RISPOSTE PER IL PRESENTE SFIDE PER IL FUTURO

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Transcript RISPOSTE PER IL PRESENTE SFIDE PER IL FUTURO

I.P.
5° Convegno internazionale
RISPOSTE PER IL PRESENTE
SFIDE PER IL FUTURO
Palacongressi di Rimini
14 e 15 ottobre 2016
#AUTISMI
www.convegnoautismi.it
DIREZIONE SCIENTIFICA
Giuseppe Maurizio Arduino (Responsabile Servizio di Psicologia e Psicopatologia dello Sviluppo, ASL CN1, Cuneo)
Paolo Cornaglia Ferraris (Medico pediatra; Direttore collana Erickson «Io sento diverso»)
Dario Ianes (Libera Università di Bolzano; co-fondatore Edizioni Centro Studi Erickson, Trento)
Franco Nardocci (Past President SINPIA; Presidente Comitato per la Ricerca Scientifica d’ambito biomedico,
Fondazione Italiana per l’Autismo)
Carlo Ricci (Presidente Istituto Walden, Roma)
Silvano Solari (Università di Genova)
Paola Venuti (ODFLab – Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione, Università di Trento)
Michele Zappella (Direttore scientifico rivista «Autismo e disturbi dello sviluppo»)
OSPITE SPECIALE
Diana L. Robins
È professore associato presso l’A.J. Drexel Autism Institute di Philadelphia, dove
attualmente coordina il programma di ricerca per l’identificazione e l’intervento
precoce per i disturbi dello spettro autistico. Gran parte del suo lavoro si è concentrato
sullo sviluppo, la convalida e il perfezionamento della Modified Checklist for Autism
in Toddlers (M-CHAT), uno strumento di screening ampiamente utilizzato per i disturbi
dello spettro autistico.
Oggi più che mai l’autismo è sotto i riflettori dell’attenzione pubblica: nuovi studi
e dati compaiono ogni giorno, con progressi importanti nella conoscenza
della sindrome e nel trattamento dei sintomi. Tuttavia selezionare e
discriminare questa mole di informazioni giudicandone l’attendibilità non
è affatto facile: famiglie, insegnanti, educatori e operatori spesso vengono
lasciati soli ad aggiornarsi sui più recenti sviluppi della ricerca, privi degli strumenti
per comprendere quali, e in che modo, potrebbero fare al caso loro.
I contributi degli esperti nazionali e internazionali che interverranno nella quinta edizione
del Convegno Autismi intendono fornire risposte concrete alle necessità di chi,
a diverso titolo, dai familiari alle diverse figure professionali sanitarie, sociali
e scolastiche, è direttamente coinvolto nell’interazione con bambini, ragazzi
e adulti con autismo.
Partendo dalle novità emerse dalle più recenti ricerche scientifiche
in ambito clinico e psicoeducativo, le due sessioni plenarie e i numerosi
workshop tematici di approfondimento rappresenteranno momenti
di sensibilizzazione, confronto e formazione specialistica. Verranno proposti,
in modo chiaro e accessibile, suggerimenti pratici, spunti di lavoro e indicazioni
metodologiche che consentano non solo di rispondere ai quesiti del presente
ma anche di attrezzarsi per le sfide che caratterizzeranno il futuro dell’autismo.
La Direzione Scientifica
SESSIONE PLENARIA
VENERDÌ 14 OTTOBRE 9.00-13.00
Introduce e presiede la sessione: Franco Nardocci (Past President SINPIA; Presidente Comitato per la Ricerca
Scientifica d’ambito biomedico, Fondazione Italiana per l’Autismo)
RAPPORTO EPIGENETICO TRA AMBIENTE E AUTISMO
Antonio Persico (Dipartimento di Patologia Umana dell’adulto e dell’età evolutiva, Università di Messina)
L’ATTIVITÀ DI SCREENING PER L’INDIVIDUAZIONE PRECOCE DELL’AUTISMO
Diana Robins (A.J. Drexel Autism Institute, Philadelphia)
IMPLEMENTAZIONE DI INTERVENTI INTENSIVI PRECOCI NEL MONDO REALE:
EFFICACIA, SOSTENIBILITÀ E INDICATORI PROGNOSTICI
Giacomo Vivanti (A.J. Drexel Autism Institute, Philadelphia)
RICERCA ITALIANA SUL RICONOSCIMENTO PRECOCE DEI DISTURBI DELLO SPETTRO
AUTISTICO: IL NETWORK NIDA
Maria Luisa Scattoni (Dipartimento di Biologia cellulare e Neuroscienze, Istituto Superiore di Sanità, Roma)
L’IMPORTANZA DEL SISTEMA MOTORIO PER LA COMPRENSIONE DEI DISTURBI
DELLO SPETTRO AUTISTICO
Maddalena Fabbri Destro (CNR, Istituto di Neuroscienze, Parma)
DSM-5: IL BILANCIO A DUE ANNI DALLA PUBBLICAZIONE
Massimo Molteni (Direttore Sanitario IRCCS Eugenio Medea, Bosisio Parini, Lecco)
ECONOMIA SOCIALE E SOCIALE PER L’ECONOMIA
Fabio Comunello (Presidente bioFattoria sociale Conca d’Oro, Bassano del Grappa, Vicenza)
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WORKSHOP
VENERDÌ 14 OTTOBRE 14.00-18.30
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TAVOLA ROTONDA:
MODELLO ITALIANO DI PRESA IN CARICO E D’INTERVENTO
PSICOEDUCATIVO E RIABILITATIVO PER L’AUTISMO
Coordina: Paola Venuti (ODFLab – Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione, Università di Trento)
Intervengono: Giuseppe Maurizio Arduino (Responsabile Servizio di Psicologia e Psicopatologia dello Sviluppo,
ASL CN1, Cuneo), Filippo Muratori (IRCCS Fondazione Stella Maris, Pisa), Franco Nardocci (Past President SINPIA;
Presidente Comitato per la Ricerca Scientifica d’ambito biomedico, Fondazione Italiana per l’Autismo), Liliana Ruta
(IRCCS Fondazione Stella Maris, Pisa; Consiglio Nazionale delle Ricerche, ScienceApp ISASI, Messina), Giovanni
Valeri (Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma) e Aldina Venerosi (Istituto Superiore di Sanità)
Lo scopo principale della Tavola rotonda è quello di approfondire e portare avanti la delineazione di un modello
italiano per la diagnosi e il trattamento dei disturbi dello spettro autistico (ASD). Se la ricerca internazionale, da
una parte, ha fornito chiare indicazioni circa le modalità di strutturazione degli interventi su bambini con ASD, in
particolare quelli precoci, dall’altra diventa sempre più chiaro come sia necessario adattare queste indicazioni al
contesto sociale italiano, decisamente differente da quello statunitense. Le caratteristiche della struttura sanitaria italiana e delle agenzie educative (asili nido, scuole dell’infanzia, scuola primaria) potrebbero farci convergere
verso la messa a punto di un trattamento intensivo e precoce dei disturbi dello spettro autistico basato sia sulle
ore a disposizione del sistema sanitario che su quelle del sistema scolastico. Ciò permetterebbe di indirizzare
molte delle risorse già esistenti verso interventi programmati, strutturati e simili su tutto il territorio nazionale e
garantirebbe a tutti i bambini con ASD di avere interventi psicoeducativi precoci nei contesti sociali in cui sono
inseriti. L’attuazione di ciò implicherebbe l’attivazione di formazioni mirate e unitarie di educatori e insegnanti e
la definizione di modalità di coordinamento del lavoro da parte delle strutture sanitarie. Nella tavola rotonda si
approfondiranno questi temi, già discussi in altri contesti, cercando di giungere a una prima definizione del modello italiano di intervento che dovrebbe poi essere convalidato e sperimentato attraverso la pianificazione di un
programma di ricerca che, utilizzando la metodologia evidence based, possa fornire dei dati sulla sua efficacia.
