L`infocaciara. La caciara ai tempi dell`informazione

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Transcript L`infocaciara. La caciara ai tempi dell`informazione

L'infocaciara. La caciara ai tempi
dell’informazione / L'informazione ai
tempi della caciara...
perché l’informazione di Girodivite è,
obiettivamente, gluten free
“A mezzogiorno, col giornale si possono
avvolgere le patate”.
(Luigi Pintor)
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Comunicazione è la capacità di utilizzare il minimo
dell’energia possibile per veicolare il massimo del
contenuto
possibile,
senza
compromettere
la
comprensibilità della comunicazione. Insomma: essere chiari,
sintetici, diretti. E occorre dire cose vere, ovvero cose che
siano chiaramente documentabili, in cui il punto di vista e la
parzialità sia chiaramente e manifestamente dichiarato
(dunque, niente cose nascoste).
Tutto questo funziona in teoria. Nella pratica non funziona per
niente così. Perché nella realtà tutti noi siamo immersi nella
caciara collettiva. Lo eravamo quando non c’erano i social
network e gli altri mezzi di comunicazione digitali, lo siamo
oggi con la moltiplicazione (apparente) delle tecnologie
disponibili.
Ognuno di noi è sempre un terminale di informazione e un
ridiffusore di informazione all’interno della propria cerchia. È
un’attività faticosa. Distinguere l’informazione dal rumore, e all’interno dell’informazione - l’informazione utile e corretta da
quella taroccata e fuorviante, è l’impresa quotidiana di
ciascuno di noi.
Girodivite nasce anche con questo scopo - non solo di dare
“spazio”, costruire rete e memoria, essere punto di riferimento
nel mondo disperso e dispersivo, zattera del naufragio,
kibbutz dell’informazione dal basso -, dividere il grano dal
loglio (la zizzania della parabola evangelica: Matteo 13, 24
segg.).
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Ogni giorno tutti noi siamo impegnati proprio in questo:
informarci, “aperti” al mondo perché nessuno di noi ha idee
preconcette ma è alla ricerca di idee e di poter condividere
quelle idee, perché ognuno di noi ha sperimentato il naufragio
di vecchie rigidità mentali e magari da qualche parte (nel
nuovo o anche nel vecchio, tra gli scarti) ci sarà qualcosa - la
speranza è questa - che possa essere ancora utile. In questa
“apertura” siamo esposti, quotidianamente, al rumore e ai
veleni che vengono mescolati alla caciara che è il “mondo
dell’informazione”.
L’importanza di un luogo come Girodivite - non solo perché è
il “nostro” luogo, la nostra “casa” - è anche questo: nello
sforzo che compiamo oggi giorno per “non” pubblicare le cose
che ci arrivano dal mondo che ci circonda (e che penetra
dentro di noi, ci avvelena nonostante tutto, nonostante i nostri
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tentativi di non respirare l’aria mefitica siamo lo stesso
costretti a respirare…).
Ciò che “non” pubblichiamo è altrettanto indicativo di quello
che pubblichiamo. Individuare le bufale nella caciara collettiva,
spesso nel poco tempo che abbiamo a disposizione per poter
verificare le cose, su questo occorre esperienza e un “sesto
senso” che si acquisisce con scetticismo e prudenza
(entrambi non sono necessariamente sempre qualità positive,
hanno le loro controindicazioni e fanno parte del nostro
percorso verso l’arteriosclerosi). Avere memoria, questa è
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un’altra delle virtù cardinali (e nel percorso di cui sopra,
l'alzheimer è nostra compagna). Perché è grazie alla
smemorazione che i poteri della disinformazione agiscono - le
menzogne per essere efficaci hanno bisogno di menti che
dimenticano facilmente. Quando il Grande Leader dice la
cazzata del giorno, l'indomani è costretto poverino a trovarne
un'altra in modo che la gente dimentichi la cazzata precedente
e si esalti attorno alla cazzata nuova del giorno.
