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Il Malpensante.com
Andrea Amadeo
28/09/2016
(per questo geniale striscione, esposto il 26 aprile 2016,
la FIP ha multato la Dolomiti Energia Trento di 750€, per “esposizione di striscione offensivo”)
Pagliacciata.
In realtà non mi viene un termine meno forte per descrivere quello che è successo, nel corso degli
ultimi mesi, nel panorama del basket europeo.
E’ notizia di ieri (qui) che pare, dicono, Petrucci e la FIP siano pronti a presentarsi, quali
danaidi supplici adoranti, al cospetto dell’onnipotente segretario della FIBA Baumann, per
impetrare un accordo fra FIBA e ULEB. La speranza del nostro è che si riesca a sbloccare quella
kafkiana situazione per la quale solo Italia e Francia, fra le federazioni nazionali, hanno obbedito ai
diktat della FIBA.
Certo le motivazioni all’epoca parevano “utili”. L’Italia ha ottenuto il preolimpico (finito in
tragedia con la sconfitta in finale per mano degli uomini di Petrovic), la Francia spera nell’appoggio
di Baumann per i giochi del 2024.
Ma, come al solito, l’improvvida mossa petrucciana ha fatto più danni che altro, infliggendo, a nostro
parere, un colpo mortale al già disastrato panorama cestistico nostrano.
APRÈS MILANO LE DÉLUGE
La supercoppa giocata pochi giorni fa ha decretato l’indiscussa superiorità tecnica e fisica
dell’ Olimpia Milano, che ha praticamente passeggiato su Cremona e Avellino.
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Il Forum di Assago
Non è un caso che Milano sia l’unica società italiana che, grazie alla licenza A di Eurolega,
sia compresa nel circuito ULEB. In realtà, ne avremmo avute altre: Reggio, Trento, Sassari. Ma
grazie alla cieca obbedienza della FIP sono state obbligate, insieme alla wild card Cantù, a
rinunciare all’iscrizione all’Eurocup sotto minaccia di una squalifica in campionato.
I risultati di qusta scelta sono qui da vedere. E non è solo un fattore tecnico, è anche, purtroppo se
vogliamo, un fattore economico.
Milano al momento è una delle poche piazze che possono vantare un impianto sportivo che superi i
5000 spettatori, è l’unica squadra che accede, grazie al contratto firmato tre anni fa, ai ricchi introiti
garantiti dall’Eurolega. E, per quanto sia encomiabile la passione che molti imprenditori
hanno, e che li porta ad investire nel basket, i fondi “non sono mai abbastanza”, le spese
sono altissime, e i ricavi ridotti ai minimi. Ogni anno vede la scomparsa di un gran numero di
società che semplicemente non hanno più risorse per portare avanti i campionati. È successo
recentemente anche in LegaA con Treviso e Siena, fallite entrambe. O con Roma, che ha
deciso spontaneamente di rinunciare alla massima serie, causa mancanza di soldi, per
ripartire dalla lega 2.
PERCHE’ L’ULEB
L’ULEB nasce nel 1991 per mettere fondamentalmente pressione alla FIBA, che fino a quel
momento si era occupata di organizzare e gestire le competizioni internazionali in Europa. Ed è
sempre una sporca faccenda di denaro. Gli introiti economici dell’allora coppa campioni non
erano all’altezza delle aspettative dei migliori club europei. Da qui la decisione, poi sviluppata nel
tempo, di organizzare una sorta di super lega europea che gestisse autonomamente competizioni e
soprattutto introiti.
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La Virtus campione d’europa
La Fiba ci provò anche ad evitare la spaccatura, allargando già nel 91 l’allora Coppa dei
campioni anche a squadre non campioni del proprio paese. Nacque l’European league, Poi
diventata Eurolega nel ‘96. Ma i soldi non bastavano mai ed ecco che, nel 2000, si consumò lo
strappo. E il 2001 sarà ricordato come l’anno delle due campionesse d’Europa, con la
Virtus Bologna campione dell’Eurolega ULEB, e il Maccabi Tel Aviv campione della
Suproleague FIBA.