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WORKSHOP
VENERDÌ 14 OTTOBRE 14.00-16.00
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PARENT TRAINING PER L’AUTISMO:
ADATTAMENTI DALLA PRATICA CLINICA
Cristina Menazza (UOC di Neuropsicopatologia dello Sviluppo, San Donà di Piave, Venezia; Polo Blu – Servizi
per l’Età Evolutiva e l’Autismo, Padova)
Durante il workshop saranno proposte alcune variazioni al modello originario del programma di
Parent training nell’autismo (Menazza, Bacci e Vio, 2010). Gli adattamenti sono stati apportati
sulla base di esigenze cliniche: le caratteristiche specifiche dei genitori, il bisogno di un maggior
coinvolgimento diretto dei partecipanti, le richieste dei genitori di «vedere e imparare» le modalità di
lavoro terapeutico utilizzate con i figli, la necessità di inserire il video-feedback, per incrementare la
capacità di «mentalizzazione» da parte dei genitori su se stessi e sui figli. Si mantiene lo schema di
5-7 incontri, ciascuno con la seguente routine:
• si illustra il tema del giorno con esempi pratici, attraverso slide con foto e video, tratti dalle
sedute di trattamento cognitivo comportamentale dei figli: tecniche di insegnamento di abilità
specifiche, gestione comportamentale, contratti educativi, «Carta T», storie sociali;
• i genitori vengono coinvolti in attività pratiche, individuali o in piccolo gruppo, a seconda del
tema, per compilare schede di riflessione personale o costruire schede, cartelloni, con procedure simili ai modelli mostrati da utilizzare nel contesto quotidiano;
• si propone una discussione in gruppo;
• si chiude con «la parola del giorno: cosa mi porto a casa oggi, cosa è rimasto, un’idea o un’emozione».
Nel corso del workshop verranno illustrati i principali cambiamenti apportati al modello originario e
saranno forniti esempi di strategie utilizzate.
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L’INTERVENTO ABA IN CLASSE:
PERCHÉ E SOPRATTUTTO COME
Carlo Ricci (Presidente Istituto Walden, Roma), Chiara Magaudda ed Eleonora Mattei (Istituto Walden, Roma)
L’alunno con disturbo dello spettro autistico (ASD) rappresenta una tra le più impegnative sfide
per il successo dell’inclusione scolastica. Problemi emotivi, cognitivi e comportamentali come
aggressività, oppositività e provocatorietà, disattenzione, demotivazione, ritiro sociale, ansia,
problemi di condotta e l’intero spettro delle difficoltà di apprendimento, ecc. sono situazioni che
bisogna fronteggiare quotidianamente. I bambini con ASD rischiano fortemente di essere esposti a
processi di esclusione dal gruppo dei pari, che invece potrebbe fornire loro il contesto appropriato per
l’acquisizione di un miglior funzionamento. Ma, per permettere ciò, è necessario un adeguamento
delle modalità di conduzione della classe alla specificità della situazione. Alla scuola viene chiesto
di creare e di investire su ambienti positivi e facilitanti che consentano agli alunni di raggiungere il
successo scolastico. Il problema della scuola diventa quindi quello di poter accedere a interventi
efficaci ed efficienti in termini di costi/benefici.
L’intervento ABA, presentato nel workshop, non intende essere pervasivo, nel senso di pretendere
che in classe si adottino i metodi e le tecniche ABA-VB, ma si propone come co-costruttivo del
programma educativo individualizzando e supportando il lavoro di insegnanti, compagni di classe ed
eventuale altro personale coinvolto, nell’assumere le migliori decisioni possibili in merito a cosa fare
e come per realizzare l’inclusione scolastica e promuovere le competenze cognitive e socio-emotive
di tutti gli alunni. Presentazioni di studi di caso, filmati ed esemplificazioni pratiche daranno un taglio
prettamente operativo al workshop.
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TANTO BIZZARRI E INCOMPRESI,
QUANTO INTELLIGENTI E RICCHI DI POTENZIALITÀ:
LA SINDROME DI ASPERGER OLTRE GLI STEREOTIPI
Paolo Cornaglia Ferraris (Medico pediatra; Direttore collana Erickson «Io sento diverso»), Giorgio Gazzolo (Medico;
collaboratore di giornali e riviste) ed Enrico Valtellina (Università di Bergamo)
Durante il workshop i relatori analizzeranno insieme la qualità di vita delle persone Asperger
in rapporto a quanto la società offre loro. La menomazione relazionale che li distingue, infatti,
diventa disabilità soprattutto perché la società è incapace di comprendere, accogliere, includere
la loro stranezza, pur così ricca di potenzialità e intelligenza. L’esperienza scolastica e l’inclusione
lavorativa e sociale di chi fa parte dello «spettro autistico» verranno analizzate attraverso documenti
e testimonianze di chi ha vissuto il buono ma anche, più spesso, il peggio dell’educazione scolastica
italiana, a causa di approssimazioni e ignoranza del problema. Pregiudizi, rigidità e stereotipi sociali,
che rendono difficile la vita alle persone Asperger, saranno discussi con le incerte classificazioni
psichiatriche, così variabili nel tempo, anche attraverso le storie di persone internate nei manicomi
del passato.
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AUTISMO NEI PRIMI ANNI DI VITA:
IDENTIFICARE I SEGNI PRECOCI
CON LA M-CHAT E INTERVENIRE
Diana Robins e Giacomo Vivanti (A.J. Drexel Autism Institute, Philadelphia)
L’apprendimento nello sviluppo tipico è un fenomeno di natura sociale. È nelle interazioni sociali
precoci che si costruisce quel repertorio di abilità e conoscenze che mette in grado i bambini di
imparare dagli altri e affrontare il complesso mondo sociale che ci circonda. Nei bambini con autismo
questo processo è complicato da anomalie a livello della motivazione e della cognizione sociale, e
da comportamenti ripetitivi che limitano la complessità degli schemi di gioco e di conseguenza la
possibilità di apprendere giocando con gli altri. Queste differenze hanno un peso importante nello
sviluppo cognitivo del bambino perché ostacolano l’apprendimento sociale durante un periodo in
cui il cervello specializza e consolida strutture e circuiti importanti per «funzionare» socialmente e
cognitivamente. Tuttavia, esse si manifestano in modo sottile durante le prime fasi di sviluppo. La
diagnosi e l’intervento precoce possono agire con successo sulle barriere all’apprendimento sociale
grazie a strumenti in grado di identificarle, come la M-CHAT (Modified Checklist for Autism in
Toddlers), e a programmi di intervento come l’Early Start Denver Model in grado di re-indirizzare le
risorse cognitive dei bambini con autismo verso una traiettoria evolutiva orientata alla partecipazione
e all’apprendimento sociale. Durante il workshop due degli autori che hanno contributo allo sviluppo
e alla valutazione di tali strumenti illustreranno i progressi recenti della ricerca scientifica in questo
campo.
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IL DURANTE E DOPO DI NOI:
CONOSCERE LE LEGGI PER CHIEDERE
LE PRESTAZIONI A CUI SI HA DIRITTO
Maria Grazia Breda (Presidente Fondazione Promozione Sociale onlus, Torino), Roberto Keller (Responsabile Centro
Pilota Regione Piemonte per i disturbi spettro autistico in età adulta) e Donata Grazia Pagetti Vivanti (Vice-presidente
senior European Disability Forum)
Le persone con disabilità intellettiva e/o disturbi dello spettro autistico sono minori e adulti con
limitata o nulla autonomia, non in grado di provvedere autonomamente all’espletamento dei loro
bisogni indifferibili senza l’aiuto di altre persone. Una particolare attenzione va posta sin dai primi
anni del percorso scolastico per fare emergere prima possibile le eventuali potenzialità dell’allievo e
per il mantenimento di livelli di autonomia anche minimi. Gli insegnanti hanno un ruolo importante
per orientare i familiari sia nel passaggio da un ciclo scolastico all’altro, sia nel momento delle scelte
future, anche per chi è in situazione di gravità.
