la bocciatura della nota di aggiornamento sulla stampa

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IL FALSO IN BILANCIO
DI RENZI-PADOAN
RASSEGNA STAMPA
4 ottobre 2016
a cura del Gruppo Parlamentare della Camera dei Deputati
Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Forza Italia
EXECUTIVE SUMMARY
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Lo scorso 3 ottobre si sono tenute le audizioni di Banca d’Italia,
Corte dei Conti e Ufficio Parlamentare di Bilancio relative alla
Nota di Aggiornamento al DEF presentata dal governo lo
scorso settembre.
La stampa nazionale ha riportato la bocciatura del quadro
dei conti pubblici presentato nella Nota.
Riportiamo 4 articoli tratti dalla rassegna stampa quotidiana:
 Bankitalia: «Pil 2017 a +1% ambizioso, serve grande cura
per la manovra» (Valentina Santarpia, Corriere della Sera)
 L’Upb boccia il Def. Bankitalia: «Obiettivi di crescita
ambiziosi» (Giuliano Balestreri e Raffaele Ricciardi, La
Repubblica)
EXECUTIVE SUMMARY
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Manovra, l’Ufficio bilancio boccia le stime: «Eccessivo
ottimismo» (Teleborsa, Il Messaggero)
 Def, l’Ufficio parlamentare Bilancio boccia i conti del governo:
«Su crescita Pil eccesso di ottimismo» (di Marco Palombi, Il
Fatto Quotidiano)

INDICE
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Corriere della Sera – Valentina Santarpia
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La Repubblica - Giuliano Balestreri & Raffaele Ricciardi
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Il Messaggero - Teleborsa
Il Fatto Quotidiano – Marco Palombi
I CONTENUTI DEL VERBALE
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CORRIERE DELLA SERA – VALENTINA SANTARPIA
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«Obiettivo «ambizioso», ma per ottenere il risultato la prossima legge di
bilancio dovrà essere definita «con grande cura», ed è «indispensabile
proseguire con sempre maggiore determinazione sulla strada della
spending review» se si vogliono tenere i conti pubblici sotto controllo.
Bankitalia non fa sconti al governo italiano e, pur nascondendoli tra le
righe del linguaggio tecnico, inserisce dei moniti precisi nel commentare il
Def, il Documento di programmazione economica e finanziaria, che a
prima vista appare- agli occhi del vicedirettore generale Luigi Federico
Signorini- un tantino ottimista.
CORRIERE DELLA SERA – VALENTINA SANTARPIA
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Tanto per cominciare: per centrare l’obiettivo di un Pil all’1% nel 2017,
molto più alto di quello tendenziale del +0,6%, bisogna lavorare. E su
più fronti. Prima di tutto, su quello della manovra di bilancio, «sulla quale
la nota non fornisce informazioni di dettaglio» mentre è fondamentale
che sia appunto «definita con cura». Poi bisogna darsi da fare sulle
misure di sostegno alla crescita: «Sarebbe opportuno concentrare
l’attenzione su quelle che possono favorire una rapida ripresa degli
investimenti sia privati sia pubblici», sottolinea Signorini durante
l’audizione alla Camera.
CORRIERE DELLA SERA – VALENTINA SANTARPIA
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L’ultimo aspetto da fronteggiare è quello del taglio delle spese: «È
indispensabile proseguire con sempre maggiore determinazione» sulla
strada della spending review, «se si vogliono tenere i conti pubblici sotto
controllo senza contare soltanto sul livello oggi eccezionalmente basso
dei tassi di interesse e senza comprimere gli investimenti, il cui rilancio è
invece necessario per la crescita». Mentre non c’è tanto da essere ottimisti
sugli effetti del mancato aumento dell’Iva: «Nelle valutazioni del governo
avrebbe un impatto positivo sul tasso di crescita del Pil pari a 0,3 punti
percentuali nel 2017, un effetto piuttosto forte rispetto a stime
econometriche basate sui dati del passato», mentre normalmente la
«risposta della spesa privata alle misure di bilancio» avviene con
»
«ritardo».