Resasi conto che il progetto ULEB era decisamente più accattivante per le squadre di club, La Fiba
decise allora di non ostacolare ulteriormente il progetto, già ampliato ad una seconda
coppa, l’ Eurocup, ripiegando su una terza coppa riservata alle squadre non iscritte a competizioni
ULEB, L’EuroChallenge.
Il prodotto Eurolega, nel corso degli anni, ha subito modifiche e implementazioni, ha
sviluppato un modello economico vantaggioso per le società affiliate che ha visto un trend di
ricavi in costante aumento nel corso degli anni. Insomma è diventata, grazie anche alla regia di Jordi
Bertomeu, potente commissioner dell’Eurolega, una sorta di gallina dalle uova d’oro.
TROPPO COMODO, BAUMANN
Ovviamente, una volta che il format è stato sviluppato, e dimostra di essere redditizio, subito gli
avvoltoi si sono lanciati sulla preda. Ed è così che nella primavera del 2015, Il segretario della Fiba
Baumann, nell’ambito di un progetto generale di ristrutturazione delle competizioni internazionali
organizzate dalla Fiba, decide di fare concorrenza all’Eurolega lanciando l’idea di una
competizione europea molto simile, per forma, al torneo dell’ULEB.
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Dott. Ing. Gran Mascalzon di Gran Croc.
Visc. Baumann
Lo scopo, abbastanza malcelato peraltro, è di riportare la massima competizione europea, ed i suoi
introiti ovviamente, sotto l’egida della federazione.
La risposta dei club di Eurolega non tarda a venire, ma forse non è quella che Baumann si
aspettava. In un comunicato congiunto, i club dicono “parliamone, ma l’anno prossimo”.
È evidente che i principali club europei non abbiano alcun interesse a modificare uno status quo che
garantisce introiti notevolmente superiori a quelli che potrebbe garantire la Fiba.
Soprattutto l’impressione è che la Fiba voglia, più che riportare meritocrazia e garantire
l’accesso alle squadre campioni, appropriarsi di quella famosa gallina dalle uova d’oro di
cui parlavamo prima. In pratica, dopo aver fatto fare all’ULEB la fatica di creare un marchio, un
format, un prodotto e averlo reso appetibile e redditizio, la Fiba avrebbe voluto “espropriarlo” per
metterci il suo logo.
TORINO VAL BENE UNA SQUALIFICA
Ora, se foste un club di prima fascia (un Real Madrid, per fare un esempio) e doveste scegliere fra
un format consolidato, con il progetto la creazione di una superlega stile NBA, con notevoli
introiti garantiti e la certezza di farne sempre parte, ed un format “scopiazzato”, con introiti
decisamente minori, organizzato da un ente che ha già dimostrato in passato di non essere in
grado di gestirlo, e soprattutto di farlo crescere che cosa scegliereste?
C’è bisogno di rispondere?
Però, c’è un però. L’ente in questione, evidentemente nella speranza di poter, utilizzando il potere
coercitivo insito nel suo ruolo, convincere i recalcitranti, decide che è ora di “forzare la mano”
cominciando una vera e propria guerra a colpi di minacce e squalifiche, verso le federazioni
nazionali delle squadre ULEB.
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“Adesso siamo nella merda, Gianni”
Prima minaccia di squalifica le federazioni con squadre affiliate ad Eurolega ed Eurocup.
Poi ritratta, Eurolega non si può, ci sono dei contratti. Allora solo Eurocup. Poi l’ipocrita
attacco al sistema delle licenze di Eurolega (dimenticandosi che la prima proposta FIBA, rimandata
al mittente dai top club, era proprio imperniata sulle licenze pluriennali).
