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FOCUS ON
MONOCROMI
MONOCHROMES
SUPPLEMENTO AL NUMERO 368 OTTOBRE 2016
Il collezionismo, il mercato, le gallerie | Collecting, market, galleries
IL GIORNALE DELL’ARTE
UNO STILE UNIVERSALE
A UNIVERSAL STYLE
La concretezza
dell’infinito
The concreteness
of
infinity
Da Malevic a Scheggi, da Fontana a Castellani,
le mutazioni del monocromo
The mutations of monochrome painting from
Malevich to Scheggi, and Fontana to Castellani
È
notevole osservare come
certi termini baciati da
una fortuna critica o
mondana assumono nel passare
del tempo connotazioni sempre
un po’ differenti, sino a diventare
recipienti di cose diverse.
Il caso della voga monocroma
tipica delle neoavanguardie è
uno di essi. Nato in seno alle
avanguardie storiche con le
ricerche d’assoluto di Casimir
Malevic e di purezza oggettiva di
Aleksandr Rodcenko, passato
attraverso la vicenda meno
celebrata dei polacchi Wladyslaw
Strzeminski e Katarzyna Kobro
teorici dell’Unismo (che intorno
al 1930 annunciava il «quadro
assoluto» fatto di una tessitura
uniforme di un solo colore: e le
chiamavano «Composizione
spaziale», per dire come le
parole lavorino nel tempo), il
monocromo è diventato tutt’altra
cosa, non meno concettualmente
ricca e ambigua, ai tempi in cui
esso diviene pane quotidiano
di una porzione non piccola
dell’avanguardia nuova.
Ciò accade negli anni Cinquanta
un po’ dappertutto. A fine
decennio si ricorda ampiamente il
caso di Yves Klein, che nel 1957
presenta a Milano le «Proposizioni
monocrome», si autodefinisce
Yves le Monochrome in una
mostra da Iris Clert, brevetta un
colore, l’International Klein Blue,
IKB, e si proclama «capo del
Movimento Monocromo nell’arte
attuale» annoverante, sono parole
sue, «una cinquantina di adepti oggi nel
mondo». Molti meno si ricordano
di un altro francese, Claude
Bellegarde, che per alcuni anni, a
metà decennio, si vuole informale
praticando l’Achromatisme, per
cui esistono solo il bianco e le sue
avventure.
Del resto all’inizio la questione
l’aveva intuita nuovamente
e posta, con l’antiteoricismo
fastoso che lo caratterizzava,
Lucio Fontana, immaginando
che lo scenario dei suoi
«Concetti spaziali» con buchi
(e i primi sono del 1949) fosse
completamente neutralizzato, una
superficie concreta e fisica ma
sottratta al pittoricismo imperante
nella tradizione e che il montante
informale tendeva per altro verso
a rieditare.
Fontana, Klein, e sull’onda delle
loro concezioni Azimut e Zero
sono gli artisti e le esperienze che
segnano il cambio di decennio
con quella che Piero Manzoni
e compagni chiamano, con
intuizione felice, «La nuova
concezione artistica», la mostra
milanese di Azimut che inaugura
il 1960. Scrive il Manzoni degli
«Achromes» che «La questione per
me è dare una superficie integralmente
bianca (anzi integralmente incolore,
neutra) al di fuori di ogni fenomeno
pittorico, di ogni intervento estraneo
al valore di superficie; un bianco
che non è un paesaggio polare, una
materia evocatrice o una bella materia,
una sensazione o un simbolo o altro
ancora; una superficie bianca che è
una superficie bianca e basta (una
superficie incolore che è una superficie
incolore) anzi, meglio ancora, che è
e basta: essere (e essere totale è puro
divenire)». Enrico Castellani gli fa
eco affermando che l'unico criterio
operativo possibile è quello «che,
attraverso il possesso di un’entità
elementare, linea, ritmo indefinitamente
ripetibile, superficie monocroma, sia
necessario per dare alle opere stesse
concretezza di infinito, e possa subire la
coniugazione del tempo, sola dimensione
concepibile, metro e giustificazione della
nostra esigenza spirituale».
CONTINUA A P
4, 1 COL.
FOCUS ON, a cura di Franco
Fanelli e Cristina Valota, direttore responsabile Umberto Allemandi, è un supplemento allegato a «Il Giornale dell’Arte».
Precedenti produzioni: «Focus
on Burri» allegato a «Il Giornale
dell’Arte» n. 357, ottobre 2015;
«Focus on Fontana» allegato a
«Il Giornale dell’Arte» n. 361,
febbraio 2016
FOCUS ON, edited by Franco Fanelli and Cristina Valota,
editor Umberto Allemandi &
C., is a supplement enclosed
with “Il Giornale dell’Arte”.
Previous supplements: “Focus
on Burri”, enclosed with issue
357, October 2015, of “Il Giornale dell’Arte”; “Focus on Fontana”, enclosed with issue 361,
February 2016, of “Il Giornale
dell’Arte”
Agostino Bonalumi, «Blu abitabile», 1967-2013
FOCUS ON MONOCROMI. IL GIORNALE DELL'ARTE. OTTOBRE 2016 | 3
SEGUE DA P
3, IV COL.
È dunque un’oggettività che non
intende riportare l’opera tra le
cose del mondo, ma restituirle
una fisicità non metaforica che la
proponga a un approccio sensibile
preciso, concreto, incarnato
in un’idea infine appropriata
di materia e di visione. È
un’assolutezza che risiede nella
pienezza sensibile e mentale
dell’operare, con una centralità
di presenza dell’autore che
trascende la nozione corrente di
soggettivismo ereditata dal tempo
romantico. L’opera è compiuta
non per via di perfezionamento
stilistico e tecnico, ma perché
lucida è la sua ragione operativa:
benché sia esteticamente
indifferente, essa contiene in tutto
e per tutto l’identità del soggetto
che l’ha fatta esistere. È frutto
della totalità attiva, senziente e
pensante dell’autore, ma è a sua
volta una totalità in se stessa, e
un soggetto che vive nel mondo
distinguendosi in forza del proprio
statuto oggettivo, definitivamente
sottratta all’artificio dell’arte che
viene creduto proprio perché
«finge».
Anche Agostino Bonalumi,
Dadamaino e i tedeschi di Zero,
Heinz Mack e Otto Piene, sono
della partita, anche se, com’è per
Castellani, per loro la questione
è fare del quadro un luogo di
accadimenti diversi dal figurare
e dall’astrarre pittorico ordinari,
eventi che vanno dai rilievi alle
sagomature a fori intenzionati:
i «Volumi a moduli sfasati» di
Dadamaino sono addirittura
superfici traslucide tramate di
fori fitti e regolari, una pura
modulazione luminosa in assenza
di colore e, quasi, di superficie.
Mack scrive che «La possibilità di
esprimere “un colore attraverso tutti
i colori” deve essere contrastata dalla
possibilità di esprimere tutti i colori
attraverso un colore. Tale idea ha senso
solo perché è possibile portare un colore
a modificarsi al punto tale da diventare
completamente autosufficiente.
Possiamo raggiungere tale intensità
di vibrazione cromatica attraverso un
continuum di deviazioni da un ideale
monocromo, o attraverso un continuum
di gradazione dello stesso». «La verità,
postilla Castellani poco dopo,
è che la monocromia è stata l’ultima
chance della pittura per differenziarsi
dalle altre arti; la superficie che ha
di volta in volta descritto, alluso,
suggerito, che è stata teatro di idilli
e drammi e vaniloqui, ora è muta.
Sull’ultimo atto della pittura è caduto
un sipario monocolore e sarebbe vano
indugiarvi in mistica contemplazione».
Un passaggio importante si
verifica il 18 marzo 1960.
Allo Städtisches Museum di
Leverkusen Udo Kultermann,
critico sodale di Azimut,
inaugura «Monochrome Malerei»,
mostra di situazione in cui la
questione della monocromia è
affrontata in tutta la sua ampiezza
e già in un tentativo di prospettiva
storica. Gli artisti coprono uno
spettro che va dalla proposizione
più ancorata all’idea storica di
pittura all’aroma concettuale,
da Baumeister a Castellani, da
Fontana a Klein, da Kusama
a Rothko (cui è dedicata la
copertina), da Scarpitta a Tàpies.
Vi figurano altri italiani come
Francesco Lo Savio (la cui
pittura, scrive il geniale Emilio
Villa, sale «dal colore alla luce, dalla
luce allo spazio, e dallo spazio ad un
probabile umore dell’idea»), Piero
Dorazio, i cui «Reticoli» indicano
una via possibile di sublimazione
del pittorico diametralmente
opposta a quella di Manzoni e
affini, ed Enrico Bordoni, i quali,
tra astrazione pura e arte concreta,
mirano all’essenzializzazione
estrema del costruire l’immagine
attraverso il colore puro: e
avrebbero ben potuto essere della
partita anche Carla Accardi,
dalle asciutte tarsie matissiane
di bianco-nero («Negativi
positivi») e di toni puri contigui,
e Giulio Turcato, le cui superfici
sono variazioni continuamente
emozionate d’un unico colore.
In realtà, ben intuisce Castellani
e ben documenta il lavoro
degli artisti che dagli esempi
di Azimut e Zero prendono le
mosse negli anni Sessanta, Jan
Schoonhoven e Raimund Girke,
Paolo Scheggi e Turi Simeti,
Bernard Aubertin e Gottfried
4 | FOCUS ON MONOCHROMES. IL GIORNALE DELL'ARTE. OCTOBER 2016
Honegger, la monocromia è la
premessa fondamentale e non
necessariamente l’esito, è porre il
problema dell’arte possibile, non
la soluzione: verrà, poi, la pittura
analitica e una vicenda ulteriore
del monocromo.
Perché, ben scriverà anni dopo
proprio Honegger, il monocromo
«può rappresentare il misticismo,
l’interiorizzazione, la contemplazione,
l’impercettibile, l’indicibile, l’infinità
eterna, la sensibilità pura, il nulla.
Oppure la rivolta, il rifiuto,
l’opposizione alla consumazione, la
reazione contro la superinformazione,
contro la polluzione visiva. Il
monocromo può essere un’igiene estetica
di fronte ai riflessi ingannevoli, di fronte
all’arte-commercio. Il monocromo
può essere una sfida al giudizio e una
difesa dalla manipolazione. O uno
spazio dove si può dar libero corso alla
propria immaginazione, una zona di
purezza, di bellezza, di benessere,
di concentrazione, di semplicità,
d’essenzialità, d’interezza».
avant-garde movement.
This took place pretty much
everywhere during the fifties. At
the end of the decade, it was clearly
the case of Yves Klein, who in
1957 presented the “Monochrome
propositions” in Milan, and
who dubbed himself Yves le
Monochrome in a show by Iris
Clert. He also patented a colour,
International Klein Blue, IKB, and
proclaimed himself “leader of the
Monochrome Movement in current
art” which in his own words,
counted “about fifty followers in the
world today”. Far fewer remember
another Frenchman, Claude
Bellegarde, who for several years in
the middle of the decade declared
himself as informal artist practising
Achromatisme, for whom only white
and its adventures existed.
Moreover, at the outset the question
had been sensed and brought
forward with the magnificently antitheoretical nature that characterised
him, by Lucio Fontana, imagining
that the scenario of his “Concetti
q Flaminio Gualdoni
spaziali” with holes (and the
first ones dated from 1949) was
completely neutralised, a material
t is remarkable to observe
and physical surface but removed
how certain terms blessed by
from the prevailing pictorial
a critical fortune or be society
nature required by tradition and
take on varying connotations
which the informal school was on
as time passes, to the point of
becoming recipients of something
the other hand tending to revise.
very different.
Fontana, Klein and, in the wake
The case of the monochrome
of their conceptions, Azimut and
fashion typical of the new avantZero are the artists and experiences
garde movements is one of these.
that mark the decade of change
Born within the historical avantwith what Piero Manzoni and
garde movements and Casimir
fellow intuitively dubbed as “The
Malevich’s striving for the absolute new artistic conception” with the
and Alexander Rodchenko’s
exhibition in Milan of Azimut at
objective purity, filtered through
the start of 1960.
the less celebrated cases of the
Manzoni wrote of the “Achromes”
Polish Władysław Strzeminski and that “The issue for me is to produce a
Katarzyna Kobro, theoreticians
wholly white surface (indeed, entirely
of Unism (which around 1930
colourless, neutral) outside any pictorial
phenomenon, any outside intervention on
announced the “absolute picture”
the value of the surface; a white that is
made of a uniform texture of a
not a polar landscape, an evocative matter
single colour which they called
or a beautiful matter, a sensation or a
“spatial composition”, which says
symbol or something else; a white surface
something of how words work
that is a white surface and nothing else
over time), monochrome painting
(a colourless surface that is a colourless
has become something quite
surface) or, better still, that just is: being
different, no less conceptually rich
(and total being is pure becoming)”.
and ambiguous, at the time
when it became the daily bread of a Enrico Castellani echoed him
sizeable portion of the new
by stating that the only possible
I
PHOTO MATTEO DE FINA
Una veduta della mostra «AZIMUT/H. Continuità e nuovo» svoltasi alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia nel 2014-15
A view of the exhibition «AZIMUT/H. Continuity and Newness» at the Peggy Guggenheim Collection in Venice in 2014-2015
operational criterion is that which,
“through the possession of an
elementary entity, line, indefinitely
repeatable rhythm, monochrome
surface, be necessary to give the
works themselves the concreteness
of infinity and which can suffer
the conjugation of time, the
only conceivable dimension,
measurement and justification of
our spiritual need”.
It is therefore an objectivity that
does not aim to assign the artwork
to the things of the world but
to give it a non-metaphorical
physicality leading it to a sensible,
precise, concrete approach in
a suitable idea of material and
vision. It reflects an absoluteness
that resides in the sensitive and
mental fullness of making art, with
a centrality of presence of the artist
that transcends the current notion
of subjectivism inherited from the
Romantic period. The work is
fulfilled not by means of stylistic and
technical perfection, but because
its operational motivation is lucid:
although aesthetically indifferent, it
contains in all respects the identity
of the individual who made it exist.
It is the result of the active, sentient
and thinking totality of the artist,
but is itself a totality in itself, and
a subject that lives in the world,
distinguishing itself by virtue of
its objective status, permanently
removed from the artifice of art that
is believed because it “pretends”.
Agostino Bonalumi, Dadamaino,
and Germany's Zero members
Heinz Mack and Otto Piene also
agreed with this, although, as in the
case of Castellani, for them the issue
was to make a picture into a place
for events other than figuring and
abstracting ordinary painting: events
ranging from surveys to shaping
and intentional holes. Dadamaino’s
“Volumi a moduli sfasati”, indeed,
were translucent surfaces dotted
with packed and regular holes,
a pure light modulation in the
absence of colour, almost, of surface.
Mack writes that “The ability to
express ‘a colour through all colours’
has to be countered by the possibility of
expressing all colours by one colour.