I CONTENUTI DEL VERBALE
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LA REPUBBLICA - GIULIANO BALESTRERI e
RAFFAELE RICCIARDI
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«Per
Bankitalia le stime del Def sono «ambiziose», per l’Ufficio
parlamentare di bilancio sono semplicemente da bocciare. Per entrambe
le istituzioni, però, il motivo è lo stesso: il quadro programmatico dei
conti pubblici dipinto dal governo nella Nota di aggiornamento del Def, è
troppo ottimistico nelle sue previsioni per il 2017. Da un lato gli
economisti dell’Upb si chiedono come la riduzione del deficit possa
sostenere la crescita, dall’altra i tecnici della Banca d’Italia dubitano sul
reale impatto dello stop all’aumento dell’Iva. Una preoccupazione
condivisa anche dalla Corte dei Conti, secondo cui l’esecutivo ha
sovrastimato l’effetto espansivo dell’aumento della spesa pubblica.
LA REPUBBLICA - GIULIANO BALESTRERI e
RAFFAELE RICCIARDI
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Ufficio parlamentare di bilancio. Mentre il quadro tendenziale (cioè
l’andamento economico a legislazione vigente) è già stato approvato a
fine settembre, il quadro programmatico (cioè l’andamento dei conti
pubblici incorporando gli effetti dei provvedimenti di legge che il governo
vuole introdurre) dovrà esser validato entro la metà di ottobre, in tempo
utile per la presentazione alla Commissione europea del Documento
Programmatico di bilancio 2017. Secondo l’organismo presieduto da
Giuseppe Pisauro, un’autorità indipendente introdotta con la legge di
attuazione del principio del pareggio di bilancio, «alla luce delle
informazioni disponibili» il processo di valutazione della Nota di
aggiornamento del Def «condurrebbe a un esito non positivo del quadro
programmatico 2017 e, in particolare, delle stime di crescita del Pil per il
prossimo anno, sia in termini reali che nominali. Stime, che appaiono
contrassegnate da un eccesso di ottimismo».
LA REPUBBLICA - GIULIANO BALESTRERI e
RAFFAELE RICCIARDI
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Nel dettaglio, secondo l’Upb sono «significativamente» fuori linea le
indicazioni sulla crescita programmatica per il 2017, che la Nota colloca
all'1%, attribuendo un effetto positivo da 0,4 punti percentuali di Pil alla
manovra di bilancio di prossima scrittura. La crescita preventivata alla
luce della manovra è però di 0,3 punti superiore rispetto alla media delle
previsioni rilasciate dagli istituti indipendenti che costituiscono il panel
dell'Upb stesso. Guardando alla sola manovra, quegli 0,4 punti di
benefici sono il doppio di quanto l'Ufficio stimi realistico. La dura presa di
posizione dell'Ufficio di Pisauro è argomentata puntualmente. Ad
esempio, gli economisti faticano a capire come la riduzione del deficit (0,5%) prevista per correggere almeno in parte il maggior indebitamento
(+0,9%) che serve a disattivare le clausole di salvaguardia possa avere
un effetto «marginalmente espansivo» (+0,1%). In pratica, non si
capisce come stringere i cordoni della Borsa faccia salire il Pil.
LA REPUBBLICA - GIULIANO BALESTRERI e
RAFFAELE RICCIARDI
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O ancora, risultano fuori linea le previsioni di crescita programmatica per
il 2018. Scetticismo, infine, per il fatto che le clausole di salvaguardia
rimarranno nella legislazione vigente per il 2018 e 2019, dando
«carattere di provvisorietà al quadro programmatico». Quanto alla
richiesta alla Ue di sfruttare un ulteriore spazio di 0,4 punti percentuali di
deficit/pil, arrivando al 2,4%, in ragione delle spese per migranti e
terremoto, non ci sono buone prospettive di accoglimento in sede
europea. «La limitata storia applicativa delle clausole per eventi
eccezionali a livello sovranazionale lascia margini di discrezionalità»,
annotano dall’Upb: «Vi è quindi incertezza sulla possibilità che la
richiesta di considerare le spese menzionate quali connesse a eventi
inconsueti, nel limite di importo di 4 decimi di Pil, sia accolta in sede
europea».
LA REPUBBLICA - GIULIANO BALESTRERI e
RAFFAELE RICCIARDI
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Bankitalia. Poche ore prima era stato il vicedirettore generale di
Bankitalia, Luigi Federico Signorini a mettere in guardia l’esecutivo:
«Nello scenario programmatico per il 2017, la dinamica del prodotto è
significativamente maggiore di quella del quadro tendenziale. L’obiettivo
è ambizioso. Per conseguire il risultato la prossima legge di bilancio
dovrà essere definita con grande cura». In particolare, a pesare sulla
frenata dell’economia italiana è soprattutto il crollo della domanda
interna, ma a preoccupare i tecnici di Bankitalia oltre «all’inaspettata
battuta d’arresto del Pil nel secondo trimestre» è soprattutto la debolezza
degli investimenti nonostante la facilità di accesso al credito grazie alle
manovre espansive condotte dalla Bce: «I finanziamenti - dice Signorini non sono ripartiti perché manca la domanda. Eppure lo spread sul costo
del denaro con il resto d’Europa è calato.
