Poste punta sui venture capital

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Venerdì 7 Ottobre 2016
DENARO & POLITICA
A QUESTI FONDI SARÀ DESTINATA UNA QUOTA CRESCENTE DEI 300 MLN INVESTITI IN INNOVAZIONE
Poste punta sui venture capital
L’ad Caio: in questo modo possiamo capire quali sono i prodotti e i servizi utili per modernizzare
il business e per migliorare le relazioni umane coi clienti per evitare che siano confinate nei social
di Stefania Peveraro
«I
nvestiamo in innovazione 300 milioni di euro
all’anno. Una piccola
quota, che però via
via crescerà, è destinata anche
ai venture capital, perché così
possiamo capire quali sono i
prodotti e i servizi che ci possono servire per innovare». Lo
ha detto chiaro Francesco Caio, amministratore delegato di
Poste Italiane, invitato a parlare
al Tech Insight 2016, l’incontro
annuale organizzato da United
Ventures per creare dibattito
e connessioni tra startupper e
fondi di venture capital italiani
e soprattutto stranieri.
D’altra parte nello stesso bilancio consolidato 2015 di Poste si
legge che il gruppo ha condotto
ben 488 milioni di euro di investimenti industriali nell’anno, riferibili prevalentemente all’area
dell’IT (Information Technology). Di particolare rilevanza è
l’avvio del programma di Digital Trasformation, che vedrà Poste Italiane impegnata nel corso
dell’orizzonte di piano nel ridisegno complessivo dei punti di
accesso digitali per la clientela
business e retail. «Guardiamo
con interesse alla blockchain e
sappiamo quanto importante sia
l’innovazione nel settore finanziario», ha detto ancora Caio,
aggiungendo che «la vera sfida
è come innovare in una grande
azienda che si occupa anche di
servizi finanziari senza rischiare
la desertificazione delle relazioni umane, che rischiano di essere relegate solo in uno spazio
social. Noi dobbiamo investire
in innovazione per migliorare
la relazione che l’azienda ha
con le persone e non per desertificare questa relazione. E
per questo abbiamo bisogno
dei fondi di venture capital,
perché ci aiutino a scoprire le
aziende che sanno produrre
per noi questo tipo di supporto», ha aggiunto Caio.
L’approccio è quello che gli anglosassoni chiamano open innovation e che presuppone che le
aziende tradizionali, piccole e
grandi, invece di sviluppare al
proprio interno nuovi processi
che permettano di rendere più
efficiente il proprio business e
quindi di digitalizzarlo, adottino questi processi alleandosi o
anche investendo in start-up in
grado di produrli per loro.
Nasce Demetra e punta agli npl del settore agricolo
emetra, che nella cosmogonia greca rappreD
sentava la Madre Terra, è il nome del progetto
per estrarre valore dai crediti in sofferenza del
settore agroalimentare, anticipato da MF-Milano
Finanza nel numero in edicola sabato 1° ottobre.
Il piano è stato illustrato ieri durante un evento
organizzato dall’Università Luiss Guido Carli di
Roma con il supporto dello studio Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners e il patrocinio
del ministero delle Politiche agricole alimentari
e forestali. L’idea è quella di creare due fondi,
autonomi e separati, gestiti da due differenti sgr
altamente specializzate, uno finalizzato ad acquisire gli npl dalle banche per gestirli in efficienza
e far emergere plusvalore e l’altro orientato a
supportare le imprese con buone potenzialità, al
fine di accrescerne la competitività, favorire l’internazionalizzazione e l’export. Tutta l’operazione si svilupperà
all’interno un
solo comparto,
quello agro-
Francesco Caio
Non è certo un caso se Poste
Italiane ha stretto un accordo
di open innovation con l’incubatore quotato a Piazza Affari
Digital Magics, che da quel
momento monitora costantemente start-up e soluzioni innovative per innovare i processi e servizi interni di Poste Italiane, e contestualmente abbia
costruito a Roma, con Digital
Magics e la partecipata Talent
Garden, il Talent Garden Poste
Italiane, un campus di coworking dedicato all’innovazione
dove peraltro Digital Magics
ha aperto la sua sede romana.
Un approccio, quello di Poste,
che va nella direzione della
proposta di MF-Milano Finanza di inizio settembre per fare
in modo che i capitali degli
investitori istituzionali venga
in qualche misura convogliato
alimentare, inteso nell’accezione più generale
che comprende anche i settori agroindustriale
e la distribuzione. Il primo fondo acquisirà dalle banche (ma anche da altri soggetti pubblici
e privati titolari di crediti commerciali) i crediti
problematici al fine gestirli nel modo più efficiente, riducendo al contempo i costi di gestione
e determinando un meccanismo che permetterà
in ultima analisi alle imprese del settore di godere
di nuovo accesso al credito. Grazie all’elevata
specializzazione degli operatori coinvolti sarà,
inoltre, possibile prezzare i crediti correttamente
riducendo il divario oggi esistente tra il valore di
bilancio e quello che si otterrebbero cedendoli
attraverso i canali tradizionali (ad esempio le
aste). Il secondo fondo, sottoscritto per cassa da
parte di investitori professionali, sarà orientato a
supportare, in un’ottica di private equity, le eccellenze del made in Italy con elevate potenzialità
di crescita al fine di rinforzarne la competitività,
la capacità produttiva e accompagnarle verso un
percorso di internazionalizzazione.
verso le pmi italiane per farle
crescere e, con esse, l’intera
economia nazionale. L’idea è
fissare nell’ambito della legge
di Stabilità un obbligo d’investimento (magari agevolato) di
un 1-2% della massa in gestione
nel capitale delle pmi.