This idea only makes sense because you
can make a colour change to the point of
becoming completely self-sufficient. We
can attain such intensity of chromatic
vibration through a continuum of
deviations from an ideal monochromatic
starting point, or through a continuum
of gradation of the same”. “The truth”,
added Castellani shortly thereafter,
“is that monochromy was the last chance
of painting to differentiate itself from the
other arts; the surface that has from time
to time described, alluded, suggested, that
has been the scene of idyls and dramas
and empty talk, is now silent. The last
act of painting has seen a monochrome
theatre curtain fall and it would be vain
to linger over this point in mystical
contemplation”. An important
step occurred on 18 March 1960.
At the Städtisches Museum in
Leverkusen, Udo Kultermann, a
critic close to Azimut, inaugurated
“Monochrome Malerei”, an
exhibition surveying the situation
in which the question of the
monochrome is addressed in
all its breadth and already in an
attempt at historical perspective.
The artists covered a spectrum
ranging from the proposition most
closely anchored to the historical
idea of painting in a conceptual
interpretation, from Baumeister to
Castellani, Fontana and Klein,
from Kusama to Rothko (who
featured on the cover), and from
Scarpitta to Tàpies. Other Italians
also featured, such as Francesco
Lo Savio (whose painting, writes
the insightful Emilio Villa, arises
“from colour to light, from light to space,
and from space to a probable mood of
the idea”), Piero Dorazio, whose
“Reticoli” indicated a possible
way of sublimating painting that
was diametrically opposed to that
of Manzoni and the like; and
Enrico Bordoni. All, between
pure abstraction and concrete art,
aimed at the extreme reduction
of essentials in the construction
of the image using pure colour:
this group could well have been
joined by Carla Accardi, with
her dry combinations of Matisse-
like white/black (“Negativi
positivi”) and contiguous pure
tones, and Giulio Turcato, whose
surfaces are continuously excited
variations of a single colour. In
reality, as Castellani sensed and
documented, artists who started
from the examples of Azimut Zero
to develop their own work in the
sixties, like Jan Schoonhoven and
Raimund Girke, Paul Scheggi and
Turi Simeti, Bernard Aubertin and
Gottfried Honegger, monochromy
is the fundamental premise and not
necessarily the outcome, and the
main concern is the problem of a
possible art, not the solution: it was
only later that analytic painting
developed as a further development
of the monochrome. Because,
as Honegger wrote years later,
the monochrome “may represent
mysticism, internalisation, contemplation,
the imperceptible, the unsayable, eternal
infinity, pure sensibility, nothingness.
Or revolt, rejection, opposition to
consummation, reaction against the superinformation, against visual pollution. The
monochrome can be an aesthetic hygiene
in the face of deceptive reflections, or in
thecae of art as business. The monochrome
can be a challenge to judgement and a
defence against manipulation. Or a space
in which one can give free rein to one’s
imagination, a zone of purity, beauty,
well-being, concentration, of simplicity,
essentialness, of wholeness”.
q Flaminio Gualdoni
FOCUS ON MONOCROMI. IL GIORNALE DELL'ARTE. OTTOBRE 2016 | 5
NOI E GLI ALTRI | WE AND THE REST
Il monocromo italiano nasce
dalla luce e dalla poesia
Italian monochrome painting
arises from light and poetry
«La monocromia, spiega lo specialista Luca Massimo Barbero,
piace perché l’osservatore (e il collezionista) è attratto da ciò che
non si riconosce ma bisogna saper vedere»
“Monochrome painting”, explains expert Luca Massimo Barbero,
“appeals because the observer (and the collector) is attracted to what one
cannot recognise, but which you need to know how to see”
PHOTO ALESSANDRO MOGGI, PER GENTILE CONCESSIONE DELLA FONDAZIONE PALAZZO STROZZI
L
uca Massimo Barbero,
curatore associato della
Collezione Peggy
Guggenheim di Venezia, è tra i
massimi esperti italiani di pittura
monocroma.
Come spiega l’attuale fortuna dei
monocromi sul mercato italiano e
internazionale?
La monocromia ha la possibilità di
non dipendere da letture figurali, è di
fatto trasversale a molte culture, è
esteticamente forte, e culturalmente
riveste significati dal «mistico» evocato da
Pavel Florenskij ai segmenti monocromi,
utili a ingrandire i dipinti, tanto amati da
Warhol. È insomma quell’indagine che
libera da letture nazionalistico-esotiche
può essere definita per il piacere degli
occhi: globale. Inoltre la celebrazione di
autori come Barnett Newman, Lucio
Fontana, Robert Ryman così come Yves
Klein o Ellsworth Kelly ha finalmente
fatto raggiungere al grande pubblico in
modo continuativo opere e mostre in cui
la monocromia è protagonista indiscussa
e accettata.
Chi sono i padri italiani della
monocromia? E quali sono gli
artisti italiani che non potrebbero
mancare in un’ipotetica mostra
sulla monocromia italiana?
La monocromia non ha «condizione di
paternità», esistono esempi curiosi in
alcuni notturni simbolisti di fine XIX
e primi anni del secolo successivo.
Luca Massimo Barbero accanto a un’opera di Lucio Fontana
Luca Massimo Barbero next to a Lucio Fontana's work
Le indagini sul colore di Balla non
sono monocrome ma introducono
problematiche di «compenetrazioni»
straordinariamente propedeutiche al
tema dell’indagine sul colore, perché di
questo si tratta, non semplicemente di
una campitura stesa più o meno bene
o di una straordinaria «tinta unita» dal
sapore decorativo. Perché decorativo
il «buon monocromo» non è. Accenni
importanti vi sono nel razionalismo
italiano della metà degli anni Trenta
e penso anche ad alcune sculture di
Fontana in gesso o di Melotti. Ci furono
pittori della Galleria Il Milione che
creano campiture che si stagliano come
6 | FOCUS ON MONOCHROMES. IL GIORNALE DELL'ARTE. OCTOBER 2016
piccoli inserti di monocromia. Ma lo sono
già le straordinarie tavolette in cemento
graffito di Lucio Fontana appunto e via
via sino agli anni Quaranta in un gioco
di riflessi tra il maestro argentino e Burri
e i rilievi del sempre più dimenticato e
trascurato Piero Dorazio. Insieme a
questi chi metterei? L’elenco è lungo
ma sicuramente oltre ai milanesi degli
anni Sessanta, da Manzoni (con il
suo campionario antimonocromo che
appunto battezza «Achrome») alla
triade Castellani-Bonalumi-Scheggi,
aggiungerei oltre a molti altri (ma
non amo gli elenchi del telefono…)
il trascurato Angelo Savelli, alcune
finezze morandiane di Arturo Bonfanti
(che monocromo ortodosso non è)
qualche modulo sfasato della compianta
Dadamaino. Amo le esattezze di
Rodolfo Aricò. Non potrebbero poi
mancare più di un vibrante dipinto del
dimenticato Mario Deluigi, maestro di
luce e segno; dei poco noti Capogrossi
della metà anni Sessanta; un ferro
trasparente di Consagra lucente e
metallico come un’arma della natura.
Tra i «padri» alcune micropitture
bellissime di Osvaldo Licini. Una
bella icona antica forse? Un pezzo di
pittura senese o fiorentina del Trecento?
Ettore Spalletti? Riccardo De
Marchi? Un Boetti Gilera e insieme
Gianni Piacentino, Luciano Fabro,
Anselmo, Icaro? La monocromia non
è appunto ortodossa, è uno stato del
colore, del «pensare» il colore. E non è
necessariamente solo un’area piatta a
«uso minimalista». Vi sono anche nuove
generazioni che colgono profondamente
e in modo trasversale il senso del
monocromo come campo d’azione e di
verifica.
Quali sono le tipologie del
monocromo italiano? Che
differenze sussistono tra
monocromia italiana e monocromia
internazionale?
Per assuefazione alle modalità
neoaccademiche della storia dell’arte
degli Usa la monocromia italiana è stata
letta in primis come un movimento della
seconda metà degli anni Cinquanta,
a parte alcune eccezioni negli anni
Sessanta. La triade Klein-FontanaManzoni diviene così strumentalmente
utile ad affiancare il Minimalismo
e tangenzialmente a esprimersi
esclusivamente attraverso i «grandi
movimenti» da Azimut a Zero.
Fortunatamente oggi alcuni studiosi
stanno ridando respiro all'originalità di
Lucio Fontana, collocandone la figura
nelle origini appunto degli anni Trenta
e dell’immediato secondo dopoguerra.
Ciò ha restituito alla «monocromia»
italiana quell’aspetto più naturale,
poetico e meno «intellettuale» della sua
accezione e interpretazione statunitense
che è neutralizzante. Fontana non
rilascia dichiarazioni a proposito della
monocromia. Egli al massimo riconosce
al colore monocromo la «potenzialità»
di poter aggiungere un elemento al
«Concetto di Spazio», e ricordo che
3, IV COL.
PHOTO MATTEO DE FINA
SEGUE DA P
Una veduta della mostra «AZIMUT/H. Continuità e nuovo» svoltasi alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia nel 2014-15
A view of the exhibition «AZIMUT/H. Continuity and Newness» at the Peggy Guggenheim Collection in Venice in 2014-2015
i primi «Buchi», nel 1949, nascono
proprio su superfici monocrome bianche
di carta. Per Klein, che è di quasi
trent’anni più giovane di Fontana, la
via della monocromia è anche legata
alle potenzialità concettuali del
colore, tanto da individuarne alcuni e
inventarne uno che è il suo «Campione»,
l’essenza, la libertà. Rappresenta la
nuova generazione in un qualche senso
«liberata» da Fontana e per questo
entrambi si stimano. Così per Mack,
tutto il Gruppo Zero, la monocromia
è una condizione ma è anche una
nuova dimensione, liberatoria, al di là
delle matericità obsoleta e tracimante
dell’Informale.
Lo schermo, la luce, lo spazio, il fuoco,
l’aria. Da quel momento la monocromia
europea ha una sua identità forte,
transgenerazionale e direi unitaria, non
vi sono più i «padri» ma un senso nuovo
dello spazio della pittura, del senso
dell’arte, rivoluzionario, antifigurativo,
antipessimista, nuovo.
Che cosa ha determinato il
radicalismo e il nichilismo della
monocromia americana (di Barnett
Newman e Ad Reinhardt)?
Se per paradosso la necessità di uscire,
abbattere e radicalmente mutare lo
«spirito» dell’Informale ha cambiato
fondamentalmente le ricerche dei giovani
europei e li ha condotti alla ricerca di
un momento monocromo (ma penso
alla continuità della monocromia o alla
sua rinascita in Burri), negli Stati
Uniti vi è stata una sorta di curiosa
continuità tra le avanguardie di astrazione
geometrica europea che sino dagli anni
Quaranta ispiravano gli Stati Uniti, il
cortocircuito dell’Espressionismo astratto,
straordinario, nuovo, immensamente
liberatorio sia per la pittura sia per
il colore e il «metodo» e un ritorno
all’idea di opera come campo cromatico
immediatamente dopo l’Espressionismo.
Un caso? Ad Reihnardt ispirato dal
Suprematismo sino a immergersi nel
più profondo abisso monocromo, ma
anche Barnett Newman, parla e scrive
di «Sublime Adesso». Che dire delle
sperimentazioni degli spazi di Rothko?
Ma diviene monocromo solo negli
stupendi lavori neri presaghi della fine?
Le pitture sono diverse. Rauschenberg
cancella De Kooning e dipinge
monocromi pastosi e densi tra ’50 e ’51
quasi abbia guardato ancora una volta
all’Europa. La monocromia non è una
differenza, ma appunto uno stato d’animo
(direbbe Boccioni).
Casimir Malevic, per commentare
il suo dipinto «Quadrato bianco
su fondo bianco» del ’17 (primo
dipinto monocromo della storia),
scrisse: «Mi sono trasfigurato nello
zero delle forme». La monocromia
nasce da un’estasi?
Per un russo compatriota di quel mistico
scrittore e visionario che è appunto Pavel
Florenskij è naturale che la monocromia
nasca dall’estasi. Per un italiano nasce
dalla nostra luce, dall’abbacinante senso
del colore che ci presentano la nostra vita,
la storia della nostra pittura, la natura.
Come spiega la generale attrazione
del collezionismo per l’astrazione?
È una ricerca per ciò che «non si riconosce
ma che bisogna saper vedere». L’occhio
per l’astrazione richiede un rapporto
altro con la natura, con lo specchio, con
l’immagine.
Negli anni Novanta lei ha curato
una mostra dal titolo «Monocromo
Bianco», una su «Azimut», il
catalogo generale dell’opera su carta
di Lucio Fontana e il catalogo
ragionato dell’opera completa di
Paolo Scheggi: monocromi si nasce
o si diventa?
Monocromi si è...
q Guglielmo Gigliotti
L
uca Massimo Barbero,
Associate Curator of
the Peggy Guggenheim
Collection in Venice, is one of the
top Italian experts in monochrome
painting.
How do you explain the current
fortunes of monochrome paintings
on the Italian and international
markets?
Monochrome painting has the possibility
of not having to depend on figural
readings; it effectively cuts across many
cultures, is aesthetically strong, and
culturally bears meanings from the
“mystical” evoked by Pavel Floresnky
to the monochrome segments, of use
for enlarging the paintings, so loved
by Warhol. In short, it is a form that
frees one from any type of nationalisticexotic readings and can be defined
for the pleasure of the eyes: global.
Moreover, the celebration of artists like
Barnett Newman, Lucio Fontana,
Robert Ryman, as well as Yves
Klein or Ellsworth Kelly, has finally
made works and exhibitions known
to the general public in a continuous
fashion, and in these monochromy is the
undisputed and accepted protagonist.
Who are the Italian fathers of
monochrome art? And which
Italians artists would it be essential
to include in a hypothetical
exhibition of Italian monochrome
painting?
Monochrome painting has no “condition
of paternity”, and there are as a
result some curious examples in some
night-scenes by the Symbolists of the
late nineteenth and early years of the
following century. Balla’s investigations
into colour are not monochromatic but
introduce problems of “interpenetration”
that are extraordinarily preparatory to
the theme of the investigation into colour,
because this is what it is all about: it is
not simply a field of colour spread more
or less capaciously or of an outstanding
‘solid colour' laid for decorative reasons.
For “good monochrome” art is not at
all ‘decorative’. Important clues appear
in the Italian rationalism of the mid-
FOCUS ON MONOCROMI. IL GIORNALE DELL'ARTE. OTTOBRE 2016 | 7
thirties and I would also include some of
Fontana’s sculptures in plaster or those
by Melotti. There were painters at the
Milione gallery who created fields of
colour that stand out like small inserts
of monochromy. But there were already
Lucio Fontana’s extraordinary panels
in graffitied cement and so on up to the
forties in a play of reflections between
the Argentine artist and Burri and the
reliefs of the increasingly forgotten and
neglected Piero Dorazio. Who else
would I place alongside these? The
list is long but definitely, on top of the
Milanese artists of the sixties, from
Manzoni (with his anti-monochrome
sampler which he baptised “Achrome”)
to the Castellani-Bonalumi-Scheggi
triad, I would add many others (but I do
not like phone directories...) such as the
Boetti Gilera with Gianni Piacentino,
Luciano Fabro, Anselmo, Icaro?