LA REPUBBLICA - GIULIANO BALESTRERI e
RAFFAELE RICCIARDI
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La dinamica degli investimenti è quindi più lenta rispetto al resto del
Vecchio continente e pure in considerazione dell’uscita dalla recessione».
Secondo il vicedirettore di Bankitalia «è indispensabile proseguire con
sempre maggiore determinazione» sulla strada della spending review, «se
si vogliono tenere i conti pubblici sotto controllo senza contare soltanto
sul livello oggi eccezionalmente basso dei tassi di interesse e senza
comprimere gli investimenti, il cui rilancio è invece necessario per la
crescita». Dubbi, invece, sulle stime dell’impatto che avrebbe il congelato
dell'aumento dell'Iva previsto dalla clausole di salvaguardia: «Il governo
considera un effetto positivo pari a 0,3 punti percentuali, ma è un calcolo
che non ha riscontri in alcuna stima econometrica».
LA REPUBBLICA - GIULIANO BALESTRERI e
RAFFAELE RICCIARDI
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Nel complesso - ha detto Signorini - le misure previste per il 2017
comportano un aumento dell'indebitamento netto di quasi mezzo punto»
di Pil e «un incremento del prodotto di ammontare analogo». Il
«moltiplicatore implicito in questa previsione è elevato, dati anche i
ritardi che normalmente caratterizzano la risposta della spesa privata
alle misure di bilancio». Nello scenario programmatico, ha sottolineato, il
governo prospetta «una crescita del prodotto nettamente più elevata» del
«tendenziale».
Corte dei Conti. Sulla stessa lunghezza d’onda di Bankitalia anche il
nuovo presidente della Corte dei Conti, Arturo Martucci di Scarfizzi, che
pur ritenendo «nel suo insieme equilibrato» l'aggiornamento del Def»
nota come ci siano «elementi di fragilità cui occorrerà prestare
attenzione» soprattutto «sul fronte della domanda estera e quindi delle
nostre esportazioni».
LA REPUBBLICA - GIULIANO BALESTRERI e
RAFFAELE RICCIARDI
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Ne deriverebbe «un rischio al ribasso» anche per le prospettive di crescita
«con conseguenti risvolti avversi sul percorso programmatico di finanza
pubblica». La Corte dei Conti poi sottolinea un certo sbilancio nella
valutazione degli effetti positivi dell’extra deficit: secondo
l'aggiornamento del Def vale quattro decimi di punto, ma la magistratura
contabile osserva che «l’effetto espansivo ora ipotizzato resta assai
maggiore di quello prefigurato in sede di Def 2016». Nel documento
consegnato alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, la Corte dei
Conti ricorda che ad aprile pur davanti a un indebitamento
programmatico più alto di 4 decimi del tendenziale si prevedeva una
crescita dell’1,4% rispetto all’1,2% programmatico e «effetti ancora
meno pronunciati venivano stimati» nel 2015 sempre a fronte di uno 0,4
in più di deficit.
LA REPUBBLICA - GIULIANO BALESTRERI e
RAFFAELE RICCIARDI
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«Ancora una volta», quindi, la capacità di ridurre la spesa pubblica
«potrebbe rivelarsi fattore chiave nel giudizio» sulla «sostenibilità» delle
scelte di bilancio: «I margini stretti posti da un quadro tendenziale che
sconta già un profilo di riduzione significativo della spesa e dal rispetto
dei parametri europei, renderanno la valutazione della congruenza e
»
realizzabilità delle coperture un esercizio impegnativo».
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IL MESSAGGERO - TELEBORSA
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«L'Ufficio
parlamentare di bilancio boccia le nuove stime
macroeconomiche contenute nella Nota di aggiornamento del DEF, il
documento di economia e finanza, presentato la scorsa settimana. Le
previsioni sul PIL del 2017 sono «significativamente fuori linea», troppo
ottimistiche, secondo l'organismo presieduto da Giuseppe Pisauro. «Alla
luce delle informazioni disponibili, l'esito del processo di validazione del
quadro programmatico 2017 e, in particolare, delle stime di crescita del
PIL per il 2017 condurrebbe a un esito non positivo del quadro
programmatico. «Le valutazioni effettuate dall'UPB, osserva l'organismo,
portano a ipotizzare rilevanti scostamenti in eccesso della crescita reale e
nominale anche per il 2018». Corte dei Conti. Per la magistratura
contabile, ci potrebbe essere «un rischio al ribasso» per le prospettive di
crescita del Paese «con conseguenti risvolti avversi sul percorso
programmatico di finanza pubblica».
