominciare dalla flessibilità (tanto da definire i
Millennials dei "Flexapreneurs"). Un tratto che è già un dato di fatto, se si considera che il tasso di
freelance in Europa è cresciuto del 45%, tra il 2004 e il 2013. E certo, come potrebbero raccontare molti diretti interessati parlando di quanto vissuto questa "flessibilità" sulla loro pelle, in pochi
casi è stata sinonimo di una scelta deliberata di carriera, quanto piuttosto un sacrificio e un obbligo dettato dalle attuali condizioni del mercato del lavoro. Archiviando la sfumatura di "precarietà"
e incertezza, per "flessibilità" la ricerca intende piuttosto la preferenza di una "presenza effettiva a
una presenza costante" sul lavoro. La connettività super-veloce darà una sorta di "ubiquità" ai lavoratori dei prossimi decenni. Per le assunzioni, si svilupperanno allora i sistemi che permettono di
far combaciare il curriculum dei lavoratori con le esigenze delle aziende, per sviluppare insieme
progetti "on demand". Amazon o Upwork già lo fanno: il datore di lavoro avrà una specie di piattaforma che permetterà di scegliere il collaboratore che fa al caso suo, un po' come oggi accade per le
puntate delle Serie Tv o per i film. I lavoratori del futuro "legheranno idealismo e pragmatismo",
sostengono gli esperti, nella incarnazione di un "paradosso vivente". La "culture-hackers" dei più
giovani, che si sono interamente formati sul digitale e sono abituati a ritagliarsi ogni cosa sulle loro
esigenze, porterà cambiamenti anche al lavoro. Sarà difficile per un dirigente far viaggiare in binari
pre-codificati il dipendente, che invece "si aspetterà di avere la libertà di prendere una decisione,
nel momento in cui abbia sufficienti informazioni ed esperienza per farlo", dice Jamie Notter di
WorkXO e autore di un testo sull'impatto dei Millennials sul lavoro.
Per le aziende, la ricerca individua sette strategie di base per far sì che questi "Flexapreneurs", pragmatici ma idealisti e permeati di cultura digitale rendano al massimo. Per cercare di attrarre i lavoratori del futuro dovranno puntare su alcuni elementi: Diversità di genere; Consapevolezza delle
esigenze di tutti (in base all'età e alla situazione familiare); Mescolare differenti soluzioni contrattuali; Garantire un giusto equilibrio tra lavoro e vita privata; Rendere piacevole e funzionale il
luogo di lavoro: questo favorisce la produttività, abbattendo l'assenteismo; Estrema attenzione alla
soddisfazione sul posto di lavoro; Sviluppare l'intelligenza emotiva dei manager. Fonte: Rep.it
Anno VIII Numero 8
06 Ottobre 2016
Sommario
Addio al 75% delle
professioni.
1
Il turismo alimentare
tra le speranze di
ripresa.
2
Il riscatto degli intro- 2
versi, sono anche i
capi migliori.
La “schiscetta” si
reinventa.
3
Dal colloquio all’as- 3
sunzione in un giorno.
Competenze digitali
anche per gli over
50.
4
Il libro del mese.
4
Il turismo alimentare tra le speranze di ripresa.