Monochrome art is not orthodox as you
see; it is a state of colour, of “think”
about colour. It is not necessarily just a
flat area for “minimalist use”. There are
also new generations who have a deep and
cross-cultural sense of monochrome as
field of action and verification.
What are the typologies of Italian
monochrome art? What differences
exist between Italian and
international monochrome art?
Because of the swamping of the netacademic methods of the art history of
the United States, Italian monochrome
art has been viewed primarily as a
movement of the second half of the fifties,
with some exceptions in the sixties. The
Klein-Fontana-Manzoni trio thus
geometric abstraction which until the
forties inspired the United States, to the
short circuit of abstract Expressionism
that was extraordinary, new, immensely
liberating both for painting and for
colour and “method” and a return to
the idea of work of art as a chromatic
field immediately after Expressionism.
An example? Reihnardt, for instance,
inspired by Suprematism to the point of
plunging into the deepest monochrome
abyss, but also Barnett Newman, who
speaks and writes of the “Sublime
Now”. And what about the experiments
of Rothko’s spaces? Does he become
monochrome only in the stupendous
foreboding black works at the end? The
paintings are different. Rauschenberg
cancelled out De Kooning and painted
doughy and dense monochromes between
1950 and 1951, as though he had once
again looked to Europe. Monochromy is
not a difference, but a state of mind (as
Boccioni might say).
To comment on his painting
“White on white” of 1917 (the first
monochrome painting in history),
Kazimir Malevich wrote: “I have
transfigured myself in the zero of
forms”. Was monochrome art
born in ecstasy?
For a Russian who was a compatriot
of that mystical writer and visionary
that was Florensky, it is natural that
monochromy should be born of ecstasy.
For an Italian, it stems from our light,
from the dazzling sense of colour that
our life, the history of our painting,
nature give us.
Una veduta della mostra «AZIMUT/H. Continuità e nuovo» svoltasi alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia nel
2014-15/A view of the exhibition «AZIMUT/H. Continuity and Newness» at the Peggy Guggenheim Collection in Venice
How do you explain the
in 2014-2015
widespread attraction abstraction
neglected Angelo Savelli, some subtle
becomes instrumentally useful for placing longer around but there is a new way of
has for collectors?
‘Morandian’ pieces by Arturo Bonfanti
alongside Minimalism and tangentially
space in painting, of the meaning of art
It is a search for what “one cannot
(who was no Orthodox monochrome
for expressing oneself exclusively
that are revolutionary, anti-figurative,
recognise, but which you need to know
artist) and some out-of-phase modules by through the “great movements” from
anti-pessimistic, new.
how to see”. The eye for abstraction
the late Dadamaino. I love the accuracy Azimut to Zero. Fortunately some
What brought about the radicalism requires a different relationship with
of Rodolfo Aricò. Nor could we miss
scholars today are giving freer rein
and nihilism of American
nature, with the mirror, with the image.
out at least two vibrant paintings by the
to the originality of Lucio Fontana,
monochrome art (Barnett Newman In the 1990s, you curated an
overlooked Mario Deluigi, a master of
positioning him back at the origins in
and Ad Reinhardt)?
exhibition entitled “Monocromo
light and sign; plus the little-known
the thirties and the immediate post-war
While paradoxically the need to
Bianco” (‘White monochrome’),
Capogrossi in the mid-sixties, and a
period. This has Italian “monochromy” leave, break down and radically change
another on “Azimut”, and edited
the “spirit” of Informal art has
transparent, shiny and metallic work by
a more natural aspect that is poetic and
the general catalogue of Lucio
Consagra, like a weapon of nature. From less “intellectual” than the meaning and fundamentally changed the work of young Fontana’s works on paper and
European artists and led them to strive for the catalogue raisonné of Paolo
the “fathers”, I would choose some
interpretation given it in the US which
is more neutralising. Fontana made no
a monochrome phase (here, I’m thinking
beautiful micro paintings by Osvaldo
Scheggi’s complete works: is one
of the continuity of monochrome art and
Licini. Perhaps a beautiful ancient
declarations about monochrome art. At
born monochrome or does one
its rebirth in Burri), in the US there
icon? A fourteenth-century example of
most he recognised in a monochrome
become one?
colour the “potential” of being added
has been a sort of curious continuity from Monochrome is something one is..
Florentine or Sienese painting? Ettore
to the “Concetto di Spazio”, and I
the avant-garde movements of European
Spalletti? Riccardo De Marchi? A
q Guglielmo Gigliotti
PHOTO MATTEO DE FINA
remember that the first “Holes” in
1949, appeared in white monochrome
sheets of paper. For Klein, almost thirty
years younger than Fontana, the way
of the monochrome is also linked to the
conceptual potential of colour, to the point
of identifying some and inventing one that
is his “Sample”, the essence, freedom.
He represents the next generation in
some sense “liberated” from Fontana
and for this reason both are esteemed. So
for Mack, for the entire Gruppo Zero,
monochromy is a condition but it is also
a new, freeing dimension, beyond the
obsolete and overwhelming materiality
of the Informal. The screen, light,
space, fire, air. Since then, European
monochrome art has had its own strong,
trans-generational identity, and I would
say unified too; the “fathers” are no
8 | FOCUS ON MONOCHROMES. IL GIORNALE DELL'ARTE. OCTOBER 2016
Associazione Culturale, via Beatrice Cenci 8, Roma
Tel. + 39 06 3232868 - [email protected]
Tano Festa, «Senza titolo»/«Untitled», 1961, tecnica mista su tavola/mixed media on panel, 58x108 cm
È in preparazione il II Volume delle opere presenti nello Studio Soligo - Archivio Storico Tano Festa
a cura del Prof. Duccio Trombadori e Prof. Gianluca Marziani
The catalogue of works present in the Studio - Archivio Storico Tano Festa
is currently being prepared, edited by Prof. Duccio Trombadori and Prof. Gianluca Marziani
Patrocinio:
Edizione:
Palazzo Collicola Arti Visive
Museo d'Arte Contemporanea - Spoleto
Costa Deniarte
Arte Contemporanea - Roma
Pionieri e protagonisti del monocromo italiano, da
Pioneers and exponents of Italian monochrome fr
AGOSTINO BONALUMI
Agostino Bonalumi
(Vimercate, Milano, 1935 - Monza,
2013), entrato ben
presto in contatto,
tramite Enrico Baj,
con Fontana, Manzoni e Castellani, si afferma tra i protagonisti dell’«azzeramento» della pratica
pittorica, in reazione all’esaurimento
dei movimenti informali. La sua prima
personale è del ’56 alla Galleria Totti di
Milano; nel ’58, nella stessa città, è con
Castellani e Manzoni alla Galleria Pater,
per poi entrare nell’orbita della galleria
di Arturo Schwarz, che nel ’65 gli dedica
una personale e ne acquista alcune opere e poi, nel ’66 (anno della sua prima
partecipazione alla Biennale di Venezia,
seguita da quella del ’70 con una sala
personale) tra gli autori della galleria Il
Naviglio, con cui stringerà un lungo sodalizio. Protagonista assoluto della pittura monocroma, si esprime attraverso
estroflessioni e tensioni della tela, ottenute attraverso sagome di legno metallo
poste dietro la superficie del supporto
e pervenendo così a un’infinita gamma
di varianti, non solo per le soluzioni plastiche e «grafiche» via via adottate ma
anche e soprattutto in virtù dell’incidenza
luminosa sulle opere. Ha esteso il suo interesse alla dimensione ambientale della
pittura e alla scenografia. La prima, ampia retrospettiva è del 1980 a Palazzo Te
a Mantova, a cura di Flavio Caroli e Gillo
Dorfles. Nell’ultimo periodo di attività ha
tenuto mostre monografiche a Bruxelles,
Mosca, New York e Singapore.
Agostino Bonalumi (Vimercate, Milan,
1935 - Monza, 2013) frequented Fontana,
Manzoni and Castellani at the start of his
career, thanks to Enrico Baj, and became
one of the protagonists of the ‘cancellation’
of painting as practice, in response to the
exhaustion of the informal movements. His
first solo show took place in 1956 at Galleria Totti in Milan; in 1958, in the same city,
he was with Castellani and Manzoni at the
Galleria Pater, and then entered the circuit
of Arturo Schwarz’s gallery, which in 1965
dedicated a personal exhibition to him and
bought some of his works . In 1966 (the
year of his first participation at the Venice
Biennale, followed by the 1970 edition with
a solo show), Bonalumi was one of the
artists at the Naviglio gallery, with which he
retained a long association. The absolute
protagonist of monochrome painting, he
expressed himself through extroflexions
and tensions of the canvas, achieved by
using metal and wooden shapes placed
behind the surface of the support and thus
arriving at an infinite range of variants, not
only for the three-dimensional and ‘graphic’
solutions adopted progressively but with regard to the incidence of light on his works.
He has extended his interest to the envi-
ronmental dimension of painting and set design. His first, large retrospective took place
in 1980 at Palazzo Te in Mantua, curated by
Flavio Caroli and Dorfles. In the last period of
his activity he held solo exhibitions in Brussels, Moscow, New York and Singapore.
ENRICO CASTELLANI
Enrico Castellani è
nato a Castelmassa
(Rovigo) il 4 agosto
1930. Dopo la laurea in Architettura
in Belgio, si reca a
Milano dove stringe
un sodalizio con Piero Manzoni, fondando assieme, nel 1959, la galleria Azimut
e la rivista «Azimuth», quali strumenti di
promozione delle più avanzate ricerche
di azzeramento del segno nell’arte. Sempre nel ’59 Castellani realizza la prima estroflessione, a base di tela monocroma
tesa su retrostanti chiodi infissi nel telaio,
ritmicamente disposti. Le superfici a rilievo
lo portano a esporre nel ’60 alla mostra
«Monochrome Malerei» presso lo Städtisches Museum di Leverkusen e nel ’65
a «The Responsive Eye» al MoMA di New
York. L’anno successivo è alla Biennale di
Venezia con una sala personale; nel ’67
allestisce al Palazzo Trinci di Foligno l’opera «Ambiente bianco», nel contesto della
mostra «Lo spazio dell’immagine». Nel
1968, in occasione de «Il teatro delle mostre», alla Galleria La Tartaruga di Roma,
viene presentato «Il muro del tempo». Nel
1981 partecipa a «Identité Italien. L’art en
Italie depuis 1959» al Centre Pompidou di
Parigi. Dal 1973 Castellani vive a Celleno,
un piccolo borgo nella provincia di Viterbo,
dove realizza opere esposte in rare mostre
in tutto il mondo (nel 1999 la Galleria Lia
Rumma inaugura la sua sede milanese
con un'antologica), per una carriera culminata nel 2010 con il Praemium Imperiale
di Tokyo.
Enrico Castellani was born in Castelmassa (Rovigo) on 4 August, 1930. After
graduating in Architecture in Belgium, he
moved to Milan where he formed a partnership with Piero Manzoni, with whom
he founded the Azimut gallery in 1959,
together with “Azimuth” magazine, used
as promotional tools for the most advanced research into the cancellation
of marks in art. Also in 1959, Castellani
produced his first extroversion, based on
a monochrome canvas stretched over
rhythmically arranged nails driven behind
into the frame. Embossed surfaces led
him to exhibit “Monochrome Malerei” at
the Städtisches Museum in Leverkusen
in 1960, and “The Responsive Eye” at the
MoMA in New York in 1965. The following
year he was at the Venice Biennale with a
personal exhibition; in 1967, he featured
at Palazzo Trinci in Foligno with “Ambiente
bianco” in the context of the “Lo spazio
10 | FOCUS ON MONOCHROMES. IL GIORNALE DELL'ARTE. OCTOBER 2016
dell’immagine” exhibition. In 1968, on
the occasion of “Il teatro delle mostre”
at Galleria La Tartaruga in Rome, he presented “Il muro del tempo”. In 1981, he
participated in “Identité Italien. L’art en
Italie depuis 1959” at the Centre Pompidou in Paris. Since 1973, Castellani
has lived in Celleno, a small village in the
province of Viterbo, where he produces
works displayed in rare exhibitions around
the world (in 1999 the Galleria Lia Rumma inaugurated its space in Milan with an
anthological exhibition of his work), in a
career which culminated in 2010 with the
Praemium Imperiale in Tokyo.
DADAMAINO
Dadamaino (Edoarda Emilia Maino)
è nata a Milano il
2 ottobre 1930 ed
è morta nella stessa città il 13 aprile
2004. Folgorata sul
finire degli anni ’50 da un «Concetto spaziale» di Fontana, si avvicina a Manzoni e
Castellani, venendo da loro incoraggiata a
perseguire un azzeramento dei segni e partecipando a collettive nella galleria Azimut
da loro fondata, dove espone nel ’59 i suoi
«Volumi a moduli sfasati». Lo stesso anno,
la Galleria del Prisma di Milano, dove era
stata presentata da Manzoni, ospita la sua
prima personale. Del ’62 è la mostra «Maino. Monochrome Malerei» alla Galleria Senatore di Stoccarda. Durante gli anni ’60
entra in contatto con i tedeschi del Gruppo
Zero, gli italiani del Gruppo T, del Gruppo
Enne e con francesi del GRAV, esponendo
con loro in più occasioni. «Oltre la pittura. Oltre la scultura. Ricerca d'arte visiva»
è una mostra che la stessa Dadamaino
cura nel 1963 presso la Galleria Cadario
di Milano. Gli anni ’70 sono segnati dai
cicli degli «Alfabeti della mente», gremiti di
minuti grafemi, presentati nel 1980 nella
sala personale della Biennale di Venezia.
«Il movimento delle cose», lunghi fogli di
poliestere ricolmi di fluide onde segniche,
è un ciclo avviato negli anni ’80 e presentato nella sala personale della Biennale
di Venezia del 1990. Nel 2000 il Museum
Bochum dedica a Dadamaino un’ampia
mostra antologica dal titolo «Dadamaino.
Retrospektive 1958-2000».
Dadamaino (Edoarda Emilia Maino) was
born in Milan on 2 October, 1930 and
died in the same city on 13 April, 2004.
Overwhelmed at the end of the 1950s by
a “Spatial Concept” by Fontana, she got
to know Manzoni and Castellani who encouraged her to pursue a course of cancelling out the marks in her painting. She
participated in group shows in the Azimut
gallery they founded, where she exhibited
her “Volumi a moduli sfasati” in 1959.
The same year, the Galleria del Prisma in
Milan, to which she had been introduced
by Manzoni, hosted her first solo show.
