Recuperare il valore del lavoro in termini positivi

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Recuperare il valore del lavoro in
termini positivi, riuscito convegno a
Milano
MILANO, 29 settembre 2016- C’è il
problema del lavoro al centro della
crisi economica che perdura da anni. Un
tema che è sempre stato centrale
nell’attività di convegni e
divulgazione portata avanti da Inaz e
che ora, finalmente, torna a occupare
un ruolo di primo piano nel dibattito
pubblico. «Perché oggi lo scontro è tra
i fautori del capitalismo finanziario
dominante, che non crea sviluppo ma
solo un’élite ristretta e ricca come
mai nella storia, e chi vuole invece rimettere al centro la crescita e il
lavoro, con la sua dignità». Sono le parole che l’economista Marco Vitale ha
pronunciato al convegno “Recuperare il valore del lavoro” organizzato da
Inaz, azienda italiana di software e servizi per la gestione delle risorse
umane che proprio quest’anno festeggia il decimo anniversario dei suoi
incontri dedicati alla cultura d’impresa. Da questi convegni è nata la
collana editoriale “Piccola Biblioteca d’Impresa” che ha raccolto, in 14
volumi, riflessioni e testimonianze di una quarantina fra economisti,
imprenditori, intellettuali di diversa provenienza e formazione.
E particolarmente ricco ed eterogeneo è stato il panel di testimoni per il
convegno 2016, nel quale il tema del lavoro è stato affrontato, oltre che da
economisti e sindacalisti, anche da prospettive insolite: il regista Giacomo
Gatti ha preparato un excursus sulla rappresentazione del lavoro nel cinema,
che di questo tema di è occupato fin dal primissimo film dei Fratelli Lumière
– La sortie d’usine (L’uscita dalla fabbrica) del 1895 – con un impegno che
continua fino a oggi.
L’obiettivo dell’incontro è stato sintetizzato da Linda Gilli, presidente e
amministratore delegato di Inaz: «La concezione del lavoro in Italia è stata
ed è, spesso, limitativa, perché il lavoro viene visto come mero strumento di
produttività immediata. Però il lavoro occupa un terzo delle nostre vite ed è
necessario che aziende e lavoratori ne mettano al centro il bello, la
componente che fa sentire le persone realizzate e valorizzate, in un’ottica
di costruzione del bene comune».
Proprio la componente umana è sempre stata al centro della riflessione del
Cardinal Martini su lavoro e sviluppo, ha spiegato Alberto Quadrio Curzio:
«Martini rifletteva sui temi economico-sociali rivolgendosi a credenti e non
credenti, rifacendosi e andando oltre la Dottrina sociale della Chiesa. Un
elemento originale nell’elaborazione del Cardinale è il concetto di
solitudine della persona nell’impresa, che va superata con l’umanizzazione,
l’attenzione, l’introduzione nell’azienda di spazi, anche minimi, di
gratuità, e il concetto di laboriosità che non si identifica con quello di
lavoro. Il tutto –ha puntualizzato Quadrio Curzio– affrontato in una
prospettiva di fiducia e di speranza, che è stata sempre propria di Martini,
anche di fronte alle sfide poste dalla tecnologia e dalla flessibilità».
A Saverio Gaboardi, presidente del Cluster Lombardo per la Mobilità, e alla
sindacalista Fiom CGIL Michela Spera il compito di indicare nella pratica in
quale direzione devono andare imprese e sindacato se vogliono contribuire a
ricuperare il valore del lavoro. Gaboardi ha parlato dei risultati positivi
del CLM in termini di lavoro e sviluppo: «Abbiamo un comparto che è in
ripresa, l’Italia è tornata a essere produttore di veicoli, e la Lombardia va
particolarmente bene perché ha lavorato sul concetto di cluster, che supera i
distretti per guardare a tutto il mondo unendo imprese, università e
associazioni, e le sostiene per dare loro competitività. Il comparto ha
raccolto la sfida competitiva facendo un lavoro orizzontale, sulla filiera,
con una mentalità orientata al cliente e generando uno scambio
azienda/lavoratori basato sulla condivisione di idee». Michela Spera ha
ricordato che «Il sindacato è speculare alla realtà che si trova di fronte, e
se si trova di fronte un’azienda che innova e ha ben chiaro che è il lavoro
che crea valore, allora si instaura una collaborazione».Un nodo critico è che
sono le politiche del lavoro a mancare: «Le fabbriche non chiudono perché i
lavoratori hanno troppi diritti, chiudono per mancanza di competitività. E
per recuperare competitività e lavoro servono investimenti, risorse e
soluzioni governate» ha concluso Spera.
L’economista Vittorio Coda ha chiuso il convegno tornando sul concetto del
“bello del lavoro”: «Recuperare il valore del lavoro è un’operazione che
dipende da una prospettiva individuale, organizzativa e di sistema economicosociale. Vorrei porre l’accento sul primo punto, nella convinzione che
l’incontro di oggi possa essere il punto di partenza per una trasformazione
interiore. Sempre tenendo a mente il senso di fiducia ispirato dalle parole
del Cardinale Martini: è possibile affrontare il cambiamento andando nella
direzione del bello».