In questi casi, oltre alle prestazioni sanitarie garantite dalla legge 833/1978, le persone autistiche
con limitata o nulla autonomia hanno il diritto esigibile alle prestazioni socio-sanitarie (Lea): cure
domiciliari, frequenza di centri diurni, ricoveri di sollievo e/o definitivi preferibilmente in comunità
alloggio. È sufficiente l’invio di poche raccomandate con ricevuta di ritorno all’Asl/Comune di residenza. Durante il workshop verranno illustrati alcuni esempi concreti e le iniziative da intraprendere,
affinché nei Lea sia riconosciuto dal Servizio sanitario nazionale un contributo forfettario ai familiari
per gli oneri sostenuti per fornire a domicilio l’assistenza personale al figlio autistico. Nessun nuovo
diritto esigibile è stato ottenuto invece con le leggi 134/2015 e 112/2016.
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«MI REGALI UNA FIDANZATA?»
RISPONDERE A TUTTO QUELLO CHE I RAGAZZI
NELLO SPETTRO AUTISTICO VOGLIONO SAPERE
SUL SESSO PARTENDO DALL’AFFETTIVITÀ E L’AMICIZIA
Davide Moscone (Presidente Associazione Spazio Asperger onlus, Roma) e David Vagni (Associazione Spazio
Asperger onlus, Roma; Consiglio Nazionale delle Ricerche; Ludwig Maximilian Universität, Monaco)
Crescendo, i ragazzi devono affrontare decisioni importanti riguardo alle relazioni, alla sessualità
e al loro comportamento sessuale. Questo è ancora più delicato per le persone con disturbi dello
spettro autistico. Le decisioni che si prendono possono avere un impatto significativo sulla salute
e il benessere per il resto della loro vita. Troppo spesso, per vergogna o mancanza di strumenti
educativi adeguati, i desideri dei ragazzi sono ignorati o analizzati solo da un punto di vista biologico.
Tutte le persone, anche quelle nello spettro, hanno diritto a vivere una vita ricca e autodeterminata.
Il workshop si propone di introdurre il programma di educazione sessuale comprensivo sviluppato
da Sarah Attwood e arricchito di esempi clinici dei relatori, al fine di fornire alle famiglie e ai ragazzi gli strumenti decisionali adeguati. Nel corso del workshop saranno affrontate le tematiche
dell’amicizia, delle relazioni affettive e di coppia, l’igiene personale e i cambiamenti che avvengono
nel corpo durante l’adolescenza, lo sviluppo dell’identità sessuale e la comprensione di norme e
convenzioni sociali. Saranno inoltre delineate le possibili conseguenze di una mancata educazione
a riguardo e le strategie di intervento nei confronti di comportamenti sessuali non adeguati. La
sessione sarà arricchita da uno spazio dedicato alle domande del pubblico.
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WORKSHOP
VENERDÌ 14 OTTOBRE 16.30-18.30
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AFFRONTARE L’ANSIA CON LE NUOVE STORIE
SOCIALI. DALLA TEORIA ALLA PRATICA EDUCATIVA
PER LE PERSONE NELLO SPETTRO AUTISTICO
Davide Moscone (Presidente Associazione Spazio Asperger onlus, Roma) e David Vagni (Associazione Spazio
Asperger onlus, Roma; Consiglio Nazionale delle Ricerche; Ludwig Maximilian Universität, Monaco)
I disturbi d’ansia sono tra le comorbidità più frequenti nelle condizioni dello spettro autistico.
Il workshop si propone di formare i partecipanti al riconoscimento dei diversi comportamenti
indicativi di stati ansiosi negli «autismi» e al successivo sviluppo di una strategia di intervento.
Il workshop mira inoltre a esporre le ragioni, le condizioni e i meccanismi che inducono più facilmente stati ansiosi nelle persone con ASD. Saranno esplorati sia i meccanismi dell’ansia che
accomunano l’autismo ad altre condizioni, sia i meccanismi caratteristici dello stesso: manifestazioni ansiose legate al cambiamento, alla difficoltà nel comprendere le interazioni sociali e al
sovraccarico sensoriale. Infine, saranno presentate delle linee guida per il trattamento dei disturbi d’ansia nell’autismo con la necessaria flessibilità per sviluppare un programma d’intervento e
supporto adatto alla singola persona. Particolare attenzione sarà data ai criteri delle nuove storie
sociali di Carol Gray e a come usarli al fine di offrire e spiegare ai ragazzi strategie efficaci per
gestire l’ansia.
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STEREOTIPIE: CAUSE E STRATEGIE
DI FRONTEGGIAMENTO ABA-VB
Delia Bellifemine, Giorgia Carradori e Alberta Romeo (Istituto Walden, Roma)
La stereotipia viene definita come una serie di movimenti ripetitivi del corpo senza un apparente significato adattivo nel contesto ambientale in cui si verifica (LaGrow e Repp, 1984). Questi comportamenti risultano persistenti nel tempo e dominanti nel repertorio comportamentale
dell’individuo. Le stereotipie comportano un peggioramento della qualità della vita della persona
in quanto interferiscono con le opportunità di apprendimento, con il funzionamento quotidiano,
oltre a danneggiare la propria l’immagine sociale (stigma). I genitori possono provare disagio nel
portare il proprio figlio in determinati contesti pubblici, per via dei comportamenti inadeguati e
fortemente stigmatizzanti da lui messi in atto. Ciò, per il bambino e la sua famiglia, può comportare una riduzione delle possibilità di scambi sociali.
Il workshop si concentra sullo specifico delle stereotipie vocali proponendo i sistemi di analisi
e intervento al momento ritenuti più efficaci. Illustrazioni di studi di caso e presentazioni video
serviranno a dare un taglio squisitamente applicativo all’incontro.
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REGOLAZIONE, SINTONIZZAZIONE, INTEGRAZIONE:
STRUMENTI, VALUTAZIONE E PROVE DI EFFICACIA
NELL’INTERVENTO NEUROPSICOMOTORIO
E MUSICOTERAPEUTICO
Andrea Bonifacio (Presidente ANUPI; Seconda Università degli Studi di Napoli), Stefano Cainelli (ODFLab –
Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione, Università di Trento) e Giovanna Gison (ANUPI; Seconda
Università degli Studi di Napoli)
I disturbi dello spettro autistico raccolgono un insieme di quadri patologici caratterizzati dalle difficoltà nello stabilire relazioni intersoggettive, che alterando la capacità di comunicazione
emotiva, provocano differenti effetti cognitivi, affettivi e comportamentali. Durante il workshop
verranno approfonditi l’intervento musicoterapeutico e neuropsicomotorio.
L’intervento musicoterapeutico, integrato nel modello di trattamento del Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione dell’Università di Trento, prevede incontri individuali e incontri di
gruppo in cui si attivano intersoggettività e sintonia emotiva per lo sviluppo delle abilità sociali
che sono funzionali all’inclusione sociale. La metodologia e le tecniche che strutturano e regolano il processo interattivo sono verificate nella loro efficacia con strumenti specifici. L’intervento
neuropsicomotorio si focalizza sull’importanza di una presa in carico precoce, sulle procedure
valutative, di individuazione degli obiettivi terapeutici e di cooperazione con genitori e scuola. I
casi clinici di bambini seguiti in terapia neuropsicomotoria evidenziano i processi di integrazione
sensoriale, i comportamenti imitativi, di sintonizzazione e interattivi in grado di sollecitare lo sviluppo comunicativo e sociale e le funzioni adattive. Un protocollo valutativo che prevede l’uso di
strumenti qualitativi e quantitativi, tra i quali la Scheda di Osservazione Neuropsicomotoria (SON),
metterà in evidenza i cambiamenti dei bambini, il programma terapeutico centrato sui punti di
forza e l’individuazione delle aree da sollecitare in ambito familiare.