The exhibition entitled “Maino. Monochrome Malerei” at the Senator Gallery
in Stuttgart took place in 1962. During
the 1960s, she came into contact with
the Germans of Zero Group, the Italians
of Gruppo T, of the Gruppo Enne and the
French of GRAV, exhibiting with them on
several occasions. “Oltre la pittura. Oltre
la scultura. Ricerca d'arte visiva” was an
exhibition that Dadamaino herself curated in 1963 at the Galleria Cadario in
Milan. The 1970s were marked by cycles
of “Alfabeti della mente”, packed with
tiny graphemes, presented in 1980 in a
personal room at the Venice Biennale.
“Il movimento delle cose”, long sheets
of polyester filled with flowing waves of
signs, is a cycle started in the 1980s
and presented in a personal room at
the Venice Biennale in 1990. In 2000,
the Museum Bochum dedicated a large
retrospective exhibition to Dadamaino called “Dadamaino. Retrospektive
1958-2000”.
LUCIO FONTANA
Lucio Fontana è
nato il 19 febbraio
1899 a Rosario di
Santa Fe in Argentina (da padre italiano e madre argentina) ed è morto il
7 settembre 1968 a Comabbio (Varese).
Dal 1905 al 1940 si trasferisce a Milano,
dove nel ’27 si iscrive all’Accademia di
Brera, avendo come insegnante Adolfo
Wildt. Negli anni Trenta entra in contatto
con l’ambiente dell’Astrattismo lombardo legato alla galleria milanese Il Milione, dove espone le sue sculture, e con
il gruppo parigino Abstraction-Création.
Tornato dal ’40 al ’46 in Argentina, nel
’47, di rientro a Milano, redige il «Primo Manifesto dello Spazialismo». Nel
1949 realizza la prima opera ambientale al mondo, «L'ambiente spaziale a
luce nera», presso la Galleria del Naviglio di Milano. Dello stesso anno sono
anche i primi «Concetti spaziali», in cui
perfora la tela. Nel 1951 è il primo artista al mondo far uso del neon come
strumento plastico, in una sua scultura
sospesa nel vuoto per la Triennale di Milano. Del 1952 è il suo «Manifesto del
Movimento Spaziale per la Televisione».
Il decennio termina con i primi «tagli»
longilinei sulla tela monocroma, che
Fontana titolerà «Attese». Tra il ’59 e il
’60 si dedica anche al ciclo delle grandi
sculture globulari in bronzo con squarci,
le «Nature». Nel 1963 appaiono le grandi tele ovali de «La fine di Dio», l’anno
dopo è la volta dei «Teatrini», circondati
da un’apparente quinta teatrale. Alla
Biennale di Venezia del 1966, una sua
grande opera ambientale ottiene il Gran
Premio per la pittura.
o, da Fontana a Simeti
me from Fontana to Simeti
Lucio Fontana was born on 19 February,
1899 in Rosario in the province of Santa
Fé, Argentina (to an Italian father and Argentine mother) and died on 7 September,
1968 in Comabbio (Varese). From 1905
to 1940, he lived in Milan, enrolling in the
Accademia di Brera in 1927, with Adolfo
Wildt as teacher. In the 1930s, he came
into contact with the Lombard abstraction
environment linked to the Milione gallery
in Milan, where he exhibited his sculptures,
and to the Paris-based group Abstraction-Création. Between 19 40 and 1946,
he returned to Argentina, but was back in
Milan in 1947, where he drafted the “Primo Manifesto dello Spazialismo”. In 1949,
he produced made the first environmental
work in the world, “L'ambiente spaziale a
luce nera” at the Galleria del Naviglio in
Milan. The same year saw Fontana produce the first “Concetti spaziali”, in which
he perforated the canvas. In 1951, he was
the first artist in the world to make use of
neon as an artistic instrument, for one of
his sculptures suspended in the air made
for the Milan Triennale. In 1952, he drafted
his “Manifesto del Movimento Spaziale per
la Televisione”. The decade ended with the
first long ‘slashes’ in monochrome canvas,
which Fontana called “Attese”. Between
1959 and 1960, he devoted himself to the
cycle of large globular sculptures in bronze
with slashes called “Nature”. In 1963, he
produced the large oval canvases of “La
fine di Dio” and, a year later, the turn “Teatrini”, surrounded by what appears to be
theatrical backdrop. At the Venice Biennale
of 1966, one of his large environmental
works won the Grand Prix for painting.
PIERO MANZONI
Piero
Manzoni
(Soncino, Cremona, 1933 - Milano
1963), dopo un
esordio in ambito
pittorico prima tradizionale e poi sperimentale (con impronte di oggetti d’uso
comune) aderisce al Movimento Nucleare
(1956-58). Risalgono a quel periodo le
tele «Ipotesi», eseguite con gesso e colla,
preludio agli «Achromes» (incolore) tele
intrise e sature di gesso e caolino, mentre
continua la ricerca su materiali atipici quali
feltro, fibra di cotone o peluche. Abbandonato nel ’59 il gruppo nuclearista, fonda
con Enrico Castellani la rivista «Azimuth»,
uscita in soli due numeri ma capace di riunire contributi, tra gli altri, di Lucio Fontana,
Agostino Bonalumi, Yves Klein, Robert Rauschenberg e Jasper Johns. Nel ’59 entra in
contatto con il Gruppo Zero di Düsseldorf,
eterogeneo sodalizio internazionale in cui
convergono le più innovative ricerche pittoriche in ambito aniconico. Ma nello stesso
periodo, mentre prosegue la produzione
degli «Achrome», Manzoni si rivela tra gli
anticipatori delle future correnti concettua-
li: nascono le «Linee» tracciate su rotoli di
carta, alcune racchiuse in scatole cilindriche,
firma corpi viventi come opere d’arte e realizza i «fiati d’artista», palloncini riempiti d’aria.
Del ’60 sono le sue impronte digitali lasciate su uova sode da inghiottire e le «Merde
d’artista» racchiuse in scatola. A questa vena
dissacrante abbina raffinate e paradossali
operazioni concettuali, come la «Base del
mondo», un parallelepipedo di ferro di un
metro per 90 centimetri: se le sue «Basi Magiche» eleggevano a opera d’arte chiunque vi
salisse, questa, capovolta e poggiata al suolo, fa diventare opera d’arte l’intero pianeta.
Piero Manzoni (Soncino, Cremona, 1933
- Milan 1963) had a debut in painting that
was first traditional and then experimental
(with imprints of everyday objects) before
joining the Movimento Nucleare (1956-58).
His ‘Ipotesi’ paintings, made with plaster and
glue, date back to that period and were a prelude to the (colourless) ‘Achromes’, canvases
soaked and saturated with plaster and kaolin.
He produced these while continuing research
on atypical materials such as felt, cotton fibre
or stuffed toys. After abandoning the the Movimento Nucleare, with Enrico Castellani he
founded ‘Azimuth’ magazine, only two editions
of which were published but which included
contributions by, among others, Lucio Fontana, Agostino Bonalumi, Yves Klein, Robert
Rauschenberg and Jasper Johns. In 1959,
Manzoni came into contact with the Zero
Group of Düsseldorf, a heterogeneous international association that attracted the most
innovative artistic research in the aniconic
field. But in the same period, while continuing the production of his ‘Achromes’, Manzoni
showed himself to be one of the forerunners
of the future conceptual currents: this led to
the ‘Linee’ drawn on paper rolls, some enclosed in cylindrical boxes; he also signed
living bodies as works of art and produced
his ‘fiati d’artista’, air-filled balloons. In 1960,
he produced boiled eggs with fingerprints to
swallow and the ‘Merde d’artista' enclosed
in cans. This irreverent vein ran in parallel to
refined and paradoxical conceptual operations, such as the ‘Base del mondo’, a metal
parallelepiped measuring one meter by ninety centimetres; while his ‘Basi Magiche' raised
anyone who ascended them to the status of
work of art, this one, upside down and resting
on the ground, turned the entire planet into
a work of art.
PAOLO SCHEGGI
Paolo Scheggi è nato
a Firenze nel 1940
ed è morto a Roma
nel 1971. Nel 1961,
dopo aver fondato
l’anno precedente la
rivista di arte e letteratura «Il Malinteso», si trasferisce a Milano,
dove entra subito in contatto con il gruppo di
giovani artisti della galleria Azimut: Manzoni,
Castellani, Bonalumi, Agnetti e Dadamaino.
Tramite questi conosce chi insufflò in loro
l’interesse per l’azzeramento dell’immagine,
Lucio Fontana, che lo presenta in catalogo
alla mostra personale presso la Galleria Il
Cancello di Bologna. La ramificazione dei
suoi rapporti comprende anche collaborazioni col Gruppo Zero e Nove Tendencije.
Nel 1965 entra nella redazione della rivista
«Marcatré». Nel 1966 presenta alla Biennale di Venezia quattro «Intersuperfici curve
dal bianco, dal giallo, dal rosso e dal blu»,
i suoi dipinti-oggetto monocromi costituiti
dalle sovrapposizioni di tele bucate da aperture ovoidali. L’«Intercamera plastica» allestita alla Galleria del Naviglio di Milano nel
1967, seguita dalla sua partecipazione alla
mostra «Lo spazio dell’immagine» a Foligno
lo stesso anno, esprimono un’apertura alla
dimensione ambientale dell’arte, la stessa
che lo guida alla concezione di un grande
spazio tridimensionale presentato alla mostra «Vitalità del negativo nell’arte italiana
1960/1970», al Palazzo delle Esposizioni di
Roma. L’emergere dell’interesse per gli esiti
performativi e concettuali dell’arte sono interrotti dalla prematura morte, dovuta a una
patologia cardiaca.
Paolo Scheggi was born in Florence in 1940
and died in Rome in 1971. In 1961, after
having founded the art and literature magazine “Il Malinteso” the previous year, he
moved to Milan, where he came in touch
with the group of young artists of the Azimut
gallery: Manzoni, Castellani, Bonalumi, Agnetti and Dadamaino. Through these artists,
he met Lucio Fontana, who had encouraged
them to cancel the image in their work and
who introduced Scheggi in the exhibition catalogue at the Galleria Il Cancello of Bologna.
His contacts also included collaborations
with the Gruppo Zero and Nove Tendencije.
In 1965, he joined the editorial staff of the
“Marcatré” magazine. At the Venice Biennale
in 1966, he displayed four “Intersuperfici curve dal bianco, dal giallo, dal rosso e
dal blu", his monochrome object-paintings
formed by overlapping punctured canvases
with ovoid openings. the “Intercamera plastica” exhibited at the Galleria del Naviglio in
Milan in 1967, followed by his participation
in the “Lo spazio dell’immagine” exhibition
in Foligno in the same year, expressed an
openness to the environmental dimension of art, which led him to the design of
a large three-dimensional space presented
at the “Vitalità del negativo nell'arte italiana
1960/1970” exhibition at the Palazzo delle
Esposizioni in Rome. The emergence of his
interest for performative and conceptual
art was interrupted by his premature death
caused by a heart condition.
TURI SIMETI
Turi Simeti è nato ad
Alcamo (Trapani) il
5 agosto 1929. Nel
1958 si trasferisce a
Roma, dove conosce
Alberto Burri, che lo indirizza verso una ricerca polimaterica. Ma è nell’ambito delle
ricerche d’Arte programmata che Simeti
inizia ad affermarsi dai primi anni ’60, arrivando a partecipare nel ’65 alle mostre
«Nuova Tendenza 3» di Zagabria e «Arte
programmata - Aktuel 65» di Berna. Nello
stesso 1965 si trasferisce a Milano dove
i suoi monocromi estroflessi da sagome
ovali poste dietro la tela dialogano con la
poetica analoga di Enrico Castellani e di
Agostino Bonalumi (a cui sarà accostato
nella mostra del 1989 «La tela estroflessa
nell’area milanese dal 1958 ad oggi» alla
Galleria Arte Struktura di Milano). Negli
anni Settanta si afferma sulla scena tedesca con personali a Rottweil, Düsseldorf,
Oldenburg, Colonia e Monaco, presentando opere segnate da una rarefazione del
modulo ellittico, talvolta disposto in dittici
o trittici. Dopo un’importante personale allo
Studio Grossetti di Milano nel 1982, Simeti
torna a esporre con personali in Germania
a Friburgo, Kaiserslautern, Coblenza, Düsseldorf, Bonn e Aquisgrana. Nei primi anni
del 2000 tiene numerose mostre in Italia e
all’estero (tra cui alla Fondazione Mudima
di Milano, alla Galleria Rino Costa di Casale
Monferrato, presso la Galleria Bergamo e
la Galerie Wack di Kaiserslautern). Una mostra antologica gli è dedicata in occasione
della Fiera d’Arte di Padova nel 2007.
Turi Simeti was born in Alcamo (Trapani)
on 5 August, 1929. In 1958, he moved to
Rome, where he met Alberto Burri, who led
him to explore a variety of materials for his
work. But it is as part of the programmed
art research that Simeti began to establish a reputation in the early 1960s, participating in 1965 in the “Nuova Tendenza
3” exhibition in Zagreb and in the “Programmed Art - Aktuel 65” one in Berne. In
that same year, he moved to Milan where
his extroflexed oval monochromes placed
behind the canvas created a dialogue
with the analogous approach of Enrico
Castellani and Agostino Bonalumi (with
whom he appeared in the 1989 exhibition of “La tela estroflessa nell'area milanese dal 1958 ad oggi” at the Galleria
Arte Struktura in Milan). In the 1970s, he
established himself on the German scene
with a personal show in Rottweil, Düsseldorf, Oldenburg, Cologne and Munich,
presenting works marked by a rarefaction
of the elliptical form, sometimes arranged
in diptychs and triptychs. After a major
solo exhibition at Studio Grossetti of Milan
in 1982, Simeti returned to appearing in
personal exhibitions in Germany in Freiburg, Kaiserslautern, Koblenz, Düsseldorf,
Bonn and Aachen. In the early 2000s, he
held many exhibitions in Italy and abroad
(including the Fondazione Mudima of
Milan, the Gallery Rino Costa of Casale
Monferrato, at the Galleria Bergamo and
Galerie Wack in Kaiserslautern). A retrospective exhibition dedicated to him was
hosted at the Art Fair of Padua in 2007.
FOCUS ON MONOCROMI. IL GIORNALE DELL'ARTE. OTTOBRE 2016 | 11
I monocromi di
CHRISTIE’S
8 KING STREET, ST. JAMES'S - LONDON - SW1Y 6QT - PHONE: +44 (0) 207 3892265 - WWW.CHRISTIES.COM
INTERVISTA A/
INTERVIEW WITH
MARIOLINA BASSETTI
Quali sono le ragioni del successo degli artisti monocromi italiani?