Le speranze di ripresa dell'economia italiana si aggrappano alla stagione turistica. Dopo i segnali preoccupanti rilevati dall'Istat
sulla gelata della ripresa nel secondo trimestre dell'anno, e con il commercio ancora impantanato in un'estate poco brillante, il
settore turistico manda segnali decisamente più incoraggianti per il prossimo futuro e per l'evoluzione del contributo dei "servizi"
alla crescita nazionale. Secondo l'Osservatorio Confesercenti, infatti, "la stagione estiva è stata infatti caratterizzata da un buon
andamento e il comparto, complessivamente, si rispetto allo scorso anno anche sotto il profilo dell'occupazione e del tessuto
imprenditoriale: a fine di questo agosto si registrano infatti nel turismo 1.559.748 occupati, in crescita di oltre 64mila unità rispetto allo stesso mese del 2015 (+4,3%), e 9.335 imprese in più (+2,2%). Nello stesso periodo, invece, il commercio in sede fissa
registra la sparizione di 5.054 imprese, a fronte di un piccolo incremento dell'1,7% degli occupati". Nel calderone del turismo, il
numero di occupati è salito più velocemente nella ricettività: gli addetti dell'alloggio passano dai 245.138 di agosto 2015 ai 259.740 di quest'anno, con un'accelerazione del 6%. In termini assoluti, però, è la ristorazione ad aver segnato il maggior incremento di occupati: nel 2016 sono 1.3 milioni, oltre 50 mila in più rispetto allo stesso mese dell'anno passato (+4%). Il buon andamento del settore turismo è confermato dai dati del numero di imprese, anch'esse in aumento seppure con una dinamica più
contenuta rispetto all'occupazione. Per quanto riguarda il commercio, Confesercenti rileva che la decontribuzione continua a
fare sentire i suoi effetti positivi anche sul commercio in sede fissa, che ad agosto 2016 dà lavoro a 1.752.488 addetti, l'1,7% in
più dello stesso mese dell'anno precedente, per un totale di poco più di 29mila nuovi posti, di cui quasi 7mila imprese a titolarità
straniera. Ma la sofferenza del tessuto imprenditoriale - segnalata anche dai dati Istat sulla fiducia di agosto, che vede un peggioramento di oltre punti percentuali per il commercio al dettaglio - è evidente dal proseguimento della riduzione dello stock di
imprese. In un anno il settore perde lo 0,8% delle attività, pari a oltre 5mila imprese. La diminuzione investe quasi tutte le tipologie, dall'alimentare specializzato (-0,6%) al non alimentare (-0,8%), con picchi di diminuzione per vendita di giornali e riviste (2,8%), gestori carburanti (-2,7%), orefici (-1,9%) e librai (-1,4%). Prosegue anche la crisi della moda (-1%). Fonte. Rep.it
Il riscatto degli introversi, sono anche i capi migliori.
Più concretezza che apparenza. Più concentrazione e spazi chiusi che open space e riunioni in sequenza. Le imprese cominciano a
preoccuparsi di come non dissipare il talento degli introversi, di quelle figure che in azienda possono portare molto valore e non
sempre lo fanno. Di quei profili che, se non messi nelle giuste condizioni, rischiano di non dare tutto quel che possiedono. Alcune delle aziende più attente e dinamiche, ha scritto in questi giorni l'Economist in un articolo dedicato all'argomento,
hanno cominciato a mettere in atto alcune delle azioni per aiutare gli introversi a esplicare in azienda il proprio talento. Amazon
ha già da tempo completamente rivisito le modalità delle riunioni introducendo il rito iniziale della lettura in silenzio delle sei
pagine dedicate al tema della riunione. Sei pagine che richiedono da parte di molti un lavoro molto complesso, visto che sintetizzare un problema, un qualsiasi problema, in sei pagine non è sempre così semplice. Di fatto, chi parla, lo fa perché è legittimato
a dire qualcosa di preciso su quei contenuti che diventano molto più centrali di quanto non fossero prima. Molte imprese a orientamento tecnologico, su tutte Google, hanno ridotto il peso del colloquio di lavoro per decidere se assumere o meno un candidato, preferendo misurare, sin da subito, le capacità di risolvere un problema simile a quelli che si troveranno a affrontare durante la successiva, eventuale, vita in azienda. Diventa meno importante la capacità comunicativa, e più decisiva la capacità di
risolvere problemi con efficacia. Perché quando si tratta di risolvere problemi, non è detto che gli estroversi siano i più capaci.