Intanto, l’ULEB continua il suo lavoro forte della miglior offerta presentata ai Club, e firma
un accordo triennale con Reggio Emilia, Trento e Sassari, e offre una wild card a Cantù,
appena rilevata dal ricchissimo Gerasimenko.
E qui scatta il ricatto. Il 21 Marzo il Board della FIBA decreta l’esclusione da tutte le
competizioni internazionali per tutte le federazioni che hanno club affiliati ad Eurocup.
La risposta della FIP non si fa attendere, ed è una resa senza condizioni su tutti i fronti. Viene risolto
il contratto con LegaBasket e di fatto viene ufficializzata l’esclusione delle 3 “ribelli” in caso di
permanenza in Eurocup.
Tutto per la paura (peraltro remota e tutta da dimostrare) di perdere il preolimpico di
Torino. Ed ecco combinata la frittata.
ED ORA, SIGNORA LONGARI?
No, Petrucci non è caduto sull’uccello, come avrebbe detto il compianto Mike, ma è scivolato su una
buccia di banana ben più insidiosa e pericolosa.
Il preolimpico è passato, e l’Italia è stata battuta in finale. La partecipazione all’Olimpiade
sfumata sotto i colpi croati.
E ora l’unico club con licenza Euroleague è Milano, che ovviamente deve investire se vuole
competere in una super lega europea a 16 squadre. Abbiamo perso la possibilità di partecipare
all’Eurocup, con le squadre affiliate costrette a rinunciare per “ragion di stato”, e ci ritroviamo con
le sole Venezia e Avellino in quella Basketball Champions League che avrebbe dovuto, nelle pie
speranze di Baumann, prendere il posto (e gli introiti) dell’Eurolega.
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Lo stato del Basket italiano
Quali conseguenze? Beh, innanzitutto una ricaduta di prestigio tecnico. L’assenza dai
“palcoscenici che contano” (con tutto il rispetto per Avellino e Venezia, un conto è giocare con
Barcellona, Fener, Olympiakos, Real e Panathinaikos, un altro è sfidare l’Aris, il Neptunas, il Monaco
o il Chimik Juznyj) non rende certo appetibile il campionato italiano, né dal punto di vista
tecnico, né dal punto di vista economico. La mancanza di un’infusione di denaro nelle casse,
spesso disastrate, delle società comporta inevitabilmente una riduzione di budget, e,
purtroppo, senza soldi è difficile attirare giocatori di classe e tecnica.
Il che si ripercuote, ça va sans dire, sulla qualità dello spettacolo offerto. La Supercoppa in
questo è stata drammaticamente esaustiva. Una squadra, nettamente superiore alle altre tre, che ha
vinto, scontatamente, e anche giocando un buon basket al postutto. Ma, e lo dico anche da tifoso,
vincere per inerzia alla lunga annoia, e svaluta il “prodotto” di cui sopra.
TORNARE INDIETRO? NO GRAZIE
Sia ben chiaro a tutti. Il lavoro fatto da ULEB ed Eurolega in questi anni è stato enorme.
Un lavoro di marketing e di sviluppo, di comunicazione e crescita. Che è andato a vantaggio di tutto
il movimento cestistico europeo. E anche Italiano.
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Accordi con i club con campagne di
sensibilizzazione, palazzetti e strutture all’avanguardia. Tornare alla FIBA equivarrebbe a
tornare alla vecchia logica di un basket incapace di crescere, tornare indietro di 15 anni.
No grazie. Se la Pallacanestro vuole sopravvivere, e riprendere a crescere tutti devono entrare
nell’ottica che la passione non basta più, insieme bisogna “vendere il prodotto”.
Il lavoro enorme fatto da Eurolega va in questa direzione: uno sviluppo per quanto possibile
costante, e in costante crescita, delle potenzialità del basket europeo. L’importante è che
continui, spedito, in questa direzione, come è cresciuto negli ultimi 15 anni.
E negli ultimi 15 anni la FIBA è stata a guardare, che resti lì. Grazie.
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