Più che di artisti monocromi, penso sia
più giusto parlare di pittura monocromatica in Italia. Infatti, a partire dal Dopoguerra, sono stati molti gli artisti italiani
che hanno esplorato la monocromia
partendo da presupposti spesso diversi. I grandi protagonisti del monocromo
sono stati Lucio Fontana, Piero Manzoni,
Agostino Bonalumi, Enrico Castellani,
ma anche Mario Schifano. Soprattutto
nel corso degli ultimi quindici anni il
loro mercato ha assunto le dimensioni
attuali. Questi lavori sono amati da collezionisti di ogni genere, compresi quelli
di dipinti antichi, e non è più raro trovare
un’opera di Fontana accanto a dei «fondi
oro» trecenteschi. La pittura monocromatica parla un linguaggio contemporaneo.
A partire dagli anni ’40 la cerchia degli
appassionati è andata ampliandosi in
modo inarrestabile. È per queste ragioni che, a mio avviso, ci saranno sempre
collezionisti interessati all’arte monocromatica italiana che continua a ispirare gli
artisti delle giovani generazioni.
Quale ritiene sia il ruolo svolto da
una casa d'aste in questo boom?
L’Italian Sale, offerta ogni ottobre da
Christie’s a Londra, ha contribuito
enormemente alla conoscenza dei
nostri principali movimenti e artisti. Le
nostre esposizioni preasta sono aperte
gratuitamente a tutti, i nostri cataloghi
sono accessibili online a chiunque. Quali sono gli artisti più richiesti?
Oltre a Fontana e Manzoni, le opere di
artisti come Scheggi, Castellani o Bonalumi sono diventate sempre più richieste.
Ogni anno cerchiamo di introdurre artisti
e movimenti meno noti a un pubblico
internazionale. Anche l’Arte Povera ha un
potenziale esplorato solo parzialmente.
Queste opere attraggono maggiormente collezionisti italiani o stranieri?
Se inizialmente i principali compratori erano italiani, nel corso degli anni le
schiere dei collezionisti si sono fatte
sempre più internazionali. Una nostra
recente asta intitolata «Eyes Wide Open»
ha avuto un enorme successo soprattutto presso il pubblico straniero, mentre
nell’ultima Italian Sale abbiamo contato
compratori da 42 Paesi diversi.
Da un totale di 4,5 milioni
di sterline ottenuto con
la prima Italian Sale
tenutasi nel 2000, lo
scorso anno abbiamo
raggiunto 43,5 milioni
di sterline.
POST-WAR & CONTEMPORARY ART
EVENING SALE
New York, November 2015
1. Lucio Fontana (1899-1968)
Concetto spaziale. La fine di Dio,
signed «L. Fontana» (lower right);
signed and titled «"La fine di Dio"
L. Fontana» (on the reverse) oil on
shaped canvas, 70 1/4x48 1/2 in.
(178.4x123.2 cm)
Painted in 1964
Price realised: $ 29,173,000
World record price for the artist at auction
1
2
3
5
POST-WAR & CONTEMPORARY ART
EVENING SALE
New York, November 2015
Works from the collection of Ileana Sonnabend
and the Estate of Nina Castelli Sundell
2. Mario Schifano (1934-1998)
Cleopatra's Dream
signed, titled and dated «Schifano
1960-61 Cleopatra’s Dream»
(on the reverse), enamel and paper
laid down on canvas,51 1/8x47 1/4
in. (129.8x120 cm.)
Executed in 1960-1961
Estimate: $ 150,000-200,000
Price realised: $ 893,000
World record price for the artist at auction
4
6
What are the reasons for the success Italian monochrome artists?
To assess the success of Italian monochromes in Italy, it is important to discuss
the era in which they were produced. Indeed, the artistic phenomenon began in Italy during the Post-War period, when many
Italian artists from different areas and from
different starting points were exploring
monochrome painting. Major pioneers of
the monochrome include Lucio Fontana,
Piero Manzoni, Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, but there was also Mario
Schifano. Over the last fifteen years the
market for their work has seen exponential
growth, attracting buyers from all over the
world. These works appeal to collectors of
all kinds, including those of Old Masters,
and it is not rare to find a work by Fontana
hanging next to a fourteenth-century “gold
ground” panel. The monochrome speaks
an international and contemporary language. The forties witnessed a significant
period of production for the monocrhome
from both sides of the Atlantic. In my
opinion, there will always be an interest in
Italian monochrome art, and this aesthetic
legacy will continue to inspire generations
of young artists to come.
What do you consider to be the role
played by auction houses in this boom?
The Italian Sale, offered each October at
Christie’s in London - has greatly contributed
to spreading awareness around Italian artists
and all their historical legacy. Our pre-sale exhibitions are open free of charge to all, and
our catalogues are accessible to all online.
Who are the most popular artists?
In addition to Fontana and Manzoni, the
works of artists like Scheggi, Castellani and
Bonalumi are now increasingly in demand.
Each year, we try to introduce lesser-known
artists and movements to an international
audience. The potential of Arte Povera, to
mention a striking example, has been explored only partially.
Do these works attract more Italian or
foreign collectors?
Over the years, collectors of Italian art have
become increasingly international. Our recent auction entitled “Eyes Wide Open” has
been a huge success especially among foreign audiences, while in the last Italian Sale
we counted buyers from 42 countries. The
results speak for themselves: from a total
of £4.5 million achieved by the first Italian
Sale held in 2000, we have gone to the £
43.5 million achieved last year.
POST-WAR & CONTEMPORARY ART DAY SALE
New York, November 2015
Works from the collection of Ileana
Sonnabend and the Estate of Nina Castelli
Sundell
3. Giulio Paolini (1940)
Indice delle opere inscritto
in un motivo decorativo
signed and titled «Giulio Paolini indice
delle opere inscritto in un motivo
decorativo» (on the stretcher bar),
acrylic and graphite on canvas, 78
3/4x118 1/4 in. (200x300,3 cm)
Painted in 1972
Estimate: $ 80,000-120,000
Price realised: $ 629,000
World record price for the artist at auction
POST-WAR & CONTEMPORARY ART
EVENING SALE
New York, November 2014
4. Salvatore Scarpitta (1919-2007)
The Corn Queen
signed, titled and dated «SALVATORE
SCARPITTA 1959 "THE CORN
QUEEN"» (on the reverse) bandage
and mixed media laid on board
47 3/8x30 in. (120.5x76 cm)
Executed in 1959
Estimate: $ 600,000-800,000
Price realised: $ 1,445,000
World record price for the artist at auction
POST-WAR & CONTEMPORARY ART
EVENING SALE
New York, May 2015
5. Lucio Fontana (1899-1968)
Concetto spaziale, Attese
signed, titled and inscribed
«l. Fontana "La Carla Panicale mi
à / scritto una lettera / Concetto
spaziale /ATTESE/HI /S/T/R/H"!
(on the reverse), waterpaint on
canvas, 45 3/4x35 in. (116x90 cm)
Executed in 1965
Estimate: $ 10,000,000-15,000,000
Price realised: $ 16,405,000
World record price for a «Tagli» painting
at auction
POST-WAR AND CONTEMPORARY ART
EVENING AUCTION
London, King Street June 2013
6. Enrico Castellani (b. 1930)
Superficie bianca n. 34
acrylic on shaped canvas
70 7/8x99 in. (180x251,6 cm.)
Executed in 1966, this work can
be displayed horizontally in either
orientation as per the artist's intentions
Estimate: £ 400,000-600,000
Price realised: £ 1,853,875
12 | FOCUS ON MONOCHROMES. IL GIORNALE DELL'ARTE. OCTOBER 2016
0476
THE ITALIAN SALE
AUCTION • 6 October 2016 • London, King Street
VIEWING • 1–6 October • 8 King Street • London SW1Y 6QT
PIERO MANZONI
(1933–1963)
Achrome, 1958–59
canvas and kaolin
35 ⅞ x 27 ½ in. (91 x 70 cm.)
© PIERO MANZONI, DACS 2016
CONTACT • Mariolina Bassetti • [email protected] • +39 06 686 3330
Auction | Private Sales | christies.com
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9/19/16 3:36 PM
I monocromi della galleria
DEP ART
VIA COMELICO, 40 - 20135 MILANO - CELL +39 335 1998212 - TEL. +39 0236535620 - [email protected] - WWW.DEPART.IT
ORARI: MARTEDI/SABATO 10.30-19.00
Turi Simeti, «99 ovali verdi», 1966, acrilico su tela sagomata/acrylic on
shaped canvas, 92x92 cm
Turi Simeti, «1 ovale nero», 1980, acrilico su tela sagomata/acrylic on shaped
canvas, 150x140 cm
Turi Simeti, «13 ovali grigi», 2015, acrilico su tela sagomata/acrylic on
shaped canvas, 150x250 cm
Turi Simeti, «5 ovali rossi», 2015, acrilico su tela sagomata/acrylic on shaped
canvas, 120x200 cm
Veduta della mostra «Turi Simeti. Anni Sessanta» presso la galleria Dep Art
nel 2013/ A view of the exhibition «Turi Simeti. 1960s» at Dep Art Gallery in
2013
Veduta della mostra «Turi Simeti. Opere bianche» presso la galleria Dep Art
nel 2015/ A view of the exhibition «Turi Simeti. White Works» at Dep Art
Gallery in 2015
14 | FOCUS ON MONOCHROMES. IL GIORNALE DELL'ARTE. OCTOBER 2016
I monocromi della
FARSETTIARTE
VIALE DELLA REPUBBLICA (AREA MUSEO PECCI) - PRATO - T. +39 0574 572400 - [email protected] - WWW.FARSETTIARTE.IT
PORTICHETTO DI VIA MANZONI - MILANO - T. +39 02 794274-76013228
PIAZZALE MARCONI, 18 - CORTINA - T. +39 0436 860669
NOI E I MONOCROMI
MONOCHROMES AND US
I cataloghi di Arte Moderna e Contemporanea della Farsettiarte, con cadenza semestrale (a maggio e novembre),
costituiscono da sempre un punto di
riferimento per i collezionisti delle
avanguardie del secondo dopoguerra,
riflettendo l’attenzione crescente da
parte del mercato verso artisti protagonisti assoluti delle ricerche monocrome, dai pionieri Lucio Fontana e
Piero Manzoni, alle successive esperienze maturate in ambito italiano, con
Enrico Castellani, Agostino Bonalumi,
Turi Simeti e Paolo Scheggi, autori oggi
pervenuti a un riconoscimento internazionale.
Lucio Fontana, «Concetto spaziale»,
1962, olio, taglio e graffiti su tela, rosa/
oil, cut and graffiti on canvas, pink,
89x116 cm, novembre/November 2013
Piero Manzoni, «Achrome», pallini di polistirolo su tela/
polystyrene on canvas, 40x90 cm, maggio/May 2013
I nostri esperti sono a vostra disposizione per consulenze sia per l’acquisto
sia per la vendita di singole opere o
intere collezioni presso le nostre sedi
di Prato e Milano.
The Modern and Contemporary Art catalogues of Farsettiarte appear twice a
year (May and November), and have
always been a point of reference for
collectors of post-World War II avantgarde art, reflecting the growing attention of the market towards the leading
protagonists of monochrome painting:
from the pioneers like Lucio Fontana
and Piero Manzoni to the later experiences in Italy carried forward by Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Turi
Simeti and Paolo Scheggi, all artists
who today have attained international
recognition.
Our experts are at your disposal for
consultations for both the purchase
and the sale of single works or entire
collections at our salesrooms in Prato
and Milan.
Agostino Bonalumi, «Bianco», 1990,
tempera vinilica su tela estroflessa/
vinyl tempera on shaped canvas,
81x100 cm, maggio/May 2014
Piero Manzoni, «Achrome»,
caolino su tela cucita a riquadri/
kaolin on canvas,
60,5x80,5 cm,
maggio/May 2014
Turi Simeti, «3 ovali bianchi», 1992,
acrilico su tela sagomata/
acrylic on shaped canvas,
150x120 cm, maggio/May 2015
Enrico Castellani,
«Superficie rossa»,
1997, acrilico su tela/
acrylic on canvas,
50x80 cm,
maggio/May 2014
Enrico Castellani,
«Superficie bianca»,
1984, acrilico su
tela estroflessa/
acrylic on shaped
canvas, 80x120 cm,
novembre/November
2015
Enrico Castellani, «Superficie gialla»,
1990, acrilico su tela/
acrylic on canvas,
120x100 cm, maggio/May 2014
Paolo Scheggi, «Zone riflesse
(Per una situazione)», 1963,
acrilico su tele sovrapposte/
acrylic on superimposed canvases,
50x40x5 cm, maggio/May 2016
16 | FOCUS ON MONOCHROMES. IL GIORNALE DELL'ARTE. OCTOBER 2016
Lucio Fontana, «Concetto spaziale.
Teatrino», 1965-66, idropittura su
tela, bianco e legno laccato, bianco/
waterpaint on canvas,
white, lacquered wood, white,
110x110x6 cm, maggio/May 2014
Agostino Bonalumi, Rosso, 1976, tela estroflessa e tempera vinilica, cm 160x120
Siamo presenti al
Londra, Berkeley Square, 3 - 9 Ottobre - Stand B22
Galleria d’Arte Frediano Farsetti
Lungarno Guicciardini 21/23 rosso - 50125 Firenze - Tel. +39 (0)55 210107 - Fax +39 (0)55 2399389
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PANDOLFINI CASA D’ASTE
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PALAZZO RAMIREZ MONTALVO - BORGO ALBIZI 26 - FIRENZE - T. +39 055 2340888-9 - F. +39 055 244343 - [email protected] - WWW.PANDOLFINI.COM
INTERVISTA A/
INTERVIEW WITH
PIETRO DE BERNARDI
Quali sono le ragioni del successo internazionale che stanno riscuotendo
gli artisti monocromi italiani?
Il quadro monocromo arriva dopo la
pittura figurativa e l'astrattismo e rappresenta il grado zero della pittura,
il cui colore non è più il mezzo per la
comprensione dell'opera ma diventa
espressione di una superficie in cui
condividono visibile e invisibile, opera e idea, riuscendo a esprimere un
linguaggio che va oltre le lingue e le
singole nazionalità e può essere capito
e interpretato in tutto il mondo. Pensiamo ai grandi artisti internazionali padri
del monocromo come Malevic, Klein e
Rothko. Questi artisti hanno raggiunto
quotazioni super milionarie e la loro apparizione sul mercato è sempre più rara;
quando le loro opere vengono proposte
in asta, però, riescono quasi sempre a
totalizzare record mondiali.
Ci sono ancora margini di miglioramento, in fatto di crescita economica,
per l'arte italiana e in particolare per
i monocromi?
I nostri artisti italiani di riferimento sono
Fontana, Boetti, Castellani e Bonalumi: nonostante in questi anni le loro
valutazioni siano in continua crescita
parliamo sempre e «solo» di qualche
milione di euro per opera. Il mercato internazionale li sta rivalutando da
poco tempo, i musei americani solo da
qualche anno stanno dedicando loro
lo spazio che meritano: ricordiamo, ad
esempio, la bellissima mostra di Boetti
al MoMA. Per questo motivo penso che
la crescita economica di questi artisti
abbia ancora margini di miglioramento
molto concreti e che sentiremo ancora
la parola record di vendita abbinata a
opere monocrome.
