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FARE NUOVE TUTTE LE COSE
RADICATI nel FUTURO per un PRESENTE VITALE
LINEE PER UN PERCORSO ASSEMBLEARE DI CHIESA DIOCESANA
NEL TRIENNIO 2017 – 2020
Assemblea diocesana dei Fedeli laici
Sabato 1 ottobre 2016
PREGHIERA INIZIALE
Dal Vangelo secondo Giovanni (20.11-30)
Maria stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e
vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il
corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore
e non so dove lo hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non
sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il
custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a
prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che
significa: Maestro! Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai
miei fratelli e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria di Màgdala andò
subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto.
La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove
si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a
voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
M. Vergine e Madre Maria,
tu che, mossa dallo Spirito,
hai accolto il Verbo della vita
nella profondità della tua umile fede,
totalmente donata all’Eterno,
aiutaci a dire il nostro “sì”
nell’urgenza, più imperiosa che mai,
di far risuonare la Buona Notizia di Gesù.
F. Tu, ricolma della presenza di Cristo,
hai portato la gioia a Giovanni il Battista,
facendolo esultare nel seno di sua madre.
Tu, trasalendo di giubilo,
hai cantato le meraviglie del Signore.
Tu, che rimanesti ferma davanti alla Croce
con una fede incrollabile,
e ricevesti la gioiosa consolazione
della risurrezione,
hai radunato i discepoli nell’attesa dello Spirito
M. Ottienici ora un nuovo ardore di risorti
per portare a tutti il Vangelo della vita
che vince la morte.
SALUTO DELL’ARCIVESCOVO
Dacci la santa audacia di cercare nuove strade
perché giunga a tutti
il dono della bellezza che non si spegne.
F. Tu, Vergine dell’ascolto e della contemplazione,
madre dell’amore, sposa delle nozze eterne,
intercedi per la Chiesa,
della quale sei l’icona purissima,
perché mai si rinchiuda e mai si fermi
nella sua passione per instaurare il Regno.
M. Stella della nuova evangelizzazione,
aiutaci a risplendere nella testimonianza
della comunione, del servizio,
della fede ardente e generosa,
della giustizia e dell’amore verso i poveri,
perché la gioia del Vangelo
giunga sino ai confini della terra
e nessuna periferia sia priva della sua luce.
T. Madre del Vangelo vivente,
sorgente di gioia per i piccoli, prega per noi.
Amen. Alleluia.
INTRODUZIONE AI LAVORI ASSEMBLEARI
Dopo aver vissuto il Giubileo del V Centenario di Fondazione della nostra Chiesa Frentana
e in piena Visita Pastorale del nostro Arcivescovo, ci prepariamo a vivere con gratitudine e gioia
un nuovo Triennio Pastorale (2017-2020), seguendo con stupore e docilità l’esempio e
l’insegnamento evangelico di papa Francesco, in comunione con tutta la Chiesa Italiana.
Partiamo proprio dalle sue parole dirette a noi Chiesa in Italia e quindi soprattutto Laiche e
Laici. Ai Presbiteri, martedì 27, è stata proposta la stessa riflessione con in più quanto Francesco ha
scritto ai Vescovi radunati in 67a Assemblea ad Assisi nel novembre 2014.
All’intera Chiesa Italiana, riunita a Firenze per il suo V Convegno nazionale del 2015,
Francesco ha detto con forza:
“Umiltà, disinteresse, beatitudine: questi i tre tratti che voglio oggi presentare alla
vostra meditazione sull’umanesimo cristiano che nasce dall’umanità del Figlio di Dio. E questi
tratti dicono qualcosa anche alla Chiesa italiana che oggi si riunisce per camminare
insieme in un esempio di sinodalità. Questi tratti ci dicono che non dobbiamo essere
ossessionati dal “potere”, anche quando questo prende il volto di un potere utile e funzionale
all’immagine sociale della Chiesa. Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù, si disorienta,
perde il senso. Se li assume, invece, sa essere all’altezza della sua missione. I sentimenti di Gesù ci
dicono che una Chiesa che pensa a sé stessa e ai propri interessi sarebbe triste. Le beatitudini,
infine, sono lo specchio in cui guardarci, quello che ci permette di sapere se stiamo camminando
sul sentiero giusto: è uno specchio che non mente.