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INTERVENTO EDUCATIVO ALL’ASILO NIDO
E ALLA SCUOLA DELL’INFANZIA
Giacomo Vivanti (A.J. Drexel Autism Institute, Philadelphia), Simone Antonioli (Direttore tecnico Fondazione Fobap
onlus a marchio Anffas), Arianna Bentenuto (ODFLab – Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione,
Università di Trento), Caterina Fruet (Ufficio Infanzia, Servizio Infanzia e Istruzione del Primo Grado, Dipartimento
della Conoscenza, Trento) e Filippo Gitti (Neuropsichiatra infantile UO di NPIA Spedali Civili di Brescia)
L’asilo nido e la scuola dell’infanzia sono un contesto ideale per l’implementazione di interventi
educativi rivolti ai bambini con autismo. La ricerca scientifica recente ha documentato l’efficacia
di diverse pratiche educative e modelli di intervento che possono essere implementati in tali
contesti: la conoscenza dei principi e delle strategie utilizzati in questi modelli sono coordinate
fondamentali per un intervento di qualità. Tuttavia, l’efficacia di un modello rischia di essere diminuita quando l’implementazione delle strategie di intervento non è sostenuta da risorse
adeguate, come è spesso il caso nei contesti di asili, scuole e servizi pubblici. Fattori critici in
questa area sono la preparazione degli operatori, la conoscenza critica (non dogmatica) delle
diverse strategie educative, l’utilizzo di procedure obiettive e rigorose di certificazione e monitoraggio dell’integrità con cui il programma viene messo in atto, e un clima lavorativo in grado di
incoraggiare e incentivare gli sforzi degli operatori. In questo workshop tracceremo una mappa
per orientarci con lucidità nella giungla di problematiche, sigle e metodologie di intervento in
età prescolare, a partire da esperienze nazionali e internazionali di implementazione di modelli
efficaci nel contesto dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia.
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CONTESTI DI VITA E AMBITI DI INTERVENTO ABILITATIVO
E RIABILITATIVO
Gabriele Baldo (ODFLab – Laboratorio di Osservazione Diagnosi Formazione, Università di Trento), Erika Coppelli
(Presidente Aut Aut Modena onlus), Silvano Solari (Università di Genova) e Fabiana Sonnino (Presidente Cooperativa
sociale Tutti giù per terra onlus, Roma)
I disturbi dello spettro dell’autismo (ASD) rappresentano un insieme molto variegato di modi di
essere, correlati a comportamenti molto diversi tra loro, che però hanno un denominatore comune caratterizzato dalla difficoltà di relazione (e di comunicazione) del soggetto con i propri pari.
Sono soprattutto i coetanei a evidenziare gli ostacoli maggiori alla convivenza nella quotidianità,
come lo stare insieme, il conversare, il giocare o il lavorare con e per gli altri. A questo proposito,
stanno sorgendo in Italia moltissime iniziative e tantissimi progetti volti a creare le condizioni
migliori per preparare le persone con ASD a mettere in atto modalità sempre più adeguate per
instaurare rapporti costruttivi con gli altri. D’altro lato queste stesse realtà operative si preoccupano sempre più di creare eventi e situazioni utili sul piano lavorativo, così come su quello
artistico-espressivo, nell’ottica di un processo di crescita delle competenze individuali nello stare
in gruppo, nonché della messa in gioco delle possibilità produttive di ogni persona con ASD.
Questo workshop si prefigge di offrire uno spaccato concreto di alcune tra le più significative
realtà nel contesto italiano.
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DIAGNOSI DIFFERENZIALE FRA DISTURBO
DELL’APPRENDIMENTO NON VERBALE
E AUTISMO AD ALTO FUNZIONAMENTO
Irene Cristina Mammarella e Ramona Cardillo (Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione,
Università di Padova)
Il disturbo dell’apprendimento non verbale (NLD) e l’autismo ad alto funzionamento (HFA) sono
stati spesso erroneamente associati o confusi. Tuttavia, i due disturbi presentano alcuni elementi
di specificità: mentre i bambini con NLD presentano scarse abilità visuospaziali (Cornoldi, Mammarella e Fine, 2016), gli individui con HFA sono caratterizzati da un’elevata attenzione ai dettagli che consente loro di ottenere buone prestazioni in prove di tipo visuospaziale (Caron et al.,
2006). Obiettivo del workshop sarà fornire degli indici per la diagnosi differenziale fra il disturbo
dell’apprendimento non verbale e l’autismo ad alto funzionamento. Dopo una breve introduzione
alle caratteristiche dei due disturbi, verranno presentati alcuni strumenti utili per la diagnosi differenziale e i risultati di alcune recenti ricerche. Nell’ultima parte del workshop verranno proposte
delle esercitazioni pratiche su casi clinici e saranno forniti degli spunti per l’intervento.
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WORKSHOP
SABATO 15 OTTOBRE 9.00-11.00
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I DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO:
NOSOGRAFIA E COMORBIDITÀ
Marco Bertelli (Direttore CREA – Centro di Ricerca E Ambulatori, Fondazione San Sebastiano, Firenze; Presidente
EAMH-ID – European Association for Mental Health in Intellectual Disability), Franco Nardocci (Past President
SINPIA; Presidente Comitato per la Ricerca Scientifica d’ambito biomedico, Fondazione Italiana per l’Autismo)
e Michele Zappella (Direttore scientifico rivista «Autismo e disturbi dello sviluppo»)
In epidemiologia clinica con il termine comorbidità si indica il fenomeno per cui in uno stesso individuo affetto da una patologia si possono manifestare sintomi di un’altra condizione patologica, non
direttamente causati dalla prima, che influenzano le manifestazioni e gli esiti della patologia principale, ne condizionano la terapia, il giudizio prognostico e la qualità di vita del paziente. In psichiatria
è un fenomeno piuttosto diffuso e in particolare nelle patologie di tipo autistico le manifestazioni di
comorbidità stanno assumendo una sempre maggiore rilevanza. Alcune di queste vengono riconosciute con una certa difficoltà poiché nei soggetti con autismo, ad esempio, le eventuali espressioni
sintomatologiche di tipo psichiatrico possono non corrispondere alla sintomatologia clinica abitualmente espressa dalle persone non affette da autismo. Nelle persone con autismo l’espressione dei
disturbi dell’umore, di ansia o ossessivo compulsivi, che viene ulteriormente influenzata dall’età,
dalla qualità della loro vita sociale e dai diversi livelli di funzionamento cognitivo, tende a essere
caratterizzata da presentazioni atipiche o inconsuete. Vi è quindi il rischio che una qualsiasi di
queste manifestazioni non venga correttamente riconosciuta, o venga travisata, attraverso una vera
e propria azione di «mascheramento diagnostico»: ogni sintomo presentato dal soggetto viene cioè
attribuito all’autismo, etichetta che «spiega tutto», mascherando e oscurando la reale natura del
disturbo presentato. Il workshop persegue quindi il fine di focalizzare le principali manifestazioni di
comorbidità nell’autismo e di proporre alcune strategie adeguate di intervento.
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LA VALUTAZIONE TESTISTICA PSICOPATOLOGICA
NEI DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO
AD ALTO FUNZIONAMENTO
Roberto Keller (Responsabile Centro Pilota Regione Piemonte per i disturbi spettro autistico in età adulta)
e Luana Salerno (INS – Istituto di Neuroscienze, Firenze)
I disturbi dello spettro autistico sono condizioni per le quali è necessario fornire la possibilità di un
intervento specialistico anche per tutta l’età adulta. Purtroppo spesso questo non avviene, anzi, proprio intorno al compimento della maggiore età viene meno, oltre alla funzione rilevante dell’intervento scolastico, un intervento specifico per l’autismo. Si assiste non raramente anche al cambiamento
della diagnosi e allo scivolamento dell’autismo in diagnosi di disturbo di personalità piuttosto che
psicosi o ritardo mentale, con la conseguenza primaria della perdita della specificità e correttezza
dell’intervento. Inoltre, sono sempre più numerose le persone, soprattutto ad alto funzionamento/
sindrome di Asperger, che solo in età adulta vengono correttamente diagnosticate all’interno di un
disturbo dello spettro autistico e possono pertanto dare un significato alla loro sofferenza e ricevere
interventi adeguati. Ancora, la mancanza di diagnosi corretta e di impatto in un ambiente sociale,
che può rappresentare uno stress, diventa un trigger per ulteriori aspetti psicopatologici. Durante il
workshop si affronterà il tema della diagnosi in età adulta, del riconoscimento psicopatologico e del
corretto uso dei test diagnostici.