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Nella normalità di ciascuno, non avere memoria di cose che,
in fondo, non ci appartiene, è “normale”. Non possiamo
pretendere che ogni giorno ci si ricordi come e perché è nata
la nostra Costituzione o perché è bene che sia rispettata la
regola della guida sulla destra ecc. In realtà basta un attimo
perché, profittando della smemorazione selettiva, chi ha
interesse agisca e sovverta le regole.
Siamo chiamati allo sforzo della memoria quotidiana, a
ricordare - a chi ci legge, e a noi stessi perché la
smemorazione agisce anche in noi - cosa è davvero accaduto,
perché, e perché certe cose sono in un determinato modo e
non in un altro.
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A dare il ritmo all’informazione, al flusso della narrazione
ufficiale dei mass media, sono (hahaha!) i mass media: un
flusso quotidiano, cioè scandito quotidianamente, in cui “ogni
giorno” debbono esserci notizie nuove, che vanno date in
pasto ai lettori, che vanno consumate: l’informazione è
consumo. Ciò che è il tema “di oggi” non è quello che c’era ieri
e non è quello che sarà domani. Una specie di bulimia
fagocitaria quotidiana. I tempi moderni dell'informazione
necessitano l'ingozzamento (ricordate Chaplin e l'ingranaggio
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dell'industria: nello stesso film Tempi moderni c'era Charlie
che subiva l'ingozzamento da parte della macchina). Quando
Girodivite sceglie la scansione settimanale, lo fa perché
sente – tutti noi sentiamo – il bisogno di sedimentare
l'informazione, di avere tempo. Dire: ehi calma, fammi capire
bene cosa sta succedendo...
I
ragazzi
e
le
ragazze che sono
stati alle due ultime
“feste nazionali”, a
Palermo
e
a
Catania
organizzate
dal
Movimento 5 Stelle
(M5S) e dal PD –
è
un
caso
che
entrambi scelgono
la
Sicilia
come
luogo per la propria
“festa”?
-
hanno
potuto accorgersi di cosa è successo: in entrambi i casi i
contenuti
delle
manifestazioni
politiche
sono
passate
immediatamente in secondo piano e sono state letteralmente
dimenticate
(nel
sistema
pubblico
e
collettivo
dell’informazione), a favore del momento della caciara e del
“colore” locale.
Di tutta la festa nazionale dell’Unità di Catania l’unica cosa
che è stata rilevata dai mass media è stato il piccolo scontro
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tra manifestanti e forze dell’ordine - pochi minuti di tensione,
presto superati -. Di tutta la festa nazionale del M5S di
Palermo (sciattamente chiamata “Italia 5 stelle”) viene rilevato
il momento della caciara attorno al neo sindaco di Roma
Virginia Raggi con i giornalisti all’arrembaggio e alla ricerca
del momento-linciaggio. I mass media hanno fatto il loro
dovere facendo la foto al contadinotto di turno che esibiva il
lancio delle freccette contro “i politici” così come si faceva
quando la Lega organizzava le adunate pontidiane. Lo scontro
politico e di classe viene in questo modo depotenziato, a
favore dell’elemento di colore e di sfotteggio dei “villani”. Lo
schema continua a essere quello (collaudato) del G8 di
Genova: il momento della violenza, cercato o creato, serve
per cancellare il contenuto politico della protesta, serve ad
annullare il movimento come portatore di politica. Di tutto il
discorso di Beppe Grillo a Palermo (24 settembre 2016)
l’unica cosa che è stata rilevata dai mass media è stata: Grillo
si è “ripreso” il partito. Il contenuto del discorso di Grillo è
passato in secondo piano. Non sembra che neppure i militanti
di questo partito siano interessati a questo contenuto,
collettivamente
siamo
tutti
in
balia
di
quello
che
quotidianamente viene imbastito come “story teller” dai mass
media, e dal carattere di consumo in cui è stata ridotta
l’informazione.