Per quanto tempo pensa che si protrarrà questo momento magico?
Non ho la sfera di cristallo per poter dire
per quanto tempo si protrarrà il grande
interesse su questi artisti; sicuramente
in questo momento siamo solo agli albori di questo filone considerando oltretutto che artisti come Alessandro Algardi, Umberto Mariani
e molti altri che
sembrano minori, in realtà sono
sempre più trattati da gallerie
internazionali di
prima fascia e
alle aste comin-
1
3
ciano a conseguire ottimi risultati. Il monocromo si sta evolvendo da fenomeno di
moda a linguaggio internazionale artistico.
Quale ritiene sia il ruolo svolto da una
casa d'aste in questo boom?
Il ruolo delle case d'asta e in particolare di
Pandolfini è quello di ridare luce e visibilità
a opere che per anni sono rimaste custodite
in collezioni private, valorizzarle e permettere a un nuovo collezionista di entrarne in
possesso. A tale proposito, ricordo l'emozione che ho provato quando, nell'ultima asta
di moderno e contemporaneo nella nostra
sede di Milano, sono riuscito a mettere in
vendita un capolavoro di Agostino Bonalumi
bianco, esposto alla sua prima mostra di
New York nel 1967 e mai apparso sul mercato! Poterlo pubblicare su un mio catalogo, poterlo toccare e soprattutto vedere la
gioia negli occhi del suo nuovo proprietario
è stato esaltante.
What are the reasons for the international success Italian monochrome artists
are enjoying?
Monochrome painting comes after figurative
painting and abstraction, and represents
the absolute zero of painting, in which colour is no longer a means for understanding
the work but becomes an expression of a
surface in which the visible and invisible,
2
4
work and idea, share the space and manage to express a language that goes beyond
tongues and single nationalities and can be
understood and interpreted throughout the
world. Think of the great founding fathers of
monochrome art, such as Malevich, Klein
and Rothko. These artists have gained skyhigh prices and their appearance on the
market is rarer and rarer; when their works
are offered at auction, however, they almost
always give rise to new world records.
Is there still room for improvement for
Italian art in terms of price, and for monochrome painting in particular?
Our reference Italian artists are Fontana,
Boetti, Castellani and Bonalumi: even
though in recent years their prices have
been rising constantly, here we are still
talking about “only” a few million euros per
work. The international market has more recently started re-appraising them and only
in recent years have American museums
begun giving them the space they deserve:
remember, for example, the beautiful exhibition of Boetti at the MoMA. For this reason,
I think that the market for these artists still
has considerable room for improvement
and that we will still hear of world record
sales with regard to monochrome works.
How long do you think this magic moment
will continue?
20 | FOCUS ON MONOCHROMES. IL GIORNALE DELL'ARTE. OCTOBER 2016
1. Enrico Castellani, «Superficie
bianca», 1976, acrilico su tela
estroflessa/acrylic on shaped
canvas, 80x100 cm, stima/
estimate € 200.000/250.000,
venduto per/sold for € 312.500
2. Agostino Bonalumi, «Rosso»,
1984, tela estroflessa
e tempera vinilica/vinyl on
shaped canvas, 130x150 cm,
stima/estimate
€ 90.000/150.000, venduto
per/sold for € 149.400
3. Agostino Bonalumi, «Bianco»,
1967, tela estroflessa
e tempera vinilica/vinyl on
shaped canvas, 120x100 cm,
stima/estimate
€ 250.000/350.000, venduto
per/sold for € 295.800
4. Lucio Fontana, «Concetto
spaziale. Attesa», 1960,
idropittura su tela/waterpaint
on canvas, 55,5x38 cm, stima/
estimate € 300.000/400.000,
venduto per/sold for € 387.500
I have no crystal ball to be able to say
how long the great interest in these artists will last; but at this moment we are
certainly only at the beginning of this
development, especially if we consider
that artists like Alessandro Algardi, Umberto Mariani and many others that seem
minor are actually appearing more and
more in major international galleries and
at auction they are beginning to achieve
excellent results. Monochrome painting
is evolving from fashion phenomenon to
international artistic language.
What do you consider to be the role
played by auction houses in this boom?
The role of auction houses and of Pandolfini especially is to restore light and
visibility to works that for years have remained in private collections, and so promote them and enable a new collector to
gain possession. In this regard, I remember the excitement I felt when, in the last
auction of modern and contemporary art
in our Milan rooms, I managed to offer a
white masterpiece by Agostino Bonalumi
exhibited at his first show in New York in
1967 and never seen on the market before! Publishing it in my catalogue, being
able to touch it and especially seeing the
joy in the eyes of its new owner was exhilarating.
AGOSTINO BONALUMI
(Vimercate 1935 - Monza 2013)
Bianco, 1967
tela estroflessa e tempera vinilica,
cm 120x100
FIRENZE Palazzo Ramirez Montalvo | Borgo Albizi, 26 | Tel. +39 055 2340888-9 | Fax +39 055 244343 | [email protected]
MILANO Via Manzoni 45 | Tel. +39 02 65560807 | Fax +39 02 62086699 | [email protected]
Asta Milano | 13 giugno 2016
AGGIUDICATO PER € 295.800
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SOTHEBY’S ITALIA
PALAZZO SERBELLONI - CORSO VENEZIA 16 - 20121 - MILANO - T. +39 02 295001 - [email protected] - WWW.SOTHEBYS.COM
1. Enrico Castellani, Superficie
rossa, 1990, 25 Maggio/May 2016,
Aggiudicato a/Sold for € 351.000
2. Lucio Fontana, Concetto spaziale.
Attese, 1964-65, 25 Novembre/
November 2014, Aggiudicato a/Sold
for € 985.500
3. Paolo Scheggi, Per una situazione,
1962, 24 Novembre/November 2015,
Aggiudicato a/Sold for € 219.000
4. Salvatore Scarpitta, Red ladder
n. 2, 1960, 20 Maggio/May 2015,
Aggiudicato a/Sold for € 675.000
1
2
3
4
5. Mario Schifano, Isola di Capri,
1960, 26 Maggio/May 2010,
Aggiudicato a/Sold for € 138.750
6. Lucio Fontana, Concetto spaziale.
Attese, 1963, 20 Maggio/May 2015,
Aggiudicato a/Sold for € 651.000
7. Paolo Scheggi, Intersuperficie
rossa+giallo, 1966, 25 Maggio/May
2016, Aggiudicato a/Sold for
€ 153.000
5
6
7
8
8. Lucio Fontana, Concetto spaziale,
1964-65, 24 Maggio/May 2012,
Aggiudicato a/Sold for € 1.184.000
9. Agostino Bonalumi, Rosso, 1984,
21 Maggio/May 2015, Aggiudicato a/
Sold for € 207.000
10. Lucio Fontana, Concetto
spaziale. Attesa, 1968, 25 Maggio/
May 2016, Aggiudicato a/Sold for
€ 723.000
9
11
10
12
11. Lucio Fontana, Concetto
spaziale. Attese, 1968, 24
Novembre/November 2015,
Aggiudicato a/Sold for € 1.383.000
12. Lucio Fontana, Concetto
spaziale, 1960, 24 Maggio/May 2012,
Aggiudicato a/Sold for € 624.750
13. Lucio Fontana, Concetto
spaziale. Attese, 1967, 27 Maggio/
May 2014, Aggiudicato a/Sold for
€ 721.500
13
15
14
16
14. Lucio Fontana, Concetto
spaziale. Attese, 1961, 20 Maggio/
May 2015, Aggiudicato a/Sold for
€ 795.000
15. Mario Schifano, N. 10, 1960,
27 Maggio/May 2014, Aggiudicato a/
Sold for € 193.500
17
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18
20
16. Enrico Castellani, Superficie
argento, 1970-73, 24 Maggio/May
2012, Aggiudicato a/Sold for
€ 672.750
17. Lucio Fontana, Concetto spaziale.
Attese, 1959, 27 Maggio/ May 2014,
Aggiudicato a/Sold for € 601.500
18. Enrico Castellani, Superficie blu,
1963, 27 Maggio/May 2014,
Aggiudicato a/Sold for € 985.500
19. Agostino Bonalumi, Blu, 1965,
26 Maggio/May 2016, Aggiudicato a/
Sold for € 183.000
20. Turi Simeti, Senza titolo/Untitled,
1967, 27 Maggio/May 2014,
Aggiudicato a/Sold for € 103.500
21
21. Alberto Burri, Bianco cretto, 1972,
20 Maggio/May 2015, Aggiudicato a/
Sold for € 579.000
22
22. Paolo Scheggi, Intersuperficie
curva bianca, 1969, 20 Maggio/May
2015, Aggiudicato a/Sold for
€ 1.623.000 World Auction Record
23
23. Enrico Castellani, Superficie
bianca, 1988, 23 Novembre/
November 2016, Stima/Estimate
€ 200.000-300.000
22 | FOCUS ON MONOCHROMES. IL GIORNALE DELL'ARTE. OCTOBER 2016
163268
1632683_Giornalle dell’Arte_CTP Ad_v5.indd 1
08/09/2016 14:05
I monocromi di
STUDIO GUASTALLA
VIA SENATO, 24 - 20121 - MILANO - T. +39 02 780918 - [email protected] - WWW.GUASTALLA.COM
Alberto Burri,
«Cretto bianco», 1976,
acrovinilico su cellotex/
acrovinyl on cellotex,
55.8x76.8 cm
NOI E I MONOCROMI
MONOCHROMES AND US
Il monocromo, in particolare quello di
Lucio Fontana, ha segnato l’inizio della
nostra attività: quando abbiamo aperto Studio Guastalla a Milano nel 1992
nostro padre Guido stava imprimendo
una svolta al suo lavoro affiancando
agli artisti tradizionali della sua galleria, da Modigliani a Martini a Marino
Marini, un cospicuo nucleo di «Concetti spaziali». Il monocromo è una dimensione della mente, uno spazio di
libertà, più che un genere pittorico.
Negli anni, i monocromi di Fontana,
Burri, Castellani, Bonalumi, Scheggi e
Dadamaino (dei cui «Volumi» abbiamo
realizzato una mostra nel 2014), ma
anche di Schifano, della Nevelson, di
Emilio Isgrò (con le «Storie Rosse»)
e di Yves Klein, hanno segnato tappe
importanti nell’attività della nostra
galleria.
Monochrome art, in particular that of
Lucio Fontana, marked the beginning
of our business: when we opened Studio Guastalla in Milan in 1992, our
father Guido was effecting a change in
direction in his work, showing the traditional artists of his gallery, from Modigliani to Martini and Marino Marini
alongside a sizeable group of “Concetti
spaziali”. Monochrome art is a dimension of the mind, an area of freedom
rather than a pictorial genre. Over the
years, the monochromes of Fontana,
Burri, Castellani, Bonalumi, Scheggi
and Dadamaino (for whose “Volumi”
we organised an exhibition in 2014),
but also of Schifano, Nevelson, Emilio
Isgrò (with his “Storie Rosse”) and Yves
Klein, have been so many milestones in
the activity of our gallery.
Lucio Fontana,
«Concetto
spaziale.
Attese», 1965,
idropittura
su tela/
waterpaint
on canvas,
81x65 cm
Enrico Castellani, «Superficie blu n. 10», 1964,
estroflessione/shaped canvas, 150x120 cm
LE NOSTRE MOSTRE
OUR EXHIBITION
n «Nuvole rosse» 2004-2005
n «Dadamaino. Volumi», 2014
n «Minimalia», 2015
Agostino Bonalumi, «Giallo», 1983,
tela estroflessa e tempera vinilica/
vinyl on shaped canvas, 100x100 cm
24 | FOCUS ON MONOCHROMES. IL GIORNALE DELL'ARTE. OCTOBER 2016
Paolo Scheggi, «Intersuperficie curva bianca»,
1967, acrilico su tele sovrapposte/
acrylic on superimposed canvases,
80x80x6.5 cm
STUDIO GUASTALLA
ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
DADAMAINO, «Volume a moduli sfasati», 1960
Current exhibition MARIO GIACOMELLI. E LA TERRA VENIVA COME MAGICA
13 ottobre - 28 novembre 2016
STUDIO GUASTALLA ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Via Senato, 24 20121 Milano, Tel +39 02 780918 www.guastalla.com [email protected]
I monocromi della
ULISSE GALLERY
VIA DI CAPO LE CASE 32/33 (PIAZZA DI SPAGNA) - 00187 - ROMA - T. +39 06 69380596 - [email protected] - WWW.ULISSEGALLERY.COM
NOI E BONALUMI
BONALUMI AND US
Dal rapporto di stima e amicizia tra
Agostino Bonalumi e Carlo Ciccarelli
nasce la collaborazione dell’artista
con la Ulisse Gallery, sfociata nel
2008 in una personale a cura di Gabriele Simongini: 25 opere recenti
(2007-2008), tutte «Estroflessioni»
rigorosamente monocrome, incentrate
su quella che Bonalumi stesso definisce la «geometria perturbata». Nel
catalogo (Ulisse Editore), anche ampi
apparati biobibliografici.
1
Nello stesso anno, la galleria collabora all’organizzazione di un’antologica
di Bonalumi (a cura di Maurizio Calvesi e Silvia Pegoraro) presso il Loggiato
di San Bartolomeo a Palermo: si tratta
della sua prima mostra in Sicilia, con
opere dai primi anni Sessanta ai Novanta, e dal 2000 al 2007. Nel 2011
Bonalumi torna a esporre alla Ulisse
Gallery in una doppia personale in cui
il suo lavoro, in continua evoluzione,
si confronta con quello dell’artista
brasiliano Sidival Fila. La comune matrice tra i due sembra il concetto di
spazio in Lucio Fontana: una ricerca
inesausta intorno all'idea di limite e
di infinito.
1. «Blu», 2007, tela estroflessa/shaped canvas, 120x160 cm
2. «Rosso», tela estroflessa/shaped canvas, 2007, 140x130 cm
2
The friendship and reciprocal respect
between Agostino Bonalumi and Carlo Ciccarelli arose from the artist’s
collaboration with the Ulisse Gallery,
which in 2008 resulted in a personal
exhibition curated by Gabriele Simongini: 25 recent works (2007-2008),
all strictly monochrome “Extroflexions”, focusing on what Bonalumi
himself defines ‘disrupted geometry’.
The catalogue (Ulisse Editore) also
includes ample biographical and bibliographical content.
3
In the same year, the gallery collaborated in the organisation of an anthology of Bonalumi (curated by Maurizio
Calvesi and Silvia Pegoraro) at the
Loggiato di San Bartolomeo in Palermo: this was his first exhibition in Sicily, with works from the early sixties to
the nineties, and from 2000 to 2007.
