Cesare Maestri scala la vita e compie 87 anni

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Trento
LUNEDÌ 3 OTTOBRE 2016 TRENTINO
17
COMPLEANNO SPECIALE GLI AUGURI A UN’ICONA
»
Cesare Maestri
scala la vita
e compie 87 anni
Il mito della montagna ha festeggiato con la sua famiglia
«Adesso mi tengo in forma salendo e scendendo le scale»
di Elena Baiguera Beltrami
◗ MADONNADI CAMPIGLIO
Un giorno le piccole Mya ed
Amy, tre anni e un anno, sapranno di avere avuto un bisnonno famoso e magari sfogliando un libro di montagna
nelle serate d’inverno, lo immagineranno ancora appeso
ad una corda, intento a scalare cumuli di nuvole candide.
Ma per Cesare Maestri, che ha
varcato ieri la soglia degli 87
anni, dopo aver attraversato i
crepacci della vita, spesso più
infidi di quelli della montagna: un tumore anni fa, i problemi alle gambe, e recentemente la perdita della moglie
Fernanda, tutto questo non
ha ancora il volto della malinconia.
Perché gli uomini della
montagna non mollano mai e
quando le forze iniziano a
mancare è proprio allora che
si impara a vivere, giorno per
giorno, tra il sorriso di un passante e l’abbraccio di un amico, tra una scalinata da salire
ed una da scendere. «Salire e
scendere le scale, proprio così, non è solo una immagine
metaforica, ma un esercizio
che mi impongo – racconta,
con la voce un po’ roca e un
po’ bambina, quel caratteristico timbro di voce che acquisiscono i nonni con il passare
degli anni - salgo e scendo le
scale ogni giorno per conservare un po’ di muscolatura. È
un impegno che mi prendo
nei confronti di me stesso, di
chi mi deve accudire e con infinito affetto accarezza la mia
vecchiaia. Mi riferisco a mio figlio Gian a sua moglie Paola, a
mia nipote Carlotta con il marito e le bimbe».
Che cosa vorrebbe rimanesse di Cesare Maestri alle
sue nipotine? Un messaggio,
un insegnamento, un ricordo?
«Mia nipote Carlotta mi ha
Oggi è impegnato
a fare il bisnonno
«Peccato che non potrò
insegnare a sciare o ad
arrampicare. Mia moglie
Fernanda? Senza di lei
non avrei potuto fare
quello che ho fatto»
commosso, la sentivo raccontare a sua figlia Mya, che ha
iniziato la scuola materna,
che quando lei era piccola, se
aveva mal di denti, o il raffreddore correva il nonno a prenderla scuola. E allora ho pensato a quante cose ho insegnato a Carlotta, a sciare, a nuotare, ad andare in montagna, cose che non potrò più fare con
Amy e Mya. E questo sì, è un
dolore, perché con la mente io
farei tante cose, ma ci provo,
tengo botta, anche per loro.
Forse un giorno ricorderanno».
Lo scorso febbraio Fernanda se n’è andata lasciando un
grande vuoto, come si sente
oggi a distanza di mesi?
«Fernanda ha sofferto molto negli ultimi anni della sua
vita – la voce cambia, si fa tremula – ed io ho sofferto con lei
e per lei. Quando l’esistenza
diventa una pena e sai che è
una pena ingiusta e senza via
di scampo, faresti qualsiasi cosa per mettere fine a quella pena, ma non puoi fare nulla.
Senza Fernanda, la sua determinazione, la sua bravura nel
mettere a frutto tutto ciò che
di bello ci ha riservato una sorte generosa, non avrei mai potuto fare tutto quello che ho
dopo il tramonto. Lo guardiamo allontanarsi, un po’ incurvato, le braccia tese nello sforzo di reggersi al carrello, mentre il tramonto infiamma lo
skyline del Brenta contro un
cielo azzurro cobalto. Il nostro
Tagli alle borse di studio, l’appello degli studenti contro “un ateneo di periferia”
◗ TRENTO
Studenti universitari in un’aula della facoltà di Economia a Trento
In sala i film della settimana della critica
Oggi e domani (ma anche lunedì e martedì della prossima settimana) arrivano a Trento i film
della “Settimana della critica”
visti all’ultima Mostra del cinema di Venezia, sezione tra le più
originali del festival lagunare
promossa da diversi anni dal
sindacato dei critici cinematografici. Opere prime che ben difficilmente troveranno, se non in
alcuni casi, distribuzione nella
normale programmazione di sala. “Le giornate della Mostra del
cinema di Venezia. I film della
settimana della critica”, questo,
per esteso, il titolo della proposta, è un’iniziativa che coinvol-
fatto».