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A fronte della caduta in termini finanziari e industriali del
sistema tradizionale dei mass media: i crollo nella vendita dei
giornali e il crollo nel
fatturato pubblicitario
nei media (tranne la
radio), la fusione tra
testate
un
tempo
concorrenti che non
è solo la risposta
alla crisi ma anche
la
riduzione
dei
gruppi di potere in
Italia. La transizione
che stiamo vivendo
significa
anche
questo: cose che si
riducono, permanenze di certi meccanismi (specie di quelli
ricattatori).
Dicono che la festa è finita, peccato che nessuno di noi ha mai
partecipato né è mai stato invitato a quella festa. Per quanto
ne sappiamo, non ci interessa neppure partecipare a una
festa che non ci appartiene. Qui si dicono due cose: che non
solo quando una cosa è gratis, sei tu il prodotto che si sta
vendendo; ma anche: ad una fetta di torta che ti viene
presentata ma proveniente da chissà dove e fatta da chissà
chi, è sempre preferibile la fetta di torta che tu stesso sei
capace di fare e che puoi condividere con i tuoi amici e con i
tuoi figli. Quando tutti pensano che una cosa si possa fare
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solo in un determinato modo, pensare all’incontrario può
essere l’unico modo che abbiamo per re-impossessarci di noi
stessi: probabilmente è questo il filo che univa persone come
Lorenzo Milani, Danilo Dolci, Peppino Impastato, Mauro
Rostagno, Pippo Fava...
(E’ la lista dei nostri santi, fa parte della nostra retorica.
Questo non significa che non sia una cosa vera e seria, però
andiamo calmi, eh? senza fare i fanatici e senza fare i cinici.
La nostra narrazione di maschietti martiri e bianchi di pura
razza caucasica. Perché Rita Atria, Graziella Vistré, Maria
Giudice, Elvira Sellerio debbono finire tra parentesi? ti sei
accorto/a dell’incongruenza e ti sei inalberato/a o hai accettato
supinamente quanto ti ho scritto? ma non ti accorgi che le
cose sono sempre più complicate di quanto sembrino?)
Abbiamo imparato in questi anni che esiste il valore dei
testimoni oculari, e che esistono fonti che sono più attendibili
di altre. Testimoni oculari sono coloro che sono dentro
l’evento, vi “partecipano”: vedono una parte di quello che
accade, e lo vedono dal proprio punto di vista.
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Quando sono tornati da Genova i nostri ragazzi, sconvolti per
quello che avevano attraversato, beh “quelli” erano i nostri
testimoni oculari. A Genova ci sono stati 300 mila testimoni
oculari, e diverse centinaia erano alla Diaz. I mass media
hanno registrato immagini di scontri, un morto e una lunga
fumogena polemica. Noi abbiamo chi a Genova in quei giorni
c’era.
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MC che è stata a Palermo ci ha riferito di Virginia Raggi che
aveva scelto le tre del pomeriggio, orario di sonno, per andare
a visitare gli stand delle città alla Festa; individuata dai
giornalisti, è stata circondata da una folla di paparazzi con i
loro strumenti di guerra (le aste con le telecamere ad alta
definizione e i microfoni usati come mezzi contundenti) con
una violenza tale che la preoccupazione primaria è stata
quella di richiamare i bambini che giocavano davanti agli
stand nell’orario che (poco prima) era di calma. Alcuni dei
militanti degli stand intervengono per cercare di proteggere
Raggi dall’assalto. Nella calca, generata dai giornalisti,
l’indomani “la” notizia è un paio di giornalisti rimasti contusi
nella calca.
PLV era a Catania, distante ma dentro la manifestazione anti-
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Renzi organizzata dalle associazioni e dai partiti della sinistra
a sinistra del PD. Gruppi di movimento, con un servizio
d’ordine e esperienza di corteo. Nel momento dello scontro (la
polizia che carica i manifestanti) partono subito i militanti con i
giubbetti verdi e la scritta inglese Legal. La tensione dura
pochi minuti. La notizia poche ore dopo è lo scontro tra blackblock e polizia, foto in primo piano degli scontri, video in primo
piano degli scontri.
