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Giovedì 29 Settembre 2016
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L’anticipo autofinanziato ci sarà, ma arriva la 14esima per assegni fino a mille euro
L’Ape vola, accordo sulle pensioni
Def, Padoan rassicura l’Ue. Senato, slitta il processo penale
DI FRANCO ADRIANO
E EMILIO GIOVENTÙ
U
n accordo che vale 6
miliardi di euro in tre
anni. La prima firma
sull’accordo governosindacati, per modificare la
legge Fornero, è stata apposta. L’anticipo autofinanziato
(Ape) ci sarà, ma arriverà
anche la quattordicesima
per coloro che incassano un
assegno mensile fino a mille
euro. La platea dei beneficiari
sale da 2,1 a 3,3 milioni, ossia 1,2 milioni di pensionati
incasseranno in media 40-50
euro in più al mese. Per il ministro del Lavoro Giuliano
Poletti sono stati
fissati alcuni paletti
importanti e il confronto continuerà.
Per i sindacati è un
passo avanti tuttavia verso una meta
ancora da raggiungere. Nello specifico
governo e sindacati
stanno lavorando
sulla estensione della possibilità di cumulare i contributi,
su maggiori benefici
ai lavoratori precoci
in particolar modo
quando essi abbiano compiuto attività
usuranti, sul coinvolgimento dei datori di
lavoro nel sostenere
i costi dell’Ape, che
sarà esente da imposte, (come strumento
per governare i processi di turnover aziendale).
«Il confronto governo-sindacati proseguirà per definire
la platea che potrà usufruire
dell’Ape sociale», ossia quella
agevolata o finanziata direttamente dallo Stato, ha spiegato
il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, spiegando che
il confronto proseguirà anche
sui lavoratori precoci.
Pensioni, spunta la Rita
Nasce anche un nuovo strumento che si chiamerà Rita
(Rendita Integrativa Temporanea Anticipata) che è la
possibilità di accedere anticipatamente alla pensione complementare presso fondi, nella
fase di uscita dal lavoro e con
una tassazione inferiore al 24
per cento previsto per le attuali anticipazioni. Durissima la
reazione del M5s. «I sindacati
stanno pian piano chinando la
testa di fronte al ricatto del
governo secondo cui i cittadini dovranno accendere un
mutuo per andare in pensione
con qualche anno di anticipo»,
hanno dichiarato i parlamentari pentastellati, d’altronde
siamo di fronte a quelle stesse
sigle che scioperarono sì e no
mezz’ora quando il governo
Monti mise a punto la di-
sastrosa riforma Fornero».
«Il prestito potrebbe essere
pagato per 20 anni con tagli
fino al 25% sull’importo della
quiescenza», continua il comunicato, «la Uil oggi pigola con
voce flebile che i fondi sono
insufficienti. In realtà banche
e assicurazioni si stanno già
fregando le mani di fronte al
nuovo business che garantirà
generosi interessi in un’epoca
di tassi azzerati».
Def, Padoan rassicura l’Ue
A Bruxelles «intanto chiediamo l’autorizzazione per
arrivare eventualmente fino
allo 0,4% in più di deficit per
che nessuno può contestare
che sono sisma e immigrazione». Anche nel 2017, quindi,
il deficit potrebbe arrivare
al 2,4%. Non solo. «Con che
faccia», dirà più tardi il presidente del Consiglio durante
una trsmissione radiofonica,
«andrei a dire che non metto
soldi sulle scuole perché l’Ue
non vuole? Aiuterei i populisti e chi odia l’Europa». Per
Renzi è già fatta, anche se per
Padoan no: «Sindaci, spendete e fate tornare gli ingegneri
negli uffici tecnici a progettare, perché se perdiamo la
stabilità delle scuole con che
faccia guardiamo i nostri figli?» Le misure sulle pensioni
Vignetta di Claudio Cadei
finanziare eventi eccezionali, ma «lo faremo in pieno
accordo con le autorità europee, andremo avanti come
sempre con il rispetto pieno
delle regole e degli accordi in
sede Ue», ha sottolineato il
ministro dell’Economia, Pier
Carlo Padoan, il giorno dopo
l’approvazione del Def. «Il Pil
dovrebbe crescere nel 2016
dello 0,8% e nel 2017 dell’1%;
il rapporto deficit/Pil si attesterà al 2,4% quest’anno
e l’anno prossimo al 2%, ma
con una possibile estensione
di un ulteriore 0,4%», aveva
annunciato il premier, Matteo Renzi, al termine del
Consiglio dei ministri che ha
dato il via libera alla nota
di aggiornamento. È proprio
l’ulteriore indebitamento di
0,4 punti percentuali «per
il sisma e per la gestione
dell’immigrazione» l’oggetto
del contendere. Una richiesta che formalmente nel testo
della nota di aggiornamento
del Def non c’è in quanto la
doma nda di flessibilità «vale
una sola volta» e «noi l’abbiamo utilizzata lo scorso anno»,
ha specificato Renzi. «Per me
è un errore», ha aggiunto, «c’è
uno 0,4 per cento massimo di
circostanze eccezionali che è
altra cosa rispetto alla flessibilità e riguarda elementi
o sul superammortamento «ci
saranno» in legge di Bilancio
«e non dipendono dalla trattativa con Bruxelles», ha poi
precisato.