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I COMPAGNI DI CLASSE COME RISORSA NEL PROGETTO
EDUCATIVO-ABILITATIVO DELL’ALUNNO CON AUTISMO
Fiorenzo Laghi (Dipartimento dei Processi di Sviluppo e Socializzazione, Facoltà di Medicina e Psicologia, Università
La Sapienza, Roma) e Claudia Munaro (Referente provinciale disabilità Ufficio VIII Ambito Territoriale di Vicenza)
Promuovere una didattica inclusiva è oggi azione imprescindibile per creare un contesto di apprendimento facilitante che risponda in modo equo ai bisogni di tutti gli alunni. A tale scopo
l’insegnamento mediato tra pari, o peer tutoring, risulta efficace perché è ad alto valore esperienziale e permette di coinvolgere risorse umane accessibili a costo zero. Questa tecnica però
presuppone, ineluttabilmente, che l’attività di accoglienza e di aiuto del compagno in difficoltà
non sia lasciata alla gestione occasionale, ma sia organizzata nei tempi, nei modi, nelle azioni e
sostenuta da strumenti, coinvolgendo attivamente gli alunni della classe inclusiva come modelli
formati e positivi.
Nel workshop saranno proposti i programmi evidence-based, Collaborative Model for Promoting Competence and Success for Student with ASD (COMPASS; Ruble, Dalrymple e McGrew,
2012; adattamento italiano di Laghi, Baiocco e Pecci, 2015) e Peer Mediated Instruction and
Intervention (PMI), da utilizzare nel contesto scolastico per il coinvolgimento attivo dei compagni
di classe (peer) come facilitatori di relazioni e di apprendimenti dell’alunno con ASD. Inoltre, sarà
offerta l’occasione di riflettere insieme su criticità e ricadute positive del peer tutoring a scuola
e di condividere la proposta formativa promossa dallo Sportello Autismo di Vicenza per le classi
inclusive di alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado che accolgono un compagno
con disturbo dello spettro autistico.
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IL PROGETTO DI VITA NEI CONTESTI DI RESIDENZIALITÀ
PER L’AUTISMO
Fabio Comunello (Presidente bioFattoria sociale Conca d’Oro, Bassano del Grappa, Vicenza), Simonetta Lumachi
(Responsabile psicopedagogico Associazione Philos, Genova), Paolo Orsi (Dirigente medico Cascina Rossago,
Pavia) e Cinzia Pieraccini (Responsabile Casa di Ventignano; referente Autismo Territorio ex Usl 11, Empoli)
Un Progetto di vita non si definisce in un momento specifico dello sviluppo di una persona ma deve
essere uno dei passaggi che accompagnano la famiglia e le persone disabili lungo tutto il percorso,
a iniziare dalla prima diagnosi certa. La residenzialità, poi, non può essere semplicemente intesa
come luogo di ospitalità ma deve essere caratterizzata da appartenenza. È ormai banale ribadire
che non si può pensare a un’unica forma di autismo: l’esperienza ci insegna che ciascun autistico
vive e convive con il suo particolare autismo, che non gli impedisce di provare emozioni e sentimenti, manifestati con modalità molto diverse e quasi sempre originali (il che può voler dire per noi
incomprensibili), e non lo esclude dalla possibilità di attivare delle interazioni con altri esseri viventi.
Abbandonati e resi ormai inutili tutti i tecnicismi e le tecniche, si rende necessario favorire l’acquisizione della maggior autonomia e del maggior benessere possibili progettando e realizzando contesti
di appartenenza in cui giovani con autismo possano affrontare il passaggio da realtà generalmente
protettive (famiglia, scuola) ad altre molto meno inclini a mediare tra le loro esigenze e le regole
che le governano. È allora di fondamentale importanza porci alcune domande circa le modalità per
realizzare questi contesti, quali caratteristiche li definiscono e se esistono esperienze già in atto su
cui riflettere.
Durante il workshop si comprenderà come un contesto residenziale di appartenenza debba essere
il risultato di un progetto collettivo che parte da lontano, almeno dalla preadolescenza. Questo
percorso deve essere realizzato da attori significativi (famiglia e familiari, istituzioni pubbliche, privato sociale, privato-privato, volontari, operatori di prossimità) che devono unire le loro risorse per
definire gli obiettivi e le strategie, gli attori e i co-attori, finanche i tempi e i luoghi possibili che più si
adattano al processo di cambiamento del singolo e del gruppo. È proprio la sinergia di questi attori
a sostenere il progetto e a creare un valore aggiunto ai programmi, così che gli obiettivi principali –
benessere e maggior autonomia possibile – possano essere definiti solidali in quanto resi possibili
con il contributo di molti. È esplicito il riferimento al welfare di prossimità.
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IL VIDEO MODELING: UNA STRATEGIA EFFICACE
PER INSEGNARE ABILITÀ FUNZIONALI
Lucio Cottini (Università di Udine; Presidente SIPeS – Società Italiana di Pedagogia Speciale), Irene Pozzar (Centro
Pais, Centro MaiSoli e Associazione DiPsi, Genova) e Silvano Solari (Università di Genova)
Negli ultimi vent’anni si sono registrate varie applicazioni del video modeling per favorire l’apprendimento e lo sviluppo dei processi di autonomia nell’ambito dei disturbi dello spettro dell’autismo.
Tale procedura consiste in una sorta di autoapprendimento per imitazione, sviluppata attraverso la
presentazione di filmati che illustrano le modalità adeguate di comportamento o le azioni da effettuare in funzione di certi scopi. Numerose ricerche – tra cui spiccano quella di Pierce e Schreibman
(1994) e quella di Shipley-Benamou, Lutzker e Taubman (2002) – hanno documentato come tale
strategia possa costituire uno strumento importante e significativo nel processo educativo delle
persone con autismo.
Durante il workshop si cercherà di fare il punto sulle caratteristiche del video modeling in riferimento
alle particolari esigenze delle persone con autismo, analizzando i principali contributi di ricerca presenti in letteratura e soffermandosi sulla sua applicabilità all’insegnamento delle abilità funzionali.