In 2011, Bonalumi exhibited once
again at the Ulisse Gallery in a double
solo in which his constantly evolving
work was compared with that of the
Brazilian artist Sidival Fila. The common feature between the two seems
to be the concept of space in Lucio
Fontana: a tireless quest around the
idea of limit and infinity.
4
3. «Rosso», 1974,
tela estroflessa
e idrosmalto/
waterpaint on haped
canvas, 120x120 cm
4. «Bianco», 2007,
tela estroflessa/
shaped canvas,
140x130 cm
5. «Rosso», 2007,
acrilico su tela
estroflessa/
acrylic on haped
canvas, 120x180 cm
5
26 | FOCUS ON MONOCHROMES. IL GIORNALE DELL'ARTE. OCTOBER 2016
3
2
1
4
1. Ugo Attardi, «Palinuro a New York», 2001; 2. Ugo Attardi, «Tangueros», 1996; 3. Piero Dorazio, «Il Buoi I», 2003;
4. Piero Dorazio, «Untitled», 1955; 5. Sebastian Matta, «Dessiner le systeme de circulation de la vie», 1990;
6. Sebastian Matta, «Tangame Mucho», 1999
5
6
La Ulisse Gallery nasce nel 1999 dall’esperienza maturata in campo artistico dalla famiglia Ciccarelli, già a partire dal 1970. La galleria si mette subito in evidenza per la qualità delle mostre di arte contemporanea che programma, e che in breve tempo la consacrano come uno dei più importanti spazi espositivi privati in Italia. In tutti questi anni di attività, la Ulisse Gallery ha collaborato con alcuni fra i maggiori artisti del panorama
contemporaneo italiano e internazionale. Ha realizzato personali di grandi maestri, come Sebastian Matta, Piero Dorazio, Agostino Bonalumi,
Titina Maselli, Vasco Bendini, Salvatore Emblema, Mikel Gjokaj e molti altri. Ha stabilito un legame particolarmente intenso e significativo con
il grande pittore e scultore Ugo Attardi (scomparso nel 2006), di cui ha organizzato numerose mostre personali, sia nei propri spazi sia in spazi
istituzionali, e con il quale ha realizzato opere monumentali in Italia e all’estero: «Il vascello della Rivoluzione» a Roma (1989), «I sogni del Re
Normanno» all’aeroporto Falcone e Borselino di Palermo (1992); il «Cristoforo Colombo» a Buenos Aires (1993), «L'Ulisse» a Roma e New York
(1996), «L'Uomo dei Dolori» ai Musei Vaticani di Roma (2002), l’«Enea» a Fiumicino (Roma) e a La Valletta (Malta) (2004). La Ulisse Gallery
è titolare dell’intero archivio storico delle opere di Ugo Attardi ed è in procinto di realizzarne il Catalogo generale. Tutte le opere che la galleria
propone sono di sua proprietà, acquistate direttamente presso gli artisti, autenticate dagli stessi e rigorosamente catalogate. In questi ultimi anni
la Ulisse Gallery sta anche realizzando il progetto Arte Invest, nell’ambito del quale l’opera d’arte non è considerata solo merce, ma piacere, desiderio, attrazione, oltre che un ottimo investimento.
The Ulisse Gallery was founded in 1999 on the experience gained in the arts by the Ciccarelli family from 1970 onwards. The gallery immediately
stood out for the quality of the contemporary art exhibitions it organised, which in a short time established it as one the most important private
spaces in Italy. Over the years, the Ulisse Gallery has worked with some of the leading artists on the Italian and international contemporary scene.
It has arranged personal shows of great artists like Sebastian Matta, Piero Dorazio, Agostino Bonalumi, Titina Maselli, Vasco Bendini, Salvatore
Emblema, Mikel Gjokaj and many others. It has established a particularly intense and significant association with the great painter and sculptor
Ugo Attardi (who died in 2006), of whose work it has organised numerous solo exhibitions, both in its own spaces and in institutional venues,
and with whom it has realised monumental works in Italy and abroad: “Il vascello della Rivoluzione” in Rome (1989), “I sogni del Re Normanno”
at Palermo airport (1992); the “Cristoforo Colombo” in Buenos Aires (1993), “Ulysses” in Rome and New York (1996), “L'Uomo dei Dolori” in
the Vatican Museums in Rome (2002), “Enea” at Fiumicino (Rome) and La Valletta (Malta) (2004). The Ulysses Gallery owns the entire historical
archive of works by Ugo Attardi and is about to produce the catalogue raisonné of his oeuvre. All the works that the gallery offers are its property,
purchased directly from the artists, authenticated by them and rigorously cataloged. In recent years, the Ulysses Gallery has also been working
on the Art Invest project, in which the work of art is not considered merely as a tradable object, but also in terms of pleasure, desire, attraction,
as well as an excellent investment.
Via di Capo le Case 32/33 (Piazza di Spagna) 00187 Roma (Italy) - Tel. +39 06 69380596 - [email protected]
RILEVAZIONI DI MERCATO | MARKET RESULTS
Il fascino irresistibile del valore
The irresistible appeal of value
Gli importi sono comprensivi dei diritti d’asta. Il loro equivalente in euro si riferisce ai cambi medi più
recenti. I risultati di vendita pubblicati sono stati selezionati tra i lotti dichiarati venduti dalle case d’asta.
Queste rilevazioni sono state desunte da artnet.com. I prezzi sono espressi al cambio dell’epoca, non
rivalutati e sempre tradotti in euro oltre che espressi nella valuta originaria.
All sums include sales commission. Their equivalent in euros has been calculated using more recent
average exchange rates. The sales results published have been selected from those lots the auction
houses have stated were sold. These results have been taken from artnet.com. The prices are expressed
with the exchange rate of the time, and always in euros, as well as in the original currency.
€ 794.000
£ 626,500
€ 525.700
£ 389,000
€ 489.900
£ 386,500
€ 442.200
£ 309,500
€ 429.100
£ 314,500
€ 404.400
£ 333,600
€ 404.400
£ 291,600
€ 383.400
£ 302,500
€ 295.800
£ 233,700
€ 278.400
£ 229,700
€ 4.789.000
£ 3,778,500
€ 2.404.500
£ 1,762,500
€ 2.175.900
£ 1,853,900
€ 2.098.900
£ 1,538,500
€ 1.790.500
£ 1,325,000
€ 1.666.000
£ 1,314,500
€ 1.341.600
£ 1,058,500
€ 1.218.300
£ 893,000
€ 985.500
£ 803,200
€ 946.200
£ 780,600
Agostino Bonalumi
Agostino Bonalumi, «Bianco», 1966, tempera vinilica su tela (vinyl tempera on canvas), 121x190x26 cm (47.6x74.8x10.2 in.), Sotheby’s, Londra, 17 ottobre (London, October 17th) 2014 [€380.000-510.000/£300,000-400,000], ill. 1
Agostino Bonalumi, «Blu», 1967, tempera vinilica su tela (vinyl tempera on canvas),
185x168x25 cm (72.8x66.1x9.8 in.), Sotheby’s, Londra, 10 febbraio (London, February
10th) 2015 [€405.000-540.000/£300,000-400,000], ill. 2
Agostino Bonalumi, «Rosso», 1969, smalto su fibra di vetro (enamel on fiberglass),
180x200x180 cm (70.9x78.7x70.9 in.), Christie’s, Londra, 16 ottobre (London, October
16th) 2014 [€380.000-510.000/£300,000-400,000], ill. 3
Agostino Bonalumi, «Bianco», 1975, tempera vinilica su tela (vinyl tempera on canvas), 100x100 cm (39.4x39.4 in.), Dorotheum, Vienna, 25 novembre (November 25th)
2015 [€100.000-150.000/£70,000-110.000]
Agostino Bonalumi, «Nero», 1965, tempera vinilica su tela (vinyl tempera on canvas),
100x80,3 cm (39.4x31.6 in.), Christie’s, Londra, 16 ottobre (London, October 16th) 2015
[€250.000-340.000/£180,000-250,000]
Agostino Bonalumi, «Blu», 1969, vernice nitro su legno e fibra di vetro (wood, fiberglass and nitrate), 80x80 cm (31.5x31.5 in.), Christie’s, Milano, 2 aprile (Milan, April
2nd) 2014 [€70.000-100.000/£58,000-83,000], ill. 4
Agostino Bonalumi, «Nero», 1963, tempera vinilica su tela (vinyl tempera on canvas),
81x61 cm (31.9x24 in.), Christie’s, Milano, 28 aprile (Milan, April 28th) 2015 [€180.000250.000/£130,000-180,000]
Agostino Bonalumi, «Grigio», 1969, tempera vinilica su tela (vinyl tempera on canvas), 125x154,4 cm (49.2x60.8 in.), Christie’s, Londra, 16 ottobre (London, October
16th) 2014 [€190.000-250.000/£150,000-200,000], ill. 5
Agostino Bonalumi, «Rosso», 1973, smalto su tela (enamel on canvas), 130x180 cm
(51.2x70.9 in.), Dorotheum, Vienna, 26 novembre (November 26th) 2014 [€150.000200.000/£120,000-160,000]
Agostino Bonalumi, «Rosso», 1965, tempera vinilica su tela (vinyl tempera on canvas), 93x76,5 cm (36.6x30.1 in.), Christie’s, Milano, 2 aprile (Milan, April 2nd) 2014
[€100.000-130.000/£85,000-110,000]
1. € 794.000
2. € 525.700
3. € 489.900
4. € 404.400
5. € 383.400
Enrico Castellani
Enrico Castellani, «Superficie bianca», 1967, acrilico su tela (acrylic on canvas),
235x279,5 cm (92.5x110 in.), Sotheby’s, Londra, 17 ottobre (October 17th) 2014
[€ 1.300.000-1.900.000/£1,000,000-1,500,000], ill. 6
Enrico Castellani, «Superficie bianca», 1973, acrilico su tela (acrylic on canvas),
180x180 cm (70.9x70.9 in.), Christie’s, Londra, 16 ottobre (London, October 16th) 2015
[€ 1.100.000-1.600.000/£800,000-1,200,000]
Enrico Castellani, «Superficie bianca n. 34», 1966, acrilico su tela (acrylic on canvas),
180x251,6 cm (70.9x99.1 in.), Christie’s, Londra, 25 giugno (London, June 25th) 2013
[€ 470.000-700.000/£400,000-600,000]
Enrico Castellani, «Senza titolo (Superficie bianca)», 1962, acrilico su tela (acrylic on
canvas), 79,5x97,5 cm (31.3x38.4 in.), Christie’s, Londra, 16 ottobre (London, October
16th) 2015 [€ 4.700.000-7.300.000/£600,000-800,000], ill. 7
Enrico Castellani, «Dittico bianco», 1968, acrilico su tela in 2 parti (acrylic on canvas
in 2 parts), 178,5x264 cm (70.3x103.9 in.), Sotheby’s, Londra, 10 febbraio (London,
February 10th) 2015 [€ 1.100.000-1.600.000/£800,000-1,200,000]
Enrico Castellani, «Superficie bianca», 1984, acrilico su tela (acrylic on canvas),
180,2x240,2 cm (70.9x94.6 in.), Christie’s, Londra, 16 ottobre (London, October 16th)
2014 [€ 510.000-760.000/£400,000-600,000]
Enrico Castellani, «Superficie gialla n. 2», 1964, acrilico su tela (acrylic on canvas),
140x100 cm (55.1x39.4 in.), Sotheby’s, Londra, 17 ottobre (London, October 17th) 2014
[€ 570.000-820.000/£450,000-650,000], ill. 8
Enrico Castellani, «Superficie circolare bianca», 1968, tela cerata sagomata (shaped
ciré), d 200 cm (d 78.7 in.), Sotheby’s, Londra, 15 ottobre (London, October 15th) 2015
[€ 1.100.000-1.600.000/£800,000-1,200,000], ill. 9
Enrico Castellani, «Superficie blu», 1963, acrilico su tela (acrylic on canvas),
145,5x114 cm (57.3x44.9 in.), Sotheby’s, Milano, 27 maggio (May 27th) 2014
[€ 500.000-700.000/£410,000-570,000]
Enrico Castellani, «Senza titolo (Superficie bianca)», 1967, acrilico su tela (acrylic
on canvas), 100x120,5 cm (39.4x47.4 in.), Christie’s, Milano, 2 aprile (Milan, April 2nd)
2014 [€ 300.000-500.000/£250,000-410,000], ill. 10
28 | FOCUS ON MONOCHROMES. IL GIORNALE DELL'ARTE. OCTOBER 2016
7. € 2.098.900
6. € 4.789.000
9. € 1.218.300
8. € 1.341.600
10. € 946.200
€ 155.300
£ 122,500
€ 155.200
$ 173,000
€ 123.400
£ 104,500
€ 94.400
£ 74,500
€ 93.750
£ 67,600
€ 86.800
£ 68,500
€ 85.700
£ 69,800
€ 79.600
£ 64,800
€ 73.500
£ 59,900
€ 73.500
£ 61,600
Dadamaino
Dadamaino, «Volume», 1958, idropittura su tela (waterpaint on canvas), 139,5x123,5
cm (54.9x48.6 in.), Sotheby’s, Londra, 17 ottobre (London, October 17th) 2014
[€ 130.000-190.000/£100,000-150,000], ill. 11
Dadamaino, «Volume», 1958, idropittura su tela (waterpaint on canvas), 100x150
cm (39.4x59.1 in.), Phillips, New York, 13 maggio (May 13th) 2015 [€ 135.000180.000/$150,000-200,000], ill. 12
Dadamaino, «Volume», 1959, idropittura su tela (waterpaint on canvas), 130x80 cm
(51.2x31.5 in.), Sotheby’s, Londra, 17 ottobre (London, October 17th) 2013 [€ 47.00070.000/£40,000-60,000], ill. 13