Ma non solo, anche quando si tratta di gestire le persone non è detto che siano sempre gli stessi a essere i migliori. Uno studio
ha mostrato come gli estroversi siano più capaci a gestire quel tipo di collaboratori che aspettano ordini dall'alto, mentre gli introversi sono più in grado di coordinare gruppi di persone che sono capaci di pianificare parte del loro lavoro. In particolare, lo
studio ha separato l'effetto alone di un capo carismatico e assertivo, dall'impatto concreto sull'operatività delle persone da loro
coordinate. Per fare questo gli autori hanno introdotto anche la variabile della intraprendenza dei subordinati e dei collaboratori
del capo-ufficio. In uno degli esperimenti condotti dalla ricerca è stata misurata la produttività di gruppi di lavoro di un centinaio di punti vendita di un'azienda di consegna di pizza a domicilio. I risultati hanno mostrato come i gruppi guidati da responsabili estroversi e espansivi raggiungevano i migliori profitti nei casi in cui i dipendenti avevano tratti di passività e remissività.
Mentre avveniva il contrario quando a caratterizzare i componenti dei gruppi erano elementi di intraprendenza. Ai manager estroversi, dicono gli studiosi, verrebbero meno quelle capacità di accettare i suggerimenti utili che arrivano dai coordinati e non
riescono così a apprendere quel che prima non sapevano. Inoltre, tendono a preferire quelle condizioni in cui gli è più facile
mantenere una gerarchia in cui la propria assertività è completata dall'obbedienza da parte degli impiegati. Non proprio il più
innovativo e dinamico modello di organizzazione aziendale. Fonte: Rep.it
Anno VIII Numero 8
Pagina 2
La “schiscetta” si reinventa.
I servizi di consegna di pranzo e cena a domicilio stanno vivendo una fase di forte crescita, nell'Italia patria del buon cibo. E le
giovani e dinamiche società del settore si evolvono rapidamente per anticipare le preferenze dei consumatori. Deliveroo cerca
di unire i trend crescenti della consegna a domicilio e della riscoperta della "schiscetta" sul posto di lavoro, lanciando la piattaforma Deliveroo Business dedicata alle aziende. Una ricerca realizzata in concomitanza con il lancio commerciale sostiene che
il 'food delivery' sia sempre più utilizzato per il pranzo di lavoro, in particolare da pubblicitari e avvocati che rientrano tra le
categorie può soggette alla "sregolatezza" della professione, che talvolta può presentare la necessità di fermarsi alla scrivania
oltre gli orari canonici. E proprio in quel momento dalle aziende potrebbe arrivare un piccolo "premio di consolazione", un
benefit in forma di pizza o di sushi. Con il nuovo Deliveroo Business, offerto nelle cento città in cui la società è presente, Deliveroo vuole "soddisfare il crescente trend di lavoratori che ordinano il pranzo e la cena alla propria scrivania, stanchi di mangiare sempre lo stesso sandwich tutti i giorni". Matteo Sarzana, a capo dell'azienda in Italia, lo descrive come "una grande opportunità per le aziende di offrire una gustosa ricompensa per i propri lavoratori. Ora i dipendenti non dovranno più accontentarsi del cibo delle macchinette". Ma come funziona concretamente la piattaforma dedicata al business? Dalla società assicurano che "a livello operativo la gestione è molto semplice". La ditta che volesse sfruttare la nuova funzionalità può aprire un
account aziendale di riferimento (gestito dall’amministrazione) e quelli per ogni dipendente, che sono gestiti in autonomia dal
personale. L'azienda accredita ad ogni account una disponibilità di spesa, che può variare dalla semplice tariffa per la consegna
al credito illimitato. In pratica, diventa un benefit che il datore di lavoro può modulare a seconda delle esigenze proprie e del