«Se gli investitori istituzionali
adottassero l’approccio di Poste, anche i fondi di venture
capital italiani potrebbero raggiungere la potenza di fuoco
dei grandi fondi anglosassoni
e paneuropei. Così avremmo
davvero la possibilità di supportare meglio le start-up italiane,
vere portatrici di innovazione
per l’intero tessuto industriale»,
ha commentato a MF-Milano
Finanza Massimiliano Magrini,
fondatore di United Ventures
assieme a Paolo Gesess. Intanto
Magrini a Milano ha portato i
big del venture internazionale,
un lavoro di networking che dà
i suoi frutti, visto che United
Ventures più volte si è trovata coinvestitore con alcuni di
questi fondi per alcune delle
sue partecipate. Per esempio,
in Moneyfarm, United Ventures si trova accanto a Cabot
Square, oltre che ad Allianz che
è entrata nel capitale giusto la
scorsa settimana. Ma è anche
coinvestitore di Opus Capital in
Cloud4Wi e di Anthos Capital
e Index Ventures in Faceit. (riproduzione riservata)
Quotazioni, altre news e analisi su
www.milanofinanza.it/poste
Selezionati i nuovi gestori di tre delle cinque linee di investimento del fondo dei metalmeccanici. L’unica italiana è Eurizon
Le sette sgr che hanno conquistato Cometa
di Paola Valentini
I
l cda del fondo pensione negoziale
Cometa (industria metalmeccanica), il più grande in Italia per patrimonio (9,6 miliardi di euro e 400
mila iscritti), ha selezionato i nuovi
gestori di tre delle sue cinque linee
di investimento. Il bando di gara ha
riguardato il rinnovo dei mandati per
i comparti Monetario Plus, Reddito
e Crescita, per una capitalizzazione
complessiva di 8,3 miliardi di euro.
La procedura, aperta nel mese di aprile con la pubblicazione del bando, ha
visto la partecipazione di 35 società
di gestione e compagnie assicurative
a livello internazionale. Sono stati
conferiti dieci mandati di durata quinquennale e sette sono state le società
vincitrici, di cui una sola italiana.
Il comparto Monetario Plus è stato assegnato ad Allianz Global Investors,
Eurizon Capital Sgr e Groupama Asset
Management Sgr, attraverso mandati
obbligazionari a rischio controllato. Nel
comparto Reddito i gestori sono Allianz
Global Investors, BlackRock Investment
Management, Candriam Investors
Group, Credit Suisse e State Street Global Advisors, assegnatari di mandati di
tipo multi asset attivo total return.
I nuovi gestori del comparto Crescita
sono BlackRock Investment Management e Candriam Investors Group che
opereranno sulla base di mandati di tipo
multi asset attivo a rischio controllato.
In considerazione dell’attuale quadro di
mercato, caratterizzato da elevata volatilità degli asset e rendimenti negativi, i
nuovi mandati, in luogo del tradizionale approccio a benchmark, adotteranno
una gestione attiva a rischio controllato.
«In un contesto che vede ridursi il grado di copertura pensionistica del primo
pilastro, spetta alla previdenza com-
Roberto
Santarelli
plementare il compito di rispondere in
modo efficace ai bisogni dei lavoratori.
Proprio a partire da questi bisogni e dal
ruolo fondamentale dei fondi pensione
integrativi, abbiamo chiesto ai nuovi
gestori un approccio agli investimenti
più attivo, in grado di ottenere rendimenti interessanti anche nell’attuale
condizione di mercato, e fondato su
un’attenta gestione del rischio in tutte le
fasi dell’investimento», spiega Roberto
Santarelli, vicepresidente del fondo Cometa. Nell’assegnazione dei mandati,
«oltre alla competenza delle società
nella gestione di portafogli finanziari
e previdenziali, abbiamo valutato anche l’attenzione alle tematiche della
responsabilità e sostenibilità degli investimenti. Inoltre dopo avere rinnovato
l’anno scorso il comparto Sicurezza ed
avere ora assegnato i mandati per gli
altri comparti, Cometa sarà impegnata
a completare la nuova asset allocation
avviando, nel comparto Reddito, la fase
di realizzazione degli investimenti alternativi, anche a sostegno dell’economia
del Paese». (riproduzione riservata)