Dadamaino, «Volume nero», 1960, idropittura su tela (waterpaint on canvas), 100x70
cm (39.4x27.6 in.), Phillips, Londra, 16 ottobre (London, October 16th) 2014 [€ 76.000100.000/£60,000-80,000], ill. 14
Dadamaino, «Volume», 1959, acrilico su tela in scatola di plexiglas (acrylic on canvas
in plexiglas box), 100x70 cm (39.4x27.6 in.), Dorotheum, Vienna, 10 giugno (June 10th)
2015 [€ 70.000-100.000/£50,000-72,000], ill. 15
Dadamaino, «Volume», 1958, idropittura su tela (waterpaint on canvas), 70,5x50,1 cm
(27.8x19.7 in.), Christie’s, Londra (London), 16 ottobre (October 16th) 2014 [€ 44.00063.000/£35,000-50,000]
Dadamaino, «Volume», 1958, acrilico su tela (acrylic on canvas), 70x60 cm (27.6x23.6
in.), Dorotheum, Vienna, 20 maggio (May 20th) 2014 [€ 35.000-50.000/£28,00040,000]
Dadamaino, «Volume», 1959, acrilico su tela (acrylic on canvas), 70x50 cm (27.6x19.7 in.),
Dorotheum, Vienna, 20 maggio (May 20th) 2014 [€ 30.000-40.000/£24,000-32,000]
Dadamaino, «Volume», 1960, acrilico su tela (waterpaint on canvas), 90x60
cm (35.4x23.6 in.), Dorotheum, Vienna, 20 maggio (May 20th) 2014 [€ 50.00070.000/£40,000-57,000]
Dadamaino, «Volume», 1959, acrilico su tela (waterpaint on canvas), 70x50 cm
(27.6x19.7 in.), Dorotheum, Vienna, 27 novembre (November 27th) 2013 [€ 25.00035.000/£21,000-29,000]
11. € 155.300
13. € 123.400
12. € 155.200
14. € 94.400
15. € 93.750
Lucio Fontana
€ 27.264.500 Lucio Fontana, «Concetto spaziale. La fine di Dio», 1964, olio su tela (oil on canvas),
$ 29.173.000 178,4x123,2 cm (70,2x48,5 in.), Christie’s, New York, 10 novembre (November 10th)
2015 [Stima a richiesta], ill. 16
€ 21.747.600 Lucio Fontana, «Concetto spaziale. La fine di Dio», 1963, olio su tela (oil on canvas),
£ 15.941.000 177,6x123 cm (69,9x48,4 in.), Sotheby’s, Londra (London), 15 ottobre (October 10th)
2015 [€ 20.000.000-27.000.000/£15.000.000-20.000.000], ill. 17
€ 15.481.800 Lucio Fontana, «Concetto spaziale. La fine di Dio», 1963, olio e lustrini su tela (oil
$ 20.885.000 and glitter on canvas), 178x123 cm (70,1x48,4 in.), Christie’s, New York, 12 novembre
(November 12th) 2013 [€ 11.000.000-15.000.000/$15.000.000-20.000.000], ill. 18
€ 15.097.200 Lucio Fontana, «Concetto spaziale. Attese», 1965, idropittura su tela (waterpaint on
$ 16.154.000 canvas), 65,4x200 cm (25,7x78,7 in.), Sotheby’s, New York, 11 novembre (November
11th) 2015 [€ 14.000.000-19.000.000/$15.000.000-20.000.000], ill. 19
€ 14.726.200 Lucio Fontana, «Concetto spaziale. Attese», 1965, idropittura su tela (waterpaint on
£ 16.405.000 canvas), 116x90 cm (45,7x35,4 in.), Christie’s, New York, 11 maggio (May 11th) 2015
[€ 9.000.000-13.500.000/$10.000.000-15.000.000], ill. 20
€ 13.766.000 Lucio Fontana, «Concetto spaziale. La fine di Dio», 1963, idropittura, olio e lustrini su
£ 10.324.500 tela (waterpaint, oil and glitter on canvas), 178x123 cm (70,1x48,4 in.), Sotheby’s, Londra
(London), 27 febbraio (February 27th) 2008 [Stima a richiesta]
€ 11.437.400 Lucio Fontana, «Concetto spaziale. La fine di Dio», 1963, olio e lustrini su tela (oil
£ 9.001.250 and glitter on canvas), 177,6x122,5 cm (69,9x48,2 in.), Christie’s, Londra (London), 19
ottobre (October 19th) 2008 [Stima a richiesta]
€ 11.325.700 Lucio Fontana, «Concetto spaziale. Attese», 1965, idropittura su tela (waterpaint on
£ 8.381.000 canvas), 80,5x100 cm (31,7x39,4 in.), Sotheby’s, Londra (London), 10 febbraio (February 10th) 2015 [€ 6.700.000-9.500.000/£5.000.000-7.000.000]
€ 8.987.300 Lucio Fontana, «Concetto spaziale. Attesa», 1965, idropittura su tela e legno (water£ 6.740.500 paint on canvas and wood), 197x143,5 cm (77,6x56,5 in.), Christie’s, Londra (London), 6
febbraio (February 6th) 2008 [€ 4.700.000-7.300.000/£3.500.000-5.500.000]
€ 8.398.100 Lucio Fontana, «Concetto spaziale», 1961, olio su tela (oil on canvas), 150x200 cm
$ 8.986.000 (59,1x78,7 in.), Sotheby’s, New York, 11 novembre (November 11th) 2015 [€ 7.500.00011.000.000/$8.000.000-12.000.000]
16. € 27.264.500
17. € 21.747.600
18. € 15.481.800
19. € 15.097.200
21. € 16.003.200
20. € 14.726.200
22. € 7.178.500
Piero Manzoni
€ 16.003.200 Piero Manzoni, «Achrome», 1958-59, caolino su tela (kaolin on canvas), 110x150
£ 12,626,500 cm (43.3x59.1 in.), Sotheby’s, Londra, 17 ottobre (London, October 17th) 2014
[€ 6.300.000-8.900.000/£5,000,000-7,000,000], ill. 21
€ 10.881.200 Piero Manzoni, «Achrome», 1958, caolino su tela (kaolin on canvas), 116x146
$ 14,123,750 cm (45.7x57.5 in.), Christie’s, New York, 15 maggio (May 15th) 2013 [€ 4.600.0006.900.000/$6,000,000-9,000,000]
€ 7.178.500 Piero Manzoni, «Achrome», 1958, caolino su tela (kaolin on canvas), 80x100 cm
£ 5,570,500 (31.5x39.4 in.), Phillips, Londra, 9 febbraio (London, February 9th) 2016 [€ 6.400.0009.000.000/£5,000,000-7,000,000], ill. 22
€ 6.508.700 Piero Manzoni, «Achrome», 1958, caolino su tela (kaolin on canvas), 113,5x144,5
$ 10,121,000 cm (44.7x56.9 in.), Sotheby’s, New York, 14 maggio (May 14th) 2008 [€ 2.900.0004.200.000/$4,500,000-6,500,000]
€ 4.978.000 Piero Manzoni, «Achrome», 1959, caolino su tela (kaolin on canvas), 100x80 cm
£ 4,017,250 (39.4x31.5 in.), Sotheby’s, Londra, 12 ottobre (October 12th) 2012 [€ 2.700.0003.200.000/£2,200,000-2,600,000], ill. 23
23. € 4.978.000
25. € 3.243.400
24. € 3.780.700
FOCUS ON MONOCROMI. IL GIORNALE DELL'ARTE. OTTOBRE 2016 | 29
€ 3.780.700
£ 3,289,250
€ 3.454.200
$ 4,338,500
€ 3.260.800
£ 2,729,250
€ 3.247.800
£ 2,260,500
€ 3.243.400
£ 2,841,250
Piero Manzoni, «Achrome», 1958-59, caolino su tela (kaolin on canvas), 81x101
cm (31.9x39.8 in.), Christie’s, Londra, 14 ottobre (London, October 14th) 2011
[€ 2.500.000-3.200.000/£2,200,000-2,800,000], ill. 24
Piero Manzoni, «Achrome», 1958, caolino su tela (kaolin on canvas), 100,3x74,9
cm (39.5x29.5 in.), Christie's, New York, 11 maggio (May 11th) 2010 [€ 2.400.0003.200.000/$3,000,000-4,000,000]
Piero Manzoni, «Achrome», 1958-59, caolino su tela (kaolin on canvas), 70x100
cm (27.6x39.4 in.), Christie’s, Londra, 14 febbraio (London, February 14th) 2012
[€ 2.200.000-3.000.000/£1,800,000-2,500,000]
Piero Manzoni, «Achrome», 1959, caolino su tela (kaolin on canvas), 100x80 cm
(39.4x31.5 in.), Sotheby’s, Londra, 15 ottobre (October 15th) 2007 [€ 1.700.0002.600.000/£1,200,000-1,800,000]
Piero Manzoni, «Achrome», 1958, caolino su tela (kaolin on canvas), 100x80 cm
(39.4x31.5 in.), Sotheby’s, Londra, 10 febbraio (February 10th) 2010 [€ 1.700.0002.300.000/£1,500,000-2,000,000], ill. 25
26. € 1.623.000
27. € 1.592.600
Paolo Scheggi
€ 1.623.000
£ 1,170,200
€ 1.592.600
£ 1,178,500
€ 1.414.700
£ 1,037,000
€ 1.168.500
£ 842,500
€ 1.152.800
£ 845,000
€ 920.200
£ 674,500
€ 855.800
£ 617,000
€ 820.200
£ 591,400
€ 573.300
£ 467,200
€ 535.500
£ 422,500
Paolo Scheggi, «Intersuperficie curva bianca», 1969, acrilico su tela (acrylic on canvas),120x120 cm (47.2x47.2 in.), Sotheby’s, Milano, 20 maggio (Milan, May 20th) 2015
[€ 400.000-600.000/£290,000-430,000], ill. 26
Paolo Scheggi, «Intersuperficie curva bianca», 1967, acrilico su tela (acrylic on canvas), 140x140 cm (55.1x55.1 in.), Christie’s, Londra, 11 febbraio (London, February
11th) 2015 [€ 340.000-470.000/£250,000-350,000], ill. 27
Paolo Scheggi, «Parete della intercamera plastica», 1966-67, acrilico su legno (acrylic
on wood), 250x307x9 cm (98.4x120.9x3.5 in.), Sotheby’s, Londra, 15 ottobre (London, October 15th) 2015 [€ 1.400.000-2.000.000/£1,000,000-1,500,000], ill. 28
Paolo Scheggi, «Intersuperficie curva bianca», 1966, acrilico su tela (acrylic on canvas), 200x100 cm (78.7x39.4 in.), Christie’s, Londra, 30 giugno (London, June 30th)
2015 [€ 420.000-690.000/£300,000-500,000]
Paolo Scheggi, «Intersuperficie curva bianca», 1966, acrilico su tela (acrylic on canvas), 133x133x6 cm (52.4x52.4x2.4 in.), Sotheby’s, Londra, 15 ottobre (London, October
15th) 2015 [€ 550.000-820.000/£400,000-600,000], ill. 29
Paolo Scheggi, «Zon riflesse», 1964, acrilico su tela (acrylic on canvas), 90x90 cm
(35.4x35.4 in.), Christie’s, Londra, 16 ottobre (London, October 16th) 2015 [€ 820.0001.100.000/£600,000-800,000], ill. 30
Paolo Scheggi, «Senza titolo (Intersuperficie curva rossa)», 1969, acrilico su tela
(acrylic on canvas), 120x80 cm (47.2x31.5 in.), Sotheby’s, Londra, 1 luglio (London,
July 1st) 2015 [€ 560.000-830.000/£400,000-600,000]
Paolo Scheggi, «Intersuperficie curva dal rosso», 1963, acrilico su tela (acrylic on
canvas), 80x50 cm (31.5x19.7 in.), Christie’s, Milano, 28 aprile (Milan, April 28th) 2015
[€ 300.000-500.000/£220,000-360,000]
Paolo Scheggi, «Zone riflesse», 1965, acrilico su tela (acrylic on canvas), 120x80x5,5
cm (47.2x31.5x2.2 in.), Dorotheum, Vienna, 20 maggio (May 20th) 2014 [€ 90.000120.000/£75,000-100,000]
Paolo Scheggi, «Intersuperficie blu - Opera 6», 1965, acrilico su tela (acrylic on canvas), 80x60x5,5 cm (31.5x23.6x2.2 in.), Sotheby’s, Londra, 17 ottobre (October 17th)
2014 [€ 150.000-230.000/£120,000-180,000]
29. € 1.152.800
28. € 1.414.700
30. € 920.200
Turi Simeti
€ 246.500
£ 194,500
€ 175.400
Fs 182,400
€ 120.900
£ 87,200
€ 118.750
£ 83,100
€ 118.750
£ 83,100
€ 118.000
£ 86,500
€ 106.250
£ 76,600
€ 103.500
£ 84,400
€ 93.750
£ 74,100
€ 79.600
£ 64,900
Turi Simeti, «Bianco», 1965, acrilico su tela su tavola, in tre parti (acrylic on canvas on board, in three parts), 56x144,5, 56x127 e 56x104 cm (22x56.9, 22x50 e
22x41 in.), Sotheby’s, Londra, 17 ottobre (London, October 17th) 2014 [€ 100.000150.000/£80,000-120,000], ill. 31
Turi Simeti, «Un ovale bianco», 1968, acrilico su tela (acrylic on canvas), 132x132 cm
52x52 in.), Beurret & Bailly Auktionen Ag, Basilea, 20 giugno (Basel, June 20th) 2015
[€ 60.000-75.000/Fs60,000-80,000]
Turi Simeti, «Un ovale bianco», 1969, acrilico su tela (acrylic on canvas), 140,5x151
cm (55.3x59.4 in.), Christie's, Milano, 28 aprile (Milan, April 28th) 2015 [€ 80.000120.000/£60,000-85,000]
Turi Simeti, «Segno bianco», 1973, acrilico su tela (acrylic on canvas), 150x150 cm
(59.1x59.1 in.), Dorotheum, Vienna, 25 novembre (November 25th) 2015 [€ 80.000120.000/£55,000-85,000], ill. 32
Turi Simeti, «Tre ovali neri», 1977, acrilico su tela (acrylic on canvas), 146x146 cm
(57.5x57.5 in.), Dorotheum, Vienna, 25 novembre (November 25th) 2015 [€ 65.00085.000/£45,000-60,000], ill. 33
Turi Simeti, «Sei ovali in bianco», 2002, acrilico su tela (acrylic on canvas), 150x200
cm (59.1x78.7 in.), Christie’s, Londra, 17 ottobre (London, October 17th) 2015
[€ 35.000-50.000/£25,000-35,000]
Turi Simeti, «16 ovali blu», 1965, acrilico e collage di tela su tela (acrylic and canvas
collage on canvas), 100x80,3 cm (39.4x31.6 in.), Dorotheum, Vienna, 10 giugno (June
10th) 2015 [€ 40.000-60.000/£30,000-45,000], ill. 34
Turi Simeti, «Senza titolo (Dittico)», 1967, olio su tela (oil on canvas), 100x100x13 cm
(39.4x39.4x5.1 in.), Sotheby’s, Milano, 27 maggio (Milan, May 27th) 2014 [€ 60.00080.000/£50,000-65,000], ill. 35
Turi Simeti, «Due ovali bianchi», 1970, acrilico su tela (acrylic on canvas), 60x70,5
cm (23.6x27.8 in.), Dorotheum, Vienna, 26 novembre (November 26th) 2014 [€ 15.00020.000/£12,000-16,000]
Turi Simeti, «Blu», 1968, acrilico su tela (acrylic on canvas), 100x70 cm (39.4x27.6
in.), Dorotheum, Vienna, 20 maggio (May 20th) 2014 [€ 20.000-40.000/$16,00032,000]
30 | FOCUS ON MONOCHROMES. IL GIORNALE DELL’ARTE. OCTOBER 2016
31. € 246.500
32. € 118.750
35. € 103.500
33. € 118.750
34. € 106.250