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BUONE PRASSI DALL’ESPERIENZA SUL CAMPO
Coordina: Lisa Scarpa (Edizioni Centro Studi Erickson, Trento)
INDOVINA CHI GIOCA: ADATTARE E CREARE GIOCHI DI SOCIETÀ PER RAGAZZI
CON AUTISMO
Valerio Trione (Presidio Sanitario San Camillo, Torino)
GLI STUDENTI UNIVERSITARI CON DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO AD ALTO
FUNZIONAMENTO: APPRENDIMENTI, SOCIALIZZAZIONE, FUTURO
Carolina Coco, Ezio Elasdi e Paola Venuti (ODFLab – Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione, Università
di Trento)
MIO FRATELLO È UN MARZIANO? UN MODELLO INNOVATIVO DI PRESA IN CARICO
SISTEMICA DELLA FAMIGLIA
Federico Comini (AGSAT – Associazione Genitori Soggetti Autistici Trentino, Trento), Monica Dallago (AGSAT – Associazione Genitori Soggetti Autistici Trentino, Trento) e Marilena Zacchini (Fondazione Sospiro onlus, Cremona)
QUALE SESSUALITÀ NELL’AUTISMO? PERCORSI EVOLUTIVI NELLA SESSUALITÀ
(RI)CONOSCIUTA E LEGITTIMATA
Francesco Campanella (Sani Medical Center, Teramo; ODFLab – Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione,
Università di Trento), Lucia Coacci (PAN – Nuovo Progetto Autismo – L’isola che non c’è, Porto San Giorgio, Fermo)
e Ilenia Ferracuti (Paolo Ricci srl servizi, Civitanova Marche, Macerata)
VENGO ANCH’IO. PROGETTO PER L’INCLUSIONE DI BAMBINI E RAGAZZI CON DISTURBO
DELLO SPETTRO AUTISTICO ANCHE FUORI DALLA SCUOLA
Marta Bigozzi (AUSL Toscana Centro, Firenze), Caterina Adami Lami (Associazione Ulisse onlus, Firenze),
Patrizio Batistini (Associazione Sindromi Autistiche, Sesto Fiorentino), Marta Conti (Associazione Ulisse onlus, Firenze),
Angela Manzani (Associazione Astrolabio, Firenze), Lorenzo Todone (IESCUM, Parma) e Vito Verna (Associazione
Astrolabio, Firenze)
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LA RETE DEI SERVIZI: DA RISORSA TEORICA A BUONA PRASSI OPERATIVA
Moira Picchi, Sara Adami, Beatrice Felloni, Antonella Giorgi, Renza Luporini, Annalisa Masini e Beatrice Milianti
(Azienda Usl Toscana Nord Ovest, Lucca)
COMUNICAZIONE VISIVA IN OSPEDALE. FACILITARE L’ACCESSO ALLE CURE
OSPEDALIERE
Marianna Filippini, Cinzia Raffin, Andrea Piai e Concetto Distefano (Fondazione Bambini e Autismo onlus, Pordenone), Francesco Moscariello, Laura De Santi, Roberto Dall’Amico e Cristina Venier (Azienda Ospedaliera Santa Maria
degli Angeli, Pordenone)
LA GESTIONE DEI GRAVI COMPORTAMENTI PROBLEMA NEI SERVIZI PER LA DISABILITÀ
INTELLETTIVA E L’AUTISMO
Francesco Crisafulli, Rita Di Sarro, Eufemia Trezza, Annamaria Giogoli e Monica Minelli (Azienda USL – Programma
Disabilità e Salute e Dipartimento Attività Socio Sanitarie, Bologna)
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LE TECNOLOGIE A SUPPORTO DEL TRATTAMENTO:
DALLA TEORIA ALLA PRATICA
Giuseppe Maurizio Arduino (Responsabile Servizio di Psicologia e Psicopatologia dello Sviluppo, ASL CN1,
Cuneo), Luciano Destefanis (CASA – Centro Autismo e Sindrome di Asperger, ASL CN1, Cuneo), Franca Garzotto
(Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria, Politecnico di Milano) e Jacopo Giovanni Romani
(Needius Srl; Università di Trento)
Le nuove tecnologie sono da anni oggetto di attenzione da parte di clinici e educatori per la valenza
che possono avere nella messa in atto di programmi abilitativi individualizzati.
Dopo due anni dal precedente Convegno sull’autismo e dalla presentazione descrittiva del modo
in cui le tecnologie informatiche possono rappresentare un valido supporto ai percorsi di intervento con persone autistiche, questo workshop vi darà la possibilità di sperimentare, nella pratica, alcuni fra questi innovativi strumenti tecnologici. Sarete, infatti, direttamente voi a provare
i supporti tecnologici presenti, verificandone l’efficacia in prima persona. La finalità di questa
prova pratica è quella di dimostrare come gli strumenti informatici possano promuovere un reale
miglioramento della qualità della vita per le persone con disturbi dello spettro autistico. Le potenzialità delle tecnologie, infatti, possono essere sfruttate in diversi ambiti riguardanti la presa in
carico del soggetto con autismo e altri disturbi pervasivi dello sviluppo: da quello più tradizionale
dell’apprendimento scolastico a quello, in costante evoluzione, della comunicazione aumentativa
e alternativa, a quelli, ancora poco sviluppati, del supporto alla scelta delle attività abilitative da
proporre al bambino o all’uso della multimedialità per l’insegnamento di abilità sociali, personali
e domestiche a adolescenti e adulti con disturbi dello spettro autistico.
Questo workshop, data la sua operatività, sarà aperto a un numero limitato di partecipanti.
Affinché più persone possano parteciparvi, verrà replicato in modo identico in due sessioni:
WORKSHOP 20 dalle 9.00 alle 11.00 e WORKSHOP 27 dalle 11.30 alle 13.30
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WORKSHOP
SABATO 15 OTTOBRE 11.30-13.30
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DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO E TERAPIE
FARMACOLOGICHE
Marco Bertelli (Direttore CREA – Centro di Ricerca E Ambulatori, Fondazione San Sebastiano, Firenze; Presidente
EAMH-ID – European Association for Mental Health in Intellectual Disability) e Alessandro Zuddas (Dipartimento di
Scienze Biomediche, Università di Cagliari)
Allo stato attuale delle conoscenze, l’autismo non si cura con i farmaci e non vi deve essere un atteggiamento di riduzionismo biologico: la scelta del farmaco, quando utilizzato, deve essere innanzitutto guidata dal principio di sicurezza; il farmaco può aiutare a ridurre i sintomi comportamentali
gravi e permettere un intervento psicoeducativo, va assolutamente personalizzato e può aiutare a
gestire comorbidità gravi.
Vanno quindi diffuse sempre più specifiche competenze in merito alle opportunità aperte dai trattamenti farmacologici, pur nella consapevolezza che il loro utilizzo è fondamentalmente di tipo
sintomatologico. È altresì necessario inquadrare il ricorso ai farmaci all’interno di un preciso percorso etico, al fine di evitare abusi o utilizzi distorti, e all’interno del progetto abilitativo terapeutico
complessivo che rimane elemento centrale di ogni presa in carico e trattamento.
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LA MOTIVAZIONE COME FOCUS E STRUMENTO
PER UN INTERVENTO REALMENTE EFFICACE
Serafino Corti (Direttore Dipartimento delle Disabilità, Fondazione Sospiro onlus; Università Cattolica del Sacro
Cuore, Brescia), Lucio Cottini (Professore ordinario di Didattica e Pedagogia Speciale, Università di Udine; Presidente
SIPeS – Società Italiana di Pedagogia Speciale) e Marco de Caris (Università de L’Aquila)
In questi ultimi anni la ricerca scientifica e l’intervento clinico hanno proposto numerose linee di lavoro per sostenere e migliorare la qualità della vita delle persone con disturbi dello spettro autistico.
In particolare possiamo individuare due macro categorie di procedure. Nella prima rientrano quelle
strategie che possono essere utilizzate per migliorare la qualità della vita di tutti i giorni: strategie
che aumentano la comunicazione, ampliano le abilità adattive e, soprattutto, possono diminuire i
comportamenti problematici che rappresentano spesso uno dei principali ostacoli per l’inclusione
sociale delle persone con autismo.
Fanno parte invece della seconda categoria le strategie che ci consentono di comprendere le aspettative, i valori, i desideri e le preferenze delle persone con disturbi dello spettro autistico. Durante
il workshop ci si soffermerà su tale ambito, comprendendo quanto sia fondamentale indagare e
conoscere questi aspetti per strutturare e realizzare un intervento realmente efficace, che persegua
finalità inclusive.
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DAL DISTURBO DI LINGUAGGIO AL DISTURBO
DI COMUNICAZIONE
Luigi Girolametto (Department of Speech-Language Pathology, University of Toronto) e Luigi Marotta (Ospedale
Pediatrico Bambino Gesù, Roma)
Il DSM-5 individua le sottocategorie disturbo del linguaggio, disturbo fonetico-fonologico, disturbo
della fluenza, disturbo della comunicazione sociale (pragmatica) e disturbo della comunicazione non
altrimenti specificato, collocandole all’interno della macrocategoria dei disturbi della comunicazione.