IL MESSAGGERO - TELEBORSA
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Il nuovo quadro macroeconomico che emerge dalla Nota di
aggiornamento del Def «si presenta nel suo insieme equilibrato», anche
se «non privo di elementi di fragilità cui occorrerà prestare attenzione»
soprattutto «sul fronte della domanda estera e quindi delle nostre
esportazioni». Così il Presidente della Corte dei Conti, Arturo Martucci di
Scarfizzi, in audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio di
Camera e Senato. Secondo l'Istat, le stime contenute nel Documento di
Economia e Finanza, sono «coerenti con i conti trimestrali» per il 2016.
«Per gli anni successivi, ha spiegato il Presidente dell'Istat, Giorgio
Alleva, l'andamento dei dati di finanza pubblica delineato nel quadro
programmatico risulta più graduale rispetto a quello del DEF di aprile».
Per il vicedirettore generale di Bankitalia, Federico Signorini, l'obiettivo
programmatico del governo sul PIL 2017 all'1% è ambizioso.
IL MESSAGGERO - TELEBORSA
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«Nello scenario programmatico, la dinamica del prodotto è
significativamente maggiore di quella del quadro tendenziale. La
previsione è basata su una composizione della manovra sulla quale la
Nota non fornisce informazioni di dettaglio. Per conseguire il risultato la
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prossima legge di bilancio dovrà essere definita con grande cura».
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IL FATTO QUOTIDIANO – MARCO PALOMBI
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«Un po’ tutti – Bankitalia, Istat, economisti sparsi, eccetera – pensano
che il governo abbia gonfiato le previsioni di crescita per il 2017. Da
adesso, però, questa non è più un’opinione scientificamente fondata, ma
una dichiarazione ufficiale di un corpo dello Stato chiamato per legge a
certificare quei numeri. L’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) infatti –
una sorta di Autorità indipendente sui conti pubblici coordinata con enti
simili esistenti in tutta Europa – ha bocciato i numeri scritti dal governo
nella “Nota di aggiornamento” al Documento di economia e finanza
(Def): l’analisi delle ultime stime del governo, ha detto il presidente
Giuseppe Pisauro, conduce «a un esito non positivo del processo di
validazione del quadro programmatico 2017 e, in particolare, delle stime
di crescita del Pil per il prossimo anno, sia in termini reali che nominali.
Stime, che appaiono contrassegnate da un eccesso di ottimismo».
IL FATTO QUOTIDIANO – MARCO PALOMBI
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In sostanza, i conti messi nero su bianco da Pier Carlo Padoan eMatteo
Renzi sono inventati: il Bilancio dello Stato per il 2017 è scritto sulla
sabbia. Il movente è semplice: potersi permettere una manovra d’autunno
con cui supportare la campagna referendaria. Il bluff, se tutto va bene,
verrà scoperto solo dopo il 4 dicembre, l’unico orizzonte conosciuto a
Palazzo Chigi. Una bocciatura così netta dell’Upb è peraltro un’assoluta
novità dacché esiste l’Ufficio (2012) e Pisauro l’ha appena comunicata al
Parlamento nell’audizione sulla Nota di aggiornamento al Def in corso in
commissione Bilancio alla Camera. Domenica sera, della scelta
dell’Autorità sui conti, erano stati informati preventivamente i presidenti
di Camera e Senato e, soprattutto, il capo dello Stato. Le linee telefoniche
tra Quirinale e Bruxelles sono infatti caldissime in questi giorni:
la Commissione europea non ha preso bene le magie numeriche del
governo.
IL FATTO QUOTIDIANO – MARCO PALOMBI
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Per capire il livello della contestazione, serve qualche premessa.
Funziona così: nel Def c’è uno “scenario tendenziale”, che descrive
come andranno le cose per l’economia italiana nel prossimo triennio, e
poi ce n’è uno “programmatico”, che modifica le previsioni a seconda
delle scelte di politica economica a cui il governo intende dare corso. È
questo secondo scenario che l’Upb ha bocciato perché, in
sostanza, Padoan e Renzi si sono inventati uno 0,4% di crescita in
più per il 2017 senza alcun motivo valido. Lo scenario tendenziale del
governo per l’anno prossimo prevede, infatti, il deficit al 2% e la
crescita del Pil allo 0,6% (le fantasiose stime precedenti erano: 1,8% e
+1,4%).
