Una battaglia alla Don Chisciotte

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Latina
Il giornale di
MARTEDÌ 4 OTTOBRE 2016
Latina disconnessa
L’INCHIESTA
La maggioranza boccia gli hot-spot gratuiti ma la città è sovraesposta
Una battaglia alla Don Chisciotte
Non esiste una zona libera dal segnale ma non è chiaro se ci sono rischi per la salute
di ANDREA LUCIDI
La decisione della maggioranza cittadina di non impegnarsi nella creazione di una
rete wi-fi pubblica ha generato una serie di proteste accomunate da uno stesso denominatore, ossia l’aver privato i cittadini di Latina di
un’evoluzione tecnologica
su cui possono contare i residenti in tantissimi comuni Italiani. Un’obiezione corretta che tuttavia non si sofferma sulla motivazione con cui
i rappresentanti del governo
cittadino hanno accompagnato la bocciatura della
proposta di Matteo Coluzzi e
Enrico Forte. L’assunto era
più o meno questo: non sappiamo quali danni alla salute
possano creare le onde elettromagnetiche necessarie a
far funzionare gli hot-spot
per cui non ci prendiamo la
responsabilità di una scelta
che potrebbe danneggiare i
nostri concittadini.
Le domande sono quindi
due: gli hot-spot (anche un
semplice modem wireless)
sono dannosi? Vietare la
creazione di point pubblici
aiuterebbe a diminuire l’inquinamento da onde elettromagnetiche? Ammesso che
questo esista davvero e le
prime provochino dei danni
alla salute.
La seconda domanda è
forse la più semplice a cui rispondere e la risposta è no.
Non esistono ad oggi, almeno nelle zone abitate, delle
aree wi-fi free. Siamo continuamente bombardati da
onde radio ed elettromagnetiche. Basta passeggiare per
le vie del centro, attivando la
IL VADEMECUM
Come ridurre l’esposizione
alle onde elettromagnetiche
1.Spegnere il Wi-Fi di casa in orario notturno (molti router wireles s hanno un apposito bottone, in sua
assenza consiglio di spegnere l'apparato).
2. Evitare di dormire lasciando sul comodino
un telefono cellulare o cordless. Se proprio lo volete tenere accanto a voi, abbiate cura di spegnerlo.
3. Posizionare il ruoter wireless in una stanza
poco abitata durante il giorno. Non mettetelo nella
camera dei bambini.
4. Evitare di far utilizzare il telefono cellulare
ai bambini. Lo spessore delle loro ossa del cranio è
minore di quello di un adulto, quindi l'esposizione
alle onde elettromagnetiche è maggiore.
5. Evitare di utilizzare a lungo il telefono cellulare in macchina, soprattutto in presenza di bambini e di donne in stato interessante. L'automobile,
in quanto metallica, agisce come gabbia di Faraday e
trattiene le onde elettromagnetiche. E' opportuno inoltre sottolineare il fatto che, mentre si guida, è
vietato dalla legge utilizzare il cellulare senza auricolare.
6. Se fate giocare i vostri bambini con un tablet,
attivate la modalità aereo, in modo da disattivare
le connessioni 3G e Wi-Fi.
Le onde elettromagnetiche sono emanate dai
cellulari, dai WI-FI, dalle antenne telefoniche
radio-televisive, dai radar, dai cordless
ricerca di segnale wi-fi sul
nostro smartphon per rendersi immediatamente conto di quante rete wi fi si sovrappongano. Negozi, abitazioni private, uffici pubblici.
Ogni locale ha ormai a disposizione un collegamento a
internet. Ma le onde elettromagnetiche non sono solo
quelle emesse da un router
wi-fi. Le onde elettromagnetiche sono emanate dai cellulari, dai WI-FI, dalle antenne telefoniche radio-televisive, dai radar, dai cordless .
Non esiste scuola, parco o
strada cittadina che sia libera dalle onde elettromagnetiche. La creazione di hot
spot gratuiti, insomma, non
IL PRECEDENTE
aggraverebbe la situazione
nè, al contrario, opporvisi la
migliorerebbe.
Occorre però ora capire se
questa sovra esposizione alle onde elettromagnetiche
faccia male o meno all’organismo. E qui dare una risposta è molto più complesso.
Da vent'anni si susseguono studi che dimostrano, a
fasi alterne, l'alta pericolosità dei dispositivi mobili per il
cervello oppure tesi opposte.
E anche le risposte degli organi ufficiali appaiono alquanto nebulose. L’istituto
superiore della sanità, ad esempio, ammette che: “l’Agenzia Internazionale per la
Ricerca sul Cancro (IARC) ha
esaminato le evidenze scientifiche relative ad un’eventuale cancerogenicità dei
campi elettromagnetici ad
alta frequenza, come quelli
emessi dai telefoni cellulari
ma anche da numerose tipologie di sorgenti per le tra-
smissioni radiotelevisive,
telecomunicazioni, applicazioni industriali ed altro e li
ha classificati come “possibilmente cancerogeni per
l’uomo” sulla base di alcune
indicazioni provenienti da
studi epidemiologici sul rischio di tumori cerebrali ed
altre neoplasie in relazione
all’utilizzo dei telefoni cellulari”.
Quindi? Quindi, secondo
l’istituto superiore, non è escluso che le onde elettromagnetiche provochino i tumori ma non si può dimostrare il contrario.
Radiofrequenze potenzialmente cancerogene
Il cellulare e il rischio tumori
L’Oms nel 2011: “Le evidenze sono state considerate limitate”
A lanciare un grido d’allarme,
che non pare sia stato recepito davvero, sul tema del pericolo dell’esposizione alle onde elettromagnetiche, è stata
nel 2011 l’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
(Oms). Una vera e propria
sentenza quella dell’istituto:
i telefonini potrebbero provocare il cancro. Ora partendo dal presupposto che la tecnologia utilizzata dai telefoni
cellulari è del tutto simile a
quella che si ritrova nei modem è ovvio che le preoccupa-
zioni dovrebbero essere estese anche allo sviluppo misurato degli hot-spot, pubblici o
privati.
Il panel dei 34 esperti convocati dallo Iarc ha deciso di
inserire nella tabella 2b, quella riservata alle sostanze possibilmente cancerogene, le
radiofrequenze emesse dai
cellulari e da tutti gli altri dispositivi wireless.
La camera di consiglio è
durata una settimana intera.
Il materiale da esaminare era
infatti notevole: centinaia di
studi di diversa estensione
realizzati per lo più in Europa
e negli Stati Uniti. Gli esperti
hanno preso in esame tre diverse sorgenti di onde elettromagnetiche: radar e microonde (esposizione occupazionale); radio, tv e altri dispositivi wireless (esposizione ambientale); telefonia
mobile (esposizione personale). Se per le prime due non
sono state rilevate particolari
evidenze che le mettessero in
correlazione con qualche forma di tumore, per la terza sorgente, quella cioè dei telefoni
cellulari, il rischio è venuto a
galla. Almeno per quanto riguarda due particolari tipi di
tumore: il glioma (tumore
maligno del cervello) e il neurinoma acustico (tumore benigno del nervo acustico). Per
tutti gli altri tipi di tumore
(leucemie e linfomi) l’evidenza è risultata “inadeguata”
per trarre conclusioni.
“In entrambi i casi le evidenze sono state giudicate ‘limitate’ per quanto riguarda il
glioma e il neurinoma acustico (tumore del nervo uditivo,
ndr) – spiegò all’epoca Jonathan Samet, che ha coordinato il gruppo di lavoro – mentre per altri tipi di tumore non
ci sono dati sufficienti”.