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Una marcia popolare per il diritto | 1
mercoledì 28 settembre 2016, 16:00
Una marcia popolare per il diritto
I costi della malagiustizia
di Valter Vecellio
E' intitolata a Marco Pannella e a Papa Francesco, la marcia per l'amnistia che il Partito Radicale organizza per il
prossimo 6 novembre: a Roma, da Regina Coeli fino a piazza San Pietro: è la prosecuzione, spiegano i promotori della
manifestazione, della battaglia storica di Marco Pannella per l'amnistia e l'indulto, riforme 'obbligate' per l'immediato rientro
dello Stato nella legalità costituzionale. Una battaglia che proprio Papa Francesco aveva rilanciato un anno fa anche in
seguito agli appelli del leader radicale. Amnistia e indulto: provvedimenti che si rendono necessari perché le
carceri tornano a scoppiare; i tribunali sono intasati da milioni di processi, e ogni anno sono decine e decine di
migliaia i processi che vanno in fumo per prescrizione. Meglio, molto meglio, un'amnistia 'regolata', per specifici reati
e procedimenti che possono essere risolti in altro modo, che un'amnistia quotidiana, strisciante, incontrollata, che 'cancella'
procedimenti anche per reati gravi come l'omicidio o quelli legati alla Pubblica Amministrazione. Situazione carceri: rispetto
ai primi sei mesi dello scorso anno aumenta di oltre 1.800 unità il numero dei detenuti nelle carceri italiane: dai 52.389
registrati al 31 agosto 2015 si arriva ai 54.195 del 31 agosto 2016, rispetto a una capienza di 49.600 posti. «L'aumento del
numero dei detenuti che si è registrato negli ultimi sei mesi desta preoccupazione», dice la presidente del Tribunale di
sorveglianza di Milano, Giovanna Di Rosa. «Intanto c'è una ricaduta immediata sul sovraffollamento ma l'attenzione per il
futuro è obbligata». I processi e la loro abnorme durata. Prescrizione a parte, potrebbero costare al Ministero
della giustizia dai 240 milioni euro ai 480 milioni euro, a seconda che siano moltiplicati per la soglia minima o
quella massima di indennizzo per eccessiva durata, fissate rispettivamente in 400 o 800 euro dalla legge
Stabilità 2016. Somme che vanno ad aggiungersi al debito pregresso di 400 milioni euro e che costituiscono quel 'debito
giudiziario' che assorbe risorse (il relativo capitolo di bilancio è finanziato ogni anno con 180 milioni euro) che potrebbe
essere destinate invece alla migliore efficienza. Al ministero della Giustizia la preoccupazione per questo debito monstre
rimane alta, tanto che si sta valutando come intervenire nuovamente per 'calmierare' gli indennizzi o introdurre nuovi
paletti, dopo il giro di vite approvato con la legge di Stabilità del 2016. Si tratterebbe di una soluzione necessitata dalle
ristrettezze di bilancio, nella speranza che la leva della buona organizzazione degli uffici, per garantire una più efficace e
tempestiva risposta di giustizia, produca gli effetti sperati. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando fa della organizzazione
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/una-marcia-popolare-per-il-diritto/
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e della copertura degli organici un punto politico del suo programma di azione; e lo ribadisce rispondendo ad una
interrogazione parlamentare che collega proprio le altissime percentuali di scopertura del personale di magistratura
ordinaria (11 per cento); di magistratura onoraria (28 per cento); di giudici di pace (60 per cento), al debito finanziario per
irragionevole durata dei processi. I dati aggiornati al II trimestre 2016 dei processi civili che hanno accumulato
ritardi oltre le soglie di durata massima fissate per legge (tre anni per i procedimenti in primo grado; due anni
per i procedimenti in appello; un anno per i procedimenti in Cassazione) sono pubblicati proprio dal Ministero.
Si tratta di 612 mila procedimenti, di cui 77.270 ultra annuali in Cassazione (con una incidenza del 49% di quelli tributari),
155.330 ultra-biennali in Corte d'appello e 447.375 ultra-trienniali in Tribunale.
di Valter Vecellio
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