Rapporto Rgs spesa per il personale in calo dal 33 al 31% in quattro

Download Report

Transcript Rapporto Rgs spesa per il personale in calo dal 33 al 31% in quattro

www.ipasvi.it
Rapporto Rgs: spesa per il personale in
calo dal 33 al 31% in quattro anni
27/09/2016 - Secondo il Rapporto della Ragioneria generale dello Stato (Rgs) la spesa per il personale
è crollata da un incremento annuo del 2,9% nel 2006-2010
2006 2010 a un decremento del -1,2% nel 2011-2015.
E il personale (di tutto il Ssn) perde 35mila unità. IL TESTO DEL RAPPORTO
RA
Un risultato scontato: le politiche di soli tagli e razionalizzazioni hanno avuto il loro effetto sulla spesa.
Ma a pagare è stata l’organizzazione del personale, falcidiato da tagli e risparmi oltre ogni misura
accettabile.
La spesa per il personale
le nel 2015 è stata di 31,6 miliardi secondo il Rapporto 2016 della Ragioneria
dello Stato sul Monitoraggio della spesa sanitaria, con un calo dello 0,5% rispetto al 2014. La spesa per
i redditi da lavoro dipendente è passata da un incremento medio annuo del
del 2,9% nel 2006-2010
2006
a una
riduzione dell’1,2% nel 2011-2015,
2015, abbassando il peso percentuale sulla spesa sanitaria complessiva
di questa voce dal 33,2% del 2010 al 31,1% del 2015. Tra il 2010 e il 2014 (ultimo disponibile) il Ssn
ha perso personale stabile
le dipendente per 25mila unità.
Le cause? Ovvie, ma la Ragioneria generale dello Stato le elenca e le conferma: blocco del turn over
per le Regioni sotto piano di rientro (totale o parziale) e politiche di contenimento degli organici attivate
anche dalle Regioni non in piano di rientro. Poi, il blocco dei contratti e il divieto, fino al 2014, del
riconoscimento di incrementi retributivi al di sopra del livello del 2010. MìNelle Regioni in piano di
rientro è andata peggio: sono passate da un incremento medio
medio annuo dell’1,9% nel periodo 2006-2010
2006
a una variazione media annua negativo (-2,3%)
(
nel 2011-2015
2015 e qui la spesa per il personale ha perso
ancora più peso, passando dal 32,1% del 2010 al 28,9% del 2015. Anche le Regioni non in piano di
rientro hanno registrato
gistrato una crescita negativa del -0,5%,
0,5%, rispetto a un incremento medio annuo dal
3,2% nel 2006-2010.
2010. Si riduce anche il peso della spesa per il personale sulla spesa sanitaria
regionale, che passa dal 33% del 2010 al 31,3% del 2015.
Eppure la spesa sanitaria non si ferma. E senza manovre locali il disavanzo secondo l’Economia resta
a livello di 1,2 miliardi. Come dire, se c’è un surplus di spesa “casualmente” dimostrato subito prima
della legge di bilancio, aumentare il fondo dei due miliardi promessi dal ministro della Salute Beatrice
Lorenzin potrebbe essere anacronistico. Magari, come ha dichiarato nelle scorse settimane Matteo
Renzi, un aumento ci sarà, niente tagli, anche se, magari, sarà intorno agli 800 milioni-un
milioni
miliardo. Il
resto
esto lo risparmino le Regioni che oggi ancora spendono troppo. E magari a farne le spese saranno
ancora una volta i contratti e il reintegro indispensabile di organici ormai ridotti all’osso e di cui fanno
parte professionisti sempre più stanchi e anziani. Il Def che sta per essere presentato ci dirà la prima
verità sulle cifre.
Se i bilanci in qualche modo sono ancora in deficit e la spesa per il personale dipendente è invece a
picco l’equazione è evidente: a pagare finora è stato chi lavora nel Ssn, anche
an
se ha comunque
garantito i risultati che la stessa Ragioneria generale dello Stato riconosce nel rapporto: la vita media
aumenta e questo, si legge, è dovuto al miglioramento del livello generale delle condizioni di salute e la
salvaguardia dello stato di benessere psico-fisico
psico fisico della popolazione, che costituiscono “un risultato
importante sotto il profilo del soddisfacimento dei bisogni sanitari. Inoltre, presenta risvolti positivi anche
in termini di contenimento della spesa sociale”.
Tutto bene quindi?
di? No, visto che questo è un risultato legato alla professionalità e alla buona volontà di
chi opera nel Servizio sanitario che nonostante tutto ha fatto fronte ai bisogni di una popolazione
sempre più anziana, con patologie croniche in aumento e in molti casi non autosufficiente.
Abbiamo denunciato la mancanza di almeno 47mila infermieri per poter alzare il livello del servizio,
specie sul territorio dove anziani, cronici e non autosufficienti vivono i loro bisogni. Abbiamo denunciato
la perdita di potere
tere di acquisto della categoria in questi anni di circa il 25% delle retribuzioni. Abbiamo
messo in evidenza le difficoltà legate agli organici ridotti che rischiano di coinvolgere anche i cittadini,
ricordando che studi internazionali indicano che se i pazienti
pazienti per infermiere scendono numericamente
da 10 a 6, la mortalità si riduce del 20%: in Italia la proporzione media nazionale è di 12 pazienti per
infermiere e se alcune Regioni – poche – ce la fanno a scendere anche se di poco sotto i 10, ce ne
sono altre,
ltre, ancora tra quelle in piano di rientro che di più scontano il blocco del turn over e la carenza di
personale, dove si arriva anche a 18 pazienti per infermiere.
Ora quindi non si creda di poter mettere mano ancora una volta sulle tasche dei professionisti
profes
che
operano nella sanità e di poter far conto solo sulla loro coscienza e buona volontà per garantire un
servizio che paga ogni anno di più inefficienze organizzative inaffrontate. Gli operatori del Ssn non ce la
fanno più e se nella spesa ancora ci sono rami secchi da tagliare per raggiungere un vero equilibrio
senza manovre locali, i bisogni dei cittadini e il loro soddisfacimento dicono chiaramente che senza
personale e senza che questo possa lavorare in modo appropriato, il Ssn resterà presto solo
s
una
questione contabile e non più di salute. Le istituzioni sono avvertite. E il personale del Ssn non resterà
davvero a guardare.
Barbara Mangiacavalli
Presidente Federazione nazionale Collegi Ipasvi
FILE ALLEGATI
Rapporto Ragioneria generale dello Stato sulla spesa sanitaria.pdf (2 MB)
Federazione Nazionale Collegi Infermieri professionali, Assistenti sanitari, Vigilatrici d'infanzia
Via Agostino Depretis 70, 00184 Roma - tel 0646200101 - fax 0646200131 - [email protected]