dipendente: si può anche pensare a una personalizzazione in base a fasce orarie, giorni, indirizzi di consegna, o legare il credito alle commesse dei singoli progetti. Il format è ai margini tra una nuova forma di benefit aziendale e una evoluzione del
servizio di mensa, "come accade già a livello internazionale in alcune importanti realtà", aggiungono da Deliveroo: "Gli importi dei buoni pasto possano essere caricati sui singoli account di Deliveroo Business". La società ha anche analizzato le abitudini
alimentari sul posto di lavoro. Emerge che "gli italiani in ufficio rispettano gli orari del pranzo: il picco degli ordini è per le
13.00 e il giorno della settimana in più gettonato è il venerdì. Ma il food delivery risolve il problema della cena anche per
quanti rimangono in ufficio fino alla sera tardi: in particolare le ore piccole si fanno il giovedì sera e non si cena prima delle
21.00. Analizzando i dati per tipologie di settori, emerge come il settore pubblicitario e della comunicazione è quello più di
ogni altro utilizza il servizio di food delivery per le proprie esigenze lavorative: il 36% degli ordini di tipo "corporate" provengono infatti da pubblicitari e professionisti della comunicazione che amano in particolar modo la pizza (26%) ma non disdegnano il cibo cinese (19%). Seguono Avvocati e studi legali (25%) che a differenza dei primi, ordinano soprattutto hamburger
(37%), pranzano solitamente un ora dopo rispetto alla media (alle 14.00) e preferiscono farsi coccolare dal food delivery il
mercoledì". Fonte: Rep.it
Dal colloquio all’assunzione in un giorno.
Condensare in una sola giornata l'iter di assunzione, che potrebbe di per sé durare mesi e richiedere innumerevoli colloqui
(oltre che energie). Bip - Business Integration Partners, una società di consulenza italiana, ha portato al Politecnico di Milano
un format di "Exponential recruiting" che consente di accelerare i processi di selezione rendendoli insieme più coinvolgenti.
La società spiega che si tratta di una metodologia mututata dalla d.School della Stanford University. "Dalla prima stretta di
mano alla firma del contratto in poche ore. Al posto dell'iter classico di recruiting, che solitamente dura diverse settimane e
prevede almeno tre fasi distinte (presentazione dell'azienda in università e raccolta cv, assessment in azienda e colloquio con
manager di area), il nuovo approccio adottato da Bip, basato sulla dinamica collaborativa, consente ai recruiter e ai manager
di linea di valutare nella stessa giornata tutti i candidati e consegnare direttamente nella stessa sede di incontro il contratto di
assunzione agli allievi selezionati, che inizieranno a lavorare già a partire dal lunedì successivo". Dopo la prima sperimentazione a inzio anno, presso l'Università di Trento, il progetto di Exponential recruiting si è trasferito nel capoluogo lombardo: il
formato innovativo di colloqui ha permesso di "incontrare nella stessa giornata 16 candidati e di consegnare dopo poche ore
un contratto di stage a 4 di loro, che avranno due giorni per accettare o meno la proposta. Dei 16 allievi che hanno partecipato all'edizione milanese del format, oltre ai 4 ragazzi a cui è stata consegnata immediatamente la lettera di assunzione, ad altri
6 è stato chiesto di presentarsi per un secondo colloquio per confermare la propria idoneità alla posizione". Nel dettaglio,
l'Exponential recruiting permette di esaminare i canditati facendoli lavorare su progetti concreti in piccoli gruppi e creando
occasioni di presentazione e confronto durante sessioni plenarie. "In tal modo viene ricreato fedelmente l'ecosistema reale di
lavoro in Bip, rendendo possibile l'osservazione di dinamiche e attitudini personali che emergono in maniera naturale e spontanea e che durante una tradizionale intervista individuale non possono essere rilevate pienamente", dice la società. Fonte:
Rep.it
Anno VIII Numero 8
Pagina 3
Competenze digitali anche per gli over 50.
