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1
Marmellata
Fortunata Apicella
2
Era giovedì e per Matilda non era un giorno qualunque, mai.
Ogni giovedì lo dedicava alla cosa che le dava di più in termini di soddisfazione. La sua meraviglia si affacciava
sulla veranda, era un orto. Ci aveva messo anni a renderlo così, non perfetto, ma curato e più di tutto, suo.
Quel giorno però il terriccio, l’annaffiatoio e i suoi guanti da giardino rimasero all’ombra nel capanno degli
attrezzi.
Il caldo era insostenibile, Matilda boccheggiava sdraiata a pancia in su sulle lenzuola. Provò con le docce fredde, il
ghiaccio in fronte, ma nulla.
Era sola in casa, suo figlio Teo era con i nonni, al mare; per la prima volta lo aveva lasciato andare via. Luca era
già uscito di casa, si sentiva ancora l’odore del caffè bruciato in cucina. C’era un biglietto, gli diede un’occhiata
rapida mentre apriva il frigorifero per infilarci la testa all’interno. Sapeva di non trovare più l’elenco dei motivi
del perchè l’amasse, ma solamente la lista della spesa.
Era la settimana di Ferragosto e per Matilda coincise con quella della devastazione. L’aria condizionata dell’auto
non funzionava, non avevano ancora trovato un meccanico e sapeva cosa le sarebbe aspettato quel giorno, ma
decise di esser forte. Si infilò una camicetta di seta, dei pantaloni troppo stretti e il suo solito paio di sandali. Fece
le scale, lentamente e poi salì nel suo forno a quattro ruote.
Guidò a lungo, dopo un’ora si ritrovò completamente avvolta nel sudore e nella cappa umida della città.
L’aria condizionata la fece tremare non appena entrò nel supermercato, ma non bastò neanche quello. Matilda
cercò sollievo in un barattolo di marmellata. Ci conficcò un dito, poi l’intera mano. Leccò le dita, una per una.
Si sentì in colpa.
Richiuse in fretta il vasetto e lo ripose di nuovo sullo scaffale, in fondo, dietro alle altre confezioni di marmellata.
Aveva le mani appiccicose, corse subito in bagno.
L’odore dei bagni pubblici sputò via quello dolce della marmellata di arance.
Rivolta allo specchio, con le mani sotto il getto freddo dell’acqua, sentì la porta aprirsi e chiudersi dietro di sé.
Era una donna, notò subito il camice rosso. Si appoggiò al muro e si accese una sigaretta.
«È una guerra lì fuori.»
«Come scusi?»
«Oggi è giorno di sconti, in più c’è la svendita prima della chiusura. Dio, che turni infernali.»
Matilda iniziò a squadrarla, da quel punto poteva vederla in faccia senza essere vista. Era giovane, o quanto meno,
molto più giovane di lei, ma aveva qualcosa, sul viso, che non la faceva sembrare una ventenne qualunque. Non si
poteva dire che fosse bella, era peggio, era particolare. Anche il modo in cui teneva la sigaretta le parve altro.
Aspirava a pieni polmoni, abbandonando la mano non appena si staccava dalla bocca. Tutto sembrava così
leggero, anche le occhiaie sotto gli occhi le appartenevano, così come l’intero spazio intorno a lei. Pensò che fosse
una ballerina. Pensò anche che fosse molto stupida a fare quei pensieri.
«Vuoi?»
«No grazie, non fumo.»
«Questo è meglio, prova.»
«No, mio marito… Non sopporta l’odore del fumo, chi lo sente poi. Grazie lo stesso.»
La ragazza alzò la testa in uno sbuffo e fece schioccare la lingua sui denti scuotendo la testa.
«Dovresti lasciarti un po’ andare.»
Matilda continuò a strofinare le mani, ci mise più tempo del dovuto ad asciugarle.
«Scusi signorina, non sto capendo.»
La ragazza si tirò su dal muro e con uno scatto le piombò davanti. Si sarebbe potuto dire che i loro nasi quasi si
toccassero. Con la mano libera le sfiorò il colletto della camicia e poi passò ai bottoni che iniziò a slacciare uno ad
uno. Matilda non oppose resistenza, cercò di rispondere a quello sguardo che la faceva sentire così inadeguata,
nuda. Sentì tutto il calore che Agosto portava con sé. La ragazza si fermò al terzo bottone, si staccò soddisfatta e
aspirò a lungo con la sigaretta stretta tra le labbra.
Un annuncio dell’altoparlante riecheggiò in tutto il supermercato arrivando nei bagni. La ragazza spalancò
un’altra porta, fece un ultimo tiro veloce e poi gettò via la sigaretta che si perse nel rumore dello sciacquone.
Uscendo le passò intorno.
«Tranquilla comunque, non ti preoccupare. Il tuo segreto con me è al sicuro.»
La ragazza dal camice rosso la lasciò lì, con la bocca socchiusa e le mani sotto il soffione dell’aria calda sebbene
fossero asciutte da un po’.
Una sensazione di fresco l’avvolse altrove. Chiuse gli occhi e provò a smettere di pensare, ma quella sensazione
crebbe, sentì pulsare proprio lì, tra l’incavo delle sue cosce.
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Spalancò gli occhi e chiuse dietro di sé la porta di uno dei bagni accanto ai lavandini. Non importava quanto
fosse piccolo lo spazio che la separava dal water, si appoggiò contro la superficie della porta, si slacciò i pantaloni
e le sue dita precipitarono oltre gli slip.
Era bagnata. Il getto d’aria calda non era riuscito ad arrivare fin lì.
Iniziò a strofinare le dita, prima in modo più delicato, poi sempre più veloce.
Respirava piano, cercando di tenere la bocca chiusa quasi a serrare i denti, ma non potè combattere a lungo. Si
lasciò andare, spalancò la bocca e ansimò fino a quando le gambe soffocarono la sua mano.
Luca cominciò a rovistare tra le buste.
«Cazzo Matilda, la marmellata. Te la sei dimenticata di nuovo, incredibile..»
«È finita.»
«Impossibile.»
«Ti dico di sì.»
«Ti avevo fatto la lista apposta, dove hai la testa?»
Matilda rimase in silenzio.
«Ora mi tocca andare a prenderne un vasetto».
«No, non andarci.»
«Perché?»
«È una guerra lì fuori…»
Luca non capì le ultime parole, entrò in bagno ricordandole la cena di quella sera.
Si era dimenticata anche quello.
Matilda iniziò a mettere a posto la spesa. La cucina aveva bisogno di una sistemata, piatti e bicchieri riversavano
da un po’ nel lavandino. Notò che erano quasi tutti diversi, accozzaglie di servizi accumulati negli anni. Li vedeva
tutti giorni. Pensò a quanto fosse strano non averci mai fatto caso prima. Aprì uno degli sportelli in basso, fece
per infilare un pacco di cereali, ma non riuscì a spingerlo fino in fondo. C’erano delle macchinine colorate, le
prese in mano e ci giocò come faceva Teo, spingendole lungo il bordo del bancone. Si chiese se si fosse ricordato
della crema solare. Anche Matilda si bruciava spesso, ma erano anni che non andava via, in vacanza, tanto meno
al mare.
Glielo disse in cucina. Luca stava sorseggiando del vino, quando la sua mano non tenne più la presa. Il bicchiere
cadde, si fracassò contro il pavimento, quel che ne rimaneva erano tante piccole schegge di vetro. Matilda si
accasciò a terra, quel piccolo disastro andava pulito. Faceva ancora caldo, le erbacce si erano impossessate dell’orto
e ora Matilda aveva bisogno di un nuovo servizio di bicchieri.
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