IL FATTO QUOTIDIANO – MARCO PALOMBI
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L’Upb lo aveva promosso con qualche perplessità: a Bruxelles, ad
esempio, ritengono che quel 2% di disavanzo pubblico già così sia una
presa in giro. Solo che poi, al momento della pubblicazione della Nota
di aggiornamento, arriva il magico “scenario programmatico”: il
governo annuncia di volersi prendere un ulteriore 0,4% di deficit per
“eventi eccezionali” (migranti e terremoto) e questo, secondo Padoan e
soci, fa salire la crescita di un altro 0,4% portandola all’1%
complessivo. Ovviamente più sale il Prodotto interno lordo e più facile
è tenere sotto controllo deficit e debito, che vengono misurati proprio in
rapporto al Pil. Peggio ancora, peraltro, il governo fa per le stime
degli anni 2018 e 2019: “Significativamente fuori linea”, le definisce
Pisauro.
IL FATTO QUOTIDIANO – MARCO PALOMBI
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Torniamo al 2017, l’anno su cui si gioca tutta la partita: “La crescita
programmatica è superiore dello 0,3% rispetto alla media delle stime
del panel Upb e dello 0,2% rispetto al valore massimo rilevato”.
Com’è possibile? Semplice: il governo ritiene che persino tagliare la
spesa per 8 miliardi (per rimandare di un anno l’aumento dell’Iva) farà
crescere il Pil. Sostiene Pisauro: “Perplessità riguardano in particolare
l’effetto marginalmente espansivo (+0,1%) della riduzione del deficit
(-0,5%) necessaria per correggere parzialmente il maggior
indebitamento derivante dalla disattivazione della clausola di
salvaguardia (+0,9)”. In letteratura questo tipo di previsione è famosa
come “austerità espansiva”, fattispecie mitologica che in Italia
abbiamo imparato a conoscere dai tempi di Monti coi risultati che
sappiamo.
IL FATTO QUOTIDIANO – MARCO PALOMBI
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Problema: il governo, e lo scrive lui stesso, non ha affatto intenzione di
fare una manovra espansiva. Il deficit 2016, infatti, dovrebbe chiudersi
al 2,5% e l’anno prossimo si promette di scendere al 2,4% (2%
programmatico + 0,4% di spese “emergenziali”). Dal punto di vista dei
saldi finali, insomma, la manovra d’autunno sarà leggermente
recessiva. Tradotto: non ha alcuna speranza di incentivare la crescita,
al massimo di non causare una recessione.
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IL FATTO QUOTIDIANO – MARCO PALOMBI
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Ma le magie di Renzi e Padoan non si fermano al cosiddetto “Pil
reale”, quello a prezzi costanti per permettere paragoni pluriennali,
ma estendono i loro trucchi anche a quello “nominale” (quello che tiene
conto anche della crescita dell’inflazione) e non a caso come vedremo:
“Più elevata (0,2% sulla media delle stime del panel) risulta anche la
crescita nominale del Pil per il prossimo anno, variabile che ha un ruolo
chiave nel determinare i rapporti di finanza pubblica”, dice Pisauro.
Perché è così importante per i conti pubblici? Perché è sul Pil nominale
che si calcolano il rapporto con deficit e debito
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IL FATTO QUOTIDIANO – MARCO PALOMBI
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Infine c’è il tema dell’Unione europea. La Commissione di Bruxelles dovrà
decidere se – stabilito che l’Italia ha già esaurito tutta la flessibilità
possibile sul deficit nel 2015 e 2016 – può prendersi dei soldi per “eventi
eccezionali”, vale a dire migranti e terremoto. Anche qui c’è un giallo. Il
governo scrive che farà salire il deficit di 4 decimali di Pil sopra il 2%. In
soldi fa sei miliardi e mezzo scarsi, ma nel Def si parla di 7,7 miliardi,
che somigliano di più a uno sforamento dello 0,5%. Secondo il
presidente dell’Upb, comunque, non è detto che Bruxelles ci dia il via
libera: «C’è incertezza sulla possibilità che la richiesta di considerare le
spese menzionate quali connesse a eventi inconsueti, nel limite di importo
di 4 decimi di Pil, sia accolta in sede europea». Il ministro Pier Carlo
Padoan, atteso domani a mezzogiorno in audizione, avrà parecchie cose
»
da spiegare.
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