Una Chiesa che presenta questi tre tratti – umiltà, disinteresse, beatitudine –
è una Chiesa che sa riconoscere l’azione del Signore nel mondo, nella cultura, nella
vita quotidiana della gente.
L’ho detto più di una volta e lo ripeto ancora oggi a voi: «preferisco una Chiesa
accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa
malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una
Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e
procedimenti» (EG 49).
Però sappiamo che le tentazioni esistono…
La prima di esse è quella pelagiana.
La Chiesa italiana si lasci portare dal soffio potente [dello Spirito] e per questo, a volte,
inquietante.
Sia una Chiesa libera e aperta alle sfide del presente, mai in difensiva per timore di
perdere qualcosa (2 volte).
La seconda è quella dello gnosticismo.
Ai vescovi chiedo di essere pastori, non di più, pastori: sia questa la vostra gioia: sono
pastore. Sarà la gente, il vostro gregge, a sostenervi. Che niente e nessuno vi tolga la gioia di
essere sostenuti dal vostro popolo.
A tutta la Chiesa italiana raccomando ciò che ho indicato in quella Esortazione:
l’inclusione sociale dei poveri, che hanno un posto privilegiato nel popolo di Dio, e la capacità di
incontro e di dialogo per favorire l’amicizia sociale nel vostro Paese, cercando il bene comune.
Vi raccomando anche, in maniera speciale, la capacità di dialogo e di incontro.
Dialogare non è negoziare. Negoziare è cercare di ricavare la propria “fetta” della torta
comune. Non è questo che intendo. Ma è cercare il bene comune per tutti. Discutere insieme,
oserei dire arrabbiarsi insieme, pensare alle soluzioni migliori per tutti. Molte volte l’incontro si
trova coinvolto nel conflitto. Nel dialogo si dà il conflitto: è logico e prevedibile che così sia. E non
dobbiamo temerlo né ignorarlo ma accettarlo. «Accettare di sopportare il conflitto, risolverlo e
trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo» (EG 227).
La società italiana si costruisce quando le sue diverse ricchezze culturali possono
dialogare in modo costruttivo: quella popolare, quella accademica, quella giovanile, quella
artistica, quella tecnologica, quella economica, quella politica, quella dei media…
Ma la Chiesa sappia anche dare una risposta chiara davanti alle minacce che emergono
all’interno del dibattito pubblico: è questa una delle forme del contributo specifico dei credenti
alla costruzione della società comune. I credenti sono cittadini.
Faccio appello soprattutto «a voi, giovani, perché siete forti», come scriveva
l’Apostolo Giovanni (1 Gv 1,14). Superate l’apatia. Vi chiedo di essere costruttori dell’Italia, di
mettervi al lavoro per una Italia migliore. Per favore non guardate dal balcone la vita, ma
impegnatevi, immergetevi nell’ampio dialogo sociale e politico.
Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai
dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende,
accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà.
Sebbene non tocchi a me dire come realizzare oggi questo sogno, permettetemi solo di
lasciarvi un’indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e
istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, in ogni Regione, cercate di avviare, in
modo sinodale, un approfondimento della Evangelii Gaudium, per trarre da essa criteri
pratici e per attuare le sue disposizioni, soprattutto sulle tre quattro priorità che avete
individuato in questo convegno. Sono sicuro della vostra capacità di mettervi in movimento
creativo per concretizzare questo studio. Ne sono sicuro perché siete una Chiesa adulta,
antichissima nella fede, solida nelle radici e ampia nei frutti. Perciò siate creativi!”.
Questa forte esortazione ci spinge a rivolgere uno sguardo rinnovato alla nostra realtà
ecclesiale diocesana per cogliere potenzialità e risorse, limiti e inadempienze, prospettive vitali per
essere la Chiesa “sognata” dal Vaticano II.
