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4/10/2016
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qualità della vita
La scienza e lo ‘star bene’
Lo scorso 14 settembre nella sede brissinese della Libera Università di Bolzano si è svo
seminario intitolato “Il Benessere: dal territorio alle persone”.
Von unibzone - 3.10.2016
L’iniziativa è stato proposto per fornire un’occasione di presentazione e
discussione ad alcuni recenti lavori svolti all’interno della Macroarea 3 della
Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università di Bolzano, sui temi del
benessere e della salute, ricollegandosi all’ampio dibattito partito dall’iniziativa
OCSE a livello europeo e BES (Benessere Equo e solidale) a livello nazionale.
Alla ricercatrice Federica Viganò, che ha organizzato il seminario, abbiamo posto
alcune domande per cercare di capire in quale misura e in che termini il tema del
benessere viene affrontato oggi dalla comunità scientifica.
Dottoressa Viganò, qual è oggi l’approccio della ricerca scientifica nei confronti di
un concetto così variegato come quello del ‘benessere’?
Il seminario che si è tenuto a Bressanone è stato l’occasione per presentare alcuni
lavori su questo tema, che è divenuto ormai un ambito autonomo della ricerca in
cui contribuiscono sia economisti che psicologi, antropologi e medici. Il seminario
è stato l’occasione per presentare alcuni lavori da parte di un gruppo di ricercatori
di area statistico-economica. Si tratta di lavori che sono stati finanziati con fondi
unibz nel corso degli ultimi 3 anni. Oltre ai lavori interni, è stata anche l’occasione
per invitare alcuni colleghi attivi su queste tematiche.
Tre parole chiave sono state al centro degli interventi: benessere, salute e cultura.
In particolare l’elemento della cultura come componente fondamentale del
benessere è id particolare interesse perché si vanno ad intrecciare dati di tipo biomedicoa queli sul benessere soggettivo. La cultura risulta essere un elemento
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determinante del benessere delle persone (intesa come consumi culturali, accesso
alla cultura).
Nel seminario in qualche modo avete focalizzato anche l’attenzione sulla realtà
altoatesina e il ‘suo’ specifico benessere?
Sì. in quasi tutti gli interventi era presente un focus sull’Alto Adige. Ci siamo
confrontati sui dati relativi a benessere e salute. Uno dei contributi (CavriniCisotto) esplorava in particolar modo l’influenza della crisi economica sul
benessere e sulla salute dei cittadini. Il contributo esterno (Conzo) ha trattato
dell’incidenza della spesa pubblica sul benessere e sulla salute. i avori su cultura e
benessere (Viganó, Tavano, Grossi) consideravano le differenze in area urbano e
rurale. Che in Alto Adige vuol dire distinguere in sostanza tra Bolzano e provincia,
evidenziando differenze significative. I NEET per esempio, risultano presenti
soprattutto in area urbana nella nostra provincia.
Processo Prototip
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prototipazione.
Chi sono i neet?
L’acronimo significa”Not (engaged) in Education, Employment or Training”. Sono
un gruppo sociale ormai al centro dell’attenzione, la cui età è situabile in una
fascia giovanile (ma con un raggio ampio di etá, che va dai 15 ai 30 anni almeno),
che non lavora, non e´ in una fase di formazione o di training. E’ una categoria
poco identificabile, di cui non si delinea chiaramente il profilo, ‘non si sa cosa stia
facendo’.
E´interessante osservare la variazione delle composizione di questo gruppo sociale
nei diversi territori: la quota di Neet varia tra la zona urbana e rurale,
posizionandosi piú nelle zone urbane, anche in questa provincia.
I vostri lavori sul benessere hanno qualcosa a che fare con le classifiche della qualità
della vita del Sole 24 Ore?
No. Perché il lavoro che stiamo facendo e completando in realtà mette in relazione
Italia e Alto Adige sulla base dei dati del BES (benessere equo e sostenibile), che
non sono i dati utilizzati dal Sole 24 Ore. Cos’è il BES?
E’ un database sulla misurazione del benessere equo e solidale, a cura dell’ISTAT. Il
progetto e’ stato avviato nel 2012 da parte di Istat e Cnel. Si tratta di una raccolta
dati che non considera solo indicatori come il PIL , am anche altre msure di
progresso della societá.
Il benessere infatti è un concetto multidimensionale, che richiede strumenti di
misurazione e indicatori sia oggettivi che soggettivi, che riescano a catturare le
molteplici sfaccettature e la complessità del tema. Il database BES comprende 12
ambiti di benessere (domini): salute, istruzione e formazione, lavoro e
conciliazione tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e
istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e cultura, ambiente, ricerca
e innovazione, qualitá dei servizi. Qual è la differenza tra indicatori oggettivi e soggettivi?
Quelli oggettivi sono ad esempio il verde, il traffico, la qualità dell’aria, la
disponibilitá di cultura e patrimonio ecc. Queste rilevazioni sono fatte con
indicatori oggettivi (Mq aree versi, congestione traffico, ecc). Esistono poi
indicatori soggettivi che richiedono di interrogare direttamente i cittadini circa il loro benessere. Le
indagini soggettive sono generalmente costose e in Alto Adige abbiamo la fortuna
di poter attingere dalla custom satisfaction dei cittadini che viene fatta con una
certa regolarità da parte dell’Astat. Rispetto alle altre regioni italiane quindi è
tantissimo, anche dal punto di vista della ricerca. In futuro speriamo anche di
poter collaborare di più con l’Astat che effettua queste ricerche, per poter ancor
meglio ottimizzare la qualità dei dati raccolti nella prospettiva dei più moderni
orientamenti della ricerca sul benessere. I risultati delle vostre ricerche potrebbero essere anche utilizzati dalla politica per
affinare meglio la governance locale?
Questa è una delle ipotesi più plausibili, che la politica venga attuata sulla base di
analisi di dati. In teoria se i politici prenderanno in considerazione questo tipo di
ricerche, potranno senz’altro mettere in modo azioni migliorative rispetto al
benessere dei cittadini. http://www.salto.bz/article/03102016/la­scienza­e­lo­star­bene
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