Castellammare di Stabia: in un blitz anti droga in un locale la

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30/09/2016
Castellammare di Stabia: in un blitz anti droga in un locale la Guardia di Finanza trova i
Van Gogh rubati ad Amsterdam
A Castellammare di Stabia, provincia di Napoli. I finanzieri hanno ritrovato in un locale due dipinti di Vincent Van
Gogh rubati al museo di Amsterdam ormai quattordici anni fa. A eseguire l'operazione gli uomini del Nucleo di Polizia
Tributaria di Napoli, nell’ambito di indagini condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che ha eseguito un
sequestro patrimoniale per diverse decine di milioni di euro nei confronti di un’associazione camorristica dedita al
traffico internazionale di cocaina. Tra i beni sottoposti a sequestro, ci sono, dunque, i due dipinti, di inestimabile valore:
due opere di Van Gogh che erano state trafugate da un museo di fama mondiale: "La Spiaggia di Scheveningen", del
1882, e la "Chiesa di Nuenen", del 1884. L'operazione è collegata all'inchiesta che a gennaio scorso ha portato
all'arresto dei vertici degli scissionisti di Scampia e alcuni insospettabili, tra cui Raffaele Imperiale, secondo gli
inquirenti broker della droga di primo piano, nell'ambito dell'importazione della droga direttamente dal centro America.
In quell'occasione furono sequestrati beni immobili per il valore di oltre 10 milioni, ma già all'epoca gli inquirenti
sottolinearono che si trattava solo di una piccola parte dei beni nella disponibilità del gruppo. Broker della droga: un
mestiere che rende bene e che nel mondo della malavita è più ambito di quello del boss. Al capoclan, infatti, è affidato
il controllo del territorio, ma è al broker che bisogna rivolgersi per avere la materia prima da distribuire sulle piazze di
spaccio. Raffaele Amato, che insieme all’incensurato Raffaele Imperiali, importava la cocaina direttamente dal centro
America, quando entrò in contrasto con Paolo Di Lauro, cominciò a far mancare gli approvvigionamenti scatenando
così la prima faida di Scampia. Ovviamente è sempre il commerciante all’ingrosso quello che incassa i guadagni più
alti. Prendiamo ad esempio il broker che si è consegnato domenica sera, quel Claudio Scuotto che importava coca per
il clan tamarisco di Torre Annunziata. Gli uomini delle Fiamme Gialle che hanno condotto le indagini in poco più di un
anno sono riusciti a individuare tre carichi di 48, 24 e 33 chili. L’ultimo è stato sequestrato nel porto di Panama. Il
guadagno netto dell’intermediario su ogni chilo di coca si aggira intorno ai 37 mila euro. Nelle tasche di Scuotto,
quindi, se tutto fosse andato bene sarebbe entrato quasi mezo milione di euro. Molto di più intascava quel Raffaele
Imperiale che per gli Scissionisti movimentava ogni anno intorno alle due tonnellate di coca che servivano ad
alimentare le piazze di Scampia. E infatti Imperiale vive ancora come un nababbo. La sua ultima destinazione
conosciuta è l’hotel Burj Al Arab di Dubai, dove una stanza costa 1500 euro a notte. Ma lui, che si era trasferito negli
Emirati con moglie e figli al seguito, aveva scelto una delle suite più costose. E in occasione delle feste comandate era
pronto anche a noleggiare un cargo per permettere ai parenti e agli amici di raggiungerlo per stappare insieme lo
champagne. Poi a febbraio di quest’anno è scattato un mandato di arresto internazionale nei suoi confronti e di lui si
sono perse le tracce. Ma non è detto che non continui a gestire il traffico: il suo giro di affari aveva basi in Spagna
(dove i carichi sbarcavano), ma soprattutto in Ecuador, Perù e Colombia. I guadagni da favola premiano le
professionalità più complesse e gli animi più spregiudicati. E infatti si fa presto a dire broker, ma emergere nel ramo
dell’intermediazione dei carichi di droga non è facile. In genere ci riesce solo chi, come Scuotto e Imperiali, riesce a
costruire una solida rete di rapporti che spesso prima di essere commerciale è familiare. Claudio Scuotto, figlio di un
uomo dei Contini ammazzato nel 2000, lavora per il clan dei Tamarisco di Torre Annunzuiata: suo cugino Davide,
risiedeva stabilmente in Colombia, e il suo socio, Salvatore Iavarone, viveva in Ecuador e aveva rapporti con i cartelli
dei narcos. Imperiale ha un socio, Vincenzo Aprea ,che ha una base in Spagna, ma una sua nipote ha sposato il
nipote di un trafficante, tal Peñaranda Diaz Miguel Brando con il quale Aprea è stato fotografato a Lima nel 2012. Per
far arrivare la droga in Italia, però, bisogna pagarla e i broker si rivolgono a organizzazioni e società che movimentano
il denaro: ce ne sono molte e qualcuna si fa pubblicità anche in internet. Ovviamente gran parte delle imprese aperte
all’estero non appartiene alla malavita, ma tra le tante aziende che trovano sede legale nei paradisi fiscali, i cartelli
della droga riescono a mimetizzarsi facilmente e arrivare i soldi a destinazione.