Lo scorso 8 dicembre 2015, Francesco ha aperto il Giubileo straordinario della Misericordia:
un anno di grazia, in cui riscoprire che Dio guarda a ogni uomo e ogni donna con immenso amore
di Padre. Durante la celebrazione di apertura, il Papa ha ricordato anche il Concilio Vaticano II, di
cui proprio l’8 dicembre 2015 ricorreva il cinquantesimo anniversario dalla conclusione. Queste le
sue parole:
«In primo luogo, il Concilio è stato un incontro. Un vero incontro tra la Chiesa e gli
uomini del nostro tempo. Un incontro segnato dalla forza dello Spirito che spingeva la sua
Chiesa a uscire dalle secche che per molti anni l’avevano rinchiusa in sé stessa, per
riprendere con entusiasmo il cammino missionario. Era la ripresa di un percorso per
andare incontro a ogni uomo là dove vive: nella sua città, nella sua casa, nel luogo di
lavoro… dovunque c’è una persona, là la Chiesa è chiamata a raggiungerla per portare
la gioia del Vangelo e portare la misericordia e il perdono di Dio. Una spinta
missionaria, dunque, che dopo questi decenni riprendiamo con la stessa forza e lo stesso
entusiasmo».
Anche noi vogliamo farlo con uno stile rilanciato a Firenze 2015: lo stile della sinodalità, del
camminare insieme pastori e popolo di Dio, sviluppata nell’unitarietà: Presbiteri - Vescovo e Laici.
Dio è all’opera e compie prodigi là dove gli uomini vivono, si mescolano, s’incontrano, si
prendono in braccio, si appoggiano, partecipano a questa marea un po’ caotica che può
trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo
pellegrinaggio (cfr. EG 87).
Da qui prende il via la nostra programmazione assembleare che confluirà con quella dei
Presbiteri del 27 settembre u.s. e sarà raccolta dai Consigli diocesani in alcune Linee per il
Triennio 2017-2020.
PER UN DISCERNIMENTO E UN PROGETTAZIONE ASSEMBLEARE
DA LAICHE E LAICI
SEGUENDO I 4 PRINCIPI PORTANTI DELLA EVANGELII GAUDIUM
A - «LA REALTA’ È PIÙ IMPORTANTE DELL’IDEA» (231-233) - Attenti al contesto
Ci sembra utile che il nostro percorso assembleare in diocesi prima e poi nelle parrocchie,
cominci ancora con una lettura della realtà. Una lettura che muova dai problemi e dalle domande
reali delle persone, e non solo dalle questioni di ordine pastorale, che pure non vanno tralasciate.
B - «IL TEMPO È SUPERIORE ALLO SPAZIO» (222-225)- I processi innescare
Interrogàti dalla realtà, ci chiediamo: che processi innescare in questo contesto.
Quali risposte possono essere date dai noi credenti, laiche e laici, partendo anzitutto dalla
nostra vita di adulti e dal nostro servizio, e poi dalle nostre comunità, in questo luogo e questo
tempo
C - «IL TUTTO È SUPERIORE ALLA PARTE» (234 – 237) - Quale Comunità
Comprese le possibili risposte, occorre riflettere sulla “forma ecclesiale”.
Di quale forma parrocchiale e diocesana (esperienze di vicariato, interparrocchiali,
proposte apostoliche, uffici diocesani, modalità di incontro…) c’è bisogno per la nostra realtà e per
le azioni che abbiamo individuato come essenziali.
D. «L’UNITA’ PREVALE SUL CONFLITTO» (226-229) - Quali alleanze costruire
All’interno della nostra diocesi, delle nostre comunità siamo chiamati a vivere nella
dimensione dell’Alleanza sempre da rinnovare perché troppo spesso compromessa e infranta.
Quali alleanze possiamo stringere, dentro e fuori la Chiesa, per rispondere agli obiettivi che
ci siamo prefissati con altri protagonisti di una significativa rete di relazioni.
TRACCIA per la RIFLESSIONE PERSONALE
e il CONFRONTO in GRUPPO per VICARIATI e in PARROCCHIA
1. Come rafforzare il processo di una Chiesa “sinodale” che cammina insieme: Presbiteri e
Vescovo, Pastori e Laici negli incontri diocesani… vicariali… interparrocchiali…?
Quali ostacoli da rimuovere, quali percorsi da intraprendere?
2. Una Chiesa “beata e accidentata… non rinchiusa” su se stessa è l’appello ad una “nuova
spinta missionaria”. Qualche atteggiamento e azione da proporre e condividere in base
alla tua esperienza?
3. Come rispondere al compito lasciatoci da papa Francesco di approfondire la Evangelii
Gaudium?
4. Ritieni adeguate le proposte di formazione permanente degli scorsi anni?
Hai qualche idea o esperienza in merito a “nuovi itinerari di formazione permanente”?