Il linguaggio viene inteso come «aspetti relativi alla forma, funzione e uso di un sistema convenzionale di simboli all’interno di un sistema di regole finalizzato alla comunicazione (parole pronunciate,
scritte, segnate, immagini)». Lo speech come «produzione di suoni che includono la capacità di
articolazione, la fluenza, la voce e la qualità dei risuonatori». La comunicazione, infine, comprende
«tutte le abilità, verbali e non verbali, intenzionali o meno, che influenzano il comportamento, le idee
o gli atteggiamenti dell’altro». Nella valutazione e nella presa in carico vanno considerate sempre
e comunque tutte e tre queste componenti. L’aspetto della diagnosi differenziale tra i disturbi della
comunicazione e l’autismo resta, però, il nodo più complesso.
Nel workshop si illustreranno le modalità di osservazione e valutazione nel primo sviluppo comunicativo e si presenterà una panoramica sugli interventi diretti e indiretti finalizzati a sostenere
l’acquisizione della comunicazione nei bambini più piccoli. Si descriverà, infine, il parent-coaching
per genitori di bambini con autismo, attraverso la presentazione di videoregistrazioni di casi clinici,
discutendo sulle principali strategie di intervento.
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BULLISMO, CYBERBULLISMO E SPETTRO DELL’AUTISMO:
FATTORI DI RISCHIO E PREVENZIONE
Davide Moscone (Presidente Associazione Spazio Asperger onlus, Roma), Silvano Solari (Università di Genova)
e Michele Zappella (Direttore scientifico rivista «Autismo e disturbi dello sviluppo»)
Il bullismo colpisce il 60% dei bambini e adolescenti con disturbi dello spettro autistico e più aumenta il funzionamento, e le difficoltà sono meno evidenti (ma presenti), più è facile che una persona venga presa di mira dai pari.
Il bullismo riduce le possibilità di apprendimento, l’autostima e comporta uno stress psicosociale
che può portare all’abbandono scolastico e in taluni casi anche al suicidio. Le nuove tecnologie
«social» hanno esteso l’area di interesse alle relazioni online, dove sempre più spesso l’ingenuità
e la rigidità tipica delle persone con autismo si scontrano con una realtà escludente e giudicante.
Il workshop si pone l’obiettivo di descrivere la diffusione del bullismo e i fattori di rischio cognitivi e
sociali che rendono le persone con autismo e sindrome di Asperger particolarmente vulnerabili al
fenomeno. Si discuteranno casi clinici in ambito scolastico e verrà presentata la situazione dei social
media italiani, in particolare dei diversi gruppi Facebook e forum dove molti adulti e adolescenti
Asperger dialogano. Infine, saranno evidenziate buone prassi, politiche sociali e tecniche di intervento mirato basate sull’evidenza scientifica per ridurre il fenomeno, migliorare l’inclusione sociale
e la qualità della vita della persona nello spettro.
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LA SELETTIVITÀ ALIMENTARE NEI DISTURBI
DELLO SPETTRO AUTISTICO
Luigi Mazzone (Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma), Lavinia De Peppo (Ospedale Pediatrico Bambino Gesù,
Roma) e Maria Pia Riccio (Unità Semplice di Psichiatria Infantile, Università Federico II, Napoli)
La selettività alimentare consiste in un’anomalia dell’alimentazione che comporta una forte rigidità
nelle scelte alimentari, ossia l’assunzione di un numero limitato di alimenti, spesso meno di cinque
cibi, accompagnata da una scarsa accettazione di cibi nuovi da mangiare. Gli studi di letteratura
hanno dimostrato come questo comportamento alimentare atipico sia più frequente nei bambini
affetti da autismo rispetto a bambini a sviluppo tipico e quanto possa incidere come fattore di stress
per i loro familiari. Affrontare e trattare precocemente tale comportamento problema risulta perciò
di fondamentale importanza per migliorare non solo il benessere del bambino ma anche la qualità
della vita dei suoi familiari. Il workshop proporrà un’overview della letteratura scientifica presentando le ipotesi eziologiche più accreditate con focus sui più efficaci principi di trattamento.
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BUONE PRASSI DALLA RICERCA SCIENTIFICA
Coordina: Lisa Scarpa (Edizioni Centro Studi Erickson, Trento)
NON È MAI TROPPO PRESTO! ESITI PRELIMINARI DEL QUESTIONARIO M-CHAT
E PROTOCOLLO REGIONALE DI SCREENING
Mauro Mario Coppa (Direttore Scientifico Centro Risorse per l’Educazione, Ancona), Veronica Berrè, Elena Galatolo
e Rosalinda Ricciardi (Centro Risorse per l’Educazione, Ancona)
SELETTIVITÀ ALIMENTARE NEI BAMBINI CON DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO:
IL RUOLO DELLE ANOMALIE SENSORIALI E DEGLI STILI EDUCATIVI GENITORIALI
Marco Esposito, Maria Enrica Santoro e Francesca Fotia (Centro di ricerca e di trattamento sull’autismo Una Breccia
nel Muro, Salerno), Raffaele Nappo (Università La Sapienza, Roma; Aston University, Birmingham, UK), Roberta Fadda
(Dipartimento di Pedagogia, Psicologia, Filosofia, Università di Cagliari), Eleonora Napoli, Luigi Mazzone e Giovanni
Valeri (Dipartimento di Neuroscienze, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma)
STUDIO DELLE TRAIETTORIE DI SVILUPPO DELLE ABILITÀ DI TEORIA DELLA MENTE
IN BAMBINI CON DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO
Monica Mazza, Sara Peretti, Melania Mariano e Marco Valenti (Dipartimento di Scienze Cliniche Applicate
e Biotecnologiche, Università de L’Aquila) e Maria Chiara Pino (Dipartimento di Medicina Clinica, Sanità Pubblica,
Scienza della vita e dell’ambiente, Università de L’Aquila)
STRUMENTI PER LA PRESA IN CARICO RIABILITATIVA E LA VALUTAZIONE DI ESITO
IN BAMBINI PRESCOLARI CON DIAGNOSI DELLO SPETTRO DELL’AUTISMO
Chiara Quilici, Valeria Magnoni, Marilena Trivisani, Marco Rassetti, Elena Balestrazzi, Serena Ricchi, Valeria
Maccarone, Martina Cinquegrana, Roberto Padovani, Angela Russo e Paolo Stagi (Centro Autismo Servizio
Neuropsichiatria Infanzia Adolescenza, AUSL Modena)
LO SPAZIO INTERPERSONALE NEI BAMBINI CON ASD: UNO STUDIO SPERIMENTALE
Sabrina Scala (Università di Bologna; Programma Autismo, AUSL Reggio Emilia) e Virginia Giuberti (Centro Autismo,
AUSL Reggio Emilia)
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OSSERVARE, VALUTARE E SOSTENERE LA RELAZIONE GENITORI-FIGLIO NELL’AUTISMO
TRAMITE IL LAUSANNE TRILOGUE PLAY
Christian Veronesi (Centro Ricerca e Cura Balbuzie e disturbi del linguaggio e dell’apprendimento, Roma) e Silvia
Mazzoni (Dipartimento di Psicologia Clinica e Dinamica, Università La Sapienza, Roma)
PROFILO NEUROPSICOLOGICO ALLA WISC-IV IN BAMBINI E ADOLESCENTI
CON DISTURBO DELLO SPETTRO DELL’AUTISMO
Marinella Zingale (UOC di Psicologia; IRCCS Oasi Maria SS Troina, Enna)
INTERVENTO INTENSIVO E GENITORIALITÀ IN BAMBINI CON ASD IN ETÀ PRESCOLARE:
DUE INTERVENTI A CONFRONTO
Enrica Pipitone, Liliana Carrieri, Arianna Bentenuto (ODFLab – Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione,
Università di Trento) e Francesco Campanella (Sani Medical Center, Teramo; ODFLab – Laboratorio di Osservazione
Diagnosi e Formazione, Università di Trento)
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LE TECNOLOGIE A SUPPORTO DEL TRATTAMENTO:
DALLA TEORIA ALLA PRATICA
Giuseppe Maurizio Arduino (Responsabile Servizio di Psicologia e Psicopatologia dello Sviluppo, ASL CN1,
Cuneo), Luciano Destefanis (CASA – Centro Autismo e Sindrome di Asperger, ASL CN1, Cuneo), Franca Garzotto
(Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria, Politecnico di Milano) e Jacopo Giovanni Romani
(Needius Srl; Università di Trento)
Le nuove tecnologie sono da anni oggetto di attenzione da parte di clinici e educatori per la valenza
che possono avere nella messa in atto di programmi abilitativi individualizzati.