Competenze digitali sempre più necessarie non solo per i giovani ma anche per gli over 50 colpiti dalla crisi economica (circa 300500mila persone secondo l'Istat) e che provano a reinserirsi professionalmente attraverso una nuova occupazione. Una ricerca commissionata da Google ad Ipsos mette in luce come per il 94% degli intervistati (204 i casi campione esaminati) possedere competenze digitali sia importante per ricollocarsi professionalmente. Tuttavia esiste un gap che è quello della formazione con solo il 14%
che ha puntato su corsi d'aggiornamento. Quali i motivi? Il 48% dichiara di aver dato priorità ad altro mentre il 45% di non aver
avuto ancora l'occasione di approfondire attraverso un momento dedicato alla formazione. Il 22% cita, invece, la mancanza di tempo come un limite. Tutte motivazioni che sembrano, comunque, escludere un disinteresse. In generale, secondo quanto emerge
dallo studio di Ipsos, la fascia di popolazione degli over 50 ha con Internet e con gli strumenti digitali un rapporto ambivalente.
Indubbio l'utilizzo del mezzo: il campione dichiara infatti di accedere al web quotidianamente nella maggior parte dei casi (78%),
per lo più da smartphone (77%), e di essere in grado svolgere con dimestichezza attività elementari come spedire o ricevere email o
utilizzare un motore di ricerca. In particolare poi per quasi il 60% degli intervistati, possedere competenze in ambito digitale favorisce la ricerca di una nuova occupazione, sia che si voglia restare all'interno del proprio ambito lavorativo, sia come opportunità per
aprire nuovi sbocchi professionali. "Nel febbraio scorso a Bruxelles abbiamo annunciato il nostro impegno per formare 2 milioni di
cittadini europei, mettendo a disposizione la nostra expertise in materia di digitale. La necessità di acquisire competenze sul web,
come ha dimostrato la ricerca di Ipsos, non riguarda solo i giovani in cerca di prima occupazione, ma anche coloro che hanno alle
spalle una storia professionale e sono oggi alla ricerca di un nuovo lavoro", sottolinea Fabio Vaccarono, Managing Director di Google in Italia. Google ha infatti lanciato la piattaforma "Eccellenze in Digitale" attraverso cui "vogliamo dare - spiega Vaccarono - una
opportunità concreta a tutti, offrendo un bagaglio di conoscenze e la possibilità di avvicinarsi al digitale attraverso un corso gratuito, fondamentale per imparare a muovere i primi passi online". L'Unione Europea stima che entro il 2020 saranno 900 mila i posti
di lavoro vacanti proprio per la carenza di competenze digitali. Già oggi circa il 40% della forza lavoro in Europa non possiede adeguate competenze digitali e il 14% ne è totalmente sprovvisto.
Fonte Rep.it
Il Libro del mese
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Il business plan di successo
Di Diego Sebastiano
Ed. Apogeo
Che cos'è il business plan? Quali sono le finalità per cui
viene redatto? Quali i vantaggi che se ne ottengono? Chi
sono i soggetti coinvolti? A questi e molti altri interrogativi risponde questa guida pratica, illustrando in maniera
compiuta le varie fasi del processo di business planning.
Scrivere un business plan significa innanzi tutto imparare a ragionare in termini strategici, definire in maniera
chiara il modello di business, i fattori critici di successo e
gli elementi alla base del vantaggio competitivo della
propria azienda. In questo senso, il business plan rappresenta un potente strumento di analisi per la definizione
di strategie intenzionali. Consapevole di ciò, l'autore,
attraverso la descrizione del contenuto tipico del business plan, individua i fattori essenziali di un'azienda di
successo e fornisce preziosi consigli per sfruttare al massimo le opportunità che esistono nel settore prescelto,
focalizzando l'attenzione sulle leve del marketing e sui
possibili competitors, senza perdere di vista i rischi che
potrebbero manifestarsi. Questa edizione è stata ampliata con due nuovi capitoli, dedicati al private equity ed
alla valutazione dell'azienda in generale e delle start up
in particolare.