Appoggiandosi al supporto
che lo aiuta a camminare, Maestri saluta con affabile cortesia e si avvia verso casa, alzandosi il bavero. A Madonna di
Campiglio il freddo punge già
«Il Trentino sarà fanalino di coda»
dal festival di venezia
◗ TRENTO
Cesare Maestri con i suoi familiari e la torta di compleanno
ge il Triveneto grazie all’organizzazione della Fice (la federazione del cinema d’essai) e
dell’Agis (i distributori). Due i
film in programma questa sera
all’Astra di corso Buonarroti. Entrambi, come tutti gli altri, in
versione originale sottotitolata
in italiano. Alle 19,15 in macchina “Prevenge” della britannica
Alice Lowe, conosciuta più che
altro come attrice di commedie
televisive. Qui, dirige e interpreta una donna incinta (quando
ha girato lo era) che cerca vendetta, “in preda ad una furia
omicida – recitano le note di regia - tanto feroce quanto spassosa”. Alle 21,15 “Los nadie” del
colombiano Juan Sebastián Me-
sa. Musica, street art e storie di
amicizia ai confini di Medellin,
città dove il regista è nato. Domani, al “Modena” di viale
S.Francesco, alle 19 il malese
“Singing in graveyards” di Bradley Liew su Pepe Smith, una sorta di Mick Jagger delle Filippine,
che non ha mai scritto una canzone d’amore. “Jours de France” è invece il film di Jérome
Reybaud in programma alle
21,30 in cui il protagonista abbandona tutto per viaggiare senza metà per la Francia. I successivi “incontri” con “La settimana della critica” sono previsti lunedì 10 ottobre (“Astra”) e martedì 11 (“Modena”). Ingresso libero.
(pa.pi.)
L’annuncio dei tagli alle borse di
studio, la smentita della Provincia e ora quello che gli studenti
universitari definiscono “l’ultimo appello”. Si tratta di un intervento che l’Unione degli universitari trentini ha inviato ieri in redazione: «La giunta provinciale
ha in programma di approvare il
prossimo venerdì una delibera
che relegherà la nostra Provincia autonoma a fanalino di coda
in Italia in riguardo al diritto allo
studio, con grande gioia degli
atenei limitrofi che ci strapperanno le matricole migliori. Una
decisione che non è nuova per
questo assessorato, ma conferma anni di politiche poco lungi-
miranti in materia di diritto allo
studio (da quando lo Stato ha
smesso di finanziarlo), mettendole però questa volta nero su
bianco. Nei giorni scorsi, nonostante la nostre argomentazioni
nel merito con dati, numeri e stime, si è cercato di farci passare
come degli ospiti viziati. Ci è stato risposto che si trattava di un
problema solo nostro, mentre
non si è pensato che il problema
fosse di tutto il Trentino.
Bruno Kessler, nel 1962, volle
la nascita di questa Università
guardando lontano. La sua idea
era di un’Università che non fosse chiusa al solo Trentino ma
aperta verso i cervelli di tutta italia e del mondo. E così fu. Arrivarono ad insegnare e studiare al-
augurio al grande vecchio della montagna sono tanti compleanni, da vivere così, mordendo la vita, tra una carezza
e un sorriso, una fatica e un ricordo.
©RIPRODUZIONERISERVATA
cune delle menti migliori del Paese e grazie al loro lavoro l’Università è cresciuta fino a divenire eccellenza a livello nazionale
ed internazionale. Il taglio delle
borse di studio, che ci porterà ad
essere i peggiori in Italia, superiori solo a Molise, Calabria e
Campania, si inserisce in un disegno
più
ampio
di
“normalizzazione” del nostro
ateneo. Quello che si vuole fare è
minare le fondamenta di un ateneo internazionale cercando di
portarlo ad una dimensione di
chiusura locale: un’università di
provincia, un piccolo ateneo di
periferia, non più un’università
che ha nell’autonomia le radici
per guardare al resto del mondo». Gli studenti citano quindi
l’indotto che gli studenti portano alla comunità trentina e concludono: «Ciò che manca non
sono le risorse, ma la visione di
cosa vuole essere questo territorio e la capacità di guardare a
lungo termine».