Renzi provoca l’Ue
Quanto al rischio di contestazioni dall’Europa, «che
barba che noia, che noia che
barba...», ha ironizzato Renzi
citando una famosa battuta di
Sandra Mondaini. Spazio
anche ai «sogni». La riduzione delle tasse «ci sarà» con gli
interventi su Iri e partite Iva,
previsti nella legge di Stabilità oltre che nel collegato in discussione sul lavoro autonomo.
Manca l’Ires giù al 24% e l’Iri
per i piccoli», mentre «rimane
nel cuore il grande sogno di
mettere mano all’Irpef, obiettivo per il 2018 e dobbiamo andare in quella direzione». Ieri
Renzi è tornato anche sul Ponte sullo Stretto. «Non è che siccome lo ha detto Berlusconi
allora è sbagliato. Questo è un
esempio della cultura dell’odio
che non ho mai capito di molti
dei nostri e dei 5 stelle». «Io»,
ha rivendicato Renzi, «alla Leopolda dissi che dovendo scegliere tra la banda larga e il
Ponte sullo Stretto ero per la
banda larga e che bisognava
finire la Sa-Rc e le linee ferro-
viarie in Sicilia, e lo confermo
ma dopo due anni e mezzo di
governo la banda larga è a gara
in tutte le Regioni, la Sa-Rc si
percorre in quattro corsie e il
22 dicembre sarà terminata,
in Sicilia i soldi per viadotti e
ferrovie sono realtà, e allora,
essendo ospite dell’azienda in
causa con lo Stato dopo aver
vinto la gara, ho detto che se
diventa uno strumento per
unire da Milano a Palermo si
può ragionare».
Roma, Raggi
si tiene il Bilancio
Raggi solo ieri ha revocato
l’assessore al Bilancio Raffaele De Dominicis
prendendone il posto.
Per effetto del provvedimento siglato dalla
prima cittadina, dunque
a lei stessa tornano le
deleghe a Bilancio, Patrimonio e Partecipate,
prima assegnate all’ex
procuratore generale
della Corte dei Conti del
Lazio, che di fatto non
è mai entrato in carica.
«I nomi degli assessori
arriveranno in settimana», ha detto il sindaco
di Roma. «Ho spacchettato le deleghe come da
mia idea iniziale perché
la riorganizzazione delle
partecipate deve essere
gestita autonomamente
da bilancio e patrimonio.
Quando arriveranno i
nomi ve li comunicherò», ha aggiunto. A chi le
chiedeva se uno dei due sarà
donna, ha risposto «io non assicuro nulla. Ancora con le quote rosa? Io punto alla qualità».
Sul perché non renda nota la
rosa dei nomi, Raggi ha risposto che «evidentemente ci sono
persone che probabilmente non
intendono comunicare al momento la loro disponibilità».
ducia su atti per la giustizia
che i giudici dicono dannosi
prima metterla ci penso due
o tre volte». Dunque, «si va in
Aula e lì si vedrà». Evidente
la diversità di atteggiamento
rispetto ad Angelino Alfano: «Pensiamo che la fiducia
non faccia correre particolari rischi. È evidente che se
dovesse essere snaturato a
scrutinio segreto il senso di
questa normativa in fase di
approvazione, noi il voto finale non potremmo darlo». «Sì,
avevamo chiesto di mettere la
fiducia, ha ammesso il titolare
del Viminale ed ex Guardasigilli, «ma la valutazione ultima di opportunità compete
al presidente del Consiglio».
Dentro questo provvedimento ci sono elementi come la
riforma delle intercettazioni
e la preoccupazione dei centristi «è che a voto segreto
si possano realizzare intese
tra giustizialisti dei 5 stelle e
giustizialisti interni a alcuni
Altro articolo sulla
riforma delle pensioni
a pag. 34
PILLOLE
di Pierre de Nolac
Pensioni, governo
e sindacati firmano
il verbale.
Il classico Cid dopo
l’incidente
***
Raggi: “In settimana il
nome di due assessori”.
Per il cognome bisognerà
aspettare ancora.
***
Processo penale,
slitta la riforma
Berlusconi
vede Meloni e Salvini.
La riforma del processo
penale slitta a causa delle
tensioni all’interno della maggioranza di governo. Il primo
segnale è venuto dall’intervista con cui il Guardasigilli Andrea Orlando ha paventato
la richiesta del voto di fiducia
da parte del governo. Renzi ha
escluso «tendenzialmente» la
fiducia sul pacchetto giustizia
in discussione al Senato, perché si tratterebbe, di un atto
ostile nei confronti dell’Anm:
«La questione», ha spiegato,
«è semplice: abbiamo fatto
regole che considero buone
ma mettere la fiducia su una
questione per cui il capo dei
giudici, il dottor Davigo, che
ha detto anche cose pesanti su
di me ma che ho il dovere di
ascoltare, perché avrà le sue
motivazioni, dice che sono
dannose e inutili, allora la fi-
Ha rinviato i
festeggiamenti?
***
Prepensionamento
d’oro per Barroso.
Allora l’Europa
serve a qualcosa.
***
Ilaria Capua lascia
la Camera.
Meglio il laboratorio.
***
Addio a Carlo
Giovanelli
Il cardinale Re
ha celebrato i funerali
del principe.