(Su come funzionano certe cose, la verità vista dal basso,
dagli occhi e con l'arguzia di una bimba come Mafalda, il
personaggio di Quino che ci proviene dal profondo di una
dittatura e dell'uso dell'eccidio da parte della politica).
Noi sappiamo che i nostri testimoni sono “di parte”. La nostra
“narrazione”, volutamente, ha assunto quella dei movimenti
pacifisti socialisti libertari ed ecologisti. Contiamo sul fatto che
questo punto di vista, non essendo quella del potere, possa
scartare rispetto alla narrazione di parte del potere. Sappiamo
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però che non basta essere “del movimento” per non essere “di
potere”. All’interno del movimento esistono errori, interessi,
convivenze con il potere, desideri di sostituirsi al potere, e
tanta umana normale stupidità. Non basta “essere vigili” per
contrastare la deriva. Servono (= abbiamo bisogno) di altri
strumenti.
Per questo servono le “fonti alternative”. Con cui le
informazioni di cui disponiamo vanno “vagliate”.
E servono gli archivi di memoria. Nel tempo, noi stessi siamo
uno degli archivi di memoria disponibili sul web. Per questo
ogni mese affianchiamo oltre al lavoro quotidiano di
Girodivite, quello di Post/teca quale antologia del materiale
documentario che troviamo sul web e con cui dialoghiamo, e
ZeroBook con i libri che abbiamo pubblicato e abbiamo
intenzione di pubblicare. All’interno di Post/teca chi vuole può
trovare alcune delle “fonti” a geometria variabile che proviamo
a utilizzare. Certamente, tra le “fonti” sono anche alcuni gruppi
con cui condividiamo alcune cose: Emergency, l’Unione
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sindacale di base (Usb) ecc. Una serie di blogger e di tumblr
più o meno “politici” (Civati) e più o meno “cazzari” (Spinoza).
E’ la nostra gente, il nostro universo. Di questo universo e di
questa gente noi siamo espressione.
Quando ognuno di noi scrive non è “lui” che scrive, siamo
“noi”. Una parte di noi, con cui vengono espresse una parte di
ciò che siamo, ma pur sempre “noi”. Da questo punto di vista
la scrittura su Girodivite non è scrittura solitaria o individuale
(individualista) ma collettiva. In Girodivite “ci si ritrova”, i simili
si attraggono e pur rimanendo individui tutti insieme
collaborano in risonanza. Ognuno porta gli apporti di
competenza e sensibilità che gli sono propri. Tutti assieme
siamo in questo strano carro che è Girodivite.
La scommessa collettiva, il punto fermo che cerchiamo di
avere: che tutti assieme si riesca a scartare rispetto alla
caciara dell’informazione di cui parlavo all’inizio, grazie
all’apporto di ciascuno - agli occhi di ognuno di noi -, si riesca
magari a evitare “le buche più dure” (Battisti/Mogol). Su ciò
che circonda, sui grandi orizzonti possiamo continuare a non
avere le idee chiare, ma almeno - in questo buio assordante
che ci circonda - scrivere “po’”, “né”, “perché”, “sì” (con
l’accento quando è l’affermazione e senza quando è il
riflessivo) è la nostra forma (politica) di resistenza quotidiana.
Buon compleanno, Mafalda.
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“Ognuno di noi è schiavo di quel che
dice e padrone di quel che tace”.
(Parola, di Arturo Pérez-Reverte)
Questo testo, scritto da Sergio Failla in dialogo con Piero
Buscemi e Giuseppe Castiglia, è stato prodotto il 28 settembre
2016 e diffuso con licenza Creative Commons da
www.girodivite.it, per l'anniversario della prima striscia
pubblicata da Quino con il personaggio di Mafalda (29 settembre
1964).
Girodivite segnali dalle città invisibili, dal 1994 sul web – la più
antica testata italiana sul Web.
Editore: ZeroBook. Email: [email protected]
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