Dopo due anni dal precedente Convegno sull’autismo e dalla presentazione descrittiva del modo in
cui le tecnologie informatiche possono rappresentare un valido supporto ai percorsi di intervento
con persone autistiche, questo workshop vi darà la possibilità di sperimentare, nella pratica, alcuni
fra questi innovativi strumenti tecnologici. Sarete, infatti, direttamente voi a provare i supporti tecnologici presenti, verificandone l’efficacia in prima persona. La finalità di questa prova pratica è quella
di dimostrare come gli strumenti informatici possano promuovere un reale miglioramento della
qualità della vita per le persone con disturbi dello spettro autistico. Le potenzialità delle tecnologie,
infatti, possono essere sfruttate in diversi ambiti riguardanti la presa in carico del soggetto con autismo e altri disturbi pervasivi dello sviluppo: da quello più tradizionale dell’apprendimento scolastico
a quello, in costante evoluzione, della comunicazione aumentativa e alternativa, a quelli, ancora
poco sviluppati, del supporto alla scelta delle attività abilitative da proporre al bambino o all’uso della
multimedialità per l’insegnamento di abilità sociali, personali e domestiche a adolescenti e adulti
con disturbi dello spettro autistico.
Questo workshop, data la sua operatività, sarà aperto a un numero limitato di partecipanti.
Affinché più persone possano parteciparvi, verrà replicato in modo identico in due sessioni:
WORKSHOP 20 dalle 9.00 alle 11.00 e WORKSHOP 27 dalle 11.30 alle 13.30
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SESSIONE PLENARIA
SABATO 15 OTTOBRE 14.30-17.00
Introduce e presiede la sessione: Michele Zappella (Direttore scientifico rivista «Autismo e disturbi dello sviluppo»)
VISIONE DEL CORTOMETRAGGIO «TRAMONDI»
Regia di Fausto Caviglia, promosso da Cooperativa sociale Il Ponte di Rovereto,
Cooperativa sociale Marta e Fondazione Il Tiglio di Pavia
Presentazione a cura di Filippo Simeoni (Direttore Cooperativa sociale Il Ponte, Rovereto)
LA SELETTIVITÀ ALIMENTARE
Luigi Mazzone (Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma)
AUTISMO IN ADOLESCENZA: ASPETTI CRITICI E PROSPETTIVE DI SVILUPPO
Marco Bertelli (Direttore CREA – Centro di Ricerca E Ambulatori, Fondazione San Sebastiano, Firenze; Presidente
EAMH-ID – European Association for Mental Health in Intellectual Disability)
RELAZIONI AMICALI, AMOROSE, SESSUALITÀ E MATRIMONIO
Marco de Caris (Università de L’Aquila)
EPIDEMIOLOGIA DEI DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO
Flavia Chiarotti (Dirigente di Ricerca, Istituto Superiore di Sanità)
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INFORMAZIONI
REGISTRAZIONE PARTECIPANTI
BUONI PASTO
All’atto della registrazione verranno consegnati il kit congressuale e
il badge personale che dovrà accompagnare sempre il partecipante,
per attestare la regolare iscrizione al Convegno.
Dalla mattina di venerdì 14 ottobre sarà possibile acquistare i buoni
pasto, che consentiranno di evitare le code nelle pause pranzo e potranno essere utilizzati presso la zona ristoro durante le due giornate
del Convegno.
PERSONALE DI SALA
Presso le sale dove si svolgono i lavori del Convegno, il personale
dell’organizzazione controllerà l’accesso permettendo l’entrata solo
alle persone in possesso del badge. Il personale che ricopre i vari
compiti nei differenti settori sarà a disposizione per eventuali informazioni o richieste.
LIBRERIA ERICKSON
Per tutta la durata del Convegno sarà possibile consultare e acquistare i prodotti delle Edizioni Erickson presso lo spazio vendita allestito nel Foyer C, fuori dalla Sala Plenaria, dove del personale competente sarà disponibile a fornire informazioni e consigli utili sulla nostra
produzione editoriale. Ai partecipanti è riservato lo sconto del 15%
su tutti i nostri libri, i software (CD-Rom e Kit), i materiali speciali e
gli strumenti; sui nuovi abbonamenti alle Riviste Erickson verrà applicato uno sconto del 50%. Ricordiamo che nel rispetto della legge
Levi 128/2011, che disciplina i prezzi dei prodotti editoriali, non sarà
possibile applicare sconti superiori a quelli indicati.
ASSOCIAZIONI
Durante i due giorni di Convegno saranno presenti diverse associazioni che esporranno negli appositi stand i prodotti concernenti la
loro attività.
ATTESTATI
Dalle ore 9.00 di sabato 15 ottobre, presso la segreteria del Convegno, sarà possibile ritirare gli attestati di partecipazione.
ACCREDITAMENTI
Ministero della Salute: sono stati riconosciuti 3 crediti ECM per la
professione di Logopedista, Psicologo, Psicoterapeuta, Infermiere,
Educatore professionale, Tecnico della riabilitazione psichiatrica, Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva e Medico con
disciplina: Ginecologia e ostetricia, Medicina fisica e riabilitazione,
Medicina generale (medico di famiglia), Neuropsichiatria Infantile,
Pediatria, Psichiatria, Psicoterapia.
Ordine degli Assistenti Sociali: sono stati richiesti i crediti formativi
per gli Assistenti Sociali.
FIRME
Coloro che hanno fatto richiesta dei crediti dovranno apporre la firma
di presenza ogni giorno a inizio e fine lavori presso il banco «Firme
ECM e Assistenti Sociali» nell’atrio del Palacongressi.
ESAME
Sabato 15 ottobre tra le 14.30 e le 17.30 nella Sala dell’Arengo coloro che avranno apposto tutte le firme potranno sostenere l’esame
per ottenere i crediti ECM. L’esame durerà 15 minuti.
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Corso di formazione per
Tecnici ABA
(Applied Behavior Analysis) base e avanzato
Trento, 10-13 gennaio 2017
Il Centro Studi Erickson organizza, in collaborazione con l’Istituto Walden di Roma, corsi di formazione per tecnici
ABA (Applied Behavior Analysis).
Gli studi e le ricerche sulla validazione empirica dell’efficacia dei Programmi di Intervento Intensivo Precoce
nell’ambito dei disturbi pervasivi dello sviluppo e nelle varie forme di autismo, mediante l’approccio Applied
Behavior Analysis, assegnano un ruolo fondamentale come predittore di successo del trattamento alle attività
quotidiane svolte dalla figura professionale che nell’approccio originale, nei Paesi anglosassoni, viene spesso
etichettata con il termine «Terapista ABA». In Italia tale termine richiama le figure professionali tipicamente
sanitarie risultando riduttivo pertanto, in alternativa, utilizzeremo l’espressione di «Tecnico ABA».
Per maggiori informazioni visita il sito www.formazione.erickson.it
Via del Pioppeto 24 - 38121 Trento
Tel. 0461 950747 - Fax 0461 956733
[email protected]
www.erickson.it